sabato 21 giugno 2014

Salvo complicazioni

Il dialogo virtuale di oggi ha come controparte Paul R. Ehrlich, biologo ed ambientalista americano. Con lui parleremo dell’intreccio perverso (ma purtroppo inevitabile) che si viene a creare tra sovrappopolazione, complessità burocratica e riduzione della libertà.  LUMEN


LUMEN – Buongiorno professore. Voi affermate che la libertà civile, come la conosciamo, sarebbe incompatibile con la sovrappopolazione. Perchè ?
EHRLICH – E’ inevitabile. L’aumento della dimensione della popolazione, come motore della crescita, porta ad un inevitabile aumento del peso e della complessità del governo ed ai numeri della sua burocrazia.

LUMEN – Viene in mente Joseph Tainter ed il suo famoso libro “Il crollo delle società complesse”.
EHRLICH – In effetti, Tainter ha analizzato la varie ragioni per cui le civiltà collassato, ed attribuisce una causa primaria ai rendimenti marginali decrescenti, nello sforzo che queste società compiono per gestire la crescente complessità. Ad esempio per mobilitarsi e mantenere le difese contro aggressori esterni, per nutrire e fornire altri servizi e risorse alla popolazione crescente, o per mantenere l’ordine interno e la giustizia. Tutti questi maggiori sforzi , in presenza di crescita demografica, si rivelano sempre più inefficaci ad assicurare il supporto necessario ad una civiltà avanzata per espandersi ulteriormente.

LUMEN – Come si può descrivere il rapporto tra numero di abitanti e la complessità del governo ?
EHRLICH – Ritengo che si tratti di un rapporto non lineare, ma fortemente “a salire”, per cui al crescere della popolazione, il tempo per evitare il collasso si riduce molto rapidamente. In questi casi, il peso crescente del governo, in termini di strutture burocratiche necessarie, il suo costo, la sua invasività in tutti gli aspetti della vita dei cittadini, sono inevitabili e ben visibili sia nelle società antiche che in  quelle recenti.

LUMEN – Qualche esempio antico ?
EHRLICH - Se osserviamo come erano organizzate le società primitive di 5.000 anni fa, vediamo, dallo studio delle sistemi idraulici di irrigazione che usavano, che al crescere della popolazione crescevano le richieste e la complessità di questi sistemi idraulici che, a loro volta, richiedevano lo sviluppo di estese burocrazie per la loro gestione.

LUMEN – Per quanto riguarda l’oggi, invece, non c’è che l’imbarazzo della scelta: basta guardarsi intorno.
EHRLICH – Esatto. Le variabili dell’aumento della complessità sono molte e  per tutte si assiste ad aumento annuale delle cifre relative. Provo ad elencarne qualcuna: bilanci militari, costo del funzionamento del governo, numero dei dipendenti pubblici, gettito annuo, costo delle strutture di sicurezza sociale (polizia, pompieri, protezione civile, ecc.), numero delle agenzie governative e relativi addetti, popolazione carceraria, strutture di controllo del territorio (discariche, rifiuti, smaltimenti), strutture sanitarie, e così via.

LUMEN – Ma ci sono anche i costi impliciti, quelli derivanti dalla complicazione normativa.
EHRLICH – Anche qui, la disfunzionalità dei governi cresce di pari passo col numero della popolazione. I parametri non mancano, e sono tutti in aumento: numero di comitati governativi necessari per approvare determinati tipi di legislazione; numero di passaggi e di tempo necessario per processi, audizioni, consultazioni, conciliazioni di posizioni diverse, ecc.; numero dei procedimenti e varie tappe necessarie, tempo occorrente ecc., per l’assunzione di personale nel settore pubblico e privato; tempo e complessità delle procedure giuridiche, contenziosi, trattati, contratti; complessità degli aspetti formali richiesti (moduli fiscali, codici, regolamenti, gestione dei conflitti ecc.); numero di casi non risolti dalla giustizia ordinaria o trattati in maniera inadeguata, in presenza di alta densità demografica (in Italia abbiamo gli esempi di mafia e camorra in aree del sud con popolazione numerosa); misure di intrusione nella vita privata delle persone da parte del governo, dei suoi organi, ma anche da parte di organizzazioni sociali (sindacati, partiti, centri sociali ecc.) e di forme di pressione sociale sulla libertà individuale

LUMEN – Tra i meccanismi della complessità entrano in gioco anche i sistemi di comunicazione.
EHRLICH – Certamente. Il numero dei collegamenti in genere cresce con il quadrato del numero dei centri collegati. Se applichiamo questi principi alle città, vediamo che con l’aumento dimensionale della popolazione cresce il flusso materiale e di informazioni in maniera esponenziale, fino ad aversi una crescita della complessità sproporzionata per mantenere la stabilità del sistema e un accesso equo e crescente alle infrastrutture, oltre al dover assicurare il mantenimento del cibo, acqua, prodotti farmaceutici, servizi di sicurezza, controlli, gestione del territorio, impatti ambientali, rifiuti, smaltimenti ecc.

