sabato 28 dicembre 2013

Com'era verde la mia valle

Uno dei tanti effetti distorsivi dell'urbanizzazione di massa è che la gente non si rende più conto dell’enorme complessità (e fragilità) che sorregge il nostro sistema agricolo ed alimentare.
Chi vive e lavora in campagna conosce benissimo tutta la fatica, l'alea e la pazienza che stanno dietro ad un piatto pieno di cibo. Per chi invece vive in città, si può anche credere che il cibo si trova al supermercato, che ce n’è quanto se ne vuole, e che ce ne sarà anche domani. E invece non è così.
Ce ne parla Paul Ehrlich, grande esperto di ambiente e demografia, in questo coinvolgente articolo (tratto dal blog “Un pianeta non basta” dell’amico Agobit).
LUMEN


<< [Bisogna evitare] che la tempesta di problemi ambientali che minacciano l’umanità porti ad un collasso della civiltà.

Tali minacce comprendono lo sconvolgimento climatico, la perdita di bio-diversità (e quindi dei connessi ecosistemi), cambiamento di uso del suolo come la cementificazione o l’immissione di rifiuti tossici con il degrado conseguente, l’intossicazione chimica globale, l’acidificazione degli oceani, il degrado e la alterazione dei contesti epidemiologici con la diffusione di nuove malattie, il crescente impoverimento di risorse importanti, e le guerre per l’accaparramento di queste risorse sempre più scarse (guerre che potrebbero essere facilmente caratterizzate dall’uso di armi nucleari).

Questo non è solo un elenco di problemi, si tratta di un quadro di numerose criticità collegate tra loro che può essere descritto come risultante da una interazione tra due complessi sistemi adattativi: il sistema della biosfera e il sistema socio-economico umano.
Le manifestazioni di questa interazione sono spesso indicate come la “condizione umana”. Questa condizione è sempre in continuo e rapido peggioramento determinato in particolare da fenomeni come la sovrappopolazione, gli eccessivi consumi da parte dei popoli più sviluppati, l’uso di tecnologie arretrate e dannose all’ambiente.

Un ulteriore fattore è il supporto del sistema sociale, economico e politico a consumi inquinanti.
Tutti i problemi sono tuttavia riconducibili in gran parte alla sovrappopolazione e agli eccessivi consumi, specie di quelli non finalizzati al miglioramento della tecnologia.
Si può sperare che sia sempre più chiaro almeno alle persone più istruite che maggiore è la dimensione della popolazione umana e, ceteribus paribus, più è distruttivo l’impatto ambientale. Ma purtroppo non sempre è così e molti ancora negano la rilevanza del problema.

L’influenza della sovrappopolazione sull’ambiente è indicato abbastanza esattamente dall’analisi dell’impronta ecologica, che dimostra come per sostenere la popolazione di oggi con gli attuali modelli di consumo si richiederebbe circa un altro mezzo pianeta vergine disponibile, e che se si considerano i livelli consumistici degli Stati Uniti sarebbero necessarie ulteriori 4 o 5 nuove Terre.

La gravità della situazione può essere meglio compresa se consideriamo l’attività più importante di Homo Sapiens: produrre e procurare cibi.
Oggi, almeno due miliardi di persone soffrono la fame e hanno disperato bisogno di più cibo e di migliore qualità, e la maggior parte degli analisti ritengono che sarebbe necessario raddoppiare la produzione di cibo per sfamare una popolazione umana del 35 % più grande e in ulteriore crescita prevista entro il 2050.

Per avere una qualche probabilità di successo, l’umanità avrà bisogno di fermare l’espansione delle superfici dedicate all’agricoltura (per salvaguardare i residui ecosistemi); aumentare le rese della terra coltivata, aumentare l’efficienza dei fertilizzanti, l’uso di acqua e di molta più energia.
Sarà anche necessario modificare la produzione agricola in senso vegetariano, ridurre lo spreco alimentare, fermare la distruzione degli oceani per inquinamento e acidificazione, aumentare considerevolmente gli investimenti nella ricerca agricola sostenibile, ed infine spostare al primo posto dell’agenda politica il problema dell’alimentazione.

Tutti questi compiti richiedono modifiche sostanziali ai comportamenti umani che sono state già raccomandate ma per ora si sono rivelate irraggiungibili.
Forse uno dei problemi più critici sono le insormontabili barriere biofisiche all’aumento della resa dei suoli, ed anzi il tema è quello di evitare una riduzione della resa a fronte di perturbazioni climatiche.
La maggior parte delle persone non riescono a capire l’urgenza della situazione alimentare, perché non capiscono il sistema dell’agricoltura e dei suoi complessi componenti, le connessioni non lineari ai fattori di degrado ambientale.

