mercoledì 13 luglio 2016

Populorum progressio

LUMEN – Abbiamo oggi con noi un religioso, ma un religioso molto speciale: il reverendo Thomas Robert Malthus, con il quale parleremo della sua opera più famosa, ovvero il “Saggio sul principio della popolazione”.
MALTHUS - Sarà un piacere. E’ un libro a cui sono molto affezionato.

LUMEN – E che, in effetti, vi ha dato grande notorietà. Allora, reverendo, da quale idea siete partito ?
MALTHUS - In una indagine sui futuri progressi della società, il modo naturale di condursi è quello d’investigare in primo luogo le cause che hanno finora impedito i progressi del genere umano verso il suo benessere ed, in secondo luogo, le probabilità di rimuovere, in tutto o in parte, queste cause.

LUMEN – Temo che le cause siano parecchie.
MALTHUS – In effetti, entrare pienamente nel primo esame, ed enumerare tutte le cause che hanno finora ostacolato i progressi umani, sarebbe cosa superiore alle forze di un solo uomo.

LUMEN – Quindi ?
MALTHUS – Quindi lo scopo principale del mio saggio è stato di esaminare gli effetti di una sola gran causa, intimamente legata alla natura dell’uomo, la quale, quantunque abbia costantemente ed energicamente operato fin dalle origini sociali, pure ha attirato poco l’attenzione degli autori che si sono occupati di questa materia.

LUMEN – E quale sarebbe questa causa ?
MALTHUS - La causa a cui alludo è la costante tendenza, che hanno tutti gli esseri viventi a moltiplicarsi più di quanto permettano i mezzi di sussistenza di cui possano disporre.

LUMEN – Molto giusto.
MALTHUS - Nel regno animale e vegetale, la natura ha profuso i germi della vita, ma è stata comparativamente avara dello spazio e degli alimenti necessari al loro moltiplicarsi. I germi esistenti in un piccolo angolo di terra, se avessero con loro abbondanza di cibo e di spazio, nel corso di poche migliaia d’anni avrebbero occupato milioni di mondi. La necessità, legge universale e prepotente in natura, li reprime entro i limiti prescritti. Le piante e gli animali son costretti a piegarsi sotto l’impero di questa legge; e la razza umana, qualunque sforzo facesse, sarebbe sempre, come ogni altra, costretta ad ubbidirle.

LUMEN – Le leggi della natura valgono per tutti.
MALTHUS - Per le piante e per gli animali, la cosa procede in modo ben semplice. Sono tutti portati da un poderoso istinto a moltiplicare la loro specie; istinto che non viene frenato da alcun ragionamento o dubbio sul modo di provvedere all’esistenza delle loro generazioni. Perciò spiegano la loro forza di procreazione dovunque possono, e tutto il sovrappiù viene eliminato in un secondo momento per mancanza di spazio e di viveri; e fra gli animali, inoltre, per la voracità che li fa preda gli uni degli altri.

LUMEN – Per l’uomo, invece ?
MALTHUS - Nell’uomo, gli effetti di questa legge sono molto più complicati. Mosso dal medesimo istinto di procreazione, la ragione lo arresta, e gli propone il quesito se gli sia lecito far sorgere esseri nuovi nel mondo, per i quali egli non possa provvedere sufficienti mezzi di sussistenza. Se egli cede a questo ragionevole dubbio, il suo astenersi si converte spesso in causa di vizi. Se non vi bada, la razza umana si vedrà di continuo tendente ad accrescersi al di là dei suoi mezzi di sussistenza.

LUMEN – Un bel dilemma.
MALTHUS - Ma siccome, per quella legge della nostra natura che fa dipendere la vita dal cibo, la popolazione non può moltiplicarsi più di quanto permetta il più limitato nutrimento capace di sostenerla, così s’incontra sempre un forte ostacolo al suo incremento nella difficoltà di nutrirsi; difficoltà che di tanto in tanto deve necessariamente apparire, e deve risentirsi nella maggior parte del genere umano, sotto l’una o l’altra fra le varie forme della miseria, o della paura della miseria.

