venerdì 19 novembre 2021

Perchè il Cristianesimo ha conquistato Roma

E' noto che il Cristianesimo, da un punto di vista formale, “conquistò” l'Impero Romano per merito dell'imperatore Costantino e delle sue riforme. 

Da Wiki: << Quando, nel 306, Costantino divenne imperatore, la religione cristiana conobbe una legittimazione e a un'affermazione impensabili solamente fino a pochi anni prima, ricevendo prima diritti e poi addirittura privilegi. Era consuetudine che ogni nuovo imperatore proponesse il culto di una nuova divinità, la scelta di Costantino a favore del Dio dei cristiani fu da lui spiegata a seguito di un sogno premonitore prima della sua grande vittoria nella battaglia di Ponte Milvio.

Costantino avviò una sempre più sistematica integrazione della Chiesa all'interno delle strutture politico-amministrative dello Stato. Una serie di editti successivi restituirono alla Chiesa cristiana le proprietà precedentemente confiscate, sovvenzionando le sue attività e sollevando il clero dai pubblici uffici. >>

Ma i motivi profondi di quella conquista, che storicamente appare sorprendente e poco prevedibile, vanno molto al di là di quelli formali. 

Una ipotesi interessante è quella elaborata da Marco Pierfranceschi in questo breve testo, tratto dal suo blog Mammifero Bipede. 

LUMEN 

 

<< Perché una narrazione collettiva (costrutto culturale, ideologia o come vogliamo definirla) si affermi, essa deve soddisfare una serie di esigenze umane primarie: bisogni materiali (nutrimento, rifugio dalle intemperie, benessere materiale); bisogni emozionali (senso di sicurezza, appartenenza, relazione); bisogni irrazionali (sollievo dall’incertezza del futuro e dalla paura della morte).

Su questi tre pilastri poggia pressoché ogni forma di governo, o cultura complessa, apparsa sul pianeta.

L’organizzazione dei bisogni materiali è necessaria per garantire il benessere degli individui ed il successo della cultura, l’organizzazione dei bisogni emozionali è quello che fa da collante tra le moltitudini di sconosciuti che fanno parte della collettività, l’organizzazione dei bisogni irrazionali (...) gestisce il benessere psichico della popolazione.

Dall’equilibrio tra queste tre componenti deriva il successo della cultura stessa. Per meglio comprendere questo punto possiamo osservare i processi in atto nella transizione dal paganesimo al cristianesimo nell’impero romano, avvenuta nei primi secoli dopo Cristo.

La cultura romana imperiale aveva il proprio punto di forza nell’organizzazione dei bisogni materiali, il senso di sicurezza veniva soddisfatto, per una parte della popolazione, dalla potenza militare e dall’appartenenza alla casta privilegiata dei cittadini romani. Per contro i lavori pesanti venivano effettuata da schiavi che non godevano di alcun diritto.

Sul piano dei bisogni irrazionali la teologia pagana risultava parimenti ipertrofica e lacunosa, il numero e la varietà di divinità enorme e caotico, le aspettative post-mortem non particolarmente entusiasmanti: l’aldilà dei romani era un luogo tetro, in cui rimpiangere per l’eternità le gioie della vita. L’emergere di tale cultura in popolazioni guerriere ne dirige la collocazione più in prossimità delle categorie comportamentali legate alla competizione.

L’ideologia cristiana, per contro, emerge in una regione arida ed avara di risorse, la Palestina, come evoluzione della religione monoteista ebraica, in un’epoca in cui il suddetto territorio è occupato militarmente e governato dalle legioni romane. Per reazione a ciò, il baricentro di questa ideologia/teologia risulta spostato molto più in prossimità delle categorie comportamentali legate alla cooperazione.

Sul piano dei bisogni materiali il cristianesimo eredita, dalla religione ebraica, la fede in una singola divinità. Lega i bisogni emotivi a poche semplici regole di vita: uguaglianza tra gli uomini e fratellanza universale, e promette un aldilà di gioia e pienezza a compensare una vita di fatica e sofferenze. Tale prospettiva di vita viene facilmente accolta dalle fasce povere della popolazione, che in essa vedono meglio rappresentati i propri bisogni esistenziali.

