sabato 22 marzo 2014

Unlimited

“Io posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni” diceva Oscar Wilde con il suo consueto sarcasmo, riferendosi alla inevitabile fragilità dei nostri limiti etici e morali.
Ma non ci sono solo i limiti culturali, ci sono anche quelli fisici, che di fragile non hanno proprio nulla, anzi...
E proprio sul concetto di “limiti”, sulla loro esistenza, la loro natura ed il loro eventuale superamento è incentrato l'articolo di Graeme Maxton che riporto qui sotto (da Effetto Cassandra, ora Effetto Risorse). Un articolo interessante e che fa riflettere.
LUMEN


 
<< [Noi] non possiamo gestire i limiti della natura perché sono limiti.
Vogliamo vivere in un mondo senza limiti. Come corridori su lunga distanza o piloti di automobili, la razza umana cerca sempre di superare i limiti, di ottenere di più. Nel momento in cui otteniamo delle conquiste, è facile pensare che viviamo già in un mondo simile.

Anche così, c'è una velocità massima alla quale possiamo correre, persino se dopati. C'è una velocità massima alla quale le automobili possono andare, prima di iniziare a volare. Noi non capiamo dove si trovano questi limiti, semplicemente perché non li abbiamo ancora raggiunti. Un giorno li raggiungeremo, comunque, e allora capiremo che non possiamo superarli.
 
Quando parliamo di oceani sconfinati, orizzonti senza fine e di infinite possibilità, è una cosa meramente poetica. Gli oceani e l'orizzonte non sono affatto senza limiti. Il loro confine è il pianeta. Mentre le possibilità possono essere tante, non sono mai infinite. Persino il nostro universo ha dei limiti. Ciò che sta nella nostra testa ha a sua volta dei limiti. La nostra immaginazione è limitata da qualsiasi cosa comprendiamo attualmente. E' impossibile concepire qualsiasi cosa in più.

Quando raggiungiamo i limiti naturali, anche le migliori tecnologie non possono superarli. Pensiamo che possano essere superati solo perché ne abbiamo incontrati tanti finora e perché i limiti che abbiamo infranto finora erano creati dall'uomo o non erano affatto dei limiti. 
Alcuni dei limiti della natura sono conosciuti. La luce non può viaggiare a più di 300.000 km/s nello spazio. Niente può essere più freddo di -273°C. Il ghiaccio non può essere riscaldato oltre gli 0°C nel caso di una pressione normale. Questo è il limite della sua propria esistenza in forma di ghiaccio.

Se ci pensate, tutto è definito dai limiti propri – persino gli elementi creati dall'uomo. Una casa è delimitata dalle mura e da un tetto, i limiti della sua presenza fisica. Bottiglie, serbatoi di combustibile e scafi delle navi sono progettati per limitare l'influenza di qualsiasi cosa si trovi all'esterno. La dimensione della nostra società, dai tempi preistorici ad oggi, è limitata dalle regole che imponiamo.
 
Queste, tuttavia, non sono limiti naturali, ma artificiali.
La differenza fra i limiti creati dall'uomo e quelli naturali è che essi si possono cambiare. Possono essere superati. Possiamo abbattere muri e rompere le bottiglie che abbiamo costruito. Possiamo cambiare le leggi.

I nostri avanzamenti tecnologici supportano l'idea che possiamo dominare ciò che si trova intorno a noi, che possiamo spingere in avanti anche i limiti della natura. Possiamo prendere energia dal vento, modificare i contenuti delle cellule e dividere gli atomi. Ma questa comprensione del mondo e la nostra capacità di manipolarlo ci ha anche resi sciocchi.
 
Sciocchi, perché le nostre scoperte sono davvero piuttosto modeste. Quando prendiamo energia dal vento, catturiamo semplicemente ciò che è già lì. Quando cambiamo i contenuti delle cellule, stiamo solo copiando la natura. E quando dividiamo l'atomo, stiamo in realtà solo guardando dentro.

Quando si tratta di mondo naturale, c'è davvero tanto che non comprendiamo.  
Non conosciamo i limiti della consapevolezza, o persino che cosa sia. Non abbiamo esplorato gran parte degli oceani, la parte più ampia del pianeta. Non sappiamo nemmeno di quale sostanza o forza è costituito l'80% dell'universo e lo abbiamo scoperto solo di recente.
 
