La
vicenda è ben nota: durante la lotta politica che vide contrapposta
l'autorità della Chiesa, guidata da Gregorio VII, a quella imperiale di
Enrico IV,
quest’ultimo, per ottenere la revoca della scomunica inflittagli dal
Papa, fu costretto a umiliarsi attendendo inginocchiato per tre giorni e
tre notti, nel gennaio del 1077, innanzi al portale d'ingresso del
castello della Contessa Matilde, mentre imperversava
una bufera di neve.
Quello
fu sicuramente uno dei punti più alti del potere della Chiesa
Cattolica, che oggi invece, dopo alterne vicende, sta vivendo
probabilmente uno dei
punti più bassi. Come si è giunti a questo punto ? Ce ne parla di Aldo
Giannuli in questo breve, ma interessante post (tratto dal suo sito).
LUMEN
<< Dal primo Medioevo sin qui, la Chiesa si è proposta come maestra di verità di fede e di morale.
Questo perché il “sapere socialmente necessario” in una formazione economico-sociale a dominante religiosa, quale era quella europea dal V secolo in poi, era appunto il sapere di fede e di morale, per guadagnarsi il premio della vita eterna. Tutta la vita del fedele era orientata a questo fine e guidata dalla Chiesa e tutta la vita quotidiana era profondamente permeata dai riti, dalle devozioni, dalle preghiere, dalle ricorrenze religiose.
La produzione di sapere teologico rispondeva in primo luogo all’esigenza di giustificare il ruolo del clero e della sua gerarchia, cui spettava in esclusiva il compito di leggere le Scritture ed interpretarle. Ed il magistero morale fu una forza pervasiva di controllo sociale, diventata tanto più cogente, dopo l’XI secolo, con l’istituzione della confessione auricolare.
E’ ovvio che, in un simile contesto, il potere della Chiesa di stabilire cosa fosse vero e cosa no nella fede, e di stabilire i precetti morali, era un potere primario, a mala pena contrappesato (e non sempre con efficacia) da quello secolare.
Il trono era spesso in conflitto con l’altare, ma è significativo che l’insediamento del nuovo sovrano avveniva con una cerimonia religiosa nella quale era una autorità ecclesiale ad incoronare il re. Roscellino da Compiegne giunse a sostenere che l’unzione regale fosse l’ottavo sacramento.
Ma, nei secoli, il sapere socialmente necessario divenne quello del sapere secolare umanistico e scientifico, si affermava il pluralismo religioso e, con esso, anche il sorgere di codici morali diversi, il potere politico si affrancava definitivamente da quello religioso, man mano le istituzioni sanitarie e scolastiche divennero laiche.
Già nel XIX secolo, nella maggior parte dei paesi europei, la “presa” ecclesiale sulla società era ridotta a fatto residuale, per diventare del tutto marginale nel secolo successivo. La Chiesa, nonostante tutto, ha proseguito nel suo ruolo di “Mater et Magistra”, senza curarsi del crescente disinteresse dei suoi stessi fedeli.
E’ per lo meno dubbio che la maggioranza dei cattolici conosca i principali dogmi (da quello trinitario, al culto mariano, alla natura umana e divina di Cristo ecc.) se non per averle orecchiate durante l’infanzia o l’adolescenza e di cui serba una memoria abbastanza sfuocata.
La pratica dei sacramenti ormai riguarda una parte del tutto minoritaria dei fedeli (soprattutto la pratica della confessione) mentre la stessa frequenza alla messa domenicale (almeno in Europa) riguarda molto meno di un quinto dei fedeli. Quanto alla morale, la grande maggioranza dei cattolici si comporta esattamente come tutti gli altri, in particolare per quel che attiene alla morale sessuale e matrimoniale.
Benedetto XVI coltivò il disegno della “ri-evangelizzazione d’Europa” ma, a quanto pare senza il minimo risultato. Per di più, la Chiesa ha perso molta della sua credibilità per i troppi scandali sessuali e finanziari, per l’inaudito ed ingiustificabile lusso della Curia, per l’opportunistico silenzio di fronte a clamorose ingiustizie. Su questa strada, il futuro più probabile della Chiesa è quello di una setta povera di credenti ma ricchissima di denaro e potere, destinata comunque a scomparire.
Papa Francesco sta cercando un destino diverso per la sua Chiesa, accettando anche un secco ridimensionamento del suo potere finanziario e del suo apparato. Come si è capito, Bergoglio non ha nessun particolare interesse per la teologia dommatica, quanto alla morale egli ha accettato implicitamente che i fedeli si regolino individualmente in un personale dialogo con Dio (“Chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio?”) e, infatti, apre su tempi come la comunione ai divorziati. (…)
Ridimensionando la funzione di ministero teologico e morale, Bergoglio ripropone la Chiesa come portatrice di una particolare visione antropologica. Non i dogmi stratificati in duemila anni, ma l’antropologia cristiana sono il centro del discorso della Chiesa di Bergoglio.
Questo potrebbe essere un discorso puramente religioso, di interesse per i membri della Chiesa cattolica, (…) ma, a parte il fatto che una evoluzione interna alla principale confessione organizzata del Mondo è pur sempre un discorso di interesse generale, non sfuggano le implicazioni geopolitiche di questa svolta. Infatti, in questo modo, Bergoglio lancia la Chiesa come principale agenzia di mediazione culturale nel mondo globalizzato. (…).