LUMEN – Si possono fare delle previsioni statistiche, anche approssimative ?
MALTHUS - Si può, con tutta franchezza, asserire che la popolazione, quando non è arrestata da alcun ostacolo, si raddoppia ad ogni periodo di 25 anni, crescendo così in progressione geometrica. La “ragione” secondo cui si possa credere che aumentino le produzioni della terra non è altrettanto agevole a determinarsi. D’una cosa, tuttavia, siamo ben certi, che questa “ragione” dev’essere affatto diversa da quella secondo cui procede l’aumento della popolazione

LUMEN – Voi usate qui il termine “ragione” per indicare il tasso percentuale.
MALTHUS – Esattamente. Se guardiamo ai miei tempi, ovvero verso la fine del ‘700, l’Europa non è di certo popolata quanto potrebbe.

LUMEN – Se vedeste oggi, invece… Ma continuate, vi prego.
MALTHUS - Ed è in Europa – sempre parlando di allora - che esistono le migliori speranze di vedere ben diretta l’industria. Quanto alla scienza agraria, essa è molto studiata nell’Inghilterra e nella Scozia; e nondimeno vi sono ancora molte terre incolte. Esaminiamo con quale progressione il prodotto di quest’isola potrebbe accrescersi sotto le più propizie circostanze.

LUMEN – Proviamo.
MALTHUS - Se supponiamo che, con il miglior governo e i migliori incoraggiamenti all’agricoltura, il prodotto medio dell’isola si raddoppi nei primi 25 anni, faremo la più generosa ipotesi che si possa. Nel periodo seguente, è impossibile immaginare che il prodotto si troverà quadruplicato. Ciò sarebbe in opposizione con quanto conosciamo sulle attitudini produttive del suolo. Il miglioramento delle terre sterili è opera che richiede tempo e lavoro; ed è evidente per chiunque abbia le minime nozioni agricole che, quanto più la coltivazione si estende, tanto più diminuisce l’aumento possibile del prodotto.

LUMEN – Pare ovvio anche a me, che pure sono un profano.
MALTHUS - Immaginiamo che l’incremento annuo di prodotto, invece di decrescere, come certo fa, rimanga sempre costante; e la produzione dell’isola si accresca, ad ogni periodo di 25 anni, di una quantità eguale a quella del prodotto attuale: il più esagerato speculatore non potrebbe immaginare di più. In pochi secoli, ogni palmo di terreno in questo paese sarebbe divenuto un giardino. Se la medesima ipotesi si applicasse a tutta la terra, e se si ammettesse che la sussistenza agli uomini fornita dalla terra si potesse aumentare ad ogni 25 anni di tanto quanto se ne produce oggi, ciò sarebbe un supporre una progressione molto superiore a quanto sia dato sperare da qualsiasi sforzo dell’industria umana.

LUMEN – Sicuramente.
MALTHUS - Perciò possiamo dire che, considerando lo stato presente della terra, i mezzi di sussistenza, nelle circostanze più favorevoli all’industria umana, non potrebbero crescere che in proporzione aritmetica.

LUMEN – Cosa ben diversa da una progressione geometrica.
MALTHUS – Appunto. La conseguenza inevitabile di codeste differenti progressioni è palpabile. Posto che la popolazione attuale ascenda a 1.000 milioni, la razza umana crescerebbe secondo i numeri 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, 256, e i viveri secondo i numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. In due secoli la popolazione si troverebbe, rispetto ai viveri, come 256 a 9; in tre secoli, come 4.096 a 13; in duemila anni la differenza sarebbe quasi impossibile a calcolarsi.

