sabato 18 maggio 2024

La settima Arte – (4)

Quarto appuntamento con il cinema, con la recensione di altri 3 film famosi, scelti tra i mei preferiti. I testi sono tratti dal sito MYMOVIES.IT
LUMEN


IL PADRINO

<< Il Padrino si pone nella storia del cinema come un pietra miliare. Un capolavoro a cui tendere, da cui apprendere un modo di fare cinema oggi, ahimè abbandonato.

L'elemento di fondo è la PASSIONE! Una passione viscerale del regista verso la sua creatura, una passione incondizionata da parte di un cast di attori senza precedenti nella storia, una passione eccezionale da parte dello scrittore che ha fornito la trama del film.

Dai commenti [del regista] emerge l'amore che il regista ha riversato nel film. Parlo di cura dei dettagli, parlo di uno chef che cura la sua migliore portata da far recensire ai critici, con la più totale attenzione agli ingredienti, alla cottura, a tutto ciò che fà di una creazione un'opera d'arte. Perchè di arte si tratta quando si parla del Padrino.

Cosa occorre ad un film per essere un capolavoro? Semplice, una grande sceneggiatura, un grande regista, un grande cast. Presto detto, un romanzo splendido di Puzo, un regista sopraffino e un cast composto dalla divinità del cinema Marlon Brando (Pacino dirà di lui: "recitare con Marlon era come recitare con Dio"); Al Pacino (che se Brando era Dio, può essere considerato senza blasfemia, il figlio); un Robert Duvall magistrale, Diane Keaton splendida, Cazale azzeccatissimo, ma come scordare James Caan e tanti altri!

E' un capolavoro perchè fornisce un quadro fedelissimo della realtà di quegli anni, crea un atmosfera ed un convogimento unici, che fanno parteggiare per i "cattivi" che lo spettotore è indotto a vedere come amici, quasi famigliari! Insomma, musiche di Rota e del padre di Coppola, eccezionali, ambientazioni perfette, ricostruzioni storiche ineccepibili! >>

<< Madornale successo di pubblico per quello che è un indiscusso capolavoro del cinema, primo di una saga che fece risplendere nel firmamento di Hollywood il magistrale Brando e lanciare Pacino, inquietante e al tempo stesso bravissimo.

Tutto in questo film è passato alla storia: il cast stellare, la sequenza finale del battesimo in cui la festeggiata è nientemeno che Sofia Coppola, figlia del regista, il tema musicale di Nino Rota, la “cultura” mafiosa, gli ambienti siciliani. Anche se vederlo e apprezzarlo non significa stare dalla parte della malavita. Ebbe 3 Oscar: film, regia, M. Brando. >>


SCENT OF A WOMAN

<< Super-capolavoro , semplicemente ! Una pellicola da una trama intensa e passionale che mostra un paradosso affascinante in cui due parti opposte convivono essenzialmente l'una su l'altra.

Il magistrale Al Pacino , alias " vecchia volpe " Slade , nonostante non possa vedere con gli occhi, guarda comunque il mondo con le percezioni, l'esperienza, la furbizia, la scaltrezza e una buona dose di malizia e metaforicamente apre la strada del mondo all'ingenuo, impacciato, un pò imbranato, ma puro e buono di cuore Charlie Simms, il quale a sua volta diventa gli occhi reali del colonnello Frank, che lo conducono e guardano per lui dove lui ovviamente non può.

L'uno insegna con durezza le regole della vita e la malizia all'altro, i piaceri dell'umo e i vizi , la bellezza poetica e carnale della donna che come una musa ispira la sua vita con il profumo che inebria i suoi sensi, e condivide la sua preziosa fornendo anche utilissimi consigli.

Da parte sua, Charlie mostra all'uomo l'integrità morale di una persona che anche se giovane e in una situazione di disagio " non si vende ", che ha dei principi che formano veramente il carattere e che (non di meno !) gli darà una ragione per continuare a vivere, facendolo illuminare di tutta la sua luce e traendolo fuori dal buio e freddo baratro della depressione dandogli speranza. >>

<< Grandissimo capolavoro del regista Martin Brest ed eccellente interpretazione di Al Pacino, che solitamente viene associato all' immagine del gangster, in questo film l' attore dimostra di avere capacità straordinarie riuscendo a compiere con assoluta bravura la parte del cieco, facendola sembrare quasi facile, ma come sempre, non allontanandosi più di tanto dalla parte del "duro".

La trama fa scoprire un Frank Slade sempre diverso, che cambia grazie al rapporto con Charlie Simms. Il ragazzo trasmette la sua sensibilità e la sua pura ingenuità al tenente, che a sua volta insegna quelli che sono invece i suoi valori, ed è cosi che nasce tra i due un rapporto, che all' inizio sembrava quasi impossibile.

