sabato 28 febbraio 2015

Il Vangelo secondo Melis

Il professor Pietro Melis, che ho già ospitato in passato, è un filosofo e saggista sanguigno e combattivo, di quelli che non hanno paura di nessuno e dicono sempre ciò che pensano, contro tutto e contro tutti.
Quello che segue è un piccolo florilegio delle sue opinioni in materia di religione. Buon divertimento. LUMEN

 
CONTRADDIZIONI

<< Un non credente può anche ammettere che un credente creda nei miracoli di Gesù, ma non può ammettere che creda nelle contraddizioni profonde e irrisolvibili dei Vangeli e delle Epistole di Paolo.

Se leggete l’Epistola ai Romani trovate tutto e il contrario di tutto. Il valore delle opere per la salvezza e la negazione delle opere ai fini della salvezza: Lutero e Calvino presero quest’ultimo corno per trascurare l’altro, mentre il cattolicesimo fece prevalere con S. Tomaso le opere. (…)
 
Gesù dice che bisogna perdonare 70 volte 7 e amare anche i nemici, ma prima di salire in cielo dopo la resurrezione dice: andate e predicate per le nazioni. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvo, altrimenti sarà condannato. Un Gesù schizofrenico. >>


MIRACOLI

<< Visto che Gesù è [per i fedeli] Dio incarnato quale maggiore miracolo, maggiore anche della resurrezione, sarebbe stato per i posteri il suo dire la verità sull’universo ! Immaginatevi un Gesù che avesse detto: tutto ciò che sinora avete pensato sulla natura è sbagliato. La Terra non è al centro del mondo. Adamo ed Eva non sono mai esistiti. L’uomo è il risultato di un’evoluzione durata milioni di anni. Sarebbe stata una vera rivoluzione, anche morale.
 
Che cosa aveva da perdere dicendo ciò? Nulla. Sarebbe stato accusato anche per questo di eresia? E che doveva importargliene se già sapeva che sarebbe stato condannato a morte e che, anzi, doveva essere condannato a morte comunque perché si realizzasse la sua missione di salvezza dell’uomo dal peccato? (…)
 
Non è l’asserito miracolo della resurrezione che può indurre i “non credenti” a credere. Oggi tutti sarebbero credenti nel Dio cristiano se Gesù, ammesso che fosse figlio di Dio, avesse detto cose che sarebbero state un miracolo maggiore: l’avere detto delle verità sull’universo, oggi verificabili, dimostrando che solo una mente di origine divina avrebbe potuto dirle.
 
Questa sarebbe stata la migliore testimonianza della sua divinità perché nessuno avrebbe potuto negarla. Infatti sarebbe stata verificabile. Mentre pochi credono nella sua resurrezione, non essendo verificabile. E se Gesù non è risorto, tutto è stato inutile perché in tal caso “la vostra fede è vana” ha scritto S. Paolo (I° Lettera ai Corinzi). >>


IMMORTALITA’

<< Le religioni (…) sono nate tutte in epoche di grande ignoranza. Oggi nessuna nuova religione potrebbe nascere. Le religioni sono nate dalla superstizione dell’immaginazione degli uomini primitivi che credevano esistessero gli spiriti buoni e maligni, e in ciò erano incoraggiati dalla credenza che le immagini oniriche provenissero da entità esterne.
 
Da qui è nata anche la credenza nell’immortalità dell’anima, conservata poi nelle religioni pagane. Successivamente le religioni cosiddette rivelate (di origine abramitica) hanno assunto questa primitiva credenza nell’immortalità in una concezione che valeva sempre come rimozione della paura della morte. Ma bisogna notare che originariamente gli ebrei non credevano nell’immortalità dell’anima.
 
Soltanto a partire dal II a.C. secolo presso l’ebraismo (lo dimostra il libro di Daniele che è di quel periodo), incominciarono a credere nell’immortalità dell’anima con i farisei influenzati in ciò dalle culture confinanti, tra cui principalmente quella greco-alessandrina. Infatti i sadducei, ritenendosi custodi severi della tradizione dell’Antico Testamento, continuarono a negare l’immortalità dell’anima. >>


PARADISO

<< Qualche volta mi sono immaginato il paradiso e allora mi sono tornate in mente alcune parole tratte dal filosofo positivista Ludwig Büchner (Forza e materia): E' più angosciante il pensiero che dopo la morte vi è il nulla o non è più angosciante il pensiero che dopo morti, divenendo immortali, non possiamo più morire?
 
