Il dialogo che segue, che si svolge tra lo scienziato pisano Galileo Galilei e l’inquisitore spagnolo Tomas de Torquemada, è liberamente tratto dal capitolo XXIII dei “Promessi Sposi”, in cui Alessandro Manzoni mette di fronte il Cardinale Borromeo e l'Innominato. LUMEN
GALILEO – Cos’è questo trapestio ? Chi è qui ? Che vedo ?
TORQUEMADA – Messer Galileo…
GALILEO – Oh, che preziosa visita è questa !
TORQUEMADA – Ma che dite…
GALILEO - E quanto vi devo esser grato d’una sì buona risoluzione; quantunque per me abbia un po’ del rimprovero !
TORQUEMADA – Rimprovero ?
GALILEO - Certo, m’è un rimprovero, ch’io mi sia lasciato prevenir da voi; quando, da tanto tempo, tante volte, avrei dovuto venir da voi io.
TORQUEMADA - Da me, voi ! Sapete chi sono ? V’hanno detto bene il mio nome ?
GALILEO - E questa consolazione ch’io sento, e che, certo, vi si manifesta nel mio aspetto, vi par egli ch’io dovessi provarla all’annunzio, alla vista d’uno sconosciuto ? Siete voi che me la fate provare; voi, dico, che avrei dovuto cercare; voi che almeno ho tanto amato e pianto, per cui ho tanto sospirato; voi, de’ miei fratelli umani, che pure amo tutti e di cuore, quello che avrei più desiderato d’accogliere e d’abbracciare, se avessi creduto di poterlo sperare. Ma la Ragione sa fare Ella solo le maraviglie, e supplisce alla debolezza, alla lentezza de’ suoi poveri servi.
TORQUEMADA – Sono commosso, sbalordito; non so che dire.
GALILEO - E che ? Voi avete una buona nuova da darmi, e me la fate tanto sospirare ?
TORQUEMADA - Una buona nuova, io ? Ho l’inferno nel cuore; e vi darò una buona nuova ? Ditemi voi, se lo sapete, qual è questa buona nuova che aspettate da un par mio.
GALILEO - Che la Ragione v’ha toccato il cuore, e vuol farvi sua.
TORQUEMADA – Ragione, Ragione ! Se la vedessi ! Se la sentissi ! Dov’è questa Ragione?
GALILEO - Voi me lo domandate ? Voi ? E chi più di voi l’ha vicino ? Non ve lo sentite in cuore, che v’opprime, che v’agita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo v’attira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, d’una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, l’imploriate ?
TORQUEMADA - Oh, certo ! Ho qui qualche cosa che m’opprime, che mi rode ! Ma la Ragione ! Se c’è questa Ragione, se è quello che dicono, cosa volete che faccia con me ?
GALILEO - Cosa può far la Ragione di voi ? Cosa può farne ? Un segno della sua potenza e della sua lungimiranza: vuol cavar da voi una gloria che nessun altro gli potrebbe dare. Che il mondo gridi da tanto tempo contro di voi, che mille e mille voci detestino le vostre opere, che gloria ne viene alla Ragione ?
TORQUEMADA - Son voci di terrore.
GALILEO – Sì, Son voci di terrore, son voci d’interesse; voci forse anche di giustizia, ma d’una giustizia così facile, così naturale ! Alcune forse, pur troppo, d’invidia di codesta vostra sciagurata potenza, di codesta, fino ad oggi, deplorabile sicurezza d’animo. Ma quando voi stesso sorgerete a condannare la vostra vita, ad accusar voi stesso, allora…
TORQUEMADA – Allora ?
GALILEO - Allora la Ragione sarà glorificata ! E voi domandate cosa la Ragione possa far di voi ? Chi son io pover’uomo, che sappia dirvi fin d’ora che profitto possa ricavar da voi una tale potenza quale la Ragione ? Cosa possa fare di codesta volontà impetuosa, di codesta imperturbata costanza, quando l’abbia animata, infiammata d’amore, di speranza, di pentimento ? Chi siete voi, pover’uomo, che vi pensiate d’aver saputo da voi immaginare e fare cose più grandi nel male, che la Ragione non possa farvene volere e operare nel bene ? Cosa può la Ragione far di voi ? E perdonarvi ?
