giovedì 2 marzo 2023

Baracca e Burattini - 1

Il post di oggi è dedicato alla nascita delle tecniche moderne di propaganda collettiva, che tanta importanza hanno acquisito nelle società moderne.
Il pezzo, scritto da Paolo Gulisano, è tratto dal Blog 'Duc in Altum' del cattolico tradizionalista Aldo Maria Valli.
La fonte è decisamente insolita per il mio blog, ma il testo è chiaro, interessante e documentato, per cui merita di essere letto.
E poi - se mi perdonate la battuta – chi meglio di 'loro' può parlare di questi argomenti, visto l'uso intensivo che ne hanno fatto per quasi duemila anni ?
Il post, data la lunghezza, è stato diviso in 2 parti (prima parte).
LUMEN


<< Quanto è accaduto e sta ancora accadendo con l’avvio del processo definito “Grande Reset”, ha suscitato non poco stupore in chi ha conservato intatto un pensiero libero e critico. C’è a chi sembra inverosimile che una massa enorme di persone abbia ciecamente seguito le direttive del Pensiero Unico, e tra questi anche persone colte, istruite, informate. Qualcuno ha persino parlato di una forma di ipnosi collettiva.

In effetti, se non proprio in uno stato di ipnosi, le masse sono state manipolate attraverso metodologie i cui princìpi sono noti da molto tempo, ma che grazie alle attuali tecnologie di comunicazione hanno potuto raggiungere un’efficacia unica nella storia.

Per cercare di capire a fondo, occorre raccontare la storia di colui che è il padre della manipolazione di massa, una figura di cui i libri di storia parlano pochissimo o nulla affatto, ma che è stato uno dei personaggi più influenti del XX secolo, e destinato a diventare ancora più importante oggi, quando le sue teorie possono essere realizzate in modo tremendamente efficace.

Si chiamava Edward Bernays. Era nato a Vienna nel 1891 ed era nipote di Sigmund Freud. Coniugando gli studi sulla psiche elaborati dallo zio con le idee di Gustave Le Bon, autore della 'Psicologia delle folle', divenne un pioniere della comunicazione di massa, di tipo pubblicitario, ma non solo. Fu il primo vero 'spin doctor' capace di influenzare gusti, scelte, comportamenti, persino scelte politiche.

La sua attività non si limitò a far vendere più pacchetti di sigarette o vestiti, ma applicò i suoi metodi anche alla politica, influenzando la partecipazione della sua patria d’adozione, gli Stati Uniti, a due guerre e provocando colpi di Stato in Centroamerica. La relazione con lo zio Freud era costantemente al centro del suo pensiero e del suo lavoro di “consulente”.

Dopo la laurea in Agricoltura alla Cornell University di Ithaca, New York, una facoltà scelta per accontentare il padre, iniziò a lavorare nel giornalismo come pubblicista. Cominciò la sua carriera con la collaborazione con due mensili di medicina, e fu l’inizio del suo successo. 

Bernays capì che era molto utile alla diffusione delle riviste accendere polemiche, organizzare campagne, fare anche un po’ di scandalo (ad esempio affrontando tematiche di tipo sessuale) e infine promuovere comitati con lo scopo di appoggiare determinati progetti e ricevere fondi. Inventò la figura del testimonial, utilizzando molti volti noti, soprattutto dello spettacolo.

Bernays fu uno dei primi a commercializzare metodi per utilizzare la psicologia del subconscio al fine di manipolare l’opinione pubblica. A lui si devono le espressioni “mente collettiva” e “fabbrica del consenso”, concetti che diventeranno fondamentali nelle varie attività di propaganda.

Un primo grande successo di questi metodi fu ottenuto nel 1917, quando l’America entrò in guerra al fianco delle potenze dell’Intesa contro la Germania e l’Austria mentre la maggior parte del popolo americano si mostrò ostile a questa scelta.

Per risolvere questo problema, il presidente Woodrow Wilson istituì un comitato sull’informazione pubblica, il Committee on Public Information, e Bernays fu chiamato a farne parte con un ruolo molto importante. Il Committee fu organizzato come un mezzo di propaganda bellica in grado di sfruttare più strumenti possibili per rendere dapprima accettabile e quindi doveroso l’ingresso dell’America in guerra.

La macchina si mise subito al lavoro, facendo arrivare ad ogni giornale del Paese migliaia di comunicati stampa; su tutto il territorio nazionale vennero diffusi milioni di poster, tra cui il più noto raffigurante lo Zio Sam e la celebre frase “I Want You for US Army”, oltre a manifesti, immagini e vari tipi di documenti propagandistici.

