mercoledì 6 dicembre 2017

Il figlio dell'uomo

Ma l’uomo è davvero il figlio (prediletto) di Dio, come affermano le religioni, o non è piuttosto “dio” (o meglio il suo concetto) ad essere figlio dell’uomo ? 
I biologi evoluzionisti non hanno molti dubbi al riguardo e l’antropologo Pascal Boyer ha scritto, sull’argomento, un libro molto interessante, intitolato proprio “E l’uomo creò gli dei. Come spiegare la religione”. 
Riporto qui di seguito la recensione dell’editore (Odoya) ed, a seguire, un breve estratto del testo. 
LUMEN 


<< In questo libro fondamentale, tradotto per la prima volta in italiano, Boyer spiega come gli esseri umani abbiano formato i loro concetti religiosi e i motivi della loro diffusione culturale. 
Con un approccio che unisce antropologia culturale, scienze cognitive, psicologia e biologia evoluzionista, l'autore giunge a una spiegazione naturalista della religione senza tralasciare nessun aspetto: il sovrannaturale, gli spiriti e gli dèi, il rapporto tra religione, morale e sentimenti negativi, il culto dei morti, l'importanza dei rituali, la formulazione di dottrine e l'esclusione dei non aderenti dal tessuto sociale. 
Attraverso esempi provenienti dalle civiltà di tutto il mondo, Boyer cerca di dimostrare la sua ipotesi secondo cui le credenze religiose esisterebbero a prescindere dall'utilità che esse conservano storicamente nei fenomeni di coesione sociale e in quelli della trasmissione culturale.
Le forme di credenza, molto più semplicemente, appartengono a un insieme di sistemi concettuali alla base degli stessi processi cognitivi grazie ai quali il nostro cervello si è evoluto nel corso dei millenni. 
Da questo punto di vista, la religione smette gli abiti dell'oggetto di devozione per essere finalmente indagato nelle sue ragioni evolutive e nelle sue potenzialità pervasive di influenza sulle comunità umane. >>  


<< Come si può spiegare una cosa così variabile (la religione) ricorrendo a una cosa che è uguale dappertutto (il cervello) ? Per capire come ciò sia possibile, occorre prima di tutto descrivere esattamente come funziona la mente, ossia come il cervello organizza ed elabora le informazioni.
 
Per molto tempo, il cervello è stato considerato un organo abbastanza semplice, visto come un ampio spazio vergine riempito poco a poco da educazione, cultura ed esperienze personali. Ma questa visione del cervello non è mai stata molto plausibile.
 
La nostra mente non è predisposta all’acquisizione di qualunque tipo di nozione purché sia “parte della cultura”. Non ci limitiamo solo ad “apprendere ciò che c’è nell’ambiente”, nessuna mente al mondo è in grado di apprendere alcunché se non dispone di un apparato mentale di base sofisticatissimo che le permetta di identificare le informazioni pertinenti al proprio ambiente.
 
Le menti umane hanno questa predisposizione perché la selezione naturale ci ha dotati di un tipo di mente particolare. Essa essendo predisposta alla comprensione di alcuni concetti ha un’inclinazione naturale anche per le varianti dei concetti in questione. Ciò significa che ogni essere umano può agevolmente acquisire un dato ventaglio di concetti religiosi e comunicarli ad altri.
 
Tutte le teorie sull’origine della religione sono riconducibili a una delle seguenti ipotesi: le menti umane sono assetate di spiegazioni; il cuore umano ha bisogno di consolazione; l’intelletto umano è incline all’illusione.
 
La religione fornisce spiegazioni. 
1--Essa è stata creata per spiegare fenomeni naturali misteriosi. Qual è la causa dei temporali, tuoni, inondazioni e siccità? Gli dei e gli spiriti assolvono questa funzione esplicativa.
 