Ovviamente, questo mutamento di funzione non è indolore per la Chiesa ed impone una svolta organizzativa che va verso una autonomizzazione delle Chiese locali che hanno un loro punto di riferimento unitario nel Papa, ma senza più la necessaria mediazione della Curia (…).
In una struttura di questo tipo, il Papa esercita un ruolo soprattutto carismatico, che non ha bisogno di un apparato elitario come la Curia. E’ comprensibile che i diretti interessati non siano così disposti a rinunciare al loro ruolo ed ai connessi privilegi. E si capisce anche come mai lo scontro verta soprattutto sullo IOR che è la garanzia della sopravvivenza economica del sistema. >>
ALDO GIANNULI
POSCRITTO
Non
so se Papa Bergoglio abbia davvero le intenzioni che gli attribuisce
Aldo Giannuli, e men che meno se riuscirà a metterle in pratica.
Sono
convinto però che la Chiesa Cattolica, avendo ormai perso per sempre il
suo primato teologico e morale, non possa permettersi il lusso di
mettere in
discussione anche la propria ricchezza, ed il conseguente potere
economico, perché sono gli ultimi pilastri su cui si regge ancora la
sua influenza mondiale.
Papa Francesco rischierebbe pertanto, con la più classica “eterogenesi” dei fini, di portare semplicemente la Chiesa sul viale del tramonto, rendendola in breve tempo irrilevante sullo scenario mondiale; e questo senza ottenere (dal suo punto di vista) nulla in cambio.
Un
po’ come fece Gorbaciov che, pur animato dalle migliori intenzioni,
trascinò rapidamente l’URSS alla rovina. Con la differenza che dalle
rovine dell’URSS
uscì comunque una Russia più piccola, ma più robusta e battagliera;
mentre dalle rovine della Chiesa Cattolica, probabilmente, non
rinascerebbe più nulla.
LUMEN
Una bella, semplice e condivisibile esposizione di Giannuli. La Chiesa è arrivata al capolinea, la fede è moribonda o morta e niente più potrà rianimarla: tutti hanno voglia di una buona vita quaggiù e non credono più tanto in compensazioni o in una felicità ultraterrena ormai molto incerta e improbabile. Ma la Chiesa esiste ancora ed è corteggiata persino da atei dichiarati, anche dall'UE. Segno che qualche funzione persino importante le è attribuita ancora dal potere temporale (basta vedere, per es., la foga con cui G. Ferrara attacca Bergoglio, che secondo lui sta distruggendo quel che resta della Chiesa, ed esalta un Ratzinger che non è quel genio che dice lui). Sì, il "sapere socialmente necessario" non è più quello religioso (ma l'ho avvertito ancora negli anni Cinquanta). Poi col boom economico, che necessitava anche di un rilassamento dei consumi, è venuto il crollo definitivo, favorito paradossalmente dal Concilio che il buon papa Giovanni aveva concepito come un "aggiornamento" - ma all'acqua di rose - con la canonizzazione del papa del Sillabo, Pio IX, come apoteosi. Invece le cose andarono in modo molto diverso, il Concilio mise in crisi per primi proprio i religiosi che sciamarono dai conventi ...
RispondiEliminaMa se la fede sta dissolvendosi la Chiesa tenta, proprio con Bergoglio, di rifarsi il look, cioè di proporsi come avanguardia dei poveri che sono ancora tanti e lo saranno sempre di più. Diceva il cardinale Ruini: "Meglio dar fastidio - e Bergoglio dà fastidio - che l'irrilevanza." Già, chi è irrilevante non conta più, e questo il papa, la Chiesa, tanti preti non lo vogliono, vogliono contare. Contare significa avere posizioni di rilievo che hanno anche ricadute economiche.
Quanto all'effettiva ricchezza della Chiesa cattolica io non ho idee precise. Si dice, si mormora che sia ricca. Mah! Le chiese tedesca e americana lo sono sicuramente e verseranno il loro obolo a Roma. Ma le truppe vaticane, preti e religiosi, hanno sempre fatto la fame, sono vissute modestamente (congrua, adesso l'8 per mille).
Ipotizzabile è una Chiesa ridotta all'osso, con pochi fedeli, ma buoni. Una setta dunque, come le tante che infestano il pianeta e che vivono delle quote sociali. Senza l'appoggio del potere temporale la Chiesa ha perso prestigio e autorità e rischia di perdere anche i privilegi economici.
<< Le chiese tedesca e americana lo sono sicuramente e verseranno il loro obolo a Roma. Ma le truppe vaticane, preti e religiosi, hanno sempre fatto la fame, sono vissute modestamente (congrua, adesso l'8 per mille). >>
RispondiEliminaCaro Sergio, non ho dati al riguardo e non nego che i preti e i religiosi di basso rango non nuotino nell'oro, ma credo che le proprietà (finanziarie e soprattutto immobiliari) della Chiesa Cattolica siano assolutamente notevoli.
Se poi ci aggiungi tutti i benefici fiscali (esenzione IMU, ma non solo) ecco che diventa facile anche gestirle ed aumentarle.