Anche all’interno dell’informazione e del cinema vennero introdotti metodi di propaganda pro-bellica, rispettivamente con la New Division e la Film Division. L’industria di Hollywood produsse una serie di film dal chiaro messaggio antitedesco, con titoli assai eloquenti come “Il delinquente prussiano” e “Il Kaiser la belva di Berlino”.

Sei mesi di martellante campagna propagandistica determinarono il sorgere e il diffondersi di decine di organizzazioni patriottiche, portando il paese ad un’isteria antitedesca così intensa da impressionare permanentemente il mondo degli affari statunitense, che comprese immediatamente quali fossero i potenziali vantaggi che davano queste strategie pervasive per la capacità di controllare l’opinione pubblica su larga scala.

La Commissione creò anche i 'four minute men', un gruppo di circa 75 mila volontari autorizzati dal presidente, per diffondere discorsi della durata di quattro minuti che venivano proiettati nei cinema su argomenti forniti loro dal Comitato. Riuscirono a tenere oltre 750 mila discorsi in 5.200 località. Il presidente Wilson aveva annunciato che “l’America non entrava in guerra per ristabilire i vecchi imperi, ma per portare la democrazia in tutta l’Europa”.

Bernays dimostrò capacità eccellenti nel contribuire a promuovere quest’idea sia in patria che all’estero e, alla fine della guerra, fu tra i ristretti collaboratori che accompagnarono il presidente alla conferenza di pace a Parigi per tutta la sua durata. Uno degli slogan che inventarono era “fare del mondo una democrazia più sicura”, con Wilson nella parte di colui che avrebbe creato un mondo nuovo. >>

PAOLO GULISANO

(segue)

20 commenti:

  1. COMMENTO di SERGIO

    Caro Lumen,
    è strano che questo signore sia pressoché sconosciuto
    immagino alla maggioranza della popolazione: io non
    avevo mai sentito il suo nome. Comunque è veramente
    impressionante il successo che ha avuto - e probabilmente
    continua ad avere (le sue tecniche di manipolazione
    dell’opinione pubblica sono sicuramente applicate anche
    oggi).
    Ho letto o riletto anche la seconda parte che pubblicherai
    la prossima volta. È un articolo veramente interessante,
    ma anche deprimente, almeno per me: perché penso
    che sia impossibile sfuggire alla manipolazione. Chi
    ha potere - lo Stato, le multinazionali, gli ideologi, la Chiesa -
    tenterà sempre di condizionare l’opinione pubblica,
    del resto talora persino con le migliori intenzioni. Che
    cosa è l’istruzione pubblica altro che una gigantesca
    e costosissima macchina per “educare” le masse?
    Noi consideriamo l’educazione cosa buona e necessaria,
    anzi indispensabile. Mi è rimasta una frase del socialista
    André Gorz: anche la più blanda e benintenzionata
    educazione è violenza. A fin di bene certo, ma si tratta
    di indurre comportamenti che lo Stato e gli altri potenti
    ritengono utili e necessari (lo Stato soprattutto per il mantenimento
    dell’ordine sociale, i potenti (le élite!) per conservare i propri
    privilegi). E cos’era poi l’intellettuale organico di Gramsci
    se non la cinghia di trasmissione delle direttive del partito?

    Ma si può fare ben poco per sottrarsi alla manipolazione:
    perché - come dici tu e L. C. - le élite hanna mezzi potentissimi
    per imporre la propria volontà. Big Data è qui fra noi
    e ci dice o suggerisce sottilmente cosa pensare e come parlare.
    Dunque che fare? Farsene una ragione, come dici sempre tu,
    applicando il principio di sopravvivenza: io speriamo che me la cavo.
    Io mi sono arreso: non ci capisco quasi più niente. Saluti.

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    1. << Ma si può fare ben poco per sottrarsi alla manipolazione: perché (...) le élite hanno mezzi potentissimi per imporre la propria volontà. >>

      Questo è vero a livelo statistico, ma non a livello assoluto.
      Io, te, ed alcuni altri (una minoranza esigua, ma non inesistente) hanno capito il meccanismo e riescono a tenersene fuori.
      Non è mica una cosa da poco.