LUMEN – Beh, i numeri ed i rapporti, per fortuna, non stanno proprio così, ma si tratta comunque di una prospettiva spaventosa.
MALTHUS – Notate che in questa ipotesi non si suppone alcun ostacolo all’incremento dei prodotti della terra. Possono sempre aumentarsi indefinitamente; e, tuttavia, la forza generativa supera talmente la produzione dei viveri che, per mantenerla ad uno stesso livello in modo che la popolazione esistente trovi sempre gli alimenti indispensabili, è necessario che ad ogni momento una legge superiore formi ostacolo ai progressi della popolazione, che la dura necessità la soggioghi.

LUMEN – Legge superiore che dovrà provenire dalla natura, con tutta la sua brutalità, visto che i nostri governanti non sembrano preoccuparsi molto di questi problemi.
MALTHUS – Appunto.

LUMEN - Grazie reverendo, per le vostre interessanti considerazioni.
MALTHUS – Interessanti forse, ma di certo inascoltate.

LUMEN – Che ci volete fare ? E’ la sorte di tutte le Cassandre, di tutti i tempi e di tutti i paesi.

19 commenti:

  1. Forse sbaglio, ma l'unica cosa davvero giusta che si puo' dedurre dal ragionamento di Malthus e' che TUTTI gli esseri viventi producono molta piu' prole del necessario, ma questo, contrariamente a quanto afferma Malthus, vale in maggiore misura per i "mezzi di sussistenza" che per gli uomini e gli altri animali superiori che ne fanno uso.

    Infatti i vegetali appartengono alla strategia riproduttiva "r" (tantissima prole e che si arrangi da sola), mentre gli uomini e gli "animali superiori" a quella "K" (poca prole molto accudita).

    Pero' tutti insieme producono piu' prole affinche' la successiva selezione attraverso il differenziale riproduttivo possa produrre evoluzione (nel senso di cambiamento).

    Senza pressione selettiva non c'e' cambiamento.

    http://www.allzoon.com/2010/02/strategia-k-e-strategia-r/

    Quindi Malthus pur sbagliando il ragionamento, attiro' l'attenzione su un fatto importante. Nel male non meno che nel bene, visti i socialdarwinismi che ne seguirono.

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  2. Populorum progressio? Mi aspettavo almeno un accenno a papa Roncalli (in arte Giovanni XXIII), almeno per una questione di copyright.
    Quanto a Malthus non so, non me ne intendo. Aveva ragione o torto? Sembra torto perché continuiamo a crescere e a spassarcela contrariamente a quanto vaticinavano i bulli del Club di Roma che prevedevano ecatombi già a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso: le ultime parole famose ...
    Brutta gente i neomalthusiani, celebrano la cultura della morte (sante parole di Wojtyla e Ferrara).
    A me piacciono moltissimo i documentari sulla natura (piacevano anche a Marcello Mastroianni). Incredibile la varietà faunistica, quanti straordinari esseri ha creato e crea la natura. Ma non c'è un solo documentario in cui non si accenni ai pericoli che incombono su tutti questi begli animali minacciati di estinzione. Però mai si dice chiaramante perché sono minacciati, da chi o da che cosa.
    Mah, chissà. Io speriamo che me la cavo (sono qualunquista, gretto, misantropo). Mi trasferirò presto su Marte: poca gente, prezzi bassissimi, tramonti di sogno.

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    1. @ Sergio

      E' vero: non ho accennato alla nota enciclica di Papa Giovanni, limitandomi ad usarne il titolo come gioco di parole.
      Ma trattandosi del Papa Buono, sono certo che mi perdonerà :-)

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  3. "Però mai si dice chiaramente perché sono minacciati, da chi o da che cosa."

    E ancora meno si dice che il problema di fondo e' che colui che li minaccia ha momentaneamente sconfitto i suoi predatori e le sue minacce. L'unica minaccia che e' rimasta a minacciare l'uomo e' l'altro uomo (infatti la pressione selettiva, per l'uomo, e' ormai tutta intraspecifica, neanche i piu' gravi difetti genetici, grazie all'evoluzione della scienza, ne limitano il potenziale riproduttivo).
    Ma figuriamoci se dei documentari scientifici possono parlare male del progresso della scienza. Eppure la causa di questo male, a voler cercare la causa ultima, e' tutta li'.