L’ideologia cristiana di una fratellanza universale entra perciò in diretta contrapposizione con la politica economica imperiale, basata sull’occupazione manu-militari e sull’asservimento e riduzione in schiavitù di intere popolazioni. L’uguaglianza tra gli uomini non consente la riduzione in schiavitù, che è alla base della politica economica imperiale: per questo motivo il cristianesimo viene inizialmente perseguitato.

Tuttavia l’efficienza della macchina imperiale nel provvedere ai bisogni materiali, basata sul saccheggio e sullo sfruttamento delle popolazioni asservite, è un meccanismo che perde efficacia man mano che i confini imperiali si allargano verso l’esterno. Più l’impero si espande, meno ricchezza riesce a generare. Più la popolazione si impoverisce, più la teologia cristiana, egalitaria e solidale, tende a soppiantare la teologia pagana.

Nell’arco di pochi secoli l’impero romano d’occidente collassa definitivamente, ed una popolazione europea vasta ed impoverita finisce col convertirsi in massa al cristianesimo, in un processo che segna il passaggio dall’Età Antica al Medioevo.

Un percorso inverso appare quello che conduce dal Medioevo all’Età Moderna, segnato da due eventi concomitanti: l’avvio di una nuova fase di conquista e saccheggio iniziata con la scoperta del continente americano e lo sviluppo di un costrutto culturale radicalmente diverso dall’impostazione fideistica, il Metodo Scientifico, dalle cui scoperte deriverà la Rivoluzione Industriale.

La nuova era coloniale è caratterizzata da produzione (saccheggio) di beni e da un aumentato soddisfacimento dei bisogni materiali (ottenuti a spese di popolazioni meno tecnologicamente avanzate, che vengono espropriate delle proprie terre e possedimenti e ridotte in schiavitù). Le esigenze mercantili entrano in conflitto con il retaggio culturale cristiano, la cui filosofia di vita tende ad opporsi allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Come già argomentato, gli ideali di fratellanza universale vengono più facilmente accolti ed adottati da popolazioni in condizioni di generale scarsità, mentre la disponibilità di ricchezze va a braccetto con le pulsioni più egoistiche dell’animo umano. La nuova era mercantile e la rinascita degli imperi coloniali segna un progressivo distacco delle popolazioni europee dagli ideali di solidarietà propugnati dalla filosofia cristiana. >>

MARCO PIERFRANCESCHI


10 commenti:

  1. COMMENTO DI SERGIO:

    Il cristianesimo si è imposto innanzi tutto per opera di Costantino che ne ha fatto la sua base ideologica (“Un solo Dio in cielo, un solo imperatore in Terra”), preludio al connubio trono e altare.
    Ma l’essenza del cristianesimo (amore del prossimo, uguaglianza di tutti gli esseri umani, vedi Paolo) andava anche incontro alle aspettative della plebe o di gran parte dell’umanità.

    Una cosa lo stesso m’intriga. Come hanno potuto un popolo e un potere guerrafondaio e crudele come quello romano (i Romani hanno guerreggiato ogni anno nella loro storia millenaria, salvo che nel 230 o 236 avanti Cristo) far proprio un’ideologia imbelle o poco virile come quella cristiana per la quale Nietzsche provava repulsa e ribrezzo (l’esaltazione della fragilità e debolezza umana, della fratellanza universale) ?
    In parte, ma solo in parte capisco Nietzsche: è naturale l’attrazione della forza, della bellezza, della salute. Se leggi Avvenire è tutto un inno alla malattia, ai down, agli sfigati al cui servizio dovremmo tutti metterci secondo Bergoglio.
    Il mondo un lazzaretto dove i normodotati devono aiutare i poveri e derelitti. Ma se i cosiddetti normodotati non creano ricchezza che vuoi aiutare.

