lunedì 24 giugno 2024

Pensierini – LXXII

NON FERIRE
Ai semplicisti 'manichei' secondo i quali la nostra vita è solo una scelta tra il bene il male, tra la verità e la menzogna, tra la luce e le tenebre, io rispondo che le cose, purtroppo, non sono così semplici, ma molto più sfumate, con tante gradazioni intermedie e mille dubbi sulle conseguenze di quello che facciamo.
E siccome anch'io, su queste cose, non mi sento certo più sicuro degli altri, mi limito a seguire una norma etica piuttosto semplice: “difendi pure i tuoi interessi, ma cerca di non ferire mai nessuno”.
Sarà anche una norma modesta e limitata, ma se fosse messa in pratica dalla maggioranza delle persone, basterebbe, già da sola, a rendere il nostro mondo un posto migliore.
LUMEN


SEMPLICE E COMPLICATO
Una delle (tante) differenze tra Religione e Scienza è nel modo con cui cercano di spiegare la complessità dell'Universo.
La Religione si illude di spiegare le cose complesse con una causa ancora più complessa (Dio), senza rendersi conto che questo finisce per non spiegare nulla e renderla sostanzialmente inutile.
La Scienza invece cerca di spiegare le cose complesse andando alla ricerca di meccanismi più semplici (le leggi della fisica e della natura).
Ed è anche per questo che io preferisco la Scienza.
LUMEN


DIRITTO DI ERRORE
Una delle frasi più famose del Vangelo è quella che afferma: 'la verità vi renderà liberi'.
Ora, io non so se la conscenza della verità ci rende davvero 'liberi' (sono piuttosto scettico al riguardo), ma resta un traguardo fondamentale, perchè ci rende 'consapevoli'.
Per raggiungerla, però, non basta l'accettazione supina di qualcosa che viene dall'alto, come pretende la religione, ma occorre una ricerca continua 'dal basso' fatta di continue prove ed errori, come nel metodo scientifico.
Deve esistere pertanto per l'uomo una sorta di 'diritto di errore”, quanto meno a livello di ricerca, che si affianca, in modo indissolubile, a quello della libertà.
Quindi, parafrasando la frase di Gesù, si potrebbe dire: “il diritto all'errore vi renderà liberi”.
LUMEN

DENTRO DI NOI
A coloro che dicono che non bisogna fidarsi di nessuno perchè tanto “la verità è dentro di noi” io rispondo che sono degli illusi.
Dentro di noi non ci sono conoscenze innate (salvo quelle genetiche della specie), ma solo le nostre (limitate) esperienze personali e poi quello che abbiamo imparato dalle persone intorno a noi, a cominciare dai nostri genitori (e poi dalla scuola, dagli amici, dai libri, dalla televisione, ecc.).
Insomma, ho la sensazione che siamo meno liberi di quanto crediamo.
LUMEN 


GESU' IL RIVOLUZIONARIO
Fabrizio De Andrè, che era ateo ma ha scritto parecchie canzoni ispirate al Vangelo (La Buona Novella), ha detto una volta che “Gesù è stato il più grande rivoluzionario di tutti i tempi”.
L'affermazione, anche se provocatoria, può essere considerata valida.
Perchè, in fondo, cos'è un rivoluzionario ?
Un uomo che non avendo capito nulla di come funzionano gli uomini, vorrebbe cambiare il mondo; ovviamente senza riuscirci.
E Gesù, per come lo conosciamo dai Vangeli, rientra ampiamente nella categoria.
LUMEN


FIGLI DELLA SCIENZA
Noi, oggi, viviamo totalmente grazie alla tecnologia e, tanto per fare un esempio banale, possiamo chiacchierare sul web, nonostante la distanza ci separa, grazie alla tecnologia.
Ed è indubitabile che TUTTA la tecnologia che possediamo è figlia della scienza.
Quindi, prima di parlare male della Scienza, come fanno alcuni, sarebbe il caso di rifletterci sopra.
Come dice Michele Bruson: << “Non mi fido della scienza” non lo puoi scrivere su una grande rete mondiale fatta di fibre ottiche e di satelliti, usando uno schermino magico frutto della miniaturizzazione delle missioni Apollo. Lo puoi scrivere sul muro di una caverna usando un sasso >>.
LUMEN

21 commenti:

  1. "Insomma, ho la sensazione che siamo meno liberi di quanto crediamo."

    La sensazione? Di' pure la certezza. Siccome non esiste il libero arbitrio, come abbiamo già visto mille volte, anche la libertà è una chimera. Ma lo stesso ci impegneremo per ottenere certi risultati, non possiamo fare diversamente. Se non ci sono impedimenti esterni possiamo coltivare l'illusione di essere liberi. Ma è tutto già scritto come diceva quel tale, solo che non lo sappiamo. Le nostre azioni per il raggiungimento di uno scopo dipendono da tanti fattori che in parte non conosciamo e che ci inducono a comportarci in un certo modo. Io sono fermo al "non c'è effetto senza causa", e appunto non conosciamo tutte le cause dei nostri comportamenti. Devo però ammettere che questo determinismo assoluto non mi piace. E Giametta difendeva la libertà, ma non mi convinceva.