Il sistema stesso, per esempio, è uno dei maggiori emettitori di gas serra, e quindi è un importante motore dello sconvolgimento climatico che minaccia seriamente la produzione alimentare.
Viene portato avanti un cambiamento epocale nei modelli più che millenari di temperatura e di precipitazioni, con la prospettiva di tempeste climatiche che mettono in pericolo coltivazioni, situazioni di siccità in zone finora temperate, ondate di calore e alluvioni, tutti elementi che sono già sotto i nostri occhi.

In queste condizioni, ed anzi in condizioni in continuo aggravamento, la produzione alimentare sarà sempre più difficile nei decenni a venire.
Inoltre, l’agricoltura è una delle principali cause di perdita di bio-diversità e degli ecosistemi che sono fondamentali per la sopravvivenza dell’agricoltura stessa e di altre attività umane; e fonte anche di inquinamento chimico e gassoso globale, i quali entrambi pongono ad ulteriore rischio la produzione alimentare.

La sola perturbazione climatica è una tale minaccia alla produzione alimentare e alla stessa civiltà umana, che è necessaria urgentemente una mobilitazione di tutta l’umanità per contenere il riscaldamento atmosferico ben al di sotto di un aumento – che sarebbe letale - di 5 gradi centigradi della temperatura media globale.
Ciò significa ad esempio che dobbiamo cambiare gran parte delle nostre infrastrutture per il reperimento, il trasporto e la distribuzione dell’acqua per fornire la flessibilità necessaria per il rifornimento idrico alle colture in un contesto di continua evoluzione delle precipitazioni.

Il cibo è solo l’area di interesse più ovvia in cui la sovrappopolazione tende ad oscurare il futuro umano; praticamente ogni problema umano, dall’inquinamento atmosferico, al brutale sovraffollamento delle megalopoli, alla carenza delle risorse, alla perdita di contesti naturalistici, alla democrazia in declino: tutti questi problemi sono aggravati dalla ulteriore crescita della popolazione.
E, naturalmente, uno dei problemi più gravi è il fallimento della leadership politica sulla questione della demografia, sia negli Stati Uniti che in Australia (ma in tanti altri paesi, ad esempio l’India).

La situazione è peggiore negli Stati Uniti, dove il governo non menziona mai il problema della popolazione, a causa del timore delle reazioni della gerarchia cattolica in particolare (ed anche di altre organizzazioni religiose) e la destra religiosa in generale, oltre che della quasi totalità dei media, da quelli repubblicani a quelli liberal e di sinistra, i quali mantengono l’ignoranza pubblicando articoli in favore della natalità.
In Australia addirittura si è arrivati a pubblicizzare in TV in prima serata programmi per avere altri bambini e famiglie numerose. (…)

E’ pertanto necessario un movimento popolare che conduca campagne informative per correggere tale fallimento e intervenga direttamente sui sistemi culturali fornendo una “intelligenza lungimirante” della situazione e che chiarisca gli aspetti riguardanti i cambiamenti necessari in campo agricolo, ambientale, energetico, e soprattutto di pianificazione demografica; tutti aspetti sui quali le leggi del mercato non intervengono o sono dannose, e non forniscono sufficienti informazioni.

Gli analisti della società inoltre dovrebbero smetterla di trattare la crescita della popolazione come un “dato” e prendere in considerazione i benefici nutrizionali e sulla salute, sugli aspetti complessivi della qualità della vita e del rapporto con la natura, e i benefici a tutte le altre specie viventi oggi in pericolo, che deriverebbero dallo stop alla crescita della popolazione umana ad un livello ben al di sotto dei nove miliardi e dall' iniziare un percorso di lento calo demografico.

A mio parere, il modo migliore per accelerare il passaggio verso tale calo della popolazione è di dare pieni diritti, istruzione, e le opportunità di lavoro per le donne in tutto il mondo, e di fornire a tutte le persone sessualmente attive informazioni sulla corretta contraccezione, sull’aborto e sugli altri diritti fondamentali di pianificazione familiare. Il grado di riduzione dei tassi di fertilità determinati da queste misure è tuttora controverso, ma sarebbero comunque un programma vincente per la società e il suo miglioramento.