2--E’ stata creata per spiegare fenomeni mentali misteriosi. I sogni e la sensazione che i morti siano intorno a noi sono tutti fenomeni difficili da spiegare in modo soddisfacente, ricorrendo a normali concetti. La nozione di spirito può renderne conto perché essi sono entità incorporee con le sembianze di persone viste in sogno o nelle allucinazioni
 
3--La religione spiega l’origine delle cose. Il mondo nel suo insieme nasce da un Dio increato
 
4--La religione spiega il male e la sofferenza. Perché esistono il male e la sofferenza in generale? I concetti di destino, Dio, demoni e antenati forniscono una risposta, ci spiegano come e perché il male è apparso sulla terra.
 
La religione dà conforto.
La psiche umana sembra progettata per avere bisogno della rassicurazione e del conforto che le idee soprannaturali sembrano offrire. Di seguito due possibili versioni di questa diffusa convinzione:
 
5--Le spiegazioni proposte dalla religione rendono la mortalità meno insopportabile. Noi esseri umani possiamo essere considerati gli unici ad avere la consapevolezza che, accada quel che accada, moriremo. A questa angoscia, molti sistemi religiosi sembrano offrire un palliativo.
 
6--La religione allevia l’angoscia e contribuisce a rendere il mondo meno angosciante. I concetti religiosi alleviano l’angoscia fornendo un contesto in cui la natura dell’esistenza viene sia spiegata sia compensata dalla promessa di una vita migliore o della salvezza.
 
La religione è una cosa buona per la società. 
La religione molto spesso regola la vita sociale. Il comportamento delle persone è fortemente influenzato dalle nozioni relative all’esistenza e ai poteri di antenati, divinità o spiriti. Deve perciò esserci un collegamento tra vita sociale e concetti religiosi.
 
7--La religione cementa i gruppi sociali. Come affermò Voltaire “se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo”. I gruppi sociali si sgretolerebbero se i rispettivi membri non condividessero quella serie di credenze che li mantiene uniti e che permette ai gruppi sociali di funzionare come insiemi organici.
 
8--La religione è stata inventata solo per perpetuare un dato ordine sociale. Le credenze religiose esistono per convincere i popoli oppressi che non è possibile migliorare il loro destino e che non resta niente di meglio da fare che aspettare la ricompensa promessa che si riceverà in un altro modo.
 
9--La religione fonda la morale. Nessun tipo di società può funzionare in assenza di regole morali che siano condivise da tutti i componenti.
 
La religione come illusione della religione. 
10--Gli individui sono superstiziosi e crederebbero a qualsiasi cosa. Gli individui sono inclini per natura a credere a ogni tipo di storie su fenomeni strani.
 
11--I concetti religiosi sono inconfutabili. Infatti descrivono invariabilmente processi e agenti la cui esistenza non potrebbe mai essere verificata sicché finiscono col non essere mai confutate. In assenza di prove contro la fondatezza della maggior parte delle nozioni religiose, gli individui non hanno ragioni plausibili per smettere di credervi.
 
12--Confutare è più difficile che credere. Le credenze e i concetti religiosi che ognuno di noi ha sono stati acquisiti da altri.
 
La religione ci viene trasmessa dagli altri membri del gruppo sociale di appartenenza. Inoltre, non esiste un unico modo di acquisire tutto ciò che serve a renderci membri componenti di una data cultura, ma esiste una pluralità di modi per acquisire l’informazione culturale perché le disposizioni del cervello umano per l’apprendimento si differenziano a seconda dell’ambito culturale. >> 

PASCAL BOYER

12 commenti:

  1. Anche Daniel Dennett considera le religioni, sostanzialmente, come dei memi, ma lascia in sospeso il giudizio circa la loro effettiva utilità.

    << Potremmo scoprire che le religioni sono una specie di simbionti culturali che prosperano saltando da un portatore a un altro.
    Potrebbero essere mutualisti: rinforzare la fitness umana o addirittura rendere possibile la vita umana, proprio come fanno i batteri nel nostro intestino.
    Oppure, potrebbero essere commensali: cioè neutrali, né buoni né cattivi nei nostri confronti, ma disposti a stare a guardare.
    O infine potrebbero essere parassiti: replicatori nocivi che faremmo meglio a non avere (almeno per quanto ne va del nostro interesse genetico), ma che è difficile eliminare, perché si sono evoluti davvero bene per contrastare le nostre difese e incrementare la loro propagazione. >>

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    1. In ognuno dei tre casi succitati, e' un meme che si e' darwinianamente selezionato eliminando fisicamente i portatori di memi concorrenti.
      Propendo comunque per il primo caso, ma non perche' rende possibile la vita umana, bensi' perche' la caratterizza: altrimenti la vita dell'uomo sarebbe diversa, quindi non umana perlomeno nel senso in cui la si intende adesso (e anche questo e' scritto nel meme...).

