venerdì 6 ottobre 2023

Bric a Brac

Questo post è dedicato al gruppo di Stati denominato BRICS (dalle iniziali di Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) ed al loro ruolo crescente sullo scacchiere geo-politico mondiale, da intendersi quale alternativa al blocco occidentale che si è costituito nel dopoguerra intorno agli Stati Uniti.
Il testo è di Leonardo Mazzei ed è tratto dal sito di Sollevazione.
LUMEN


<< I BRICS nascono nel 2006 per raggruppare le cosiddette “economie emergenti”. In quell’anno il Brasile, la Russia, l’India e la Cina decidono di costituire un “coordinamento diplomatico informale”. Nel 2009, al primo vertice tra questi paesi (il Sudafrica si unirà solo nel 2010), verrà esplicitato lo scopo fondamentale dell’associazione, quello di perseguire “un nuovo e più equo ordine mondiale multipolare”.

In queste poche parole c’è già l’essenza fondamentale dei Brics, mentre nel persistente unipolarismo del blocco occidentale Usa-Nato c’è la ragione del loro associarsi. Quel che produrranno in futuro, ce lo dirà solo la storia, ma l’impressione è che si tratterà di una storia molto, ma molto interessante.

Torniamo adesso al modello associativo dei Brics. Fino ad ora l’analogia con il G7 [il forum delle Nazioni più sviluppate] è stata davvero notevole: un vertice all’anno, dichiarazioni finali di indirizzo piuttosto generiche ed articolate, la formale autonomia di ogni membro associato. Su quest’ultimo punto è interessante notare come le dichiarazioni finali non siano mai a nome dei Brics in quanto tali, ma dei rappresentanti di ognuno dei paesi che ne fanno parte. Esattamente come avviene per il G7.

Nel 2014 (summit di Fortaleza) emerge però un’importante novità. Nella città brasiliana, i Brics decidono infatti di creare una loro Banca di Sviluppo, la New Development Bank (Ndb), una chiara sfida all’ordine di Bretton Woods, basato sul ruolo della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale oltre che sulla centralità del dollaro. Questa banca (la Ndb), partita con una dotazione iniziale di 50 miliardi di dollari, poi accresciuta nel tempo, dispone anche della piattaforma “Brics Pay” per aggirare l’uso della moneta americana nelle transazioni tra i 5 paesi dell’associazione. Insomma, i Brics in quanto tali rimangono un’organizzazione sui generis, ma di fatto si vanno strutturando.

Il vero salto di qualità avviene però con la guerra in Ucraina, che (al di là delle differenze pure profonde tra loro), i Brics vivono come conseguenza della rinnovata aggressività occidentale. Se si capisce che questo è stato lo snodo fondamentale, quello che porterà all’allargamento annunciato a Johannesburg ed a quelli previsti in futuro, si è già capito l’essenziale.

E’ vero, Russia e Cina non si sono mai amate. E’ verissimo, l’India mantiene stretti rapporti di cooperazione militare con gli Stati Uniti in funzione anti-cinese. Ed è certo (e naturale) che le agende del Brasile e del Sudafrica siano centrate sui rispettivi continenti. E’ certissimo, infine, come ogni membro dei Brics persegua i propri specifici interessi. Ma, nonostante tutti questi elementi di contraddizione, i Brics sono uniti dalla comune volontà di non sottostare al tallone occidentale.

E siccome sanno che l’Occidente a guida americana è pronto ad ogni tipo di guerra pur di non perdere la sua supremazia, è alla guerra (per adesso quella economica) che si stanno preparando. Qui sta l’importanza del vertice in terra sudafricana. Probabilmente senza la guerra in Ucraina l’allargamento non sarebbe neppure avvenuto.

Gli stati che entreranno il 1° gennaio 2024 [Arabia Saudita, Iran, Argentina, Egitto, Emirati Arabi ed Etiopia], e quelli ben più numerosi in lista d’attesa (tra i quali alcuni giganti come l’Indonesia, la Nigeria e l’Algeria), sanno benissimo che la loro adesione ai Brics è vista a Washington come una dichiarazione di guerra de facto. Dunque, se hanno compiuto quel passo non privo di conseguenze, vuol dire che hanno ritenuto ormai impossibile sottrarsi al gigantesco scontro alle porte.

Del resto, il 94° ed ultimo punto della Dichiarazione di Johannesburg così recita: «Brasile, India, Cina e Sud Africa estendono il loro pieno sostegno alla Russia per la sua presidenza Brics nel 2024 e per lo svolgimento del XVI vertice Brics nella città di Kazan, in Russia».

Vista l’importanza dei simboli in politica, ed anche nei rapporti internazionali, possiamo immaginarci come questa enfasi sia stata accolta nelle capitali occidentali, specie a Washington. I delegati di una quantità di paesi che, tra membri effettivi ed aspiranti, rappresentano ormai la maggioranza della popolazione mondiale, che vanno in casa di un nemico sotto sanzioni. Decisamente un colpaccio sotto la cintura!

