LIBERO
ARBITRIO
Le
cognizioni oggi offerte dalle neuroscienze e dall’economia
comportamentale ci hanno privato di quello che ritenevamo il libero
arbitrio, il potere di compiere scelte indipendenti: sappiamo ormai
che intervengono miliardi di neuroni nel cervello per calcolare le
probabilità di successo in una frazione di secondo e quello che
riteniamo ci piaccia d’istinto può, in realtà, essere pilotato da
chi conosce i nostri comportamenti abituali meglio di noi stessi. (…)
L’intelligenza
artificiale è destinata a superare le prestazioni persino nei
compiti che prevedono l’intuizione.
Perfino
le forme artistiche, come la musica ad esempio, possono essere
replicate grazie agli algoritmi biometrici e addirittura
‘migliorate’, rese più facilmente accette, benché tutto ciò
non significhi produrre arte di miglior livello.
Anche
le decisioni politiche, i voti di elezioni e referendum dipendono non
da ciò che pensiamo, ma da ciò che proviamo.
E
i sentimenti non guidano soltanto gli elettori, ma anche i leader.
YUVAL
HARARI
GUERRE
PERDUTE
Tutti
sanno che le guerre si possono vincere e si possono perdere, ma non
tutti tengono conto di una distinzione importantissima che sta a
monte: ci sono guerre che si possono vincere e guerre che non si
possono vincere.
E
un governo avveduto deve essere in grado di riconoscere queste
ultime, in modo da evitarle.
Qualcuno
potrebbe pensare che capire questa cosa in anticipo sia impossibile,
ma così non è.
Al
riguardo è indimenticabile il caso della guerra nel Vietnam, quando
il Generale Mc Arthur, che avrà avuto un caratteraccio ma certo era
competente, raccomandò caldamente di non impegnarsi in quel
conflitto.
Non
fu ascoltato e sappiamo com’è finita.
GIANNI
PARDO
SOSTENIBILITA’
AMBIENTALE
Lo
schiavo e lo schiavista dell’impero romano, come il servo della
gleba e il feudatario in epoca medioevale conducevano una vita
sostanzialmente eco-sostenibile.
Il
danno procurato all’ambiente dagli stili di vita produttivi e
alimentari delle classi pre-moderne era impercettibile.
Con
l’avvento della rivoluzione industriale e l’esplosione del
capitalismo tecno-scientifico l’eco-insostenibilità del sistema ha
subito un balzo in alto esponenziale ed asintotico.
Ed
esso coinvolge insieme, come in un abbraccio mortale, servo e
padrone, operaio e capitalista.
Certamente
l’oligarchia parassitaria e plutocratica, che manipola le sorti del
mondo, è infinitamente più colpevole del più povero dei
disoccupati, ma anche quest’ultimo non sfugge alla legge ferrea
dello stupro ecologico, in quanto adotta, più o meno
volontariamente, stili di vita che alimentano più squilibri
ambientali di un qualsiasi Re o Imperatore dell’antichità. (…)
E
tutti ci sentiamo in diritto di etichettare come pazzo chiunque
predichi la rinuncia ai privilegi o la decrescita.
Perché
i privilegi sono di tutti e non solo di una minoranza come accadeva
nell’ancien regime.
SOLLEVAZIONE (Mauro
Pasquinelli)
GELOSIA
Il
possessivo è colui che vuole avere la persona amata. Il geloso,
invece, è che colui che non vuole che altri l’abbiano.
Il
geloso vuole che ciò che ha lui non lo abbiano anche altri. Il puro
possessivo vuole semplicemente averlo lui, e se poi l’hanno anche
gli altri, va bene.
Certo,
parlando di una persona, se gli altri la hanno troppo, non ne rimane
per te, perché la vita è limitata nel tempo. Quindi la possessività
rappresenta comunque un limite alla disponibilità del proprio
partner per altri.
Ma
un limite relativo, dovuto alla limitatezza del tempo e delle
energie, non allo specifico bisogno (la gelosia, appunto) che nessuno
goda della persona amata e che lei non goda di nessuno.
