Torno a parlare di cinema, ma questa volta il post è dedicato a 2 film italiani, sempre scelti fra i miei preferiti.
I testi sono tratti, anche in questo caso, dal sito specializzato 'Gli Spietati'.
LUMEN
I testi sono tratti, anche in questo caso, dal sito specializzato 'Gli Spietati'.
LUMEN
PERFETTI SCONOSCIUTI (2016)
TRAMA - Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle nostre Sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare?
<< L'idea alla base della sceneggiatura (quella del patto tra i convitati di denudarsi emotivamente, attraverso l'uso condiviso del proprio cellulare) non è soltanto molto efficace, ma è soprattutto sviluppata con perizia, assecondando un disegno dei personaggi perfettamente calibrato; i loro caratteri vengono delineati gradualmente, il piano delle rivelazioni non è mai precipitoso, l'assetto dei dialoghi sempre solido, l'alternanza dei punti di vista molto fluida, la partita degli equivoci e degli scambi di ruolo viene condotta con puntualità.
Genovese (...) si muove con sicurezza sul suo terreno congeniale, quello nel quale l'immedesimazione dello spettatore è inevitabile: se i cellulari sono diventati delle scatole nere dell'esistenza, il loro contenuto, svelato, può mettere in pericolo anche gli equilibri in apparenza più saldi; la coscienza di un tale pericolo, insito nella pratica di svelamento della propria privacy, va a toccare, dietro la maschera dello scherzo e del divertimento conviviale, un tabù. E come tabù, la questione, verrà identificata, passo dopo passo, dal film.
L'incantesimo dell'eclisse, (…) ribadisce in realtà il punto: non penserete davvero che delle persone che, come tutte, hanno segreti e bugie da nascondere, possano scientemente arrivare a mettersi in gioco così tanto? Non penserete davvero che una sfida siffatta possa essere accettata? Non penserete davvero che questo tabù (eccolo) possa essere infranto?
No, è l'evento astronomico a stravolgere la normale logica comportamentale e a condurre queste persone a mettersi in gioco, ad affrontare le conseguenze della loro sfida. E quando l'effetto dell'eclisse sarà passato tutto tornerà alla normalità e quel disvelamento si scoprirà mai avvenuto. Le cose sono state viste, per un attimo, sotto una luce diversa: una luce accecante, uniforme, che non permette ombre, chiaroscuri, che rende tutto innaturalmente, mostruosamente chiaro (le opinioni personali, i tradimenti, le considerazioni reciproche, i pregiudizi, le scorrettezze).
Quindi, una volta denudate tutte le piste narrative, il confronto diventa gioco al massacro, l'intreccio rivela problematicità serie, si fa potenzialmente tragico, il film virando improvvisamente (come spesso avviene nei lavori del regista) sul dramma.
Perfetti sconosciuti, insomma, narra consapevolmente di un'ipotesi limite, di uno svelamento impossibile: è un 'what would happen' che, aprendo uno squarcio sulla sostanza reale dei rapporti (tutti), mostra come essi funzionino, come si reggano su menzogne, rassegnazioni, rifiuti ad accettare la realtà, prese d'atto delle altrui inadeguatezze. Nell'intuire questo ambito e nel muoversi in esso con acume e la necessaria accortezza, senza inciampare in facilonerie, nel suo mostrare, anche spietatamente, un nervo scoperto, nella direzione sensibile di un cast ispirato, sta il merito del film, il più maturo ad oggi del regista. (Luca Pacilio) >>
THE PLACE (2017)
TRAMA - Un misterioso uomo siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto a esaudire i più grandi desideri di otto visitatori, in cambio di compiti da svolgere. Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri?
<< The Place è il 'Posto' in cui le storie non si svolgono, ma si raccontano. Di quanto accade fuori dal 'Posto' non vediamo nulla, possiamo solo supporre che i racconti che ascoltiamo rispondano a eventi reali o che aderiscano perfettamente, nella sostanza, alle parole scelte per descriverli. Più di ciò che si racconta, conta chi lo fa, come lo fa e in che rapporto è con chi sta ascoltando, perché è in questi elementi che risiede la narrazione di primo grado, ovvero quello che stiamo guardando. (...)
Per questo il momento più interessante del film è quello in cui l’anziana moglie del malato di Alzheimer (Giulia Lazzarini) dichiara di voler mettere la bomba in The Place: perché finalmente la narrazione esterna farebbe irruzione all’interno del luogo in cui le storie vengono narrate e le avvalorerebbe (...). Ovviamente l’attentato rimane una pura minaccia, la constatazione dell’evento non ci è data: non sapremo mai se quella bomba è stata effettivamente costruita. (...)
Il film (…) è una raccolta automatica di sipari (la teatralità è già suggerita dall’unità di luogo), di dialoghi a due (eccezionalmente a tre) con cambi regolari di personaggi (pletora di primi piani - stretti e strettissimi), infilati come perle in successione nella collana-film. L’intrecciarsi delle storie fa sì che non ci si perda nessun pezzo, che si ascolti anche l’avventore della cui vicenda ci importa meno perché comunque collegata al disegno generale. (...)
