“L’immaginazione al potere” è stato senza dubbio uno degli slogan più famosi e duraturi del movimento del ’68, anche per il suo fascino sottile di rottura degli schemi.
Ma l’immaginazione, e la sua sorella “fantasia”, se entrano con troppa invadenza nei meccanismi decisionali delle persone, possono fare parecchi disastri.
Come risulta evidente da queste considerazioni, ironiche ma non banali, di Piergiorgio Odifreddi (tratte dal suo blog “Il non-senso della vita”).
LUMEN
<< Si è assistito [tempo fa] su L’Espresso a un interessante incrocio di penne tra Umberto Eco ed Eugenio Scalfari.
Ha cominciato il primo con 'Mentire e far finta', notando come spesso i lettori di opere di fantasia tendono da un lato a considerarle come vere, e dall’altro a non distinguere tra le opinioni dell’autore e quelle dei suoi personaggi.
E’ seguito Scalfari con 'Anche se finto è tutto vero', ribattendo che la distinzione tra verità fattuale e finzione letteraria non è netta. Anzi, si tratta di due facce della stessa luna, come dimostrano gli influssi che hanno avuto sulla vita reale le opere immaginarie di Manzoni o Goethe.
Ha concluso Eco con 'Credulità e identificazione', ricordando come il potere della finzione derivi dalla sua verosimiglianza, indipendentemente dalla sua verità. In altre parole, benché siano letteralmente falsi, i romanzi ci danno una lezione letteraria sulla vita in genere, e su noi stessi in particolare.
Se mi permetto, da scienziato, di intromettermi nel dibattito come “terzo fra cotanto senno”, è solo perché mi sembra che sia Eco che Scalfari, da umanisti, tendano a sottovalutare l’effetto deleterio che dosi massicce di finzioni finiscono per avere sul principio di realtà.
Proviamo a ripercorrere brevemente le tappe della formazione della psicosi universale, creata dal pervasivo e invasivo mercato dell’illusione.
Non appena i bambini acquistano l’uso della parola, e incominciano a fare domande su come sono nati, vengono loro fornite risposte idiote che vanno dai cavoli alle cicogne.
Quand’essi approdano all’asilo, incominciano a ricevere i rudimenti di una visione magica del mondo popolata di angeli e demoni, miracoli e castighi divini, roveti ardenti e nubi parlanti, ciechi guariti e morti risorti, che continuerà a essere contrabbandata nell’ora di religione di tutte le scuole.
In quelle stesse scuole, verranno anche sistematicamente impartiti insegnamenti letterari e filosofici dello stesso genere, dagli dèi omerici dell’Iliade e l’Odissea, alla schizofrenica voce del daimon socratico, ai regni dell’aldilà della Commedia dantesca, ai deliri idealisti di Hegel e Croce, al motto nietzschiano che “non ci sono fatti, solo interpretazioni”.
Parallelamente all’indottrinamento scolastico, il trinitario mercato letterario, cinematografico e televisivo sommerge il pubblico di storie irreali o magiche, dalle saghe del Signore degli Anelli e di Harry Potter a quelle delle Guerre Stellari o del Robert Langdon di Dan Brown.
Per non parlare delle fiction televisive, sacre e profane, che intasano il piccolo schermo.
Questo mercato è sostenuto da un battage di recensioni, interventi, dibattiti e interviste che satura le terze pagine della carta stampata e della televisione.
Questo martellante tam tam viene gabellato come informazione culturale, ma costituisce in realtà un parallelo mercato pubblicitario, che vive del precedente e lo aiuta a diffondersi capillarmente.
Il primo risultato di questa manovra a tenaglia è una società che non vive della e nella realtà, appunto, ma è immersa nella finzione generalizzata. C’è forse da stupirsi se, ormai assuefatta alle storie dei cantastorie, quella società finisca poi col diventare facile preda dei contastorie, politici o religiosi che siano? I quali, in fondo, perseguono i propri fini con gli stessi mezzi, spesso raccontando addirittura le stesse storie.
Il secondo risultato è una società che non conosce la realtà e se ne disinteressa. Oggi qualunque scrittore o attore da quattro soldi, per non parlare di uno da milioni, riceve più attenzione ed esposizione di qualunque premio Nobel. E le contingenti e superficiali invenzioni del primo sommergono le necessarie e profonde scoperte del secondo.
Bisognerebbe fruire dei romanzi, dei film e della tv cum grano salis. Cioè, a pizzichi da spargere sul piatto forte della scienza per insaporire la vita.
Chi invece pretende di cibarsi di solo sale, non rimane sano a lungo e presto muore di fame intellettuale.
Come stiamo appunto facendo noi. >>
PIERGIORGIO ODIFREDDI