Molti commentatori occidentali hanno cercato di minimizzare la svolta, enumerando le tante contraddizioni che fanno dei Brics un blocco per molti aspetti parecchio eterogeneo. Ma se rilevare differenze e contraddizioni è fin troppo facile, costoro fingono di non vedere che la natura dei Brics – un’associazione che esclude programmaticamente l’esistenza di un’egemone al proprio interno – è esattamente opposta a quella del G7, laddove l’egemone c’è e non è difficile notarlo.

Questa differenza segnala sì un potenziale punto di debolezza dei Brics, ma al tempo stesso – tenendo conto che lo scopo dell’associazione è “un nuovo e più equo ordine mondiale multipolare” – ne mette in luce un fondamentale punto di forza: la salvaguardia e il riconoscimento degli specifici interessi (non solo economici) di ogni paese membro. (...)

Nessun mito dei Brics, dunque, ma [la consapevolezza] che il loro sviluppo è il più importante elemento oggettivo di messa in discussione dell’ordine attuale. La forza più potente che si oppone al blocco USA-NATO. Nulla di più, ma nulla di meno. >>

LEONARDO MAZZEI

17 commenti:

  1. Sull'importanza geo-politica dei Brics, le opinioni, ovviamente, non sono concordi e molti considerano il loro raggruppamento quasi irrilevante.
    Questo, per esempio è il parere, molto scettico, di Gianni Pardo:
    << I Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) non andranno lontano. Sognano di costruire un nuovo sodalizio che, nel tempo, potrebbe fare concorrenza all’Alleanza Occidentale. Sognano di costituire una formidabile alleanza sul modello della Nato. Sognano in generale di creare un polo d’attrazione che dovrebbe sostituire in primo luogo la primazia degli Stati Uniti: ma difficilmente concluderanno qualcosa. (…)
    Se questi Paesi avessero avuto interessi comuni, e se fossero stati capaci di un’azione comune, quell’alleanza l’avrebbero costituita già da tempo. Perché spesso sono i fatti che guidano e impongono le decisioni. Se invece quell’alleanza la celebrano in incontri internazionali, sperando nel futuro, è segno che non esiste e non sappiamo se esisterà mai. >>

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  2. Mah, se Marco Licinio Crasso non avesse definitivamente sconfitto Spartaco, egli avrebbe fondato un nuovo impero sull'altra sponda adriatica, gareggiando con Roma in ricchezze, conquiste di popoli eccetera. Non certo in civiltà, temo, né in giustizia sociale. Il potere corrompe, e le rivoluzioni costano solo sangue al popolo . Bisogna che tutto cambi....Dopo Nerone venne Caligola.

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    1. Le rivoluzioni costano sangue al popolo, è vero, e per esso sono quasi inutili.
      Non sono inutili, invece, per le nuove elites che, proprio grazie ad esse, conquistano il potere, esautorando quelle precedenti.

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  3. Una seria perplessità:
    1) Premessa maggiore
    I Paesi BRICS e soprattutto le due Potenze (post)comuniste in generale non sono esattamente campioni della moderna democrazia liberale (Arabia Saudita, Iran, ecc. lo sono ancora di meno...) e soprattutto (per loro stessa reiterata ammissione) detestano il Mondo occidentale
    2) Premessa minore:
    Noi facciamo parte del Mondo occidentale
    Conclusione:
    Perchè noi dovremmo "tifare" BRICS (come sembra fare/suggerire Mazzei)?

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    1. Perché, se ho ben compreso il suo pensiero (esposto anche altrove), loro sono comunisti duri e puri, che amano la Russia (in quanto erede dell'URSS) e odiano l'America.

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  4. Anche il Sud Africa a trazione zulu, ve lo raccomando, L'India degli stupri, delle spose bambine.....Mi tengo il mio Dash, ob torto collo.

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  5. Qualcuno ha detto che non c'è nulla di più inutile, quando si parla di geo-politica, che dividere il mondo in buoni e cattivi.
    Ma è difficile, molto difficile.

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    1. Corretto, l'atteggiamento gnostico-manicheo in generale funziona poco...
      Tuttavia a volte si devono operare scelte abbastanza nette, magari optando per il "male minore" (cfr Churchill sulla Democrazia).

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    2. Questo è sicuro; ed è certamente la cosa migliore da fare quando si tratta della propria Nazione.
      Ma che dire dell'ingerenza nelle Nazioni altrui ?
      Un conto è avere delle preferenze, un altro conto è intervenire attivamente.
      Ti confesso che, su questo punto, sono molto perplesso.

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    3. La questione in effetti risulta complessa e delicata (anche a livello giuridico), ma se aree oggettivamente affini a livello economico-politico e storico-culturale come il "blocco occidentale" o almeno l'UE fossero internamente più collaborativi e meglio integrati e parlassero (almeno tendenzialmente) con una voce sola...