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  2. COMMENTO di SERGIO

    Lettera aperta di Fabio Battiston a Giorgia Meloni,
    pubblicata oggi nel blog di A. M. Valli che seguo
    quotidianamente pur essendo io ateo e anticlericale.
    Perché lo faccio se non condivido quasi
    nessuna delle tesi dei cattolici tradizionalisti?
    Be’, un po’ perché sono un ex (cattolico) e
    pur non facendo più parte del gregge seguo
    ancora con un certo interesse l’attività della Chiesa.
    In secondo luogo i tradizionalisti
    sono antibergogliani, anzi considerano l’attuale
    papa un eretico ed esecutore testamentario
    del cattolicesimo. E siccome Bergoglio fa parte
    dei poteri forti che vogliono distruggere l’Italia
    e l’Europa (secondo loro abbiamo il dovere
    morale di accogliere tutti coloro che bussano
    alle nostre porte - qualcosa come miliardi di
    esseri umani) provo una certa simpatia per
    gli oppositori di Bergoglio (il nemico del mio
    nemico è un po’ mio amico). Devo poi dire che
    Valli mi sembra una brava persona, anche se
    è credente e cattolico (mentre Bergoglio è
    un uomo di potere collerico).

    Qui la lettera di Battiston:
    https://www.aldomariavalli.it/2023/03/03/signora-meloni-le-scrivo-lettera-aperta-senza-rancore-ma-sincera-di-un-ragazzo-degli-anni-settanta/

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    1. In effetti i tradizionalisti cattolici e Bergoglio si trovano su percorsi notevolmente opposti, anche se entrambi affermano strenuamente di volere solo il bene della Chiesa.
      E magari è anche vero, solo che le loro visioni sono incompatibii tra loro e non appare possibile una sintesi.
      Alla fine, il tempo dirà chi ha avuto ragione, ma la mia sensazione è che il tentativo di Bergoglio non avrà successo.

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    2. COMMENTO di SERGIO

      << … il tentativo di Bergoglio non avrà successo. >>

      Penso anch’io, ma forse solo alla lunga (prima o poi,
      santo cielo, si dovrà pur capire che nessuno
      sa cosa avvenne veramente in Palestina -
      e che il tal Gesù o Jesciuà (sembra che il suo
      nome si pronunci così) non era certamente
      Dio e il figlio di Dio in senso proprio (in senso
      lato siamo tutti figli di Dio, così ci dicono i preti).
      Insomma, alla lunga dovrebbe prevalere la
      ragione.

      Ma il nuovo scisma tedesco quasi sicuro potrebbe
      accelerare gli avvenimenti e favorire l’instaurazione
      di una Religione Universale (i capi religiosi se ne
      faranno una ragione nel loro proprio interesse).

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    3. Non sapevo che fosse in gestazione uno scisma tedesco, immagino da parte dei tradizionalisti 'orfani' di Ratzinger.
      La mossa ha una sua logica, ma credo che per la Chiesa Cattolica di oggi, debole, impoverita e sfilacciata, sarebbe un colpo quasi mortale.

      Quanto alla ipotetica Religione Universale, continuo ad essere molto perplesso, visto che il ruolo storico delle grandi religioni è sempre stato 'divisivo' (noi contro loro).

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    4. COMMENTO di SERGIO

      << Non sapevo che fosse in gestazione uno scisma tedesco, immagino da parte dei tradizionalisti 'orfani' di Ratzinger. >>

      No, sono i progressisti che minacciano lo scisma - e secondo me quasi sicuramente si separeranno da Roma. Sono infatti a sinistra di Bergoglio che per loro è ancora troppo cauto, tentennante. Bergoglio vorrebbe naturalmente evitare un altro scisma, ma per lui è una questione di potere, di comando. Ne andrebbe anche della sua reputazione (passerebbe alla storia come il papa del secondo scisma tedesco).
      Ma cosa vogliono poi in fondo i cosiddetti progressisti? Soprattutto la libertà sessuale, il matrimonio omosessuale e … basta dogmi, al diavolo la teologia. Il bello è che Bergoglio sarebbe pure d’accordo, ma non può dirlo - ancora.
      I progressisti vogliono insomma un’altra Chiesa. Liberissimi di fondarne una, ma vogliono dirsi ancora cattolici, magari non più apostolici romani, ma cattolici. Una rottura completa è forse anche per loro pericolosa, una certa continuità (vera o simulata) giova. Intanto assistiamo ormai da un pezzo a un declassamento o ridimensionamento della figura di Gesù, persino Bergoglio non lo cita più, preferisce parlare di Dio (che ci ama tanto e tutti, anche gli omosessuali).

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    5. Questa non me la immaginavo, anche perchè pensare di essere più progressisti di Bergoglio mi pare veramente difficile.
      Se davvero facessero uno scisma di questo tipo, la Chiesa potrebbe davvero disintegrarsi, perchè, a quel punto, i tradizionalisti (che non sono pochi) non resterebbero con le mani in mano.
      Vedremo.

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    6. "Pensare di essere più progressisti di B. mi pare veramente difficile"

      Sul cruciale tema del birth control & family planning B. (purtroppo) non ha modificato di una virgola la dottrina/condanna tradizionale, rimproverando anzi costantemente Italia ed Europa di fare POCHI figli...