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  5. Lumen15 luglio 2016 03:57

    Cari amici, credo che che poche cose alterino la reale percezione della natura e dei suoi meccanismi come i documentari sugli animali.

    D'altra parte mostrare la terribile ed insensata crudeltà della natura non piacerebbe probabilmente a nessuno:
    non ai tranquilli spettatori seduti in poltrona, che amano gli spettacoli cruenti, ma solo nelle fiction;
    nè agli ingenui adoratori di un universo meraviglioso, opera necessariamente perfetta di un dio perfetto;
    nè agli ottimisti progressisti, convinti che la scienza non ci dia solo delle conoscenze (spesso sgradevoli), ma anche gli strumenti per controllare il mondo.

    Insomma, a vedere il rovescio della medaglia restiamo solo noi quattro gatti, cinici e pessimisti.

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    1. L'altro ieri Superquark ha trasmesso un lungo filmato sui modi e stratagemi di caccia dei predatori (leoni, iene, coccodrilli, scimpanzé ecc.). Non sono dei begli spettacoli, la natura è crudele. Credo che istintivamente la gente parteggia per gli animali più deboli e vittime dei predatori e se potesse interverrebbe pure in loro aiuto. Ma sarebbe pericoloso cercare di salvare una gazzella dal leone. Chi filma queste scene deve restare impassibile. Del resto salvare la gazzella significa far morire di fame i leoncini che aspettano il pranzo. Non si può far nulla, è la natura. Non riesco a immaginare un giardino dell'eden in cui lupi e agnelli fraternizzano. Io mi sforzo di guardare anche se faccio fatica, sempre più fatica. Un coccodrillo - cinque metri di lunghezza e 700 kg di peso - si mimetizza per azzannare un povero gnu che viene ad abbeverarsi: che brutto spettacolo (e che brutta bestia il coccodrillo). Ecco, coccodrilli, serpenti e iene non mi sono simpatici (come pure zecche, zanzare, cimici, tafani e pulci) e ne farei volentieri a meno, ma il menù è questo. Poi chissà com'era il mondo all'epoca dei grossi rettili. Ma anche Giove talvolta sonnecchia e non si accorge dei disastri che combina.

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    2. Ma Giove, quanto meno, è perdonabile, perchè era una divinità tra le altre, con grandi poteri, ma anche con i suoi limiti ed i suoi difetti.
      Ma come la mettiamo, invece, con il dio ebraico-cristiano, eterno, onnipotente, onnisciente, e, per soprammercato, anche infinitamente buono ?

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    3. "Ma Giove, quanto meno, è perdonabile, perchè era una divinità tra le altre, con grandi poteri, ma anche con i suoi limiti ed i suoi difetti."

      Effettivamente: quant'era umano e persino simpatico Zeus-Jupiter-Giove. Non era onnipotente! Sopra di lui c'era il Fato! E a pensarci bene non è onnipotente nemmeno il Dio cristiano: ha le mani legate pure lui, è il Logos, la Ragione, cioè la Legge suprema a cui è impossibile derogare. È dunque simile a noi (non per niente gli venne in mente di fare l'uomo a usa immagine e somiglianza). C'è un passo del Vangelo sorprendente. Gesù dice ai suoi amici (12): se farete così e così, sarete degli dèi. Un'affermazione blasfema o per lo meno sorprendente.
      Per l'islam invece Dio non è Logos e Ragione perché può fare assolutamente ciò che vuole, anche contraddirsi, è libertà assoluta (cioè può fare anche il diavolo a quattro, diventare un sadico). Non è un caso che l'islam giustifichi l'assassinio degli infedeli. Anche i cristiani hanno commesso efferati crimini, ma senza giustificazioni teoriche (a parte il breve periodo dell'inquisizione durato solo alcuni secoli).
      Però che rottura di palle queste religioni. Come non dare ragione a Lennon quando diceva: "Immaginati che bello un mondo senza religioni!"
      Ma qual è il senso ultimo di tutto questo casino?

