giovedì 19 ottobre 2023

Il rasoio di Odifreddi

In uno dei suoi saggi più famosi - “Perché non possiamo essere cristiani” - il logico e matematico Piergiorgio Odifreddi utilizza il 'rasoio' della ragione e della scienza per analizzare i Testi Sacri ed i dogmi della religione cristiana.
Che non ne escono molto bene.
Il testo di oggi contiene la presentazione ufficiale del libro da parte dell'editore (TEA) ed, a seguire, la recensione di Raffaele Carcano, tratta dal sito di UAAR.
LUMEN


<< Al centro del dibattito tra religiosità e ateismo, questo libro è uno straordinario viaggio dentro le Scritture e lungo la storia della Chiesa, fino ai giorni nostri.
Come uomo di scienza, Piergiorgio Odifreddi, considera l'affermazione che quello della Bibbia è l'unico vero Dio una bestemmia nei confronti di Colui che gli uomini di buona fede hanno da sempre identificato con l'Intelligenza dell'Universo e l'Armonia del Mondo.
Come cittadino, afferma che il Cristianesimo ha costituito un grave freno per lo sviluppo del pensiero democratico e scientifico europeo, e ritiene che l'anticlericalismo sia oggi più una difesa della laicità dello Stato che un attacco alla Chiesa.
Come autore, infine, legge l'Antico e il Nuovo Testamento e le successive elaborazioni dogmatiche della Chiesa per svelarne, con una critica serrata e avvincente, non soltanto le incongruenze logiche ma anche le infondatezze storiche, dando alla Ragione ciò che è della Ragione e facendo emergere dai testi la Verità. (TEA) >>


<< Il volume, fin dal titolo, cita Bertrand Russell (altro logico e matematico, guarda il caso) ed anche, con giudizio ovviamente negativo, Benedetto Croce, su cui grava la responsabilità di un testo ("Perché non possiamo non dirci cristiani", del 1942), che costituisce ormai il mantra dei sostenitori delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa. (…)

Come fece a suo tempo Isaac Asimov con In principio, analizzando il Genesi come se fosse un testo scientifico, Odifreddi esamina ora soprattutto la coerenza interna delle Sacre Scritture, nonché dei dogmi che ne hanno distillato le confessioni cristiane.

Più che di critica biblica si dovrebbe dunque parlare di critica testuale, che si concretizza in un’opera che si potrebbe quasi definire di esegesi laica, in quanto affronta il testo come se lo si leggesse per la prima volta. È questa la ragione per cui le citazioni e le note sono quasi esclusivamente scritturali.

In ordinata e metodica sequenza, dunque, l’Antico Testamento, il Nuovo, il cristianesimo e il cattolicesimo vengono fatti passare per il tritacarne. Tutto sommato, però, con meno impertinenza e disistima di quanto qualcuno temesse (o auspicasse), benché il volume cominci con una capitolo intitolato Cristiani e cretini (un accostamento, peraltro, etimologicamente fondato).

La Bibbia è definita come il racconto di «piccole beghe di un popolo di pastori mediorientali di tremila anni fa»: libri intrisi di violenza, tanto che «il conto delle vittime ascrivibili al buon Jahvé, dalla moglie di Lot a Saul, assomma a 770.359 persone, salvo errori e omissioni», come il meticoloso professore diligentemente annota.

La circostanza rappresenta una buona ragione per chiedersi «perché mai chi dettava [le Sacre Scritture] avrebbe voluto che si scrivessero così tante cose che, come abbiamo cominciato a notare e continueremo a fare, sono sbagliate scientificamente, contraddittorie logicamente, false storicamente, sciocche umanamente, riprovevoli eticamente, brutte letterariamente e raffazzonate stilisticamente, invece di ispirare semplicemente un’opera corretta, consistente, vera, intelligente, giusta, bella e lineare?».

Già, perché? Perché tutti i testi sacri riflettono, inevitabilmente, le condizioni politiche, economiche, sociali e culturali delle comunità che li hanno creati. Meglio: delle élite che li hanno creati.

A questa constatazione non si sottrae nemmeno il Nuovo Testamento, specialmente laddove Gesù dice ai suoi discepoli: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano, e udendo non intendano».