Continuiamo anche a cambiare le nostre idee. Le nostre teorie sull'origine della vita e la nascita dell'universo sono cambiate completamente negli ultimi 150 anni. Nonostante questo, ora pensiamo di avere tutte le risposte, o almeno quelle più importanti.

Questo potrebbe essere naturale, ovviamente. Siamo ambiziosi e capiamo già i limiti di gran parte delle strutture che usiamo ogni giorno, perché le abbiamo fatte noi. Sappiamo quando è probabile che le cose vadano male.
In natura, tuttavia, i segnali di avvertimento appaiono spesso solo quando il cambiamento è inevitabile. Quando si forma un tifone, non c'è nulla che chiunque possa fare per fermare il processo, o cambiare il suo percorso.

Possiamo solo aspettare e vedere quale danno scatena. Analogamente, le calotte glaciali dell'Artico che si fondono, i ghiacciai che si ritirano e l'aumento dei livelli del mare non sono segnali di avvertimento, segni del fatto che dobbiamo cambiare. Sono l'inizio di una trasformazione di cui saremo testimoni.

I cambiamenti che abbiamo scatenato sono già inarrestabili, sicuramente in qualsiasi quadro temporale che siamo in grado di capire. Gli effetti del nostro pompaggio di grandi quantità di carbonio nell'atmosfera sono diventati visibili nel giro di un secolo, un lampo di tempo terrestre. Ci vorranno molte centinaia di anni prima che i suoi effetti siano passati.
 
La natura è facilmente il sistema più complicato che conosciamo. Non possiamo sopravvivere senza di essa. Non ci sono altri posti, a quello che sappiamo finora, dove l'acidità degli oceani e i gas nell'atmosfera sono esattamente creature come noi richiedono. Sappiamo anche che l'aumento della temperatura media di anche solo pochi gradi cambierà tutto questo.
Abbiamo messo in moto un processo. Ora dobbiamo fare qualsiasi cosa possiamo per fermare quel processo e in fretta. >>
 
GRAEME MAXTON

6 commenti:

  1. Una bella riflessione sul limite che amplia il discorso dell'ultima volta sui confini, la loro esistenza, la loro necessità.
    Ci sono limiti oggi insuperabili - non solo la velocità della luce. La colonizzazione di Marte, secondo Margherita Hack necessaria per non esinguerci, appare a molti un'utopia, irrealizzabile: i limiti di varia natura per colonizzare il pianeta rosso ci appaiono evidenti. Invece anche questo limite sarà un giorno superato (ma potrebbero passare ancora un milione o vari milioni anni, dunque è un evento che non ci tocca, non ci può interessare molto: meglio, molto meglio cercare di sopravvivere qui e adesso). Ma ammesso che una volta l'umanità riesca in quell'impresa - oggi a dir poco ardua - ebbene, oltre non si potrà andare, perché gli altri pianeti sono gassosi e sarebbe impossibile stabilircisi (e altri pianetini rocciosi non potrebbero accogliere milioni di individui). Dunque al massimo Marte, e poi fine della corsa.
    O no? Forse potremmo uscire dal sistema solare e cercarci un'altra stella. Fantascienza, utopie, certo - oggi, ma domani? Non lo sappiamo (con la fantasia possiamo raggiungere già oggi Andromeda).
    Ma c'erano dei limiti su questa Terra che apparivano insuperabili e sono stati superati. Possiamo già oggi modificare la natura umana, una mutazione culturale è del resto forse già in corso che potrebbe mutare radicalmente la nostra vita, le nostre società. Le forze conservatrici, una componente costante e salutare della società, vedono in mutamenti tutto sommati lievi pericoli gravissimi e persino mortali per l'umanità (una di queste forze è la Chiesa e forse la religione in genere). Le affermazioni di Galileo erano sconvolgenti a quell'epoca, minacciavano l'autorità della Chiesa e anche gli equilibri sociali. La Chiesa ha sempre frenato la ricerca scientifica e lo sviluppo sociale appellandosi alla natura umana e alla legge di Dio.