LUMEN – Tutti sistemi strettamente collegati alla crescita demografica.
EHRLICH -  Appunto. Con l’aggravante che non si tratta di sistemi isolati autonomi, ma che esistono inseriti in un contesto ambientale in cui gioca un ruolo essenziale il livello di risorse. E dobbiamo tener presente che siamo in un contesto generalizzato di esaurimento delle risorse.

LUMEN – Non tutte, per fortuna.
EHRLICH - Anche dove le risorse attualmente non mancano, le curve di disponibilità sono tutte in esaurimento o comunque al picco e in via di declino. Tutte queste società sovrappopolate funzionano e funzioneranno sempre più in futuro con risorse marginali e in un contesto di declino di disponibilità. Il governo, in questa situazione, deve espandersi per aumentare i controlli che assicurino la gestione equa di risorse minori, deve aumentare i regolamenti, la tassazione, aumentare i prezzi, gestire i conflitti crescenti e le situazioni di pericolo sempre più frequenti. In presenza di rendimenti marginali decrescenti il governo si deve espandere per mantenere i controlli sulla situazione sempre più precaria.

LUMEN – Quali saranno, secondo voi,  i conflitti che si accentueranno di più ? Quelli interni tra la popolazione o quelli tra le nazioni per l’accaparramento delle risorse ?
EHRLICH – Difficile dirlo; forse entrambi. Per la maggiore densità di popolazione si accentueranno le lotte per la terra, per l’uso del territorio, la localizzazione delle discariche, gli alloggi, le politiche di consiglio scolastico, la suddivisione dei profitti sempre più scarsi, la fruizione dell'acqua, dell'energia, e i conflitti chiederanno una maggiore regolamentazione e l’intervento di governo e di polizia. C’è un inevitabile aumento della disuguaglianza che si verifica quando le persone di capacità economica variabile competono per le opportunità sempre più limitate. I governi hanno così la necessità di aumentare le burocrazie per gestire gli squilibri sociali ed economici. Maggiori burocrazie e spese sono inoltre richiesti nei paesi soggetti a crescenti flussi di immigrati o di rifugiati ambientali. Si creano burocrazie apposite che gestiscono e lucrano sulle migrazioni.

LUMEN – In effetti quello dell’eccessiva immigrazione è un problema di estrema gravità.
EHRLICH - L’industria della sovrappopolazione toglie risorse all’organismo sano per alimentare la malattia demografica. Il numero dei problemi è quasi infinito e stupisce che gli studiosi non abbiamo ancora dedicato sufficiente attenzione a questi problemi, chiusi ancora nei temi e nelle analisi dei secoli scorsi sulla divisioni economiche tra imprenditori e lavoratori, colonialismo-decolonialismo, giustizia e ingiustizia ecc. tutti temi avulsi dal contesto contemporaneo perché inseriti ormai in una crisi più vasta e di fondo: quello tra gli eccessi della specie umana e il pianeta.

LUMEN – Sembra però che la politica non se ne curi molto, almeno per il momento.
EHRLICH – L’impressione è questa, ma la sovrappopolazione incide  direttamente anche a livello politico. Con l’aumentare della popolazione e l’esplodere dei conflitti i governi divengono più controversi ed inefficaci, la stabilità politica diminuisce. Inoltre, come previsto dei fondatori anti-federalisti del governo degli Stati Uniti, i rappresentanti diventano meno rappresentativi con la crescita della popolazione. Man mano che avanza il multi-culturalismo e le differenze, e aumenta il numero complessivo dei richiedenti diritti,  è sempre più difficile arrivare ad una sintesi condivisa delle politiche di governo.