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    4. Caro Sergio, secondo me le religioni sono meno colpevoli di quanto sembrano.
      Nel senso che la crudeltà e la violenza sta dentro le persone e le ideologie religiose servono solo per renderle più rispettabili, dandogli una patina di nobiltà (dio lo vuole !).

      E da dove vengono la crudeltà e la violenza, lo vado ripetendo da quando ho aperto questo blog (ognuno ha i suoi "pallini"): sta tutto nella spinta alla sopraffazione selezionata dal piccolo gene egoista.
      Spinta che poi, per motivi evolutivi, e diventata ostentazione nelle femmine e violenza nei maschi.

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    5. "sta tutto nella spinta alla sopraffazione selezionata dal piccolo gene egoista"

      Io direi il contrario, e' la spinta alla sopraffazione che seleziona il gene (e nel caso degli uomini soprattutto il meme) egoista. Senza sopraffazione non c'e' selezione, e quindi nemmeno evoluzione - se non sopraffacessimo, non esisteremmo cosi' come siamo, insomma.

      Sto leggendo uno dei tanti mirabili libretti, raccolta di articoli, di Steven J. Gould.

      Per tre miliardi di anni sulla terra ci sono stati solo semplici esseri unicellulari, poi di colpo, all'inizio del periodo cambriano, 600 milioni di anni fa, esplode la diversita', che in pochi milioni di anni va da quasi zero ad una varieta' di modelli corporei molto maggiore di quella di oggi (noi siamo eredi dei pochi modelli sopravvissuti al tempo).

      Perche' per tre miliardi di anni non sia successo quasi niente, e poi di colpo quasi tutto, resta un mistero.

      Una ipotesi possibile e' che per tre miliardi di anni quei pochi e semplici esseri unicellulari non avessero avuto predatori, per cui non svilupparono diversita', e occuparono semplicemente tutto lo spazio disponibile. Pare quindi che lo sviluppo della diversita' (= complessita') sia legato alla predazione, alla sopraffazione insomma, e ai relativi tentativi di contropredazione e controsopraffazione.

      Forse potremmo vedere pure il nostro intero sistema legislativo, fine ultimo di tutta questa evoluzione, in questa prospettiva, come frutto di continui tentativi di predazione (tasse) e contropredazione (invenzione di nuovi settori non ancora regolamentati - solo per pochi istanti).

      Il modello di sviluppo della vita, tutto sommato, e' banale nei suoi aspetti generali di base, la complicazione e' nei dettagli.

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    6. Questo fra l'altro spiegherebbe l'attuale modello di evoluzione della specie umana: essendo l'uomo ai vertici della piramide alimentare, l'attuale spinta "evolutiva" (che poi significa solo aumento di complessita' e variazione, e molto piu' nei memi culturali che altrove) deriva solo dalla predazione intraspecifica, cosa piuttosto evidente (e' predatore anche chi dice di essere contro la predazione, anzi forse questo suo e' "l'ultimo grido" dell'astuzia predatoria)

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    7. << Io direi il contrario, e' la spinta alla sopraffazione che seleziona il gene (...) egoista >>

      OK, certo, prima viene la spinta (casuale) verso la sopraffazione e poi viene la selezione del gene che l'ha prodotta.

      << Il modello di sviluppo della vita, tutto sommato, e' banale nei suoi aspetti generali di base, la complicazione e' nei dettagli. >>

      Epperò c'è voluto il genio di Darwin, qualche millennio dopo l'inzio della civiltà, per capire il meccanismo.

      << essendo l'uomo ai vertici della piramide alimentare, l'attuale spinta "evolutiva" (che poi significa solo aumento di complessita' e variazione, e molto piu' nei memi culturali che altrove) deriva solo dalla predazione intraspecifica >>

      Una considerazione interessante.
      In effetti i memi li abbiamo inventati noi umani e non ci sarebbe da stupirsi se la coevoluzione gene-meme avesse modificato (anche solo di poco) il percorso classico.
      e poi, è molto difficile valutare con precisione il corso evolutivo di una specie, quanto il soggetto che analizza coincide con quello che viene analizzato. :-)

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    8. "Epperò c'è voluto il genio di Darwin, qualche millennio dopo l'inzio della civiltà, per capire il meccanismo."