E in che cosa consisterebbe questa immortalità se pur di beatitudine? Mi immagino una pura inedia. Che si fa? Si contempla Dio per l'eternità? Come si trascorrerebbe il tempo dell'eternità senza corpo? Senza corpo? (…) Può lo spirito "viaggiare" per gli spazi intergalattici senza avere i limiti della velocità della luce? Potrà finalmente conoscere tutta la verità sull'universo? E anche se la conoscesse tutta d'un botto vedendola in Dio, che gli resterebbe poi da fare? >>


DIALOGO

<< Il papa ad Ankara ha detto che è necessario un dialogo interreligioso. Vecchia bufala da impostori. Un dialogo è possibile se i due dialoganti non partono dalla pretesa di ciascuno di avere la verità. (…). Dal momento in cui il papa chiede un dialogo interreligioso ammette (pur dissimulandolo) di rinunciare alla verità e di volersi limitare ad una verità relativa concordandola con l'altro.
 
Ma in questo modo la conclusone è ridicola. Se il musulmano accettasse di avere solo una parte della verità non sarebbe più musulmano perché dovrebbe rinunciare al Corano. E il papa dovrebbe rinunciare all'assolutezza della verità dei Vangeli per dichiararsi disposto ad accettare almeno parte della verità coranica. Il risultato è che nessuno possiede la verità. Perché la verità non ammette compromessi. Due mezze verità (che sono due mezze falsità) non danno aritmeticamente una verità.
 
Sarebbe stato vero invece dire: il dialogo interreligioso non può esistere se non a prezzo della rinuncia alla verità in cui ognuno dei due crede. Perciò facciamo una cosa: ognuno si tenga la verità in cui crede e, senza alcun bisogno di dialogo interreligioso, nessuno rompa i marroni all'altro. Ignoriamoci a vicenda e vivremo in pace. Questo avrebbe dovuto dire il papa.
 
Ma il fatto che il papa non potesse dirlo significa che il suo vero scopo era politico e non religioso, quello di chiedere pietosamente ai musulmani di rispettare la vita dei cristiani proponendo un dialogo con essi. Sbagliato ! Religiosamente, e non politicamente, avrebbe dovuto dire: ignorateci e noi ignoreremo voi. Ognuno predichi liberamente il suo Dio secondo la propria fede senza rompere i marroni agli altri.
 
Allora si arriverebbe, non alla tolleranza religiosa, ma all'indifferenza religiosa degli uni nei confronti degli altri, che sarebbe la maggiore conquista nel rapporto tra religioni. In questo modo si salverebbero capra e cavoli. Infatti il dialogo interreligioso porta al relativismo e alla rinuncia da ambo le parti ad una verità assoluta, mentre l'ignorarsi reciprocamente salverebbe, ma pacificamente, la pretesa di ogni religione di rappresentare la verità assoluta. E poi si vedrà nell'aldilà, se si vedrà un aldilà, chi abbia ragione. >>
 
PIETRO MELIS

50 commenti:

  1. Le religioni (…) sono nate tutte in epoche di grande ignoranza. "Oggi nessuna nuova religione potrebbe nascere. Le religioni sono nate dalla superstizione dell’immaginazione degli uomini primitivi che credevano esistessero gli spiriti buoni e maligni, e in ciò erano incoraggiati dalla credenza che le immagini oniriche provenissero da entità esterne. "

    Uomini primitivi? Ma questo Melis in che mondo vive? La maggior parte della popolazione odierna crede, o crederebbe se avesse il tempo di porsi il problema, negli oroscopi, nei complotti piu' immaginifici, negli extraterrestri, nell'irrazionale, nella personalizzazione della natura o degli oggetti, in Gaia, nelle "leggi de'll'economia", cosi' da materializzare, in se' o fuori da se', la volonta' di potenza, perlopiu' frustrata, di cui e' fatto il substrato psicologico che la tiene in vita. La religione, la nostra religione, se vista come un modo di mettere un po' di ordine in tale tendenza alla stregoneria e rendere possibile la convivenza fra gli uomini senza che tentino di uccidersi con la sola forza del pensiero, e' benedetta.
    Guardate che l'uso che fa della scienza e della tecnica la gente comune e' assolutamente superstizioso, non c'e' NESSUNA differenza con l'uomo primitivo che suppone Melis. E per gente comune intendo anche laureati in materie semi-scientifiche come gli architetti o gli economisti, con vent'anni di studio intensivo alle spalle... studio totalmente inutile se non a far passare il tempo e creare PIL che ne riproduca l'essenza e ne incrementi il bisogno (il tutto senza nessun bisogno di presupporre "geni egoisti"...)