LUMEN – In effetti uno Stato deve avere una propria coesione culturale per funzionare bene.
EHRLICH – Così, per assicurare la pace sociale, può diventare necessario allentare le regole della democrazia fino ad arrivare a governi autoritari. L’esperimento democratico nei paesi arabi è fallito anche per le forti dinamiche di crescita demografica che hanno portato a situazioni estreme non gestibili con metodi legalitari. Anche gli esempi dei grandi paesi sovrappopolati come Cina e India non sono molto confortanti sulla democrazia e sulla libertà delle persone. La gestione di tali numeri di popolazione non consente democrazie come quelle che esistono in Norvegia o in Svezia, paesi con numero di popolazione ancora compatibile con l’ambiente originario e le risorse locali.

LUMEN – D’altra parte, non a caso, la democrazia è nata ad Atene, che era una piccola città per li parametri di oggi.
EHRLICH - E’ tempo quindi di valutare e rendere pubblici i legami tra la dimensione della crescita della popolazione umana e la dimensione della crescita e della disfunzione delle strutture di governo necessarie per tentare di mantenere la pace, la giustizia, e il benessere per le nostre popolazioni.

LUMEN – Grazie professore. In fondo, anche per la democrazia si potrebbe dire “parva, sed apta mihi”.

(N.B - il testo base dell’intervista è tratto dal blog “Un pianeta non basta” dell’amico Agobit).

14 commenti:

  1. In Svizzera ci sono due esempi di "democrazia ateniese", le "Landsgemeinden" nei cantoni di Glarona e Appenzello. La popolazione si riunisce in piazza una domenica, ascolta le relazioni e vota per alzata di mano (ovviamente non si possono contare i voti, si giudica a occhio e correttamente). Ciò è però possibile in piccole comunità, non a caso queste ultime residue Landsgemeinden si svolgono in minicantoni (Glarona 35'000 abitanti, Appenzello 15'000 circa). Sono impensabili in cantoni o anche città di maggiori dimensioni, anche di non molto, per es. Berna coi suoi 100'000 abitanti circa. Nella democrazia ateniese come in quella di certi cantoni svizzeri tutti conoscono tutti e votano con cognizione di causa, a viso aperto e senza sotterfugi.

    Per quanto riguarda l'evoluzione della popolazione mondiale sono naturalmente d'accordo con ciò che dice Paul Ehrlich, ma bisogna anche dire che all'esplosione demografica ha fatto seguito anche la rivoluzione tecnologica che permette - almeno per il momento - di gestire la complessità del sistema. Senza l'informatica sarebbe già oggi quasi impossibile. Questa rivoluzione però favorisce probabilmente anche l'incremento demografico facendolo apparire gestibile ad libitum. È anche questo il noto argomento degli incrementisti: più gente più soluzioni dei problemi possibili. Il che può essere anche vero, ma con non pochi rischi. E noi siamo piuttosto per il principio di precauzione (che non significa stasi o regresso).

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    1. "la rivoluzione tecnologica che permette - almeno per il momento - di gestire la complessità del sistema. Senza l'informatica sarebbe già oggi quasi impossibile"

      Condivido, l'informatizzazione ha reso possibile e quindi provocato un incremento di complessita' rapidissimo e incredibile della burocrazia, rendendo impensabile una retromarcia. Cio' e' in atto gia' da qualche anno, figuriamoci come saremo ridotti fra qualche altro anno o decennio. Eppure molti ritengono (molti anche in senso elettorale, vedi Casaleggio & Grillo) che l'informatizzazione portera' ad un aumento, o addirittura ad una nuova era di democrazia. Io personalmente la vedo dura, vedo un incredibile strumento, potentissimo, di comando e controllo, e quindi di gestione della incrementata complessita', ma nel senso che spiega il bell'articolo che commentiamo. Del resto ne abbiamo gia' davanti la tendenza: controllo pignolissimo e micragnoso impensabile per qualsiasi altra epoca, se non gettando in una segreta il prigioniero: ed e' gia' ampiamente in atto.

      A preoccupare di piu', e' che conosco personalmente molta gente che e' entusiasta di questo sviluppo: pensano ad esempio che verra' eliminata l'evasione fiscale, la criminalita' eccetera: sta gia' mutando il paradigma ideologico generale in funzione del mondo nuovo.

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    2. Caro Winston Diaz, anzitutto benvenuto.

      Credo che la complessità sia una specie di droga, il cui uso tende ad aumentare nel tempo, ma senza mai soddisfare veramente il suo consumatore, sino al triste epilogo finale dell'overdose.
      Fuor di metafora, l'aumento della complessità ha un effetto ingannatore, in quanto nell'immediato risolve alcuni dei problemi per i quali si è reso necessario, ma subito dopo ne crea degli altri, che renderanno necessari nuovi interventi; e così in una spirale senza fine.