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    4. Sì, sarebbe senz'altro una cosa migliore.
      La UE, per esempio, sotto questo profilo ha delle potenzialità enormi, ma sembra che a nessuno interessi davvero procedere speditamente sulla strada dell'integrazione.
      Una strada che passa senza dubbio per un fisco comune, un esercito comune, un sistema bancario comune, ecc. ecc.; ma anche e soprattutto per una lingua comune.
      Cosa in genere trascurata (anche perchè non facile), ma che, secondo me, avrebbe un'importanza enorme.

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  6. Ciò, caro Calude, spiacerebbe a satanasso, governatore mondiale...

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    1. Ce ne sono tanti, di Satanassi, che governano il mondo; a qualcuno piacerebbe, a qualcun altro no... ;-)

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  7. COMMENTO di GP VALLA

    Negli ultimi decenni gli USA hanno sempre più utilizzato la propria posizione di preminenza nel sistema economico e nelle istituzioni internazionali (FMI, Banca Mondiale etc) come una vera e propria arma di guerra e strumento di aggressione, imponendo sanzioni unilaterali contro gli Stati ritenuti ostili (quelli che non si assoggettano agli interessi USA) e pretendendone l'applicazione extraterritoriale, pena ritorsioni anche contro società di paesi alleati (rectius sudditi). Ultimamente si è giunti a veri atti di pirateria, come sequestri di riserve delle Banche centrali straniere depositati negli USA; en passant, il 40 % delle riserve auree italiane sono negli Stati Uniti...
    Indubbiamente i BRICS non sono una entità omogenea e coesa - bon gré mal gré - come NATO, UE o AUKUS (in pratica l'impero americano), né aspirano a diventarlo: l'analisi di Pardo non mi sembra condivisibile). Ma la importanza della organizzazione è proprio quella di costituire un complesso di Stati indipendenti dagli USA e non assoggettabili ai diktat di Washington, e punto di riferimento e di aggregazione per altri paesi che intendono liberarsi.

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  8. COMMENTO di GP VALLA

    Quanto alla pretesa "democrazia" occidentale, contrapposta alle "dittature" dei BRICS, ho parecchie perplessità. Non entro nel merito dei singoli Stati BRICS, ma i paesi UE non mi sembra possano essere considerati vere democrazie.
    Uno Stato è democratico non quando ogni tanto si vota scegliendo fra una pluralità almeno apparente di partiti, ma quando la volontà dei cittadini - liberamente formata ed espressa - viene in concreto messa in pratica dagli eletti.
    Nella UE, e in Italia in particolare, tutte le decisioni più importanti vengono assunte in sede comunitaria, da parte di organismi privi di qualsivoglia legittimazione democratica (in concreto espressione unicamente degli interessi oligarchici), sulla base di programmi mai sottoposti agli elettori. Quando mai abbiamo votato per l'adozione delle devastanti politiche "green" della UE?
    Quanto alla politica estera, gli avvenimenti degli ultimi due anni dovrebbero aver dimostrato quanto poco valga la volontà popolare.
    In Italia, poi, anche quella limitata autonomia residuale pare esclusa: quali che siano i programmi elettorali dei partiti vincitori delle elezioni, in concreto la politica segue il pilota automatico.
    Ma gli stessi USA - pure potenza egemone - n
    on sono una democrazia. Le campagne elettorali costano miliardi di dollari , disponibili solo a grandi oligarchi o grazie alle donazioni delle multinazionali (corruzione differita); il sistema delle porte girevoli fra cariche politiche e governative, ruoli apicali nelle istituzioni internazionali (FMI, Banca Mondiale, OMS etc) e vertici delle grandi aziende è ormai istituzionalizzato da decenni, i grandi gruppi condizionano e dirigono manu militari l'informazione e i social network, censurano qualsiasi dissenso.
    Avremo ben presto anche noi il deprecato sistema dei crediti sociali, woke, LGBT, green, controllato non dal partito unico, ma da pochi oligarchi privati.

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  9. COMMENTO di GP VALLA

    È quasi superflo aggiungere che odio la UE, irredimibile e pensata espressamente, fin dall'inizio, per distruggere la democrazia e lo Stato sociale in Europa a pro delle oligarchie internazionali.

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  10. Caro Beppe, condivido buona parte delle tue considerazioni, soprattutto quelle sui limiti della democrazia formale e sui difetti congeniti (e quindi ineliminabili) di quel carrozzone auto-referenziale chiamato UE.
    Resto però dell'idea che lo scetticismo di Gianni Pardo sia fondato.
    I BRICS (a maggior ragione nella versione allargata) sono estremamente eterogenei e sono uniti, sostanziamente, solo dalla diffidenza (per non dire odio) nei confronti degli USA (e dei suoi alleati).
    Mi sembra davvero poco per costrure qualcosa di solido a livello politico, militare o finanziario.
    Secondo me, resterà una sorta di forum amichevole, in cui discutere "tra amici", con il corollario di qualche accordo commerciale privilegiato, in cui utilizzare delle valute alternative al dollaro (ma non unificate).

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