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  2. Caro Diaz, non sono d'accordo.

    E' vero che la superstizione ed il pensiero magico-tecnologico continuano a godere di ottima salute, ma una religione, almeno come la intendo io, è una struttura molto complessa, che presuppone che ci credano veramente non solo le persone comuni che la seguono, ma anche le elites che per primi la elaborano e la sviluppano.

    I teologi del passato erano sicuramente parte delle elites dell'epoca, ma credevano veramente nell'esistenza di Dio, del suo mondo e dei suoi precetti, ed utilizzavano tutta la loro intelligenza ed il loro acume per renderli il più possibile coerenti.

    Oggi le elites hanno mille altri modi di guidare le persone comuni, senza necessariamente inventare un sistema di "credenze religiose" a cui sarebbero i primi a non credere.

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    1. Ho apprezzato la tua replica a Diaz. Ho riletto con piacere e diletto le "banalità e ovvietà" di Melis, facendomi anche almeno due belle risate (grazie). Sono ovviamente banalità e ovvietà per noi non credenti o agnostici. Melis non pretende minimamente di rivelarci qualcosa, si limita ad additare le contraddizioni vistose dei testi cristiani, dello stesso Gesù - che i credenti, anche persone coltissime e chissà con qualche sprazzo di genialità ogni tanto, non vedono, non riescono a vedere o non vogliono vedere. Immagino per l'indelebile imprinting ricevuto da giovani.
      La risata più bella me la sono fatta sul paradiso. Interessanti anche le osservazioni sul fantomatico dialogo interreligioso. Se il Corano è "coeterno" con Dio come dicono c'è ben poco da dialogare. Il finto dialogo può però servire alla Chiesa per prolungare la sua agonia, ma rispetto all'Islam è chiaramente perdente.

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    2. "una religione presuppone che ci credano veramente non solo le persone comuni che la seguono, ma anche le elites che per prime la elaborano e la sviluppano"

      Detto questo chiediamoci quale sia la vera religione di oggi...

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    3. << Detto questo chiediamoci quale sia la vera religione di oggi. >>

      Sicuramente ce ne sono molte, alcune anche di tipo ideologico-moderno, ma direi che quelle tradizionali continuano a non passarsela tanto male, quanto a seguito ed influenza...

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    4. Mi viene il dubbio che la vera religione sia quella che non e' consapevole di essere (solo) una religione. Che ne so, lo Stato e il nostro assetto istituzionale-burocratico, ad esempio, e tutte quelle cose che solo pochi "spostati" si permettono di criticare nei fatti, pervenendo cosi' a rovina sicura. Chi critica quella che tu intendi per religione, oggi non rischia assolutamente nulla, anzi.

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    5. Mi accorgo di aver detto sopra una banalita': tutto sommato, e' ben noto che lo Stato come religione coi suoi riti e miti e' il portato esplicito della rivoluzione illuminista per eccellenza, quella francese, che ha raggiunto il suo culmine in italia col fascismo, e altrove col nazismo e il comunismo reale. Abbiamo uno studioso dell'argomento che e' emilio gentile, di cui ho letto qualcosa in passato.

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    6. Caro Diaz, anche se a livello di condizionamento mentale le ideologie e le religioni hanno molti punti in comune, io resto dell'idea che i due concetti vadano tenuti distinti, non fosse altro che per il contenuto soprannaturale ed escatologico delle religioni tradizionali.
      Però, in effetti, quello che viene chiesto ai rispettivi "fedeli" è spesso molto simile.

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    7. Nelle nostre costituzioni sta scritto che la sovranita' e' del popolo, ma dal popolo scaturisce la proprieta' emergente per cui "vox populi vox dei".
      Le religioni tradizionali avevano intuito questo fatto, e gli avevano dato un nome, che noi oggi rifiutiamo forse solo a causa del fatto che la enorme accelerazione del ritmo del cambiamento materiale e sociale degli ultimi secoli ha surclassato la capacita' di adattamento della religione tradizionale, che e' un'istituzione conservatrice, mentre lo Stato moderno grazie alla tecnologia sta arrivando al punto di modificare la Legge in tempo reale (se avete dubbi, guardate alle norme fiscali...).

      Cio' quadra col fatto che nella pratica storica e' sempre stato il dio che e' stato fatto a immagine e somiglianza dell'uomo.

      La costante e' nell'autorita' sovrastante e indiscutibile che schiaccia senza rimedio chi vi si oppone: ma a soddisfare questa definizione non serve un dio onnipotente, basta il pettegolezzo, che verra' presto transustanziato in Legge dalla democrazia elettronica, nell'ostracismo istantaneo della rete.