EDOARDO
LOMBARDI VALLAURI
GIORNALISMO
ITALIANO
Mi
dispiace ma il livello dell’approfondimento dei media italiani, con
poche eccezioni, è molto basso: ogni giorno mi imbatto in articoli
frettolosi e superficiali, forse perché il giornalista deve scrivere
tanto per mettere assieme un guadagno decente, ma anche perché sopra
di lui non c’è nessuno che pretende rigore; e in un italiano
sciatto, sensazionalistico, narcisistico e frammentato che sembra
servire più a schiaffeggiare il lettore che a fargli capire
qualcosa.
Per
non parlare dell’abitudine di copia-incollare comunicati stampa o
inchieste altrui, e farci un pezzo intero – può essere utile, ma
se ne sta abusando, e poi i comunicati stampa sono praticamente
propaganda, non integrarli è pigrizia pura.
Insomma,
c’è tanta robaccia in giro, robaccia che chiunque o quasi può
fare, e il giornalista che lavora così, cioè male, finisce nello
stesso calderone di quello bravo la cui bravura nessuno apprezza, o
addirittura nessuno vede perché siamo abituati a sentir urlare più
che riflettere.
GAIA
BARACETTI
Questo benedetto libero arbitrio - senza il quale cade tutto il cattolicesimo! Esiste o non esiste? Se nessuno c'impedisce di fare qualcosa possiamo ritenerci liberi di fare o non fare quella cosa. Ma ci sono anche leggi, norme, prescrizioni, regolamenti che limitano la nostra libertà. C'è anche la natura che limita le nostre ambizioni. Astolfo poteva andare sulla luna in cerca del senno perduto solo con la fantasia, oggi invece possiamo andarci davvero sulla luna (e poi su Marte - ma per il momento è difficile immaginare di potere andare più in là, non parliamo poi di uscire dal sistema solare in cui siamo intrappolati). Ma appunto, al di là di tutti questi impedimenti non siamo almeno liberi di pensare quello che ci pare, non si parla e s'invoca la libertà di pensiero e di espressione? Ci viene in mente Boezio e la sua consolazione in carcere, la filosofia. O anche il pathos di Schiller: "L'uomo è libero, è libero - e fosse anche nato in catene!" Ma oggi sappiamo - a dire il vero lo sapeva già Schopenhauer circa due secoli fa prima delle neuroscienze - che le nostre decisioni apparentemente libere sono invece il prodotto, la risultante di tanti fattori in gran parte sconosciuti o non sempre presenti alla mente. La pubblicità ne approfitta, sembra conoscerci meglio di noi stessi inducendoci a comprare un prodotto di cui non abbiamo davvero bisogno (le vacanze di sogno sono poi spesso delle autentiche fregature, conveniva di più restarsene a casa).
RispondiEliminaA monte del furto o dell'omicidio ci sono vicende personali che spingono a tali atti che la legge sanziona - giustamente (noi invece siamo persone perbene che non fanno un torto a nessuno - ma senza alcun merito, siamo stati educati a rispettare le leggi e abbiamo goduto di non pochi privilegi per cui non rubiamo e non uccidiamo - chi che lo fa fare, finiremmo in galera).
Insomma, siamo relativamente liberi, ma la libertà assoluta non esiste, non può esistere. Nemmeno Dio è assolutamente libero (almeno il Dio cristiano che è logos, ratio - mentre il Dio degli islamici è libero anche di contraddirsi).
Ricordo per finire quello che diceva Schopenhauer due secoli fa: "Noi siamo liberi di fare ciò che vogliamo [se nessuno e nessuna legge ce lo impediscono o vietano], ma non siamo liberi di volere ciò che vogliamo [perché quell'atto di volontà apparentemente libero è condizionato da tanti fattori che ignoriamo]."
O come diceva il mio insegnante di filosofia, un sacerdote: "La mia decisione (Entscheidung in tedesco) dipende da una "Vorentscheidung" (una decisione già presa che non mi è cosciente o pienamente cosciente)."
Dice Michel Onfray che il libero arbitrio è uno dei presupposti indispensabili della morale cristiana, che sul peccato orginale di Adamo ed Eva - che hanno trasgredito per libera scelta e quindi sono colpevoli senza scampo - ci campa da secoli.
EliminaE si lamenta inoltre che su questo meccanismo - che le neuroscienze hanno ormai seriamente messo in crisi - è ancora pericolosamente strutturato tutto il diritto penale occidentale.
Peggio per te.