Non sarà mai abbastanza sottolineata l’importanza critica di aumentare l’azione attualmente insufficiente sul fattore demografico da parte delle organizzazioni internazionali e dei singoli stati, oltre che delle opinioni pubbliche, affinché nei prossimi decenni si inverta sensibilmente il trend di crescita per riportare la dimensione della popolazione umana ad un livello “umano” nel senso più proprio del termine, essendo noi una parte della natura di questo pianeta e non i suoi padroni assoluti.

Mentre i modelli di consumo, come abbiamo appreso durante le mobilitazioni della seconda guerra mondiale, possono essere modificati in maniera sostanziale in meno di un anno, in presenza di certe situazioni e dati adeguati incentivi, è molto più difficile alterare i comportamenti demografici. (…)

[Occorre] anche mettere in evidenza le conseguenze di queste idee folli quali quella di far crescere l’economia al 3-5 % all’anno nel corso di decenni (o addirittura per sempre), come la maggior parte degli economisti e dei politici pretendono e credono possibile.
La maggior parte delle persone “colte” non si rendono conto che nel mondo reale una breve storia di una crescita esponenziale non implica un lungo futuro di tale crescita. >>

PAUL EHRLICH

21 commenti:

  1. "In Australia addirittura si è arrivati a pubblicizzare in TV in prima serata programmi per avere altri bambini e famiglie numerose. (…)"

    Con una superficie di 7,6 mln di km2 e appena 22 mln di abitanti (USA: 9 mln di km2 e oltre 300 mln di abitanti) in Australia un leggero o persino robusto incremento ci potrebbe stare (anche se la maggior parte del continente è inabitabile).

    È ormai ufficiale: la Cina abbandona la politica del figlio unico. Notizia che non mi rallegra, mi dispiace. Ma siccome i Cinesi sono molto pragmatici e poco ideologici la nuova politica (saranno permessi due figli) non dovrebbe portare a un forte incremento, anzi potrebbe bastare soltanto a mantenere l'attuale livello di 1,3 mld visto il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione.
    C'era chi prevedeva un crollo a 750 mln a breve con la politica del figlio unico.

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  2. Caro Sergio,
    la mini-svolta della Cina, tutto sommato, potrebbe anche essere positiva.
    Certo, ahnno abolito la limitazione assoluta del figlio unico (che, in effetti, qualche problemino sociale lo creava), ma, se ho capito bene, mantengono una regolamentazione molto stretta del fenomeno demografico.
    Quindi potrebbero anche aver fatto un passo avanti, smussando gli spigoli più criticabili per meglio salvaguardare la sostanza della loro impostazione.

    Ovviamente per fare questo non va bene la democrazia: ci vuole, come dici spesso tu, una elite illuminata.
    Il che mette in crisi un vecchio scettico come me, che le elites le vede più facilmente rapaci che illuminate.
    Speriamo che la Cina mi smentisca.

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  3. √Gli analisti della società inoltre dovrebbero smetterla di trattare la crescita della popolazione come un “dato” e prendere in considerazione i benefici nutrizionali e sulla salute, sugli aspetti complessivi della qualità della vita e del rapporto con la natura, e i benefici a tutte le altre specie viventi oggi in pericolo, che deriverebbero dallo stop alla crescita della popolazione umana ad un livello ben al di sotto dei nove miliardi e dall' iniziare un percorso di lento calo demografico.~

    Come condivido.
    E le religioni poi.....sono sempre piu convinta Che siano un male,
    va bene finchè parlano Di bonta` e Amore,
    Ma quando ripetono *fate tutti i figli che Dio vi manda* anziche` *usate contraccettivi e fate pochi figli*
    non va bene

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    1. Cara Laura, se accettiamo la teoria (quorum ego) che la religione è una elaborazione darwiniana, ovvero che si è sviluppata in quanto utile alla fitness, la spiegazione del suo approccio demografico non appare molto difficile.
      La religione si limita a trasferire a livello culturale la spinta naturale alla massima procreazione che è già insita in ogni essere vivente.
      E quanto alle conseguenza.... ci penseranno i posteri.

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. Caro Lumen, io penso che la religione sia un fenomeno naturale: l'umanità doveva inventarsi per forza un Dio. Il filosofo Emanuele Severino - che non crede in Dio: è stato cacciato dalla Cattolica perché la sua filosofia costituisce per la Chiesa il più radicale ateismo - è tuttavia del parere che il concetto di Dio sia una necessità, doveva per forza apparire.