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  3. << La risata più bella me la sono fatta sul paradiso. >>

    Anche io.
    La "beatitudine eterna" assomiglia pericolosamente alla noia mortale....

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    1. La perfezione e' nell'assenza del divenire: e' nella morte. Da cui il cerchio si chiude.

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    2. Ma perfetto sarebbe solo Dio c/he è la "pienezza dell'essere", qualsiasi cosa questa espressione significhi. Il divenire implica mutamento, imperfezione, corruzione, distruzione o morte. Ma che la morte o il nulla significhi perfezione non riesco ad accettarlo.
      Posto che solo Dio è perfetto noi siamo completamente immersi nel divenire che è l'unica dimensione che conosciamo (la perfezione di Dio non possiamo nemmeno immaginarla). Il divenire implica ovviamente il dolore che l'uomo cerca di attenuare con tutti i mezzi riuscendoci in parte. Ma la morte in quanto distruzione dell'essere non posso considerarla perfezione.
      Ma Severino ci consola (una volta mi consolava) asserendo che la morte non esiste, è solo la temporanea eclisse dell'essere, in quanto ogni fenomeno (fisico e persino psichico) è un "eterno" e quindi indistruttibile (come le idee eterne di Platone). Ultimamente Severino scrive come un oracolo, dice cose assolutamente incomprensibili, credo sia impazzito. Come Nietzsche, che "era già pazzo prima di impazzire" come ha scritto un suo grande ammiratore, traduttore e studioso, Sossio Giametta.
      A quoi bon les philosophes? (A cosa servono i filosofi?). "Grandezza e miseria della filosofia" (credo sia Marx o Feuerbach).

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. "Ma la morte in quanto distruzione dell'essere non posso considerarla perfezione."

      Non conosco Severino, e credo di non capire nemmeno Platone, almeno alla luce del nostro contesto cognitivo contemporaneo, a meno di pensare non solo lo spazio ma pure il tempo come un "tutto" (ma pensare tutto come un tutto mi pare cosa banale di cui non vedo altra utilita' oltre allo stupire gli sprovveduti: una barzelletta di quelle basate sui giochi di parole).

      Il punto e' se possiamo immaginare un essere senza un divenire: secondo me no (prova ad immaginare gli atomi fermi, i pianeti fermi, per non parlare della vita biologica come la intendiamo o la cognizione, che secondo la teoria evoluzionistica corrente ha bisogno della morte per l'avvicendamento delle generazioni nel tendere se non a maggior perfezione a maggior complessita'), e d'altra parte se c'e' un divenire cio' implica un continuo cambiamento da uno stato all'altro: tutti stati perfetti? Ma se lo fossero perche' si avvicenderebbero? Tutto sommato l'evoluzione ha incontrato e incontra tuttora forti resistenze ad essere accettata proprio per questo motivo: la nostra tendenza a rifiutare il cambiamento se non per raggiungere uno stato di perfezione, una volta raggiunto il quale nulla deve piu' cambiare, in altre parole un presunto equilibrio che quando e' raggiunto deve essere mantenuto stabile. Cio' e' contraddittorio, noi stessi non esisteremmo senza che negli eoni precedenti non avessero continuamente agito forze dinamiche di continuo cambiamento....

      Nel nostro mondo biologico la macchina perfetta e' quella che muta, si rompe e muore: ma cio' contrasta vivacemente con la nostra concezione del perfetto, che prevede lo stop al divenire nel momento in cui la perfezione e' raggiunta... o almeno cosi' mi pare di intendere.

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    5. Caro Diaz, probabilmente il termine "perfezione" ha un senso preciso nella logica (astratta) della matematica e della geometria, mentre nel mondo reale finisce per avere un significato talmente ambiguo e contraddittorio da essere praticamente inutilizzabile.

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    6. Il fatto che i valori siano frutto della soggettivita' (e lo sono) non implica che siano ambigui, gli "oggetti sociali" esistono eccome e per gli uomini sono estremamente costrittivi: la cosa peggiore che possa capitare ad un uomo e' di non essere "adatto socialmente": per lui puo' essere molto peggio di un tumore.
      Il mondo "reale" degli uomini e' pieno di oggetti che sono frutto dell'interazione sociale ("positivi" come leggi e contratti, ma anche spontaneamente emergenti come lingue e abitudini nel vestire) ma che hanno una forza costrittiva enorme. Altro che ambigui fino al punto di essere inutilizzabili... magari!