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    2. << Propendo comunque per il primo caso, ma non perche' rende possibile la vita umana, bensi' perche' la caratterizza >>

      Sono d'accordo.
      Senza la religione, o comunque una spiritualità trascendente, la società umana sarebbe molto diversa.
      Si potrebbe addirittura dubitare che avrebbe potuto raggiungere i vertici speculativi che ci sono propri.
      Il che avrebbe veramente del paradossale, visto che le fantasie infantili del pensiero soprannaturale avrebbero poi fatto sbocciare, nei secoli, la razionalità adulta del metodo scientifico.

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    3. "Si potrebbe addirittura dubitare che avrebbe potuto raggiungere i vertici speculativi che ci sono propri."

      Infatti, come gia' suggerito sopra, chi non possiede il meme della religiosita' non va nemmeno considerato umano, e percio' la sua soppressione banale quando non dovuta per il mantenimento della qualita' della specie (umana). Questo intendevo con "e anche questo e' scritto nel meme..." Storicamente e' andata cosi'.

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  2. Boyer, Dennett ed altri da un certo punto di vista portano (brillantemente) a compimento su basi evoluzionistico-scientifiche valide intuizioni avute in passato da pensatori quali il vecchio Feuerbach, autore (a mio avviso) spesso ingiustamente "oscurato" a vantaggio del quasi contemporaneo Marx...

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    1. Purtroppo conosco poco Feuerbach.
      Tu hai qualche sua citazione particolarmente illuminante da segnalarci, su questo argomento ?

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    2. Approfittiamo per rispolverare vecchie reminiscenze scolastiche con wikipedia, che mi sembra chiara:

      "Essenza del cristianesimo
      "Nel 1841 uscì l'opera più importante di Feuerbach, L'essenza del cristianesimo, in cui l'autore effettua quella che egli stesso definisce la riduzione della teologia e della religione ad antropologia. «Il mio primo pensiero fu dio, il mio secondo la ragione, il mio terzo ed ultimo l'uomo». Quello che interessa a Feuerbach non è l'idea di umanità quanto piuttosto l'uomo reale che è innanzitutto natura, corporeità, sensibilità, bisogno: «Verità è l'uomo e non la ragione astratta». E, a maggior ragione, bisogna negare il teismo, giacché non è dio che crea l'uomo ma è l'uomo che crea dio. Il risultato più importante di quest'opera è pertanto la formulazione da parte di Feuerbach di un ateismo conclamato, in cui Dio è il risultato di una Proiezione che l'uomo compie involontariamente, attribuendo ad un Dio, inventato dall'uomo stesso, ciò che egli vorrebbe essere e avere. Siccome l'uomo ha dei bisogni materiali che non può soddisfare nella vita terrena si è inventato una vita ultraterrena dove possa pervenire alla loro realizzazione attraverso l'azione di Dio, considerato dotato di quelle proprietà che l'uomo desiderebbe possedere: l'eternità, l'onniscienza e l'onnipotenza, etc. Marx nel suo pensiero giovanile fu molto influenzato da Feuerbach in opere come "Per la critica della filosofia del diritto di Hegel" e soprattutto nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 . In particolare il concetto di Proiezione di Feuerbach costituisce un concetto fondamentale per quello di Alienazione di Marx; infatti Marx lo elaborò partendo da quello di Hegel, ma conferendogli lo stesso significato negativo proprio del concetto di proiezione di Feuerbach"

      Sull'alienazione-proiezione, stessa wikipedia:

      "Feuerbach
      Nell'accezione usata da Ludwig Feuerbach, appartenente al gruppo dei "giovani hegeliani", o della "sinistra hegeliana", il termine è usato per indicare la "proiezione" in un mitico al di là delle qualità positive dell'uomo: queste sono, in particolare, amore, ragione e volontà all'ennesima potenza, che creano un essere superiore (identificato in Dio). Feuerbach elabora, così, una teoria della religione vista come alienazione dell'uomo, poiché egli in questo processo si scinde: estranea da se stesso caratteristiche proprie dell'uomo per creare una potenza che è superiore a lui, alla quale si sottomette. La chiave di volta della teologia è infatti per Feuerbach l'antropologia.

      Marx e Engels
      Karl Marx, il cui motto preferito era Homo sum, humani nihil a me alienum puto («Sono un uomo, non ritengo a me estraneo nulla di umano»), e Friedrich Engels furono molto influenzati dal pensiero di Hegel, sottoponendolo tuttavia a serrata critica. Oltre a procedere nell'ulteriore critica dell'alienazione religiosa portata avanti da Feuerbach, misero in rilievo, attraverso la loro critica all'economia politica, l'alienazione originale che è alla base di tutti gli altri tipi di alienazione, inclusa quella religiosa: l'alienazione economica. Alla base di questa, che condiziona tutte le altre, secondo la loro concezione dialettica ma materialistica della storia, vi sono:

      La divisione del lavoro.
      La proprietà privata (dei mezzi di produzione).

      Prendendo le mosse da quella che allora veniva chiamata sinistra hegeliana, i due filosofi che oltre a essere pensatori erano anche organizzatori e guide politiche, individueranno la forma maggiormente nota e dibattuta di alienazione, cioè quella subita dalla classe operaia. Secondo Marx, alienazione è quel processo che estranea un essere umano da ciò che fa fino al punto di non riconoscersi in se stesso. "

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    3. Si' Claudio, in effetti il poco ricordato feuerbach ne azzecca molte, e' piu' moderno di molti contemporanei (compresi marx ed engles che rientrano pienamente nella sua critica a hegel).
      Ma a predicare il relativismo si fa poca strada, si interpongono i vari memi delle verita' assolute di cui sopra, a sbarrarla.

      Le idee, i memi, si combattono attraverso i corpi.

      E' questo che ha prodotto la straordinaria evoluzione dell'intelligenza umana: la soppressione non solo dei meno intelligenti, _ma anche dei meno disposti a uccidere sull'altare dell'intelligenza_.

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    4. << (Marx e Engels) misero in rilievo (...) l'alienazione originale che è alla base di tutti gli altri tipi di alienazione, inclusa quella religiosa: l'alienazione economica. >>

      Quindi, se ho capito bene, prima verrebbe la sopraffazione economica, poi l'illusione religiosa che la rafforza.
      Teoria interessante, ma che mi convince fino ad un certo punto.
      Credo che le origini del sentimento religioso siano precedenti alla nascita dell'agricoltura, che è la madre di tutte le sopraffazioni economiche.
      Ma forse Marx si riferiva alle religioni strutturate.

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    5. Secondo me Marx va contestualizzato, in modo per noi difficilmente comprensibile: egli testimonio' e teorizzo', in quanto presente sul posto, come i contemporanei, l'inizio di un mutamento epocale, quello del passaggio dall'era dell'autoproduzione e dell'autoconsumo, a quello dell'era della produzione specializzata e percio' (necessariamente) dello scambio di mercato.

      L'ironia, e la nemesi, e' che alla fine le sue teorie sono diventate la religione dell'epoca in cui viviamo adesso, in particolare quella teoria per cui tutto, per essere veramente compreso, va ridotto a fenomeno economico. Gli economisti sono i grandi sacerdoti del nostro tempo, e infatti come si incazzano per lesa maesta' quando vengono derisi per il fatto di considerare scienza la loro traballante specialita'.

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  3. In risposta all'invito di Lumen:
    "In ogni desiderio si nasconde un dio e, reciprocamente, in ogni dio e dietro di lui c'è solo desiderio" (da L.Feuerbach, 'Teogonia')

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