    Sia Croce che Russel dicevano che non possiamo non dirci cristiani. Ma che significa concretamente? Diceva Stendhal che anche senza cristianesimo i costumi si sarebbero addolciti col tempo, specie con l’avanzare
    della civiltà. Quando si sta bene si è in genere più tolleranti, si pensa soprattutto a godersela, ciò che promuove la convivialità (ovviamente con incidenti di percorso).

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    1. << Come hanno potuto un popolo e un potere guerrafondaio e crudele come quello romano (...) far proprio un’ideologia imbelle o poco virile come quella cristiana ? >>

      Per il popolo non so (credo che c'entri il peggioramento delle condizioni di vita, che portò poi, col tempo, al crollo dell'impero), ma per i governanti io una risposta ce l'avrei.
      E cioè che il cristianesimo, essendo una religione passiva, che induce alla rinuncia ed all'accettazione, risulta perfetta per le necessità delle elites governanti, che devono tenere buona la popolazione.

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  2. COMMENTO DI GP VALLA

    L'articolo di Pierfranceschi pone l'attenzione su un passaggio fondamentale della storia mondiale, la cristianizzazione dell' Impero romano, e formula delle ipotesi sulle sue cause (dottrine semplici e seduttive, fraternità e promesse escatologiche).
    Bisogna riconoscere in primo luogo che le fonti sulla storia della Chiesa, soprattutto per i primi secoli, sono poche; inoltre sono state oggetto di selezione e di censura da parte dei cristiani per secoli.
    Dall'articolo sembrerebbero essersi contrapposti solo la religione classica romano-greca da una parte ed il Cristianesimo dall'altra; in realtà nell'ambiente tollerante della Roma "pagana" i culti erano innumerevoli: da quelli egizi a quelli siriaci, dal mitraismo allo gnosticismo, alle speculazioni filosofico-religiose del neoplatonismo etc. Ce n'era per tutti i gusti...
    Le promesse escatologiche cristiane sono poi piuttosto vaghe: nel Nuovo Testamento si parla dell' inferno (tenebre e stridor di denti, fuoco eterno), ma non si dice mai quale sia in concreto l'esistenza in Paradiso; quanto al Vecchio Testamento, lo Sheol somiglia molto all'Ade greco-romana. Il paradiso islamico è più invitante.
    Certo l'universalismo cristiano e l'ammissione anche delle donne e degli schiavi può aver favorito il Cristianesimo (segue)

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  3. COMMENTO DI GPVALLA (seconda parte)

    rispetto a culti iniziatici o riservati a categorie particolari, comunque la concorrenza era forte.
    Si è ipotizzato anche che la coesione delle comunità e l'aiuto reciproco all'interno delle stesse abbia favorito il Cristianesimo durante la grande peste antonina; certo comunque ai tempi di Costantino la Chiesa era una realtà non trascurabile, ma neppure dominante.
    A mio avviso Sergio ha ragione: la svolta si ha con Costantino (e i suoi successori). La combinazione di un potere impersonale illimitato e di un'ideologia fanatica e intollerante hanno poi imposto in pochi decenni il Cristianesimo a tutto l'Impero, ben più con la coercizione e la violenza che con la predicazione e l'esempio. Oggi ancora si venerano i martiri cristiani - veri o inventati - ma quelli pagani sono stati semplicemente cancellati dalla storia (solo di Ipazia di Alessandria è rimasta memoria).
    Le successive conversioni di popoli interi si spiegano con l'adesione al Cristianesimo dei relativi sovrani, per lo più per motivi politici, oppure con la coercizione pura e semplice, ben più che con un'attrattiva particolare della religione; quanto all' effettiva sincerità delle il conversioni, è meglio sorvolare...
    E' significativo del resto che, laddove gli eserciti europei (cristiani) non sono arrivati, o non hanno imposto la conversione bon gré mal gré, il Cristianesimo non si è affermato se non marginalmente.