      Penso che la religione abbia avuto anche un effetto positivo in quanto ha creato senso e rafforzato dunque l'identità del gruppo. Dunque non giudico negativamente il fenomeno religioso - che però è diventato deleterio (la religione dell'amore del prossimo è arrivata a perseguitare, torturare e uccidere i dissidenti).

      Ma se questa spinta alla procreazione è così forte che cosa può contenerla? Evidentemente solo una "forza maggiore" che la ostacoli. Ieri era la natura (carestie, guerre, catastrofi, malattie), oggi penso dovrebbe e potrebbe essere la cultura ovvero la consapevolezza che ci stiamo suicidando di questo passo. È questo credo che pensi anche tu, già dal titolo che hai dato al blog, no?

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    4. Proprio così Sergio: l'unica forza alternativa alle tragedie naturali è la cultura.
      Ma putroppo, per il momento, gran parte della cultura sembra impegnatissima a remare al contrario.

      (Un mio vecchio post del maggio 2011 "Andare al guinzaglio" parlava proprio di questo argomento).

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  4. Una domanda curiosa: qualcuno mi sa spiegare come mai il sapiens sapiens - credo sia l'unica specie - non ha un periodo di estro, ma può accoppiarsi e concepire in ogni momento dell'anno? Le scimmie bonobo usano il sesso come scambio sociale, per dirimere liti ecc. ma non credo possano sempre procreare. La sessualità ha probabilmente assunto anche nella nostra specie un'altra finalità oltre alla procreazione, ma sessualità e procreazione non dovrebbero essere necessariamente correlate. Invece ogni accoppiamento nella nostra specie può essere … fatale.
    Il magistero cattolico continua a pretendere che ogni rapporto debba essere aperto alla vita (perché così vuole Deus sive natura) e ammette - ma non di buon grado - soli i metodi naturali per prevenire concepimenti. Ma così naturali non sono questi metodi visto che sono stati scoperti solo di recente (da alcuni decenni). Il profilattico resta per Elio Sgreccia un metodo anticoncezionale riprovevole e satanico (Sgreccia è una cariatide dell'ortodossia cattolica) perché contrario al piano di Dio (depositato in Vaticano).
    Ho l'impressione che la Chiesa con Bergoglio tenda a sdrammatizzare la "questione sessuale" aprendo persino agli omosessuali. Ma se Ratzinger esortava questi ultimi a "portare la croce" (cioè ad astenersi dai rapporti carnali peccaminosi) la Chiesa sembra ora disposta a chiudere uno o persino due occhi sulle pratiche. Eppure fino all'altro ieri qualsiasi forma di autoerotismo alias masturbazione era peccato grave, disordine morale …

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    1. << Il profilattico resta per Elio Sgreccia un metodo anticoncezionale riprovevole e satanico >>

      Sono d'accordo. Se il papà di Sgreccia lo avesse usato in modo corretto, il mondo ne avrebbe tratto giovamento. Invece è intervenuto Satana, ed è nato lui...
      (questa è cattiva, ma mi è scappata)

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    2. La tua vena nell'epigramma satirico è sempre felicissima, e sono d'accordo anch'io.

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    3. Ti ringrazio. D'altra parte l'epigramma satirico ha una lunga e ben meritata storia,
      Cesare Marchi lo aveva definito come << il componimento che con il minor numero di parole procura il maggior numero di nemici >>.

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  5. Per i masochisti:

    Leggetevi il commento di «Avvenire» alla "svolta" cinese:

    http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/la-cina-corregge-il-figlio-unico.aspx

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    1. Caro Sergio, non sono un masochista, ma l'articolo l'ho letto lo stesso.
      Uno dei passi migliori è sicuramente questo: << Gli indicatori sono tutti preoccupanti. Il tasso di fertilità è sceso a 1,5 figlio per donna, soglia giudicata allarmante dagli esperti. >>
      Da cui si dimostra che l'articolista non ha ben chiara la differenza tra politica demografica di mantenimento (che richiede in effetti un tasso superiore a 2) e politica di riduzione, come quella che sta seguendo la Cina.

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    2. Non capisco perché sarebbe uno dei passi migliori. È risaputo che il tasso di mantenimento è 2,1 figli per donna, quindi 1,5 porta col tempo (certo non subito) all'estinzione, è quindi giusto che gli esperti giudichino allarmante questo tasso. Allarmante per loro o perché tale tasso non garantisce lo statu quo o perché sono contrari al decremento demografico. Dal loro punto di vista il tasso è negativo.
      Adesso non so (forse non sappiamo) che cosa abbiano in mente i dirigenti cinesi: un lento incremento, lo statu quo o la riduzione (moderata o forte) della popolazione. Riduzione probabilmente no perché è contraria a tutte le logiche di crescita.
      Comunque io conto sul pragmatismo cinese che è anche immune dal virus religioso. La politica del figlio unico aveva naturalmente dei difetti, anche gravi, ma era il male minore. Adesso arrivano degli aggiustamenti che sono magari anche positivi, come dici tu.