Così lo schema è sempre a vista (apertura, sviluppo, chiusura), la struttura parcellizzata evidente (le micropuntate suggerite dalle dissolvenze), gli automatismi dell’operazione annullando carne e sangue che, se ci sono in potenza, nei fatti non si riscontrano perché l’arido congegno è più forte della sostanza con la quale lo si nutre.
Così, di The Place si apprezza soprattutto (...) la coralità (di qui la sfilata di attori di nome e riconoscibili) che si collega alla molteplicità di storie che si intrecciano (...), la contemporaneità come sfondo e chiave di lettura, l’indagine sulla morale, le puntuali verifiche sul campo del politicamente corretto (se potessi sovvertire l’ordine naturale delle cose, che cosa sarei disposto a fare per ottenere quello che desidero?), il tocco fanta-mystery (...).
La tensione, [però], è tutta posticcia, perché è evidente che alla fine nessuna spiegazione verrà fornita e che quello che vincola lo spettatore alla visione è solo la curiosità di conoscere il finale di ciascun filo narrativo; (...) come un racconto che di misteri si nutre, ma che si guarda bene dallo spiegarli, perché delle due una: a) non saprebbe come; b) ne fornirebbe una soluzione deludente. (...)
Quello che intriga di più, semmai, è il ruolo del personaggio interpretato da Mastandrea, non come diavolo che esaudisce un desiderio e ti chiede l’anima (si parla non a caso di un patto), ma piuttosto come raccoglitore di storie e di stati d’animo, come rigoroso analista di atteggiamenti e reazioni, il che farebbe presupporre che il potere di cui è detentore derivi da un naturale, e molto approfondito (matto, disperatissimo) studio della natura umana.
Ecco, allora, che si può leggere tutto in chiave psicanalitica perché la questione sulla quale il film invita a riflettere non è tanto su dove si spinga ciascun personaggio per ottenere ciò che vuole, ma sul come la sua decisione non nasca mai da un impulso, ma da una riflessione ponderata, lucida, tormentata. (Luca Pacilio) >>
<< L'idea alla base della sceneggiatura (quella del patto tra i convitati di denudarsi emotivamente, attraverso l'uso condiviso del proprio cellulare) non è soltanto molto efficace, ma è soprattutto sviluppata con perizia, assecondando un disegno dei personaggi perfettamente calibrato; i loro caratteri vengono delineati gradualmente, il piano delle rivelazioni non è mai precipitoso, l'assetto dei dialoghi sempre solido, l'alternanza dei punti di vista molto fluida, la partita degli equivoci e degli scambi di ruolo viene condotta con puntualità.
Genovese (...) si muove con sicurezza sul suo terreno congeniale, quello nel quale l'immedesimazione dello spettatore è inevitabile: se i cellulari sono diventati delle scatole nere dell'esistenza, il loro contenuto, svelato, può mettere in pericolo anche gli equilibri in apparenza più saldi; la coscienza di un tale pericolo, insito nella pratica di svelamento della propria privacy, va a toccare, dietro la maschera dello scherzo e del divertimento conviviale, un tabù. E come tabù, la questione, verrà identificata, passo dopo passo, dal film.
L'incantesimo dell'eclisse, (…) ribadisce in realtà il punto: non penserete davvero che delle persone che, come tutte, hanno segreti e bugie da nascondere, possano scientemente arrivare a mettersi in gioco così tanto? Non penserete davvero che una sfida siffatta possa essere accettata? Non penserete davvero che questo tabù (eccolo) possa essere infranto?
No, è l'evento astronomico a stravolgere la normale logica comportamentale e a condurre queste persone a mettersi in gioco, ad affrontare le conseguenze della loro sfida. E quando l'effetto dell'eclisse sarà passato tutto tornerà alla normalità e quel disvelamento si scoprirà mai avvenuto. Le cose sono state viste, per un attimo, sotto una luce diversa: una luce accecante, uniforme, che non permette ombre, chiaroscuri, che rende tutto innaturalmente, mostruosamente chiaro (le opinioni personali, i tradimenti, le considerazioni reciproche, i pregiudizi, le scorrettezze).
Quindi, una volta denudate tutte le piste narrative, il confronto diventa gioco al massacro, l'intreccio rivela problematicità serie, si fa potenzialmente tragico, il film virando improvvisamente (come spesso avviene nei lavori del regista) sul dramma.