La riunione con i parenti, la guida della Ferrari, il discorso finale e il ballo del tango, sono tutte scene stupende rese indimenticabili da un Al Pacino al meglio della sua forma. Il protagonista riesce a superare una fase depressiva causata sia dalla dura vita passata nell' esercito, sia dalla perdita della vista.

Grazie alle sue due passioni: al primo posto la donna e al secondo, ma con grande distacco, la Ferrari, trova ancora la forza per andare avanti. I sensi, la sua esperienza, la furbizia e "il profumo" sono il nuovo originale modo per Slade di guardare il mondo.

La trama non è originalissima, ma non cade mai nella banalità. I dialoghi sono originali, in particolar modo il già citato monologo finale, che fa intendere quanto i due personaggi si siano legati. Nel complesso, un film da non perdere. >>


IL CASO THOMAS CRAWFORD

<< Thriller di eccellente fattura, Il Caso Thomas Crawford, fa tornare in grande spolvero il genere "giallo vecchio stile", senza puntare su una messa in scena particolarmente originale, ma concentrando le proprie attenzioni sulla costruzione della storia e sui colpi di scena che accompagnano l'indagine del giovane Ryan Gosling, costantemente messo alle strette dal diabolico piano orchestrato da un Hopkins gigione come non mai.

Proprio la "sfida" tra i due talenti (Gosling conferma di essere un giovane di grande valore) costituisce il piatto forte del film, esaltato a dovere dalla sceneggiatura, che mette in bocca ad Hopkins delle battute di incredibile cinismo e sapido humour noir.

Gregory Hoblit, onesto artigiano, si mette a servizio dello script e firma una pellicola che, finalmente, non necessita di sofisticate trovate visuali per attrarre l'attenzione dello spettatore ma tiene col fiato sospeso il pubblico ponendogli la classica domanda: come riuscirà il buono (ma lo è davvero?) a incastrare il cattivo della situazione?
Appassionante dal primo all'ultimo minuto, per quanto forse non teso come avrebbe potuto essere, Il Caso Thomas Crawford è una bella ed insperata sorpresa. >>

<< Trama e atmosfere che catturano. Grande interpretazione di Gosling, capace di rendere credibile e profondo il cambiamento della condizione e motivazioni del detective, da rampante avvocato attratto dai soldi a procuratore che mette in gioco il suo futuro pur di "mettere un paletto nel cuore di un cattivo", mosso prima dalla motivazione di vincere il duello con l'Antagonista della sua vita, quello che l'ha sconfitto in modo imprevedibile, in un caso che appariva dall'esito scontato, e poi mosso da una motivazione più alta, religiosa, per la Giustizia.

Ambiguo e capace anche, alla fine, di inquietare lo spettatore quando trae il vantaggio decisivo proprio dall’atto più malvagio del criminale che ha fatto staccare la spina alla moglie; ciò che darà al procuratore la possibilità (che è la chiave di volta legale della vicenda) di processarlo di nuovo grazie alla modifica del reato imputabile (da tentato omicidio a omicidio).

In realtà il detective aveva fatto di tutto per contrastare quell’atto, ma l’inquietudine rimane perché il personaggio all'inizio aveva rivelato anche la sua estrema abilità nell'usare forme di inganno non banali. In conclusione, film bello perché capace di inquietare, mettere in dubbio lo schema apparente della realtà, farci chiedere se le cose stanno veramente come sembra. >>

14 commenti:

  1. No, per carità, qui i superlativi si sprecano, proprio un'esagerazione, a un certo punto ho smesso di leggere, anche perché sono film che non ho visto. Vidi solo Il padrino mezzo secolo fa e mi fece impressione, mi divertii molto, ma mi sono completamente dimenticato di quel film, non è stato un film indimenticabile, di quelli che si possono rivedere e rivedere provando sempre piacere. Ogni tanto è riproposto in tivù, ma non ho nessunissima voglia di rivederlo. E poi la mafia, santoddìo, basta. Sì, di Marlon Brando mi ricordo, ma piuttosto quello dell'Ultimo tango a Parigi o anche in "Queimada". Un film invece che mi è piaciuto immensamente è "C'era una volta in America" di Sergio Leone, ecco questo potrei rivederlo, ho anche la cassetta (sì, la videocassetta, e ho anche il videoregistratore, anticaglie, archeologia).
    I miei film e attori preferiti sono altri, quelli di Bergman (il secondo Bergman), di Jan Tro!ëll (pure uno svedese), Max von Sydow, Liv Ullmann, Pernilla August, Erland Josephson ecc.