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    1. Caro Sergio, anche a me il 'determinismo assoluto' non piace molto, per cui chiamerei la nostra situazione 'determinismo relativo'.
      Nel senso che pur essendo condizionati dai nostri geni, dalla nostra educazione e dalla società in cui viviamo, abbiamo quasi sempre un margine di azione che non prevede un'unica risposta, ma diverse alternative.
      E questo possiamo chiamarlo libertà personale.

      Poi, ovviamente, c'è la libertà politico-economica, che però è un'altra cosa.

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  2. Gesù il rivoluzionario

    A me espressioni come "“Gesù è stato il più grande rivoluzionario di tutti i tempi” danno molto fastidio. Anche Pasolini quando girava il suo Vangelo secondo Matteo diceva qualcosa di simile (mentre intanto circuiva un Pelosi).
    Chi fu veramente Gesù? E chi lo sa! Un rivoluzionario? Mah!
    Scrivi: non aveva capito nulla di come funzionano gli uomini. È ovviamente una bestemmia per i credenti, ma c'è del vero.
    L'istituzione di un nuovo comandamento - amatevi l'un l'altro come vi ho amato io - lascia in effetti perplessi. Un comandamento? Si può "comandare" di amarsi? Ma in alcune circostanze Gesù dimostra intelligenza. Il famoso date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio è invece un escamotage per trarsi d'impiccio, non proprio il massimo della sapienza come pensano i credenti.

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    1. Secondo il mio biblista di riferimento (Bart Ehrmann), il Gesù storico era un semplice profeta apocalittico che, come tanti altri in quel periodo, predicava l'imminente fine del mondo (che poi non si avverò).
      Non pretendeva di essere Dio e, da buon ebreo, non voleva fondare una nuova religione.
      Forse era più bravo o più carismatico degli altri (dimenticati dalla storia), ma non era nulla di più.
      Poi Paolo ed i suoi seguaci ne hanno fatto il personaggio mitico che tutti conosciamo.

      Quanto al comandamento nuovo sull'amore per il prossimo, ho scoperto che non è veramente 'nuovo', ma ha un precedente nella Bibbia.
      Il Levitico, cap. 19 versetto 18, dice infatti testualmente:
      << Non ti vendicherai, e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. >>
      Come vedi, se togli la resurrezione (che noi razionalisti ovviamente non possiamo accettare), non c'è proprio nulla per cui passare alla storia.

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  3. Non ferire

    "“difendi pure i tuoi interessi, ma cerca di non ferire mai nessuno”. Certo, il neminem laedere è cosa buona e saggia, ma non sempre si può evitare di danneggiare qualcuno pur non volendolo. Ma come massima di comportamento è naturalmente valida, se l'adottassero tutti staremmo tutti almeno un po' meglio.

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    1. Ovviamente ci sono molte situazioni in cui non si possono seguire le proprie legittime aspirazioni senza ferire nessuno (pensa solo ad una gara sportiva).
      Dove però il suggerimento diventa importante è in tutti quei piccoli comportamente quotidiani in cui si feriscono gli altri senza nessun guadagno, cioè solo per il gusto (meschino) di farlo.
      Per chi ne è consapevole, sono cose che si possono facilmente evitare.

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    2. Ma siccome, come detto sopra e come sappiamo, non c'è effetto senza causa, ci si può chiedere perché certuni feriscano gli altri senza nessun guadagno, cioè solo per il gusto (meschino) di farlo. Una spiegazione la dà Cipolla ("sono dei pericolosissimi cretini che oltretutto fanno male pure a loro stessi"). Ma anche la cattiveria ha una causa. Già, perché il male? La natura umana corrotta, il peccato originale? Forse è che siamo troppi, ci pestiamo continuamente i calli, abbiamo i nervi a fior di pelle e allora perdiamo la ragione, ci prendiamo perfino gusto a infierire sugli altri, anche senza guadagno. Però anche nell'Europa pressoché disabitata o abitata da poche migliaia di Neandertaler e poi di Sapiens gli individui cercavano rogne, si combattevano, immagino soprattutto per accaparrarsi dei beni o forse solo per il bisogno di imporsi, di primeggiare (la tua tesi). L'aggressività innata di Lorenz (contestata dai colleghi) farebbe parte del nostro patrimonio genetico, ma ha secondo me anche un valore positivo (serve a sopravvivere). In alcune circostanze però nuoce, agli altri ma anche a chi la esercita. Però, questa è una mia fissa, il sovraffollamento causa ... disagi (con quel che segue).

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    3. Caro Sergio, credo che l'aggressività di cui parlano Lorenz e gli antropologi sia quella fisica, legata alla violenza.
      Coloro che feriscono per meschineria, invece, rientrano più facilmente nel campo della violenza psicologica.
      La quale potrebbe facilmente collegarsi a quella ricerca ossessiva della superiorità di cui parlo spesso nel mio blog.
      Chi ha doti modeste, e quindi non riesce a sentirsi superiore in senso positivo, deve accontentarsi di vessare e ferire gli altri, in modo da renderli inferiori a sè.