Perfetti sconosciuti, insomma, narra consapevolmente di un'ipotesi limite, di uno svelamento impossibile: è un 'what would happen' che, aprendo uno squarcio sulla sostanza reale dei rapporti (tutti), mostra come essi funzionino, come si reggano su menzogne, rassegnazioni, rifiuti ad accettare la realtà, prese d'atto delle altrui inadeguatezze. Nell'intuire questo ambito e nel muoversi in esso con acume e la necessaria accortezza, senza inciampare in facilonerie, nel suo mostrare, anche spietatamente, un nervo scoperto, nella direzione sensibile di un cast ispirato, sta il merito del film, il più maturo ad oggi del regista. (Luca Pacilio) >>
THE PLACE (2017)
TRAMA - Un misterioso uomo siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto a esaudire i più grandi desideri di otto visitatori, in cambio di compiti da svolgere. Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri?
<< The Place è il 'Posto' in cui le storie non si svolgono, ma si raccontano. Di quanto accade fuori dal 'Posto' non vediamo nulla, possiamo solo supporre che i racconti che ascoltiamo rispondano a eventi reali o che aderiscano perfettamente, nella sostanza, alle parole scelte per descriverli. Più di ciò che si racconta, conta chi lo fa, come lo fa e in che rapporto è con chi sta ascoltando, perché è in questi elementi che risiede la narrazione di primo grado, ovvero quello che stiamo guardando. (...)
Per questo il momento più interessante del film è quello in cui l’anziana moglie del malato di Alzheimer (Giulia Lazzarini) dichiara di voler mettere la bomba in The Place: perché finalmente la narrazione esterna farebbe irruzione all’interno del luogo in cui le storie vengono narrate e le avvalorerebbe (...). Ovviamente l’attentato rimane una pura minaccia, la constatazione dell’evento non ci è data: non sapremo mai se quella bomba è stata effettivamente costruita. (...)
Il film (…) è una raccolta automatica di sipari (la teatralità è già suggerita dall’unità di luogo), di dialoghi a due (eccezionalmente a tre) con cambi regolari di personaggi (pletora di primi piani - stretti e strettissimi), infilati come perle in successione nella collana-film. L’intrecciarsi delle storie fa sì che non ci si perda nessun pezzo, che si ascolti anche l’avventore della cui vicenda ci importa meno perché comunque collegata al disegno generale. (...)
Così lo schema è sempre a vista (apertura, sviluppo, chiusura), la struttura parcellizzata evidente (le micropuntate suggerite dalle dissolvenze), gli automatismi dell’operazione annullando carne e sangue che, se ci sono in potenza, nei fatti non si riscontrano perché l’arido congegno è più forte della sostanza con la quale lo si nutre.
Così, di The Place si apprezza soprattutto (...) la coralità (di qui la sfilata di attori di nome e riconoscibili) che si collega alla molteplicità di storie che si intrecciano (...), la contemporaneità come sfondo e chiave di lettura, l’indagine sulla morale, le puntuali verifiche sul campo del politicamente corretto (se potessi sovvertire l’ordine naturale delle cose, che cosa sarei disposto a fare per ottenere quello che desidero?), il tocco fanta-mystery (...).
La tensione, [però], è tutta posticcia, perché è evidente che alla fine nessuna spiegazione verrà fornita e che quello che vincola lo spettatore alla visione è solo la curiosità di conoscere il finale di ciascun filo narrativo; (...) come un racconto che di misteri si nutre, ma che si guarda bene dallo spiegarli, perché delle due una: a) non saprebbe come; b) ne fornirebbe una soluzione deludente. (...)
Quello che intriga di più, semmai, è il ruolo del personaggio interpretato da Mastandrea, non come diavolo che esaudisce un desiderio e ti chiede l’anima (si parla non a caso di un patto), ma piuttosto come raccoglitore di storie e di stati d’animo, come rigoroso analista di atteggiamenti e reazioni, il che farebbe presupporre che il potere di cui è detentore derivi da un naturale, e molto approfondito (matto, disperatissimo) studio della natura umana.
Ecco, allora, che si può leggere tutto in chiave psicanalitica perché la questione sulla quale il film invita a riflettere non è tanto su dove si spinga ciascun personaggio per ottenere ciò che vuole, ma sul come la sua decisione non nasca mai da un impulso, ma da una riflessione ponderata, lucida, tormentata. (Luca Pacilio) >>
Due degli attori di 'Perfetti Sconosciuti', i bravissimi Edoardo Leo e Giusppe Battiston, sono i protagonisti anche di un altro bel film italiano, IO C'E', in cui un albergatore romano si inventa una nuova religione solo per pagare meno tasse.
RispondiEliminaEcco una breve recensione tratta dal web (sito MyMovies):
<< Esilarante commedia mista di sacro e profano "Io c'è"; irriverente verso tutte le follie delle religioni come le loro regole, comandamenti e dettami...
Tra risate a crepapelle, si individua comunque, lo stile di vita che viene suggerito dalle migliori filosofie dei nostri tempi, come il pensiero di Louise Hay e il suo lavoro allo specchio, come la libertà sessuale da Osho e la sua idea di ”Uomo Nuovo”: un uomo nuovo la cui esistenza si fonda sulla consapevolezza, l’affermazione della vita e della libertà.
Consigliatissimo per 100 minuti di piacevole serata al cinema. >>