Il commento dell’autore è sferzante: «secondo la contorta logica di Jahvé […] la sua parola non deve dunque essere compresa, così che da un lato egli possa perversamente infuriarsi col suo popolo che non comprende […] e dall’altro lato, egli possa poi magnanimamente perdonarlo e risanarlo. Questa contorta logica viene dunque ereditata anche da suo Figlio, o chi per esso, che parla per parabole perché la gente non possa capirlo, affinché si compiano le profezie».

L’inevitabile conseguenza, sostiene l’autore, è che il cristianesimo si rivela «una religione di illetterati cretini», indegna «della razionalità e dell’intelligenza dell’uomo». «Non possiamo essere Cristiani, e meno che mai Cattolici» – sostiene con vigore - «se vogliamo allo stesso tempo essere razionali e onesti. La ragione e l’etica sono infatti incompatibili con la teoria e la pratica del Cristianesimo».

È comunque il cattolicesimo il vero bersaglio dell’autore, dai suoi dogmi sconcertanti (la transustanziazione, la Trinità, l’Immacolata Concezione…) ad aspetti meno teologici, ma non meno sorprendenti se si prendessero sul serio le rivendicazioni di povertà, rigore morale e spiritualità ripetutamente avanzate dalle gerarchie vaticane, quali la stipula di concordati, l’otto per mille, gli scandali finanziari…

Facile prevedere che le battute contenute nel libro piaceranno a molti, anche se probabilmente non piaceranno a tutti certe prese di posizione politiche.

Un complimento che potrà sembrare perfido all’orgoglioso matematico, ma che mi sento comunque di fare, è che questo è un libro scritto con bel piglio umanistico e perfino filologico (vedi l’ampio ricorso alle etimologie), con una facilità di scrittura da fare invidia a molti scrittori.

Quasi che l’autore, già che c’era, intendesse sfatare anche un altro mito, quello della inintelligibilità degli uomini di scienza. «Finché ci saranno religioni ci saranno guerre di religione, come ci sono sempre state e ci sono. Mentre invece non ci sono guerre di scienza, né ci sono mai state, perché la scienza è una sola».

La critica alle religioni, e alla loro pretesa di verità, è dunque impietosa. Dalla lettura del libro sembra emergere, anche se Odifreddi nega di voler “sconvertire” qualcuno, la malcelata ambizione che il grande pubblico sappia: quasi che anche il consenso di cui gode tuttora la Chiesa cattolica non possa spiegarsi razionalmente, se non con il mancato accesso di larga parte della popolazione a fondamentali strumenti di conoscenza. >>

RAFFAELE CARCANO

19 commenti:

  1. Nel suo libro (che è del 2007), Odifreddi si permette anche qualche digressione un po' più prosaica, sul rapporto tra la Chiesa ed il volgarissimo 'sterco del diavolo'.

    Questo è il riferimento che ho trovato su Wiki:
    << La cifra annua percepita dalla Conferenza Episcopale Italiana tramite l'otto per mille è di circa un miliardo di euro e soltanto il 20% di questa somma è destinato ad interventi caritativi. A essa andrebbe poi aggiunta una cifra dello stesso ordine di grandezza fornita dallo Stato (senza contare contributi riconosciuti da Enti locali: Comuni, Regioni e Province).
    Aggiungendo poi una buona parte del miliardo e mezzo di euro di finanziamenti pubblici alla sanità, molta della quale è gestita da istituzioni cattoliche, secondo i calcoli di Odifreddi si arriva ad una cifra complessiva di circa tre miliardi di euro.
    Considerando ancora le mancate entrate allo Stato, dovute alle esenzioni fiscali della Chiesa, la cifra sale a circa nove miliardi di euro annui.
    Aggiungendovi i costi del Vaticano e gli incentivi alle scuole cattoliche la cifra salirebbe a undici miliardi di euro, ma, considerando che senza ospedali e scuole cattoliche lo Stato dovrebbe supplire con risorse proprie, il costo della Chiesa è stimato da Odifreddi intorno ai nove miliardi di euro: questa cifra complessiva equivale a circa il 45 per cento della Finanziaria 2006, che è stata di 20 miliardi. >>

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  2. Un mio conoscente, molto più anticlericale del sottoscritto, mi diceva un giorno che lo stato italiano passa ai cardinali, ogni mese, un tot di stecche di sigarette ed un certo numero di bottiglie di alcolici e super alcolici.....Se fosse vero a che pro? Per i bisognosi? Tutti gli aggettivi sono inadeguati per stigmatizzare la dabbenqggjne, insipienza del popolo italico.