TORQUEMADA – Perdonarmi ?
GALILEO – Sì, perdonarvi. E farvi salvo. E compire in voi l’opera della redenzione. Non son cose magnifiche e degne di Lei ? Oh pensate ! Se io omiciattolo, io miserabile, e pur così pieno di me stesso, io qual mi sono, mi struggo ora tanto della vostra sorte, che per essa darei con gaudio (Ella m’è testimonio) questi pochi giorni che mi rimangono: oh pensate quanta, quale debba essere la lungimiranza di colei, la Ragione, che m’infonde questa così imperfetta, ma così viva scienza; come vi ami, come vi voglia quella che mi comanda e m’ispira una fratellanza per voi che mi divora !
TORQUEMADA – Oh sì. Lasciate ch’io pianga.
GALILEO – Ragione grande e buona ! Che ho mai fatto io, servo inutile, pensatore sonnolento, perchè Voi mi chiamaste a questo convito di gioia, perché mi faceste degno d’assistere a un sì giocondo prodigio !
TORQUEMADA – No ! Non tenetemi la mano. Lontano, lontano da me voi: non lordate quella mano innocente e benefica. Non sapete tutto ciò che ha fatto questa che volete stringere.
GALILEO - Lasciate, lasciate ch’io stringa codesta mano che riparerà tanti torti, che spargerà tante beneficenze, che solleverà tanti afflitti, che si stenderà disarmata, pacifica, umile a tanti nemici.
TORQUEMADA – E’ troppo ! Lasciatemi, signore; buon Galileo, lasciatemi. Un popolo affollato v’aspetta; tante persone buone, tanti onesti e sinceri, tanti venuti da lontano, per vedervi una volta, per sentirvi: e voi vi trattenete... con chi !
GALILEO - Lasciamo le novantanove pecorelle, sono in sicuro sul monte della Ragione: io voglio ora stare con quella ch’era smarrita. Quelle persone son forse ora ben più contente, che di vedere questo povero scienziato. Forse la Ragione, che ha operato in voi il prodigio della misericordia, diffonde in esse una gioia di cui non sentono ancora la cagione.
TORQUEMADA – Che dite ?
GALILEO - Quel popolo è forse unito a noi senza saperlo: forse lo spirito della scienza mette ne’ loro cuori un ardore indistinto di solidarietà, una richiesta ch’esaudisce per voi, un rendimento di gioia di cui voi siete l’oggetto non ancor conosciuto. Lasciatevi abbracciare.
TORQUEMADA – Oh, Ragione veramente grande ! Ragione veramente buona ! io mi conosco ora, comprendo chi sono; le mie iniquità mi stanno davanti; ho ribrezzo di me stesso; eppure..., eppure provo un refrigerio, una gioia, sì una gioia, quale non ho provata mai in tutta questa mia orribile vita !
GALILEO - È un saggio, che la Ragione vi dà per cattivarvi al suo servizio, per animarvi ad entrar risolutamente nella nuova vita in cui avrete tanto da disfare, tanto da riparare, tanto da piangere!”
TORQUEMADA - Me sventurato ! Quante, quante cose, le quali non potrò se non piangere ! Ma almeno ne ho d’intraprese, d’appena avviate, che posso, se non altro, rompere a mezzo: una ne ho, che posso romper subito, disfare, riparare.
GALILEO - Ah, non perdiam tempo ! Beato voi ! Questo è pegno della forza della Ragione ! Far sì che possiate diventare strumento di salvezza a chi volevate esser di rovina. La Ragione v’ha illuminato !
TORQUEMADA – Allora andiamo.
GALILEO – Sì, orsù, andiamo.