domenica 5 giugno 2011

Lezioni di Catechismo - 1

L'UOMO IMMAGINE DI DIO

358. Qual è la radice della dignità umana?

CATECHISMO - La dignità della persona umana si radica nella creazione ad immagine e somiglianza di Dio. Dotata di un'anima spirituale e immortale, d'intelligenza e di libera volontà la persona umana è ordinata a Dio e chiamata, con la sua anima e il suo corpo, alla beatitudine eterna.

LUMEN -  La dignità della persona umana si radica nel rispetto della dignità altrui. Dotata d’intelligenza razionale e di libera volontà. la persona umana è chiamata a rispettare la dignità altrui per vedere riconosciuta la propria.



LA NOSTRA VOCAZIONE ALLA BEATITUDINE



359. Come raggiunge l'uomo la beatitudine?

CATECHISMO - L'uomo raggiunge la beatitudine in virtù della grazia di Cristo, che lo rende partecipe della vita divina. Cristo nel Vangelo indica ai suoi la strada che porta alla felicità senza fine: le Beatitudini. La grazia di Cristo opera anche in ogni uomo che, seguendo la retta coscienza, cerca e ama il vero e il bene, ed evita il male.

LUMEN - L'uomo raggiunge la beatitudine quando è felice, il che si verifica con la cessazione di un dolore. Leopardi, in una delle sue poesie, indica la strada che porta alla felicità: “piacer figlio d’affanno”. La felicità opera in ogni uomo, me è più frequente in colui che, seguendo la retta conoscenza, cerca e ama il vero e il bene, ed evita il male.



360. Perché le Beatitudini sono importanti per noi?

CATECHISMO - Le Beatitudini sono al centro della predicazione di Gesù, riprendono e portano a perfezione le promesse di Dio, fatte a partire da Abramo. Dipingono il volto stesso di Gesù, caratterizzano l'autentica vita cristiana e svelano all'uomo il fine ultimo del suo agire: la beatitudine eterna.

LUMEN - Le Beatitudini sono al centro della predicazione di Gesù, riprendono e portano a perfezione le promesse di vita eterna, fatte dalla religione. Dipingono un obbiettivo inesistente, caratterizzano l'illusoria attesa cristiana e nascondono all'uomo il fine ultimo del suo agire: la felicità su questa terra.



361. In che rapporto sono le Beatitudini col desiderio di felicità dell'uomo?

CATECHISMO - Esse rispondono all'innato desiderio di felicità che Dio ha posto nel cuore dell'uomo per attirarlo a sé e che solo lui può saziare.

LUMEN - Esse rispondono all'innato desiderio di felicità con un falso scopo che prende  posto nel cuore dell'uomo per attirarlo ad un’altra vita, che non esiste e che pertanto non può saziare.



362. Che cos'è la beatitudine eterna?

CATECHISMO - È la visione di Dio nella vita eterna, in cui noi saremo pienamente «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4), della gloria di Cristo e del godimento della vita trinitaria. La beatitudine oltrepassa le capacità umane: è un dono soprannaturale e gratuito di Dio, come la grazia che ad essa conduce. La beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte morali decisive riguardo ai beni terreni, stimolandoci ad amare Dio al di sopra di tutto.

LUMEN – Non può esistere, perché oltrepassa le capacità umane: è un invenzione  soprannaturale e indimostrabile della religione, come la grazia che ad essa è associata. La beatitudine promessa pone il credente di fronte a scelte morali impossibili riguardo ai beni terreni, stimolandolo ad accettare la sofferenza al di sopra della propria felicità.

2 commenti:

  1. COMMENTO di SERGIO (inserito da me per motivi tecnici).

    Io continuo a non capire l'importanza delle Beatitudini - che a parer mio sono inservibili, nonostante la fissazione bimillenaria su di esse e le biblioteche che sono state scritte a commento.
    Del resto basta leggere i passi del catechismo in merito alle Beatitudini, riportati qui sopra, per rendersi conto della loro astrattezza e inutilità: parole vuote di contenuti reali, «bei discorsi» per i poveri di spirito che non capiscono, ma s'illudono che significhino qualcosa. I predicatori hanno avuto sempre gioco facile con i poveri fedeli: l'importante è fare colpo, soggiogarli con l'eloquenza.

    Trovo invece razionali, ragionevoli, comprensibili e condivisibili le repliche di Lumen.

    Dio è il massimo dell'astrazione. Si può «amare» un'astrazione, un concetto, un principio? No, noi tutti amiamo persone e cose concrete: la loro perdita ci addolora profondamente, mentre i concetti e i principi sono sì importanti ma non possiamo «amarli»
    Che parola abusata e mal compresa questo amore! Quando poi ne parlano i preti o il papa viene da ridere. Loro «amano» tutti - ma amare tutti significa non amare nessuno veramente. Tutti sono infatti uguali e «fungibili» (cioè uno vale l'altro). Tra l'umana simpatia che possiamo o dovremmo persino provare per il nostro prossimo e l'amore c'è una bella differenza. L'amore è esclusivo, piaccia o non piaccia ai «comunisti» (per i quali l'individuo non conta un cazzo, conta solo la collettività). Sono comunisti sia i cattolici doc che i marxisti.

    Ma si dice che il papa felicemente regnante «ami» i gatti! Ecco un tratto umano simpatico: il nostro teologo ammira e vuol bene a un essere splendido, il micio, ne è attratto e se ne prende cura. Direi che questo è vero amore. Concreto, non astratto. Prima viene l'attrazione - e noi siamo dapprima soggetti passivi quando c'innamoriamo, siamo irresistibilmente attratti. Ma come faccio ad essere attratto da un concetto, un'astrazione, una parola, e amare qualcosa che non si vede e non si sente, che si può solo pensare come Dio?
    Un teologo (che ammiro) dice che Dio si rivela nella persona che amiamo. Sarà. Ma è questa persona che amo, non Dio che si manifesta in questa persona.
    Quando Madre Teresa di Calcutta diceva "Io vedo Cristo in ogni povero" mi arrabbiavo. Perché se vedi Cristo in chi ti sta davanti non vedi quella persona reale - che diventa un rimando al fantomatico Cristo. Insomma, mi servo di te - persona umana bisognosa di vero interessamento e affetto - per pensare invece a "quello" (Gesù).

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  2. Caro Sergio, condivido senz'altro le tue considerazioni, ed in particolare l'ultima frase su quel mito al contrario che è Madre Teresa di Calcutta.

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