EliminaPer quanto riguarda il punto 2, visto che viene citata la guerra del Vietnam, mi piacerebbe sentire il tuo pensiero al riguardo, in particolare sulle scelte effettuate, tempo per tempo, dagli USA.
RispondiEliminaTi ringrazio per i chiarimenti.
EliminaDiciamo che la guerra del Vietnam è stato uno di quegli eventi di svolta, di cui però ci si accorge solo dopo.
Mi chiedo però se - senza l'intervento ideologico delle elites - gli USA avrebbero potuto vincere la guerra o se, al contrario, avrebbero fatto meglio ad evitarla comunque.
E, in quest'ultimo caso, se avrebbero potuto evitarla senza perdere la faccia (che poi hanno perso lo stesso, ma solo dopo).
<< Non fu la guerra ad essere "evento" ma fu la "controcultura" che si impose come "mainstream", il "politically correct" >>
EliminaChe però venne fuori esattamente in concomitanza con quella guerra, anzi con le complicazioni impreviste di quella guerra.
Possibile che sia solo una coincidenza ?
Non è probabile invece che le elites aspettassero un adeguato casus belli per lanciare le loro novità ideologiche ?
A proposito degli anni di piombo, chi tirava i fili della faccenda e perchè ?
EliminaSe erano le elites apolidi a farlo, quale era il loro obbiettivo specifico ?
Forse si trattava veramente di cani sciolti fuori controllo (sia da una parte che dall'altra), che però non disturbavano veramente le elites nei loro disegni di largo respiro e quindi venivano semplicemente ignorati, nell'attesa che si dissolvessero da sè, come poi in effetti è avvenuto.
EliminaL'interessante pezzo di Pasquinelli sulla Sostenibilità ambientale sembra dimenticare completamente il "fatterello" che la popolazione umana mondiale è passata da UNO agli attuali 7.5 MLD di individui in soli 2 secoli e minacci di crescere ulteriormente (almeno) fino a 10 MLD entro fine XXI sec., con particolare riferimento all'Africa subsahariana e all'area indo-pakistana... Saluti
RispondiEliminaIl problema demografico non è citato espressamente nel pezzo, ma mi pare comunque implicito.
EliminaPerchè se il degrado ambientale proviene dai comportamenti di noi consumatori, quindi di tutti noi (anche non elites), è evidente che il numero totale degli umani/consumatori ha un impatto fondamentale.
Siamo passati da circa 3 miliardi nel 1970 ai quasi 8 miliardi attuali: la popolazione mondiale si è dunque quasi triplicata in appena cinquant'anni! E nonostante voci che sdrammatizzano (Rosling, calo del tasso di natalità ovunque tranne che in Africa, Asia e Sudamerica) la popolazione mondiale continuerà a crescere. I 10 miliardi di questo passo saranno raggiunti già nel 2050, e non sarà naturalmente finita: si crescerà ancora (le stime sono costantemente al rialzo, una volta si parlava di 9 miliardi per fine secolo). Non si può escludere un calo improvviso per l'invecchiamento della popolazione, specie nel primo mondo (che però è invaso dalle popolazioni africane e asiatiche). Chissà come finirà! Leggevo ieri che il rialzo della temperatura renderebbe inabitabili vaste regioni del pianeta (l'India sembra particolarmente esposta). Le popolazioni di queste regioni sarebbero costrette a spostarsi (profughi climatici). Comunque i governi e le imprese si stanno attrezzando per far fronte a una popolazione mondiale che continuerà a crescere. La Cina sta costruendo il più grande aeroporto del mondo: si vede che si aspetta un incremento del traffico aereo che è uno dei fattori più inquinanti. Nonostante Greta pochi rinunceranno a volare.
RispondiEliminaMa mi chiedo se si può immaginare un limite all'incremento demografico. La terra può sostenere magari anche 15, 20, 50, 100 miliardi di esseri umani? Difficile crederlo, sarebbero poi uomini-formiche, una nuova specie animale. Ma se poi la popolazione cominciasse davvero a diminuire non si leverebbero poi subito i lamenti degli economisti, dei governanti, dei politici (chi ci pagherà le pensioni?).
Se costruiamo un mondo per 10 o 15 miliardi di esseri umani, la contrazione anche di uno o due miliardi soltanto creerebbe notevoli scompensi (zone abbandonate, produzione in drastico calo, difficoltà o impossibilità di approviggionamento di vaste regioni ecc.). Vedo nero, anche se non ci sarò più.