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    7. E' vero.
      Non sarà che B. appare più progressista di quanto non sia davvero, solo perchè è molto abile con le parole (da buon gesuita) ?
      Però un poco lo deve essere davvero, altrimenti non si spiegerebbe l'astio dei tradizionalisti.

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    8. Sotto certi aspetti indubbiamente lo e' rispetto ai suoi due predecessori ultra-conservatori (rispetto al predecessore immediato risulta effettivamente anche umanamente più simpatico), ma solo quel tanto necessario & sufficiente a portare avanti di fronte al grande pubblico un'operazione "gattopardesca" (dare l'impressione che cambi tutto affinché cambi il meno possibile) ed anche (almeno apparentemente) maggiormente in sintonia con lo 'zeitgeist' contemporaneo allo scopo di recuperare consensi alla causa cattolico-romana. Dal punto di vista dottrinario però su tutto ciò che riguarda i "temi eticamente sensibili" il saggio prof. H.Kung era ben più avanti di lui già trent'anni fa... Saluti

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    9. Mi piace l'aggettivo gattopardesco applicato a papa Bergoglio.
      Però sta giocando col fuoco e rischia di provocare più cambiamenti di quanto vorrebbe.
      Le tradizioni millenarie sono molto resilienti, ma quando si rovinano non si aggiustano più.

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  3. Chissà per quale motivo (come opportunamente sottolineato in particolare da M.Taradash) il "Pensiero Unico" e' SEMPRE quello altrui e MAI il nostro... Saluti

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    1. Mah, io considero come pensiero unico quello statisticamente dominante, che ovviamente cambia di luogo in luogo, e di tempo in tempo.
      Il mio personale è sempre stato molto minoritario (sempre a livello statistico).

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  4. La religione universale esiste, esisterebbe già. Basterebbe elevare a dignità di legge il coacervo di motti, aforismi, proverbi grondanti saggezza e dirittura morale, comportamentale. Ai giovani di oggi I proverbi non vengono più recitati dagli anziani (a volte si tratta di vere e proprie preghiere). Grave lacuna etico-culturale. I risultati sono sotto gli occhi. Di tutti. Ahimè. Si tratterebbe di costruire, tentare di costruire, un mondo nuovo, con il fine di star bene noi, far star bene gli altri, durante la parentesi terrena. Etsi deus non daretur. Anche se dio non esistesse. Il bene non va mai perduto. A qualcuno fa comodo altrimenti....

    Circa i proponimenti del fellone argentino, azzardato fare ipotesi a medio, a lungo. Tre cose infatti iddio non conosce. Il patrimonio dei francescani. Quanti ordini religiosi femminili esistono. Cosa passa per la testa di in gesuita.

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    1. Caro Mauro, i proverbi ed i detti popolari saranno anche un patrimonio condiviso di saggezza, ma per farne la base di una religione unica universale, ce ne passa.
      Sia perchè 'buon senso' e 'religione' sono termini abbastanza antitetici, sia perchè anche gli insegnamenti dei proverbi popolari, in certi casi, possono essere in contraddizione tra loro.
      Un esempio ?
      = Chi fa da se fa per tre.
      = L'unione fa la forza.

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  5. Giuste osservazioni, Lumen, alla mia tesina utopistica. Avendo già intaccato la settantina, prossimo al giorno del ceppo per ovvi motivi anagrafici corroborati da malferma salute, mi rammarico, senza darmi pace, della dabbenaggine umana. Menati per il naso dalla culla alla bara, quando non peggio, ci preoccupiamo, ci fanno pure preoccupare del nostro destino post mortem, ovvero eterne noiose concioni sull'esistenza del demiurgo, esistenza non dimostrabile, se non con la fede cieca o sacrificium intellectum... Così facendo il nostro viaggio terreno diventa ancor più incomodo, tormentato da rovelli cerebrali insolubili, sprecando tempo prezioso che avremmo potuto destinare al nostro ed altrui benessere. A divertirci nei ritagli di tempo.

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    1. << ci fanno pure preoccupare del nostro destino post mortem >>

      A questo proposito, ho notato un curioso cambiamento di prospettiva nel tempo.
      Una volta (nei secoli passati, quando la religione dominava la società), la gente aveva più il terrore dell'inferno che non la speranza del paradiso.
      Oggi (che la società si è notevolmente laicizzata), di finire all'inferno non ha più paura nessuno, e la gente si chiede, al massimo, come sarà il paradiso.
      Una cosa davvero singolare.

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  6. "....... L'inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui....."
    (W. Shakespeare)

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