      Così, ad esempio, l'informatizzazione del mondo e quindi delle nostre amministrazioni pubbliche ha sicuramente consentito notevoli miglioramenti nei servizi prestati, ma solo al prezzo di creare nuove difficoltà, e, non ultimo, di comprimere sempre di più le nostre libertà individuali.

      D'altra parte, il solo fatto che il nostri governanti abbiano ritenuto necessario introdurre una legge sulla tutela della privacy (cosa un tempo impensabile) la dice veramente lunga su questo argomento.

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    3. Grazie per il benvenuto, cerchero' di non infastidire troppo.

      Sono d'accordo su tutto, solo non so se la complessita' sia davvero una droga o il normale cibo di cui tende a nutrirsi l'uomo, per caratteristica atavica, peraltro mediata dall'ambiente in cui vive.

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    4. Ma figurati ! Intervieni come e quando vuoi. Qui c'è spazio per tutti.

      Quanto alla complessità è un argomento che compare spesso in questo blog, perchè mi intriga parecchio.
      Non per nulla ho dedicato 4 post a Joseph Tainter, che è uno degli autori più importanti in materia.

      Il primo lo trovi qui: http://ilfenotipoconsapevole.blogspot.it/2012/08/tainter-o-della-complessita.html ; gli altri a seguire.

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    5. Lo conosco e condivido l'apprezzamento, io lo scopersi anni fa qui, in questo ottimo articolo:
      http://www.oilcrash.com/italia/complex.htm

      Ottimo articolo che non ho mancato di diffondere, verificando pero' che solo i pochi che sospettano gia' una cosa del genere, lo comprendono (cioe' quelli che non hanno bisogno di leggerlo).
      Nella sua analisi, dell'articolo citato sopra, trovo criticabile il fatto di essere troppo energo-centrica, essa sta in piedi benissimo anche senza questa ipotesi, ma questa del resto e' la ossessione-moda del momento, assieme alla preoccupazione per il riscaldamento globale (diffusasi assieme al condizionatore d'aria, che aumenta enormemente la percezione della calura estiva... senno' ditemi voi chi percepirebbe mai un aumento di 0.4 gradi nella temperatura media). Ma questo e' un discorso che si collega all'isteria tipica dei cosiddetti mezzi d'informazione, che in realta' sono creatori di opinione, e non possono farlo senza un qualche apposito capro espiatorio verso cui venga attratta l'indignazione di tutti.
      Davvero un peccato che il suo libro non sia stato tradotto in italiano (in inglese lo si trova su emule), ma temo che man mano che le nuove generazioni saranno in grado di leggere l'inglese correntemente, sempre meno libri interessanti verranno tradotti.

      Per quanto riguarda l'argomento soprappopolazione che vedo vi sta a cuore, io credo che la voce piu' importante da sentire dovrebbe essere quella di un epidemiologo: abitando in campagna, in svariati decenni ho potuto verificare che praticamente qualsiasi specie animale si sia dimostrata fortemente invasiva, dopo un po' e' quasi scomparsa vittima di avversita' biologiche sue proprie (ricordate il bruco americano, ad esempio? ma e' solo un esempio), quando la sua densita' e' aumentata troppo, a prescindere dalla possibilita' di estrarre nutrimento e tutto cio' che gli serve dall'ambiente circostante.

      Nel nostro caso l'avversita' potrebbe anche essere puramente informativa, nell'eccesso di strutturazione e imposizione sociale, in fin dei conti anche i virus sono informazione.

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    6. Caro Diaz, i motivi diella crisi attuale sono diversi (riduzione energetica, degrado ambientale, eccesso demografico, aumento della complessità, ecc.) e purtroppo si rafforzano a vicenda.
      Per questo è così difficile cercare di invertire la tendenza.

      D'altra parte le altre specie animali che sono andate in crisi per eccesso di saturazione NON avevano le facoltà intellettive che abbiamo noi e che ci consentono (ci dovrebbero consentire) di ipotizzare il futuro prima che si verifichi.
      Se c'è una specie che ce la può fare, è quella umana.

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    7. Mmmmh, per la seconda parte, e' tutto da verificare, potrebbe anche essere il contrario, in fin dei conti le facolta' intellettive fanno esattamente la stessa cosa che fa la normale evoluzione, creano il futuro a cui poi esse stesse devono adattarsi, solo accelerandone enormemente i tempi (cioe' abbreviandoli).