Guido dalla Casa, uno di Rientro Dolce, sostiene:
Se nell’umanità restasse un briciolo di saggezza, si dovrebbe procedere come segue.
Occorre, a partire da domattina, e senza condizioni:
- Inondare il mondo di anticoncezionali;
- Diventare tutti quasi-vegetariani, come oranghi, gorilla, scimpanzè e bonobo;
- Cessare ogni estrazione e impiego di combustibili fossili;
- Non costruire più alcun veicolo con motore a combustione interna;
- Cessare ogni “produzione” di energia di origine non solare diretta;
- Smettere immediatamente la produzione e l’impiego di materie plastiche;
- Chiudere tutti gli impianti petrolchimici, o di chimica industriale in genere;
- Non abbattere più alcun albero, né distruggere un solo metro quadrato di foreste, né boschi in generale;
- Cessare immediatamente qualunque monocoltura e impiego di pesticidi;
- Non parlare più di economia, del PIL, dello spread, del reddito e simili amenità. Forse abolire anche il denaro e i concetti di ricchezza e povertà. Chiudere tutte le Borse: abbiamo vissuto almeno uno-due milioni di anni senza tutte queste sovrastrutture inutili e soprattutto dannose.
Poiché evidentemente si tratta di utopie, il collasso del sistema è ormai inevitabile. Ma tutto questo è puro ottimismo. L’ipotesi veramente pessimista è che tutto continui come prima, che ci sia “la ripresa” e si vada avanti con “la crescita”: in tal caso infatti la situazione diventerebbe veramente una tragedia molto, molto, molto più grande con conseguenze difficilmente immaginabili.
Caro Sergio, ho appena finito di leggere il libro COLLASSO di Jared Diamond.
EliminaE' molto interessante, ma fa rabbrividire.
Non lo consiglio a nessuno.
<< la cosa più probabile è che l'Umanità escogiti qualche magheggio per adattarsi alla situazione. >>
EliminaIn effetti è quello che abbiamo sempre fatto (anche se alcune civiltà del passato - pur avendoci provato - ci hanno lasciato ugualmente le penne).
Ed io, ovviamente, ne sarei felicissimo.
Ma ho parecchi dubbi in proposito.
"Per esempio Sergio sopra scrive una lista di "desideri" che sono palesemente assurdi."
RispondiEliminaHo riportato le idee di Guido dalla Casa, non mie. Si può qualificare Dalla Casa di estremista e irrazionale, del resto lui stesso ammette che le sue proposte sono irrealistiche (ma non proprio tutte: per es. quella di inondare il pianeta di anticoncezionali non mi pare per niente male).
"... i prossimi milioni di veicoli che costruiranno per quei mercati."
Forse non sai che nel 2000 - appena diciannove anni fa - circolavano nel mondo intero "appena" 550 milioni di veicoli. Oggi siamo - appena vent'anni dopo - già oltre il miliardo e se ne prevedono due miliardi per il 2025. Che bella prospettiva: magari quattro o cinque miliardi di veicoli entro il 2050 per permettere a miliardi di deficienti di poter andare in macchina a far la spesa o a divertirsi. E questo ti pare razionale e bello?
E nemmeno palesemente assurde mi sembrano le idee di Dalla Casa in merito alla Borsa e alla crescita economica e demografica. Risparmiati ironie in merito alla decrescita felice, lasciale al Foglio. La tua cecità in merito all'andamento demografico mi sorprende: dove li vuoi mettere i nuovi miliardi di africani, indiani e cinesi? Ah sì, c'è da mangiare per tutti (anche da bere). Lo dicono tutti, comunisti economisti politici, anche il papa. Ma le Elite Apolidi sono pro o contro l'esplosione demografica?
RispondiElimina<< I poveri vogliono vivere da ricchi. >>
EliminaSu questo siamo d'accordo, con l'aggiunta che ormai possono vedere tutto quello che avviene al mondo (è la globalizzazione, bellezza!) e che, nel frattempo, continuano a figliare da "poveri".
Per il resto, credo che ognuno di noi resterà del suo parere.
Sergio,
RispondiEliminaè consolante osservare che (almeno) sul problema demografico la pensiamo sostanzialmente allo stesso modo.