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    1. Caro Sergio,
      'C'era una volta in America' piace anche me, ed ho il DVD per rivederlo quando mi viene voglia.
      Ma ha qualche difetto: come un ritmo un po' troppo lento (come nella famosa scena della cena a due, con conseguente stupro, oltretutto pessima), una lunghezza eccessiva, e gli stacchi temporali non sempre chiarissimi (bastava una nota in sovraimpressione).
      Per questo, pur essendo un bel film, non è tra i miei preferiti in assoluto.

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  2. Il ragazzo che interpreta Noodles da giovane è superlativo. Avrebbe meritato una decina di Oscar.

    Leone si permise di trattare della mafia ebraica...argomento tabù specialmente nella patria degli askenhazi che contano. Il suo film fu snaturato da tagli a capocchia, bisognerebbe giudicare sul girato originale.

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    1. Condivido il tuo giudizio sul Noodles giovane, ma anche gli altri ragazzi sono stati bravi.
      Quanto alla versione estesa, mi è capitato di vederla su Sky e vi sono alcune scene importanti che non andavano tagliate.
      Altre invece erano in effetti superflue.
      Resta il fatto che Leone ha un po' esagerato con la lunghezza.

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    2. Sì, il film di Leone è effettivamente troppo lungo. Quanto alle altre critiche non saprei, però mi sorprendono un po' perché io sono un contenutista, la forma non m'interessa molto. Ovviamente so che ha la sua importanza, ma sono i contenuti che trovo determinanti. I più bei film della mia vita raccontano storie indimenticabili, profondamente commoventi, illuminanti, che mi hanno persino segnato (e che tu non hai visto, il secondo Bergman per esempio - il primo Bergman non si può più guardare - come La dolce vita). A Fellini non penso propriò più, un cineasta di successo come Pasolini che hanno fatto il loro tempo, che ci hanno magari anche divertito (l'Armarcord di Fellini per es.), ma che non sono pietre miliari della (mia) storia del film. Qualcosa di Pasolini salverei comunque (Accattone, La ricotta).

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    3. Poscritto
      Forse il più bel film di Pasolini è il poetico cortometraggio "Che cosa sono le nuvole?" con Totò e Modugno.

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    4. Caro Sergio, il film è soprattutto immagine, e quindi se anche il contenuto (soggetto/sceneggiatura) è importante, anche la forma (regia/recitazione) non è da meno.
      Mi è capitato di vedere parecchi film in cui il soggetto era eccellente, ma la realizzazione era davvero modesta.
      In molti casi non sono nemmeno riuscito ad arrivare in fondo.

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    5. Be', sì, è chiaro che la forma è anche sostanza, senza una forma adeguata il contenuto quasi scompare. L'arte dà appunto forma a un'intuizione, a un'idea.

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    6. Tra l'altro, la forma cambia molto nel tempo, per cui i film di una volta (a parte il 'bianco e nero') erano recitati, girati e montati in modo molto diverso da oggi.
      Per certe cose, a mio avviso, sono migliorati, mentre per altre sono peggiorati.

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  3. Già agli inizi degli anni 60 del secolo scorso con il film "Il Colosso di Rodi" Sergio Leone dimostrò di che stoffa era fatto, rivalutando il genere "peplum", colonne di cartapesta e dintorni.
    Da rivedere magari in streaming. Manca la colonna sonora di Morricone, ma tutto dalla vita non si può avere...

    Trovo penoso il Marlon nella parte di Don Vito, con i guanciotti
    imbottiti di ovatta, tipo la rana dalla bocca larga. Trovo anche penosa la saga de Il Padrino, ad onta degli interpreti, e comunque recitazione da dopolavoro, smorfie facciali, guitti che gestiscolano troppo eccetera. Parere personale.

    Circa i profumi di donna preferisco la nostra versione, la prima, con Gassmann e Momo, quella americana è scontata

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  4. .....per chi ha visto ed apprezza, appunto, la prima. Ottima performance di Pacino, comunque.

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    1. Mah, io la versione italiana con Gassman (che è anche la più fedele al testo letterario) l'ho rivista di recente e l'ho trovata buona ma non eccezionale.
      Ovviamente si vede tutta la differenza tra il cinema italiano e quello americano.
      Al Pacino e Gassman sono entrambi eccezionali, ma nel film USA sono bravissimi anche tutti gli altri.

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  5. Gli attori USA provengono quasi tutti da accademie, ovvero sanno cantare, ballare, suonare uno strumento, oltreché recitare ovviamente. Sono molto bravi, è vero, molto spontanei...

    Trovo irritanti gli attori italo-americani che vogliono far risaltare le loro lontane origini, roteando gli occhi, digrignando i denti, smanacciando, facendo smorfie innaturali con la bocca come se fossero affetti da calli, occhi di pernice, alle dita dei piedi. Vedi il peggior De Niro....

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    1. Mi sono sempre chiesto se, quando un attore molto bravo recita male in un certo film, la colpa sia più sua o del regista.
      Propendo per la seconda.

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