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    3. "è quindi giusto che gli esperti giudichino allarmante questo tasso".

      Come come? Caro Sergio, io non capisco questa tua. Il tasso di mantenimento è suicida. Dobbiamo diminuire, non ci sono santi. Anche fermandoci al limite attuale, non abbiamo combinato niente. Sarebbe sempre una corsa contro il tempo, e contro i danni che l'overshoot crea anno dopo anno. Il tasso 2,1 ce lo dobbiamo proprio scordare. Questi pseudo esperti dovrebbero guardare all'1,5 con occhi diversi, perché è l'unica luce nella notte fonda. Quando saremo arrivati a 500 mln in tutto, stando sempre inchiodati a 1,5, allora potrebbero allarmarsi, ma così...
      Quanto ai dirigenti cinesi, per me oltre all'aria che hanno in testa non ci trovi niente. Non credo che si pongano più neanche il problema, questi qua ormai vanno col liscio.

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    4. Intendevo "dal loro punto di vista" - che non è il mio o il nostro. Il fatto è che gli erranti sono capaci di sviluppare una loro logica apparentemente stringente, vedi un po' cosa sono stati capaci di fare i teologi che hanno costruito cattedrali di pensiero sul puro nulla iniziale.

      È vero che i Cinesi si sono convertiti al capitalismo e alla conseguente necessità di crescita (di tutto e di tutti). Lo stesso li trovo abbastanza pragmatici, badano al sodo e ai loro interessi. Hanno detto sì al capitalismo, ma sotto un rigidissimo controllo politico (se no il paese andrebbe a rotoli: come li tiene insieme 1,3 mld di esseri umani?).

      Come ci arrivi a un ideale di 500 mln di individui? Il teologo ex cattolico Drewermann stimava un optimum di 1,5 mld, alcuni dicono oggi che anche con 3 "se po' ffare", altri anche con 6 (ma Sartori considerava ingestibili 6 alla lunga). Io non ho i mezzi per fare stime, direi che meno siamo (500 mln) meglio è, e che già oggi siamo veramente troppi.

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    5. Caro Sergio, il modo migliore per fare una stima di sostenibilità demografica, secondo me, resta ancora quello dell'impronta ecologica.
      La quale dice (fonte wikipedia) che attualmente stiamo usando 1 pianeta e mezzo.
      Ergo - facendo 2 calcoli approssimativi - il tetto massimo dovrebbe essere sui 4 miliardi (il che però, a occhio, mi sembra ancora tanto).
      Poveri noi, quanto siamo lontani...

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    6. Se ti attribuissi, dopo tutte le discussioni avute, lo stesso punto di vista di un qualsiasi giornalista dell'Avvenire, sarei da ricoverare di corsa. Mi faceva specie quella tua osservazione "notarile"; è vero che il loro allarme è coerente con la loro posizione, ma ciò non toglie che, nel merito, allarmarsi per una cosa del genere sia folle. Letta criticamente, è una delle stupidaggini più grosse dell'articolo. Anche se non ci sorprende
      che il giornalista scriva così, ciò non toglie che Lumen avesse ragione a ironizzare ("uno dei passi migliori").

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  6. << Comunque io conto sul pragmatismo cinese che è anche immune dal virus religioso. >>

    Condivido in pieno. Deng Xiaoping riassumeva l'idea del Socialismo con caratteristiche cinesi nel famoso detto "Non importa se il gatto sia nero o bianco, purché acchiappi i topi".

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  7. "Forse uno dei problemi più critici sono le insormontabili barriere biofisiche all’aumento della resa dei suoli"

    Su questo argomento, che giustamente Ehrlich sottolinea, farò uno dei prossimi post sul mio blog. Diamo tutti per scontato che il cibo sarà sempre sufficiente...anche per 10 o 11 miliardi di Homo. E invece andremo incontro ad una triste sorpresa

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  8. << Su questo argomento, che giustamente Ehrlich sottolinea, farò uno dei prossimi post sul mio blog. >>

    Ottima idea, caro Agobit.
    Lo leggerò (come sempre) con molto piacere.

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