      I peggiori di questo oggetti (o i migliori, in quanto ad efficienza, a seconda dei punti di vista) sono quelli che permeano in modo cosi' profondo le nostre vite da non essere nemmeno percepiti come tali se non nei loro effetti deleteri quando si sgarra)

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  4. Dipende se una qualsiasi assenza di divenire, anche il nulla della morte, si possa considerare perfezione. La perfezione è nell'assenza del divenire perché questo è implicato nell'Essere, o almeno, io direi così. E niente perfezione. Questo anche se il pensiero della morte a volte mi sembra consolatorio, e la morte (immagino, spero, desidero) migliore della vita.

    Sul dialogo con l'Islam, Sergio ha completamente ragione, Melis solo a metà. Ignorarsi a vicenda è impossibile. Sono gli islamici i primi a non farlo e a non volerlo proprio fare. Sidi Okba spinse il cavallo nell'oceano per gridare al suo dio e ai quatro venti di essere arrivato al limite, e la mentalità è rimasta quella. E proprio perché la guerra di civiltà è già in atto, e solo l'Islam vuole combatterla, alla lunga le condizioni sono sfavorevoli alla Chiesa. Bergoglio è un classico caso di ottimismo alla Wilde, come anche B16. Si comporta da amico con quella feccia, sperando di suscitare reazioni amichevoli. Dovrebbe leggere cosa diceva al riguardo la compianta Oriana...

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    1. "anche se il pensiero della morte a volte mi sembra consolatorio, e la morte (immagino, spero, desidero) migliore della vita."

      Ma se la morte è la dissoluzione, la nientificazione dell'essere come può essere migliore della vita? Non ci siamo più, punto, non possiamo provare più nulla. Per chi soffre (per es. quel povero cristo bruciato vivo dagli islamici) la fine delle sofferenze è sicuramente un bene (le sue sofferenze debbono essere durate almeno 30-45 secondi, una semieternità di dolore). Ma la vita ha i suoi lati belli, anzi meravigliosi, perciò ci restiamo attaccati fino all'ultimo, non vogliamo andarcene un minuto prima (i suicidi sono relativamente pochi, Melis li attribuisce a un corto circuito dell'istinto).
      Ne "L'airone" Giorgio Bassani vede la perfezione nell'airone impagliato in una vetrina. Che libro deprimente, non lo rileggerò più.

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    2. "Sul dialogo con l'Islam"

      Leggete soumission di houellebecq, merita.
      Se siete in bolletta, lo trovate sul mulo.
      Sul sito movimentozero di fini c'e' una recensione.


      Sto guardando la prima puntata di "scala mercalli" su rai3, credo sia da visionare se non altro per l'influenza notevole che avra' sull'informazione, sugli "opinion leader", e per i pretesti che fornira' ai decisori politici-economico-industriali per le prossime imposizioni legislativo-fiscali in ordine all'aumento di complessita' e PIL:

      http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?day=2015-02-28&ch=3&v=483765&vd=2015-02-28&vc=3#day=2015-02-28&ch=3&v=483765&vd=2015-02-28&vc=3

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    3. Interessante e ben scritta la recensione del libro di Houellebecq; grazie Diaz.
      Non credo che lo leggerò, ma non nego che la sua satira sia inquietante e provocatoria (anche se non profetica, almeno spero).

      Quanto al programma di Luca Mercalli se ne parla sul blog di Ugo Bardi.
      Temo però - sperando ovviamente di sbagliarmi - che avrà un impatto mediatico (e sui centri decisionali) molto vicino allo zero.

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    4. "temo però - sperando ovviamente di sbagliarmi - che avrà un impatto mediatico (e sui centri decisionali) molto vicino allo zero"

      Non credo, tutto sommato cio' che dice ormai fa parte del credo contemporaneo, e la legislazione e la tassazione e la normazione prendono ormai spunto, anzi pretesto, quasi solo da questioni circa la sicurezza, l'ambiente e il clima: la trasmissione comincia con l'enunciato che il clima e' cambiato molto negli ultimi 200 anni: peccato che si eviti di dire che e' cambiato molto di piu' nei 500 anni precedenti... e ovviamente nessuno degli avventori, che si fida del famoso climatologo che lo enuncia, si accorge dell'inganno retorico. Questo atteggiamento, che si chiama "cherry picking", per uno scienziato e' fra i massimi della disonesta'.

      Un'altra cosa che mi viene a mente guardando la trasmissione e' che sono piuttosto patetici questi scienziati che, dopo aver creato le condizioni perche' il disastro si compisse, ora si promuovono come i piu' adatti ad evitarlo: mi ricordano i creatori della bomba atomica, cosa si aspettavano che poi ne avrebbero tenuto loro il controllo?