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    8. Richard Dawkins, parlando della mente umana, dice che con essa i geni hanno raggiunto il massimo della flessibilità (attualmente) possibile nell'interazione con l'ambiente.
      La mente umana infatti, ci consente di ipotizzare in anticipo le varie conseguenze delle nostre azioni, in funzione delle esperienze apprese (personalmente o culturalmente), e lascia quindi che le cattive strategie muoiano al posto nostro.

      Per fare questo però è necessario che noi vediamo chiaramente le conseguenze negative dei nostri comportamenti potenziali.
      Forse è proprio questo che ci sta mancando oggi.

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    9. "La mente umana infatti, ci consente di ipotizzare in anticipo le varie conseguenze delle nostre azioni"

      Conosco Dawkins: la mente umana ci lascia ipotizzare in anticipo le conseguenze delle nostre azioni, ma aumenta anche enormemente il numero di conseguenze delle nostre azioni, in una gara in cui e' da vedere chi vince... E' da qui che deriva il paradosso dell'aumento di complessita'. La complessita' aumenta specialmente quando essa si rende conto del proprio aumento.

      L'uomo e' un animale ricorsivo, l'animale ricorsivo per eccellenza, la coscienza e' ricorsione.

      Dall'universo infinito, non ci arrivano finora molti segnali di compresenza di attivita' intelligente del nostro tipo: potrebbe darsi che si tratti di una singolarita' destinata a durare molto poco, vittima di se stessa. Se, come ho ipotizzato seguendo Dawkins ma senza il suo ottimistico "cherry picking", l'attivita' intelligente serve solo ad accelerare il processo evoluzionistico, tanto ne accelera l'ascesa, quanto la caduta.

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    10. Temo che il tuo pessimismo possa essere giustificato.
      Pochi mesi fa ho postato un articolo molto intrigante sull'argomento, ovvero sul possibile ruolo dell'uomo nell'evoluzione dell'universo, che potrebbe interessarti.
      Si intitola "Ecce homo" ed è datato 1 febbraio 2014.

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    11. Molto interessante, e' piu' o meno cio' che intendo io, anche se detto in modo, secondo me, inutilmente complicato (inutilmente nel senso che chiamare in causa la termodinamica stellare per descrivere fenomeni che invece avvengono su scala locale e le cui problematiche attingono ben prima a specificita' informative che fisico-termodinamiche, non dimostra nulla che possa essere di nostro interesse - le dinamiche di ascesa-caduta di civilta' si situano in un ambito temporale che sta in mezzo fra quello della singola vita umana e il mondo nel suo complesso).
      Non mi pare poi sia cosi' ovvio associare le leggi della termodinamica alla dinamica dell'informazione, il fatto che sembrano andare in direzione opposta non implica che siano legate una all'altra da qualche legge quantitativa. Mi pare un po' grossolano il ragionamento, insomma, nel senso di voler ricavare nettare da una torchiatura. Ma come dice il proverbio, chi sa usare il martello vede tutto in forma di chiodo, ed ogni specialista tende ad incasellare il mondo secondo gli schemi mentali della sua specialita'. Onestamente arrivare poi a implicazioni politiche mi pare davvero acrobatico, e che il tutto finisca soprattutto nel rivelare la psicologia dell'autore che non altro (cosa che, adesso che sto di nuovo rivolgendo la mia attenzione ai siti della "decrescita" dopo qualche anno di distacco, mi salta all'occhio un po' dappertutto a dire il vero - il distacco era dovuto proprio alla percezione che sotto il velo dell'autorita' scientifica ci fosse soprattutto una volonta' etico-politica. Solo un'altra religione, insomma. ;)

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    12. << Ma come dice il proverbio, chi sa usare il martello vede tutto in forma di chiodo >>
      Bellissima !

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  2. << Nella democrazia ateniese come in quella di certi cantoni svizzeri tutti conoscono tutti e votano con cognizione di causa, a viso aperto e senza sotterfugi. >>

    caro Sergio, che meraviglia.
    Quello che mi fa più male dell'attuale democrazia negli stati nazionali è che la gente NON è infomata su quello per cui deve decidere (salvo rare e meritevoli eccezioni), e men che meno sulle persone che deve eleggere, per cui prenderla "in giro" è davvero troppo facile.

    Diciamo che viene rispettata più la forma (della democrazia) che la sostanza.
    Certo però che nei sistemi autoritari non è rispettata neppure la forma.
    Ecco perchè della democrazia Churchill diceva quello che diceva...

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