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    1. Mah, se davvero queste cose vengono consegnate dallo Stato alla Chiesa (pur trattandosi di prodotti 'peccaminosi') deve trattarsi di beni destinati a qualche particolare categoria di persone (profughi, migranti et similia), perchè lo Stato deve tenere la contabilità di tutto e la forma va rispettata.
      Che poi possano finire altrove, non mi stupirebbe per nulla.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Il nostro rapporto di sudditanza con i sacerdoti con tutti i sacerdoti di tutte le religioni fideistiche mondiali finisce qui.....Rivendichiamo il diritto di approcciarsi all'Eterno, se del caso, in tutta autonomia e consapevolezza, senza il tramite di squallidi parassiti, vera disgrazia e sventura per il popolo di tutti i quadranti terrestri . È fatto altresi divieto di vessare il prossimo con la propria personale visione del divino, ovvero con la negazione della sua esistenza, divieto riferito a personalità per certi versi pubbliche, quali scrittori, divulgatori eccetera, posto l'affermare oppure il negare sono due facce dello stesso rovello, pusga cerebrale e dell'animo

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  5. ...piaga cerebrale e dell',animo, remora alla crescita tout court dell'individuo.

    Congedo Meloniano che sarei felice estendere ai nostri veri signori e padroni.

    Mi scuso per l'interruzione dello scritto.

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  6. Caro Mauro, tu ti auguri che il rapporto con il divino venga gestito da ogni uomo direttamente in proprio, senza l'intermediazione della casta sacerdotale.
    La cosa può apparire desiderabile, ma c'è un punto debole di notevole importanza: una religione senza struttura e senza casta perde la sua capacità di unificazione, perchè le idee ed i valori veicolati non sono più unici per tutti, ma - inevitabilmente - diversi per ogni persona.
    Questo fa sì che la religione non può più essere utilizzata per il suo ruolo più importante, ovvero come collante sociale e, per conseguenza, non serve più a nulla.
    Credo che nessuna società possa permettersi una cosa simile senza smettere di funzionare.

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    1. Certi tipi di collanti, ritengo, sono troppo densi e vischiosi, e ti si appiccicano addosso fino alla morte, oppure alla morte ti conducono, ovvero fonte di sofferenze singole e collettive. Io non mi riconosco più in panzane medio orientali, né credo una etnia stanziata in un determinato territorio, omogenea per usi e costumi, tradizioni, abbia bisogno di ulteriore collante , o perlomeno non ne avrebbe....ma qui il discorso si allarga troppo.

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    2. << né credo una etnia stanziata in un determinato territorio, omogenea per usi e costumi, tradizioni, abbia bisogno di ulteriore collante >>

      Forse no, ma la religione è proprio una delle cause (una delle più importanti) di quella omogeneità che si è creata.
      Non è una aggiunta posteriore, ma una delle colonne portanti su cui è stata costruita.
      A mio parere, ovviamente.

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  7. Quanto al tuo invito alle personalità atee di tenere le proprie opinioni per sè, non posso ovviamente concordare.
    Però, una cosa è esternare le proprie idee 'esistenziali' (inevitabile per chiunque) ed un conto è farne espressa propaganda (cosa discutibile sotto tanti aspetti).

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  8. Siamo più o meno d'accordo, e infatti è la propaganda che stigmatizzo, perché non possiamo essere cristiani? Possiamo? Magari perché non posso io, cosa tiro in ballo gli altri....Meglio, perché non mi occupo della sequenza di Fibonacci, cerco di renderla comprensibile ai più, invece di rimestare nei truogoli altrui??

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    1. Gran bella domanda la tua.
      Per chi è convinto che la verità sia la cosa più importante, la scelta di Odifreddi è inevitabile.
      Se invece si considera l'utilità sociale, le cose cambiano.
      Ma e anche una questione di carattere, e quello del missionario risulta spesso il più diffuso.