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  6. Cari amici,
    anche io sono convinto che la perfezione è ben poco compatibile con gli esseri viventi; i quali sono per definizione corruttibili, e restano in vita solo sino a che i propri meccanismi di riparazione biologica funzionano in modo efficace.
    Ma anche la materia inanimata si deteriora, e non ha neppure dei meccanismi di riparazione, anche se il processo è talmente lento che sembra inesistente ("anzi procede per sí lungo cammino che sembra star" Leopardi, La Ginestra).

    Ed allora, posto che non possiamo salire sino a Dio (visto che non esiste) dove dobbiamo scendere per trovare la perfezione ?
    Forse nelle particelle elementari (protoni, fotoni et similia).
    Ma a quei livelli ultra-microscopici non c'è più nessuno che possa apprezzarla.
    E quindi è molto meglio che il concetto di perfezione lo mandiamo in soffitta e cerchiamo semplicemente di vivere "alla massima espressione" (copyright Dario Bernazza).

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    1. "... cerchiamo semplicemente di vivere "alla massima espressione"

      È chiaro, che altro possiamo fare. E tuttavia ... Ci piacerebbe sapere come andrà a finire. Ma il bello è che non può nemmeno finire. E allora? Insomma, l'enigma, il punto interrogativo (che altri amano chiamare pomposamente mistero) resta. Ce ne andremo senza sapere la fine del film, un po' fa rabbia. La vita ci è stata imposta e ci è tolta senza che qualcuno chieda il nostro parere. "O natura, o natura, perché di tanto inganni i figli tuoi?" (A Silvia).

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    2. "gli essri viventi i quali sono per definizione corruttibili, e restano in vita solo sino a che i propri meccanismi di riparazione biologica funzionano in modo efficace"

      la riproduzione sessuata serve a due cose:
      1- a conservare l'informazione nel pool della specie, che come banca dati e' molto piu' affidabile e ridondante del singolo individuo
      2 - a rendere possibile, insieme alla conservazione attraverso la permanenza, il mutamento attraverso l'errore: senza entrambi questi aspetti, nessun essere vivente esisterebbe, porre l'accento su uno o sull'altro aspetto per escludere l'altro equivale all'eterna e inutile diatriba fra la primazia dell'individuo o della societa'.

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    3. Certamente il DNA si conserva uguale a se stesso per moltissimo tempo, ma anch'esso è soggetto all'errore, ed infatti - come dici giustamente tu - senza gli errori di duplicazione non ci sarebbe evoluzione.
      Io però mi riferivo al fenotipo ed ai suoi meccanismi di riparazione cellulare.

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    4. "Certamente il DNA si conserva uguale a se stesso"

      A conservarsi e' il pool di dna della popolazione di milioni o miliardi di individui: un errore non incide sulla massa dato che il portatore sara' svantaggiato (definizione tautologica del resto), mentre vi incide un errore che dia forte vantaggio competitivo, ad esempio restistenza ad una malattia o, nel caso dell'uomo, intelligenza verbale (le parole per noi assomigliano sempre piu' alle corna del cervo e alla coda del pavone).

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  7. Sempre a proposito del concetto di perfezione, che viene attribuito a Dio dalla scolastica (Sant'Anselmo e compagnia), mi chiedo se veramente noi umani possiamo immaginare un essere perfetto.
    Quante braccia (o gambe) dovrebbe avere ? E quanti occhi ?
    E quanto veloce dovrebbe correre (o volare, o saltare, o nuotare) ?
    E quanto grande (o inter-connesso) dovrebbe essere il suo cervello ?
    E così via...

    E' davvero POSSIBILE immaginare un essere simile ?
    A me pare di no.

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    1. È vero che sta scritto che Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza, ma la tua visione di Dio è veramente troppo antropomorfa. Un Dio con gambe e braccia (e altri attributi ...) ?
      Concetti come infinito e perfezione sono vaghi. Perfetta ci pare una cosa quando corrisponde il più possibile a un certo ideale o semplicemente ci piace da morire. Ma veramente perfetto può essere solo Dio, anche se non possiamo immaginarci in che cosa consista questa perfezione (se non negativamente: non può avere desideri perché se li avesse gli mancherebbe qualcosa, sarebbe imperfetto). D'altro lato se ha già realizzato tutte le sue potenzialità è arrivato anche lui al termine della corsa - e non può fare altro.
      Può Dio creare una pietra così pesante da non poterla sollevare? Sì, allora è impotente. No, allora è impotente lo stesso.
      Che rebus questo Dio. Però per fortuna si è rivelato a quattro pastori e almeno qualcosa di lui sappiamo.