Purtroppo però veniamo costantemente inondati da una martellante propaganda natalista dai toni apocalittici con annessi e reiterati inviti all'adozione di politiche pubbliche atte a premiare "i conigli", come se la quantità di giovani/adulti poveri, disoccupati, emarginati, ecc. autoctoni non fosse già sufficientemente alta (per tacere di: degrado ambientale, dissesto idrogeologico, ipercementificazione del territorio, ecc. ecc.)
Claude, Sergio,
Eliminabasta leggere ed ascoltare quello che ci arriva dai media per rendersi conto che l'UNICA cosa che preoccupa i nostri governanti (presumibilmente imbeccati dalle elites di riferimento) è la crescita.
La quale, per una serie di motivi che ben conosciamo, si sta riducendo sempre di più ed anche le storiche locomotive mondiali incominciano a perdere colpi.
Ma i nostri governanti insistono, in modo abbastanza patetico, su questo unico tasto, ed utilizzano tutti i mezzucci possibili per recupare quello zero-virgola di PIL che agognano come assetati nel deserto.
Invece la crescita economica è finita, finita per sempre, perchè lo spazio e le risorse del mondo stanno finendo.
Ovviamente la fine della crescita comporta anche, per definizione, la fine dell'economia capitalista e questo è difficile da accettare, viste tutte le cose meravigliose che ci ha dato.
Ma mentire a se stessi non è mai stato un atteggiamento molto produttivo.
"Invece la crescita economica è finita, finita per sempre, perchè lo spazio e le risorse del mondo stanno finendo."
RispondiEliminaSono sorpreso di questa affermazione così perentoria. Ma anche nel prosieguo non scherzi: fine dell'economia capitalista! Non ti facevo così comunista! O forse hai in mente una "terza via"? L'eurocomunismo di Berlinguer?
Scherzi a parte le tue affermazioni meritano una discussione, un approfondimento. Anzi, ti dirò che quasi quasi le condivido, ma senza gioia.
Ho scritto alcuni post fa: come gestire una popolazione mondiale così spaventosa, lanciata verso i dieci miliardi d'individui che in più vogliono la luna? Un tale fuori di melone ha affermato qui sopra: nessun problema, GIÀ OGGI, potremmo assicurare a una popolazione mondiale di n volte maggiore di quella esistente tutto il necessario (mangiare e bere, vizi e stravizi) se ci organizzassimo razionalmente, cosa che non facciamo perché non ce ne frega un cazzo. Uno resta di sasso a leggere idiozie simili (ma gli idioti saremmo noi ...).
Le città del sole - platoniche e campanelliane - erano società perfette, organizzatissime, comuniste. Dopo un giretto in questi paradisi uno vuole solo scappare e di corsa. La loro perfezione è insopportabile. Nella città del sole di Campanella non puoi nemmeno annoiarti: s'inventano in continuazione nuovi giochi per passare il tempo, divertirsi ... Mica solo gli scacchi e le parole crociate.
Ma forse gestire dieci o magari - abbondiamo, abbondiamo, diceva Totò a Peppino - venti o trenta miliardi di essere umani non sarà nemmeno così difficile. Per cominciare ci hanno messo in mano lo smartphone con cui siamo localizzati e seguiti passo passo (in Cina ci sono già arrivati, il modello cinese si diffonderà anche da noi, è inevitabile). Ma poi col chip incorporato, magari fin dalla nascita, sarà uno scherzo controllare il mondo intero. Ma a vantaggio di chi? Che domanda! A vantaggio delle Elite Apolidi, dice qualcuno. Sarà. Giorgio Bocca scrisse un libro dal titolo: "Voglio scendere" (da questo mondo folle).
Caro Sergio,
Eliminala fine dell'economia capitalista non sarà frutto di una decisione politica, ma sarà la semplice conseguenza della fine della crescita.
Senza crescita non vi sarà più spazio per il debito e quindi per il capitalismo in generale (simul stabunt, simul cadent).
In fondo anche la mitica (e mai rimpianta) economia comunista era fondata sulla crescita; inefficiente, ma pur sempre crescita.
Ne consegue che il capitalismo non verrà sostituita da qualche altra economia della crescita di diversa natura, ma da una economia della decrescita, che però non abbiamo la più pallida idea di come sarà, ed è questa, forse, la cosa che spaventa di più oggi.
Ma ne riparleremo col prossimo post.