      In realta' qualsiasi agricoltore e allevatore analfabeta praticava gia' da millenni la sua teoria.

      Per il resto, quello che conta e' che il fattore selettivo dell'uomo e' l'altro uomo: solo cosi' si spiega la nostra presenza qui adesso (e il fatto che sono i bulli quelli che governano).

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    9. << In realta' qualsiasi agricoltore e allevatore analfabeta praticava gia' da millenni la sua teoria. >>

      Vero.
      Classico caso (ce ne sono altri) in cui la pratica vale più di tanti professoroni (come li chiama Renzi).
      Senza dimenticare il grande velo creato dall'antropocentrismo religioso (ed anche umanistico).

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  6. Purtroppo nell'ultima puntata di S.Quark (che, a scanso di equivoci, continuo a ritenere uno dei più interessanti programmi in onda sulla Rai-TV) è andato in onda anche l'ennesimo servizio dai toni allarmistici & ansiogeni relativo al calo della natalità in Italia, mentre dovrebbe essere ormai chiaro che l'autentico problema è costituito dal mantenimento del tradizionale elevato tasso di fecondità in gran parte dei Paesi africani & asiatici (che sempre più si trasforma in miseria diffusa, disoccupazione galoppante, migrazioni di massa, conflitti x le risorse, depauperamento della biodiversità, sovrasfruttamento dei suoli, ecc. ecc.)

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  7. << l'ennesimo servizio dai toni allarmistici & ansiogeni relativo al calo della natalità in Italia >>

    Caro Claudio, bentornato tra noi.
    Purtroppo il problema demografico sembra proprio inaffrontabile.
    Se persino una trasmissione seria e ben fatta come Quark cade in questi equivoci (che mi auguro fatti in buona fede; mi rifiuto di pensare che siano eterodiretti), non c'è scampo.

    E' vero che il calo della popolazione italiana può essere, per alcuni aspetti, un problema economico.
    Ma la tendenza va assecondata, perchè è la nostra unica speranza di ritrovare un equilibrio ecologico migliore.
    Ed i problemi collaterali devono essere affrontati e risolti con altri mezzi.

    Qualcuno vuole spiegare a questi "cervelloni" che la Terra è un mondo finito e che la nazione Italiana, nel suo piccolo, ha anch'essa un territorio finito ?

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  8. Già... Senza contare che ampie masse di giovani afro-asiatici affamati & arrabbiati costituiscono ottima (potenziale) manovalanza per il terrorismo islamico-fondamentalista!
    Aggiungo solamente che il mantra della (necessità della) crescita demografica in(de)finita della popolazione italiana si lega soprattutto alla tradizionale adorazione dell'ottocentesco totem dello Stato-nazione secondo il quale "il numero è potenza" e l'individuo/cittadino conta poco o nulla rispetto al Popolo & alla Collettività: ma qui mi fermo per non suscitare l'ira di Sergio...
    PS: come semplice dato di cronaca, la 'Populorum progressio' (1967) fu emanata da Paolo VI

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  9. << tradizionale adorazione dell'ottocentesco totem dello Stato-nazione secondo il quale "il numero è potenza" >>

    Il quale stato-nazione, che a noi oggi sembra il modo più ovvio e logico di gestire i vari popoli, non è che uno dei tanti sistemi inventati dalla storia, ed è anche, tutto sommato, abbastanza recente.
    Per cui, travolto dall'economia globale, dalle sfide ecologiche mondiali e dalle grandi migrazioni in atto, potrebbe anche non reggere ai futuri decenni.
    Vedremo.

    P.S. - Grazie per la precisazione sull'enciclica. Io con i Papi ho un rapporto abbastanza approssimativo.

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