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    2. "Sempre a proposito del concetto di perfezione, che viene attribuito a Dio dalla scolastica"

      Sinceramente queste diatribe parolaio-concettuali mi ricordano il giocare degli animali giovani con i propri arti e sensi per esercitarsi al loro futuro uso concreto. La storia della filosofia e' la storia naturale della nostra attivita' intellettivo-concettuale.

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    3. @ Sergio

      << Ma veramente perfetto può essere solo Dio, anche se non possiamo immaginarci in che cosa consista questa perfezione >>

      Caro Sergio, è questo il punto: non ne sappiamo nulla. Crediamo solo di sapere.
      Il mio antropomorfismo era volutamente provocatorio.
      Ma se escludiamo noi stessi, o qualsiasi altro essere vivente che conosciamo, cosa ci rimane ?
      Cosa possiamo davvero immaginare ?

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  8. "Non ci siamo più, punto, non possiamo provare più nulla"

    a te questo sembra davvero nulla? E' un paradosso non voluto, ma in rapporto a quello che vedo attorno a me, è abbastanza.
    Quei lati meravigliosi a cui alludi tu, a me sembrano illusori. Di reale sento solo una misera precarietà nella vita umana. E nei miei simili, troppa stupidità, troppo cattiveria, e troppa meschinità.

    L'esempio di sofferenza che hai considerato è uno dei più estremi, la realtà presenta giorno dopo giorno infiniti altri modi di soffrire, senz'altro meno spaventosi, ma che facilmente risultano assai più durevoli.

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    1. Anche se illusori pure t'incantano. Per questo non molliamo. Buccio* diceva che senza illusioni la vita sarebbe insopportabile. Più che probabile. Poi si può sempre sperare che la stupidità, la cattiveria e la meschinità per lo meno diminuiscano un po' (anche questa un'illusione probabilmente). Non per niente noi due siamo ancora qua con poca o nessuna voglia di abbandonare la partita.

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    2. Poscritto. Buccio < Jacobus (Giacomo L.)

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    3. << (Leopardi) diceva che senza illusioni la vita sarebbe insopportabile. >>

      Verissimo.
      Basta rileggere quel piccolo gioiello che è il "Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere"; il mio preferito in assoluto.

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    4. Io invece non sono tanto d'accordo. Perché per illusione lui intende, come pure comunemente s'intente, inganno, autoinganno, che ha una connotazione negativa. Se invece dicessimo sognare la cosa assumerenbe un altro aspetto: sognare è divagare, immaginare, trastullarsi, tutte cose innocenti e belle.

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    5. Sappiate! che secondo alcune ipotesi della moderna neuropsichiatria cognitiva noi funzioniamo cosi': il cervello lancia ipotesi che: durante il sonno si manifestano sotto forma di sogni, mentre durante la veglia si manifestano sotto forma di sogni ma delimitati, contenuti, instradati dalla realta' cosi' come e' trasmessa dai nostri organi di senso.
      In sostanza la nostra immagine del mondo e' sempre sogno sotto forma di lancio di ipotesi immaginifiche, ma quando propriamente tale a briglia sciolta, mentre durante la veglia duramente limitato dalla realta' materiale come percepita dagli organi di senso, particolari, di cui siamo dotati (gli organi di senso possibili sono infiniti, dei quali noi ne implementiamo solo 5 o poco piu').
      E' un'ipotesi interessante (eric kandel).

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    6. "Di reale sento solo una misera precarietà nella vita umana."

      Be' insomma io questo lo vedo come uno dei lati piu' positivi: che a un certo punto, per fortuna, finisce, basta aspettare un po'.
      Gioiamo di cio'... ;)

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    7. (eric kandel)

      o forse daniel dennett o chissacchi', ma e' roba letta trent'anni fa quando, ingenuamente, cercavo ancora di capire dove fossi capitato per non impazzire.

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    8. @francesco:
      "ma in rapporto a quello che vedo attorno a me, è abbastanza."

      siamo tutti poveri cristi

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    9. Caro Diaz, ho letto qualcosa di neuro-scienza (Dennett, Damasio, Churchland,ecc.), perchè è un argomento che mi affascina, ma sono cose veramente difficili da comprendere a fondo.

      Quello che mi pare assodato è che la mente non è la sede del nostro homunculus decisionale, ma solo il destinatario di una narrazione ex post che cerca di dare un senso a quanto già avvenuto.

