Ma quanti tipi di Famiglia ci sono ?
Tantissimi direi: c’è la famiglia patriarcale e quella nucleare, quella mafiosa e quella professionale, quella allargata e quella mono-parentale, quella biologica e quella araldica.
Ma il tipo di famiglia che sta più a cuore alle anime belle della Chiesa Cattolica, e sulla quale si poggia gran parte della sua visione del mondo, è sicuramente la c.d. “famiglia naturale”, un concetto che appare ovvio ed ineccepibile, ma che, a ben guardare, non lo è.
Ce ne parla Alessandro Gilioli, ottimo giornalista dell’Espresso, in questo breve, ma esauriente, post tratto dal suo blog (con ampio poscritto).
LUMEN
<< Quella della cosiddetta famiglia naturale è una formula che sta entrando nel lessico politico come se avesse un senso, mentre un senso non ce l'ha. Non ce l'ha perché se c'è una cosa per antonomasia culturale e non naturale è proprio il matrimonio, quindi la famiglia che ne deriva: evento prettamente culturale perché frutto di elaborazioni e impegni esclusivi del ragionare umano e dei comportamenti sociali umani.
Del resto siamo l'unica specie ad aver ritualizzato e istituzionalizzato questa usanza, mentre in natura i nuclei sociali di base si compongono (quando si compongono) attraverso mille altri modi, dal branco alla colonia. E sempre in natura sono ampiamente diffusi comportamenti che i seguaci della cosiddetta famiglia naturale considererebbero decisamente contro-natura come l'omosessualità, la bisessualità, la masturbazione, la poligamia e la pedofilia, ma anche l'incesto e la necrofilia.
In altri termini, in natura le forme sia di sessualità sia di socialità (tanto utilitaristica quanto affettiva) contemplano una straordinaria e laicissima bio-diversità, compresi atti che presso di noi restano tabù, mentre tutti gli obblighi, gli impegni, i tabù e i divieti che hanno caratterizzato la storia della specie umana sono conseguenze di un'elaborazione culturale, non un'espressione della natura.
In particolare, per quanto riguarda l'omosessualità, è singolare che venga considerato innaturale un comportamento che appartiene a tutte le specie animali eccetto il riccio di mare. A meno che, naturalmente, non si consideri il riccio di mare l'unico portatore autentico del concetto di natura, ma francamente mi sembrerebbe una tesi un po' tirata - e non mi risulta apparire in alcun testo sacro.
Consiglio quindi fortemente ai sedicenti sostenitori della famiglia naturale di cambiare formula e di definirsi da paggi sostenitori della famiglia culturale, il che è da parte loro lecitissimo. Peraltro, pure chi, come noi, ritiene che abbiano diritto a definirsi famiglie anche nuclei diversi da quello classico (compresi quelli composti da omosessuali) è un sostenitore di regolazioni culturali della famiglia, perché nessuno tra noi pensa a istituzionalizzare pedofilia, incesto o altre forme sessuali proprie del mondo naturale.
Dunque in realtà né gli anti gay-marriage né i pro gay-marriage si adeguano alle usanze iper-libertarie della natura: entrambe le parti propongono invece regole (di origine culturale) per la definizione di famiglia. Solo che sono regole diverse. Insomma, alla fine, si tratta semplicemente di due visioni diverse di famiglia culturale.
Il che, mi rendo conto, relativizza la questione, togliendo ogni aggancio ontologico ai sedicenti (e falsi, come si è visto) sostenitori della famiglia naturale. Siamo infatti di fronte soltanto a due opzioni differenti, una più rigida e una più flessibile, di famiglia culturale. Si tratta di posizioni quindi con gli stessi fondamenti di legittimità, essendo entrambe figlie di elaborazioni culturali.
L'unica differenza è che, curiosamente, i seguaci di una delle due formule vogliono impedire qualcosa agli altri, mentre i seguaci dell'altra formula non vogliono impedire nulla ai primi. >>
ALESSANDRO GILIOLI
POSCRITTO - Non si può toccare l’argomento “famiglia”, senza volgere immediatamente il pensiero all’art. 29 della Costituzione italiana, caposaldo di tutto il nostro diritto di famiglia, che – com’è noto - recita: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio".
Si tratta di una affermazione di principio che appare ben fondata, ma che molti costituzionalisti hanno trovato ambigua e giuridicamente fuorviante. Quelle che seguono sono alcune considerazioni sull’argomento di Roberto Bin.
<< [L’art.29 della Costituzione] è una proposizione impossibile, una specie di equivalente legislativo delle scale di Escher. Verrebbe da dire che ha un senso, ma non un significato: ossia muove reazioni emotive abbastanza precise sul piano ideologico, ma non si traduce in regole giuridiche che possano basare un ragionamento argomentativo serrato.
L’idea di una "società naturale" porta con evidenza a postulare l’esistenza di un qualcosa che precede il diritto e lo Stato. Con coerenza l’art. 29 affermerebbe perciò che la Repubblica "riconosce" i diritti della famiglia, come a voler dire che questi preesistono all’ordinamento giuridico repubblicano, perché derivano dalla "natura delle cose" e non dal diritto stesso. (…) Ma esiste un concetto "naturale" di famiglia? (…)
Tutti gli studi storici, antropologici, sociologici, economici ecc. ci confermano che la famiglia e un’istituzione estremamente mutevole, per dimensione, organizzazione, funzione. Non occorre neppure analizzarla con strumenti sofisticati, perché appartiene alla stessa nostra esperienza diretta l’incredibile mutazione che la famiglia italiana ha subito nel corso di una o due generazioni. Oltre i confini geografici e storici della nostra esperienza diretta, poi, qualsiasi unità del concetto di famiglia si perde.
E allora, cosa connota questa "società naturale"? Mi posso immaginare due tipi risposta, una in chiave psicologica, l’altra in chiave culturale.
La prima potrebbe portarci a dire che la "famiglia", qualsiasi ne sia l’estensione, l’organizzazione o la funzione, è comunque "naturale" nel senso che appartiene ai bisogni umani fondamentali, imprescindibili, legati alla socialità dell’uomo, alla sua riproduzione, alla sua affettività, al suo bisogno di riservatezza. La famiglia, insomma, denoterebbe quel primo e indispensabile esempio di "formazione sociale" di cui l’art. 2 della Costituzione garantisce e, ancora una volta, "riconosce" l’esistenza (…),.
Ma se così fosse, dovremmo ritenere che l’art. 29 ci rimanda ad un concetto estremamente ampio, destrutturato, di ‘famiglia’. Se ad essa si indirizza un bisogno "naturale" della persona, la ‘famiglia’ allora può assumere tante forme organizzative quante sono i modi in cui ognuno realizza la propria personalità. L’art. 29 verrebbe perciò ad essere letto come una garanzia di autonomia, di "auto-governo", ad un livello sociale minimo, di cui ognuno è padrone di individuare la fisionomia senza ingerenze dell’apparato pubblico. (…)
È chiaro che allora, per esempio, non vi sarebbe modo di negare la perfetta (nel senso di eguale) legittimità anche della famiglia omosessuale, così come di ogni altra formazione familiare "anomala". (Roberto Bin) >>
Conclusione ? Mi pare evidente che con l’art. 29 i nostri Padri Costituenti volevano dire una cosa ed hanno finito per dirne un’altra. Complimenti vivissimi. Lumen