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  9. COMMENTO di GP VALLA

    Non ho letto il libro di Odifreddi, ma mi pare che sia sostanzialmente inutile.
    Gli atei ed agnostici non hanno certo avuto bisogno del libro per accorgersi delle assurdità, delle incoerenze e degli errori presenti nella Bibbia; un credente non ne sarà scosso più di tanto. L'ambito religioso è il regno della dissonanza cognitiva, e non sorprende che anche vari scienziati si dichiarino credenti.
    Nel corso dei secoli è stato poi elaborato tutto un sistema di spiegazioni e giustificazioni per gli aspetti insostenibili:
    - la Bibbia non è stata scritta per insegnare dottrine scientifiche, per cui è irrilevante che gli autori abbiano seguito le credenze dell'epoca (ma all'epoca del processo a Galileo non la pensavano così...);
    - i racconti vanno interpretati in senso allegorico o figurale;
    - quanto agli orrori (genocidi, sacrifici umani, pulizia etnica etc.) permessi o addirittura ordinati da Dio, è stato elaborato il concetto di "rivelazione progressiva": Dio avrebbe rivelato la propria volontà solo poco per volta, progressivamente appunto, quasi che gli uomini fossero troppo stupidi per poter accogliere gli insegnamenti tutti insieme...
    In ogni caso l'atteggiamento di Odifreddi mi pare, in un certo senso, datato: le sue polemiche mi sembrano degne di un frammassone anticlericale di fine Ottocento, fra Ballo Excelsior e monumento a Giordano Bruno in Campo de'Fiori.

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    1. Caro Beppe, le spiegazioni storiche che tu hai citato sono davvero spettacolari.
      Eppure, per molti secoli, e con alterne fortune, hanno funzionato abbastanza bene.
      La mia preferita è la seconda, quella dell'interpretazione allegorica, che però - molto opportunamente - non viene applicata sempre, ma solo da caso a caso, in alternativa a quella letterale.
      E chi decide quando si applica l'una e quando si applica l'altra ? Il fedele ?
      No certo, la decisione spetta alla Chiesa. Che in tal modo viene ad avere sempre le mani libere.

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  10. COMMENTO di GP VALLA
    (Seconda parte)

    A me pare che negli ultimi tempi (almeno in Italia) l'influenza politica, sociale e culturale della Chiesa si sia ridotta ai minimi termini, soprattutto con Bergoglio, che sta abbandonando tutte le dottrine tradizionali - condivisibili o meno - e riducendo il cristianesimo a una specie di wokismo in salsa green, perfettamente funzionale alla cricca di Davos. Vale la pena rivolgere i propri cannoni contro un siffatto avversario?
    Un'ultima considerazione: è singolare che Odifreddi se la prenda con il cristianesimo, ma - almeno dalla recensione di Carcano - non faccia altrettanto con l'ebraismo: eppure il Vecchio Testamento, che contiene il peggio, è in primo luogo il libro sacro degli ebrei.

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    1. Credo che Odifreddi prenda di mira il Cristianesimo per semplici ragioni editoriali, avendo i suo libro una platea italiana, dove 'cristianesimo' e 'religione' sono quasi sinonimi.
      Inoltre, gli ha consentito di inventarsi un bel titolo di richiamo Crociano, che - tutto sommato - mi sembra abbastanza azzeccato.

      Aggiungo che io, il libro, l'ho letto e l'ho trovato piacevole, in quanto ben scritto e ben documentato.
      Ma - su questo sono d'accordo con te - non lo si può definire una lettura irrinunciabile.

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  11. (A mio parere) trattasi di un saggio di gradevole lettura e con ottime basi documentali, che non sfigura affatto di fronte a opere analoghe composte da autori come Dawkins, Dennett e C.Hitchens sulla scia di alcuni testi "classici" di Russell, Voltaire ed altri sul medesimo argomento.

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    1. Condivido.
      Ed infatti il testo di Odifreddi, nella sezione 'religione' della mia piccola biblioteca, si trova proprio a fianco di quello di Dawkins (oltre ad Ehman ed altri).

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