      Su Dennett e l'illusione dell'homunculus avevo fatto un post qualche tempo fa..

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    10. "Quello che mi pare assodato è che la mente non è la sede del nostro homunculus decisionale, ma solo il destinatario di una narrazione ex post che cerca di dare un senso a quanto già avvenuto."

      Detta in modo terra-terra: cerchiamo di estrapolare il futuro dal passato... non una grande scoperta, direi.

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    11. << Detta in modo terra-terra: cerchiamo di estrapolare il futuro dal passato... non una grande scoperta, direi. >>

      Caro Diaz, a me sembra invece un grande passo avanti per le neuro-scienze.
      Se tu pensi che ancora oggi gran parte delle persone è convinta che esista - da qualche parte nel nostro cervello - un centro decisionale che precede tutte le nostre azioni (il già citato homunculus cartesiano), vuol dire che siamo ancora parecchio indietro a livello culturale.

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    12. "ancora oggi gran parte delle persone è convinta che esista - da qualche parte nel nostro cervello - un centro decisionale"

      be' non esageriamo: la quasi totalita' delle persone non si chiede proprio nulla, a parte il fatto se la persona che sta dirimpetto non abbia per caso uno 0.00001 cento in piu' (mai in meno) rispetto a quanto, secondo il giudicante stesso, non si meriti.

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  9. "Andate e predicate per le nazioni. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvo, altrimenti sarà condannato."

    Basterebbe questa sola frase (ma ce ne sono varie altre biasimevoli) per squalificare Gesù e il suo vangelo. Che ridotto all'osso sarebbe il famoso "ama il prossimo tuo come te stesso" che non è nemmeno molto originale, visto che Mosè e altri antichi hanno detto la stessa cosa. Ma poi: si può amare il prossimo come sé stessi? Il prossimo chi? L'intera umanità immagino, attualmente sette e passa miliardi di individui.

    Sembra però che quelle orribili parole di Gesù non siano autentiche (ipsissima verba), come tante altre. Oh bella, e chi se le è inventate e perché? Per carità, non lo dico io, ma gli specialisti, gli studiosi dei libri sacri che distinguono le parole autentiche da quelle forse a lui attribuibili, da quelle quasi sicuramente non sue o chiaramente false. Come può un comune mortale, a digiuno di scienze, raccapezzarsi, distinguere il grano dal loglio? Direi impossibile. O forse no: basterebbe un po' di buon senso per capire che la condanna di chi non vuole credere è semplicemente assurda. I motivi per credere o non credere sono tanti, e tanti motivi rispettabilissimi.
    Per fortuna di Gesù le parole in questione sono sicuramente false (lo ammettono anche teologi cattolici). Però quanto terrore hanno suscitato nei secoli quelle oscene parole!

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    1. ""Andate e predicate per le nazioni. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvo, altrimenti sarà condannato... quelle orribili parole di Gesù ecc"

      Dipende da come si interpretano: se intese nel senso che un essere umano senza un "programma", un credo, una fede, e' una scatola vuota che non sa cosa ci sta fare al mondo, tutto sommato sono vere.
      Il percorso del nichilismo e' obbligato per chi usa il cervello al massimo delle sue capacita' critiche, ma diciamoci la verita' rende grama l'esperienza esistenziale. (a meno che cio' non porti ad un grande successo sociale in vita, nel qual caso si ha la massima soddisfazione istintuale, che poi e' la vera felicita')

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    2. "... ma diciamoci la verita' rende grama l'esperienza esistenziale"

      Leopardi usava il cervello al massimo delle sue capacità critiche ... ed era infelice. Ma perché non doveva usare il cervello (a me fa piacere che l'abbia usato)? Ma era infelice per altre ragioni ("... a Roma le donne non te la danno gratis"). E poi si è salvato in corner scoprendo il valore delle illusioni (e arrivando persino a odiare la ragione, un sole accecante). Alla ragione non si può rinunciare ma bisogna pure "sollazzarsi" (espressione di L:).

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    3. << Leopardi usava il cervello al massimo delle sue capacità critiche ... ed era infelice >>

      Caro Sergio, come sempre... "in medio stat virtus".

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    4. "Ma era infelice per altre ragioni"

      Ragioni per cui usava il cervello al massimo della sua capacita' critica... loop

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  10. Caro Sergio, e chi può mai sapere DAVVERO che cosa abbia detto il Gesù storico, con tutte le diverse versioni (anche apocrife) dei vangeli che sono circolate nei secoli ?
    Forse neppure i teologi e gli studiosi di testi sacri.
    Ma ne riparlemo in un prossimo post.

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