    Quanto alla domanda di Sergio sulla compatibilità del Cristianesimo con l'ideologia e i valori romani, mi pare che la risposta sia che la politica e la prassi imperiale non hanno subito mutamenti dopo l'adozione del Cristianesimo a religione di Stato: gli imperatori hanno solo sostituito Gesù a Giove; "Gott mit uns" o "In God we trust" sono sempre uguali, quale che sia il Dio invocato, e la successiva storia dell'Europa cristiana (e poi dell'America) lo testimoniano.
    Il Cristianesimo ha comunque introdotto due veleni, che hanno indebolito l'Impero: la intolleranza religiosa e le ingerenze della Chiesa negli affari pubblici, prima entrambe sconosciute entrambe.

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    1. Caro Beppe, ti ringrazio per le tue interessanti ed approfondite analisi, che condivido in massima parte.
      Quanto alla tua ultima considerazione, credo che entrambi i "veleni" (come li chiami icasticamente tu) siano stati inevitabii.

      L'intolleanza era figlia diretta (e connaturale) del monoteismo. tanto è vero che l'Islam non è meno intollerante del Cristianesimo (anzi, forse di più, trattandosi di monoteismo veramente rigido ed assoluto).
      Quanto all'ingerenza religiosa negli affari pubblici, era una conseguenza dell'utilizzo strumentale del cristianesimo da parte degli Imperatori, i quali, poi, finirono per esserne vittime.

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  4. Belle le osservazioni di GVPalla che ringrazio. Ricordo che con l'editto di Teodosio del 398 il paganesimo è messo all'indice ed si minaccia la pena di morte ai dissidenti: da perseguitato il cristianesimo diventa persecutore e braccio destro del potere. Probabilmente il cristianesimo ha avuto successo sia per l'opera caritativa che per il miraggio della salvezza eterna, del paradiso.
    Nell'Ade romano non si distinguono peccatori e uomini pii e gli ebrei non credono nell'aldilà (almeno la maggior parte di loro).
    Ricordiamoci poi anche il famoso "cujus regio, ejus religio": i sudditi doveva no professare la religione del principe (o andarsene per non essere perseguiti, come fu il caso degli ugonotti che sciamarano anche in Svizzera, a Ginevra e pure in certe valli, per es. Poschiavo nei Grigioni). Ancora negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso cattolici e protestanti di Poschiavo si guardavano in cagnesco. Con il diffondersi della secolarizzazione queste contrapposizioni sono scomparse per fortuna.

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    1. In effetti con la secolarizzazione della società, e la conseguente laicità degli Stati, il "cujus regio, ejus religio" non ha più alcun senso.
      Ma nei tempi passati, quando la religione era la spina dorsale di una nazione, aveva una sua logica ed una sua utilità.
      D'altra parte, o si sceglie un politeismo inclusivo, come gli antichi romani, oppure - con il monoteismo - non ci sono altre soluzioni, se non il caos.

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  5. Premesso che dentro a una macro-categoria come il Cristianesimo (cercando in profondità) e' possibile rintracciare un po' di tutto, inviterei a non trascurare il fatto che il passaggio dal Paganesimo al C. NON fu un "salto quantico", bensì una serie di idee, riti, valori passarono quasi impercettibilmente dal primo al secondo (ovviamente mutatis mutandis): si pensi al tradizionale culto per la fecondità/fertilità, tuttora (in qualche maniera) presente e ahinoi operante soprattutto all'interno della Chiesa di Roma malgrado l'esplosione demografica umana degli ultimi due secoli. Poi chiaramente l'alleanza Altare-Trono da Costantino in poi ebbe un ruolo determinante... Saluti
    PS Russell scrisse 'Perché NON sono cristiano'.

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    1. Caro Claude, non solo nel Cristianesimo è possibile trovare di tutto, ma - essendo un politeismo di fatto (il monoteismo viene contraddetto già in partenza, con il dogma della trinità) - ha conservato praticamente tutte le credenze popolari dell'antichità, con minime variazioni.
      Dal culto della fertilità, che tu giustamente citi, alla divinità femminile (culto mariano), al genius loci (il santo protettore), ecc. ecc.

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    2. Esatto! In effetti (soprattutto x motivi di spazio/tempo) avevo fatto una specie di sintesi...

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