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    4. Quanto al fatto che l'aggressività possa peggiorare con l'aumento della popolazione, e la riduzione degli spazi individuali, la penso anche io come te.
      Il collegamento mi pare troppo ovvio.

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  4. Non ferire

    Tra Bianco e Nero generalmente esistono molteplici sfumature di Grigio: chi (solitamente accecato da ideologie dogmatiche politico-religiose) trascura qs semplice "fatto" tende pericolosamente al fanatismo e all'intolleranza.

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    1. Gli estremisti - politici e religiosi - non sanno neppure cosa sia il grigio e non conoscono (nè accettano) le sfumature.
      E' tutto o bianco o nero, il che, per certi versi, risulta anche comodo, perchè risparmia la fatica di pensare.

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  5. Semplice e complicato

    Inoltre ciascuna delle principali religioni postula l'esistenza del SUO PROPRIO Dio, fomentando/favorendo quindi divisioni, rivalità, conflitti e infine guerre vere e proprie (salvo poi naturalmente unirsi contro il Nemico dei nemici: la moderna Civiltà/Cultura liberaldemocratica laica illuminista e appunto science-based).
    Viceversa la Scienza avvicina individui e popoli favorendo non solo la coesistenza pacifica ma anche la collaborazione reciproca (ad es. al CERN di Ginevra lavorano tranquillamente fianco a fianco ricercatori provenienti da molteplici Paesi e afferenti a qualsivoglia orientamento filosofico-religioso: compresi israeliani e palestinesi!).

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    1. << Viceversa la Scienza avvicina individui e popoli favorendo non solo la coesistenza pacifica ma anche la collaborazione reciproca >>

      Caro Claude, questa è una eccellente osservazione, che condivido in pieno.
      Con la scienza si parla la stessa 'lingua' e si usa lo stesso 'alfabeto concettuale': diventa difficile esaltare le divisioni.

      Forse i rapporti tra i popoli, a livello mondiale, potrebbero migliorare se tutti parlassero e scrivessero allo stesso modo, come avviene già per la matematica.
      Ma l'impresa mi appare quasi impossibile.

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    2. Direi per fortuna che l'impresa è pressoché impossibile. Pensa se gli otto miliardi parlassero e scrivessero tutti l'inglese, o una specie di inglese: un incubo. Sparirerebbero le migliaia di lingue ancora parlate oggigiorno con la loro ricchezza e bellezza (addio Dante e Leopardi). Si parla sempre di diversità, di salvaguardare le culture locali. Non escludo però che si arrivi un giorno a tanto, a un mondo pacificato e unificato, anche linguisticamente. Il linguaggio della scienza è un'altra cosa, in questo campo si parla già ora lo stesso linguaggio. Sia gli scienziati islamici che gli astronomi di Castel Gandolfo s'intendono benissimo con i fisici e astrofisici agnostici o atei.

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    3. Caro Sergio, la ricchezza, la varietà e la bellezza delle diverse culture sono una cosa importante, certamente.
      Ma se io dovessi rinunciare ad esse in cambio della pace nel mondo, lo farei subito.
      E forse lo faresti anche tu.

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  6. Diritto di errore

    Quello di VERITÀ è un concetto di matrice squisitamente logico-filosofica. Poi sfortunatamente la Teologia ha cercato di impadronirsene, con le pesanti conseguenze che conosciamo...

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    1. Credo che, a livello storico, le verità delle fede precedano quelle della logica filosofica (divenuta poi scientifica).
      Ed il paradosso è che le seconde, elaborate dai teologi per la maggior gloria degli dei, hanno finito per indebolirli.

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    2. Le "verità" mitico-religiose certamente sono venute cronologicamente prima, quelle poi arbitrariamente "appiccicate" dai teologi ai contenuti religiosi sono state ricavate dalla riflessione logico-filosofica (almeno in Occidente). Saluti

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    3. PS Non a caso volendo applicare categorie logico-razionali a un materiale polimorfo di matrice chiaramente (e spesso orgogliosamente) irrazionale come quello mitico-religioso, la Teologia e' stata ad es definita da Borges "un ramo della narrativa di fantascienza" mentre prof. Odifreddi ha più volte ripetuto che "chi vuol essere logico NON può essere teologico".
      A parte poi il fatto che voler insistere fino allo sfinimento per provare razionalmente le "verità" di fede sembra mostrare (al di là del chiaro intento apologetico) un deficit di quelle granitica certezza di fondo apoditticamente proclamata da parte di molti degli stessi credenti ufficiali...

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    4. Sarebbe interessante verificare se in origine, a livello storico, filosofi e teologi fossero più o meno la stessa cosa, salvo poi inevitabilmente divergere.
      Come in una ramificazione evolutiva avremmo per primi i pensatori, da cui si dipartirono i teologi ed i filosofi, dai quali ultimi si dipartirono poi i metafisici e gli scienziati.
      Purtroppo non possiamo fare l'esame del DNA per verificarlo ;-)

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