    Il limite è un dato necessario dell'esistenza. Può essere superato, ma ci troveremo poi davanti a un altro limite che apparirà inizialmente insuperabile, "l'ultima frontiera". Per un certo tempo soltanto.
    Il titanismo dell'uomo - la ricerca dell'impossibile, il desiderio di superare ogni limite - è il suo destino. Ma anche la sua disgrazia se non tiene nel giusto conto le sue forze e gli ostacoli da superare.
    Nel momento attuale sarebbe per esempio meglio se non pensassimo a trasferirci su Marte: ci converrebbe invece organizzarci un po' meglio su questa Terra per star bene e godercela il più a lungo possibile.




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  2. << Nel momento attuale sarebbe per esempio meglio se non pensassimo a trasferirci su Marte: ci converrebbe invece organizzarci un po' meglio su questa Terra per star bene e godercela il più a lungo possibile. >>

    Appunto, caro Sergio.
    Il mito della colonizzazione spaziale, nonostante tutto il suo fascino, mi pare proprio un modo per non vedere i problemi che abbiamo sotto il naso.
    Che sono la cura e la conservazione della nostra povera Terra, della quale non potremo mai fare a meno, qualunque cosa ci possa portare la colonizzazione spaziale (cosa che ritengo comunque impraticabile, perchè i costi energetici sarebbero proibitivi).
    E' come sognare una mega villa per le vacanze alle Bahamas, mentre il tetto della nostra casa ci cade sulla testa.
    Non ti pare ?

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    1. Come ben sai oggi sono gli scienziati i veri filosofi. Sono loro che ci possono spiegare le leggi della natura, la possibile evoluzione dell'universo e anche ... il destino dell'uomo.
      Hawkins non pensa solo ai buchi neri, ci ha per esempio messi in guardia dal cercare contatti con civiltà extraterrestri perché potrebbero essere pericolosissime. M. Hack ha studiato le stelle e aveva idee abbastanza precise sull'evoluzione del sole. E si è fatta così dei pensieri anche sulla Terra e i suoi abitanti arrivando alla conclusione che il trasferimento su Marte sarà un giorno necessario (ma non ha detto quando). Ammesso poi che il sapiens sapiens o un suo successore non si siano già estinti. Questo per dire che certe idee non sono solo pensate fantasiose o ridicole. Io preferisco ascoltare loro che i filosofi-letterati e i preti.
      Detto questo però convengo anch'io che i problemi concreti sono adesso ben altri.
      Fra l'altro a me la fantascienza non piace. È un genere tramontato, mi sembra, perché la realtà scientifica è più fantastica della fantascienza.

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  3. << Hawkins (...) ci ha per esempio messi in guardia dal cercare contatti con civiltà extraterrestri perché potrebbero essere pericolosissime. >>

    Mi pare un rischio abbastanza ovvio, visto che la vita segue le leggi dell'evoluzione e, come ha spiegato benissimo Dawkins nei suoi libri, il gene egoista (o il suo omologo alieno) vuole soltanto la PROPRIA replicazione, a danno di tutti gli altri.

    Quindi non vedo proprio per quale motivo gli eventuali extraterrestri dovrebbero venire qui con intenzioni pacifiche.
    Verrebbero qui, come minimo, per colonizzarci, essendo anche loro esseri viventi, soggetti alle stesse forze evolutive che regolano anche noi.

    Almeno, io la penso così...

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  4. "Sciocchi, perché le nostre scoperte sono davvero piuttosto modeste"

    L'arroganza dell'umano su questo punto è infinita. Esalta la tecnologia per giustificare il suo detentore (se stesso) a considerarsi padrone dell'Universo. Rispetto alla realtà fisica e biologica la tecnologia è veramente poca cosa, misera scopiazzatura di un sistema infinitamente più complesso e che noi conosciamo in parte infinitesimale. Persino sull'energia...andiamo avanti con quella accumulata dai sistemi naturali (clorofilla) in milioni di anni formando i depositi di idrocarburi. Scendere dal piedistallo e riconoscere la nostra natura di animali forniti di una rudimentale capacità computazionale e di una smisurata supponenza ci riporterebbe sicuramente in certi limiti...

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  5. Caro Agobit, già gli antichi Greci avevano scoperto il concetto di Hybris, intesa come l'eccessiva superbia dell'uomo nei confronti degli Dei, che portava alla rovina.
    Basta sostituire agli Dei dell'Olimpo il concetto di Ecosistema Terrestre, ed ecco che anche noi uomini moderni abbiamo la nostra Hybris.
    E, quel che è peggio, con delle conseguenze pratiche ben più terribili della vecchia ira degli Dei.

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