sabato 15 settembre 2012

Lo Spettro

LUMEN: Buongiorno, Herr Marx, come state ? 
MARX: Mah, Lenin è morto, Stalin è morto, ed anch’io mi sento poco bene.
 

LUMEN: Me ne dispiace. Cos’è che Vi angustia ? 
MARX: Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro del comunismo.
 

LUMEN: Beh, ormai in effetti il povero comunismo si è ridotto ad un fantasma, uno spettro appunto. 
MARX: Ma cosa dite ? Il comunismo è più vivo e vitale che mai. Ed è uno spettro terribile che sta spaventando a morte tutta la borghesia europea.
 

LUMEN: Se lo dite voi…
MARX: Il nostro motto è “Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni”.
 

LUMEN: Detto così sembra bello, ma ho paura che non possa funzionare. 
MARX: E perché mai ? In famiglia non si usa forse così ?
 

LUMEN: Certamente. Ma il comunismo in famiglia funziona perché è basato sui legami di sangue, per cui è sempre stato applicato, sin dalla notte dei tempi. Voi invece mi parlate di comunismo per tutta la società. E tra estranei non può funzionare, sempre per gli stessi motivi. 
MARX: Voi siete vittima del pensiero dominante. E l'ideologia dominante è sempre stata l'ideologia della classe dominante
 

LUMEN: Io mi baso sulla scienza, herr Marx. Solo sulla scienza. 
MARX: Anch’io sono scientifico.
 

LUMEN: Ho qualche dubbio. Ma continuate, Vi prego. 
MARX: Invece del motto conservatore, "Un giusto salario giornaliero per una giusta giornata lavorativa!" scriveremo sulle nostre bandiere la parola d'ordine rivoluzionaria: "Abolizione del sistema del lavoro salariato!"
 

LUMEN: Questa mi convince già di più. Tutti artigiani autonomi e nessun dipendente. Una buona base per una vera democrazia. Però bisogna esserne capaci e forse certe abilità non sono per tutti. 
MARX: Tutta la storia dell'industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutta la classe operaia a questo livello della più profonda degradazione.
 

LUMEN: In effetti il rischio c’è. Però il capitale ha anche bisogno di consumatori, per cui, per semplice egoismo, dovrebbe fermarsi prima del baratro. 
MARX: Comunque l'emancipazione della classe lavoratrice deve essere opera della classe lavoratrice stessa.
 

LUMEN: Su questo posso essere d’accordo, ma non certo tramite il comunismo. Al massimo tramite una democrazia partecipativa ed informata. 
MARX: Qui non si tratta dell'obiettivo che il proletariato nel suo insieme si propone di raggiungere. Si tratta invece di ciò che è, e di ciò che in conformità a questo essere deve necessariamente verificarsi nella storia.
 

LUMEN: Mi dispiace deludervi, ma la storia non va proprio da nessuna parte, non ha certamente una direzione, men che meno obbligatoria. 
MARX: A me non appartiene né il merito di aver scoperto l'esistenza delle classi nella società moderna, né quello di aver scoperto la lotta tra di esse.
 

LUMEN: Apprezzo la vostra umiltà. 
MARX: Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare 3 cose: anzitutto che l'esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione.
 

LUMEN: Non credo. Le classi ci sono sempre state, sin da quanto le società si sono strutturate su base territoriale. 
MARX: Poi, che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato.  

LUMEN: Ad una dittatura conduce di sicuro. Ma sarà quella dei politici e dei burocrati di stato, che si divertiranno a decidere sulla pelle dei proletari, spendendo le loro (modeste) ricchezze come meglio credono. 
MARX: Ed infine, che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi.

LUMEN: Allora siete proprio un illuso, Herr Marx. Le classi ci saranno sempre, perché gli uomini sono diversi, per natura, carattere e talento. E quindi ci saranno sempre delle "elites", anche solo basate sulla diversa propensione al sopruso ed alla violenza.

8 commenti:

  1. Caro Lumen,

    mah, non so: stavolta non mi sono divertito né trovo spunti per qualche noterella. Io non ho mai letto Marx, non lo conosco che per sentito dire. Da giovane lessi Il Manifesto che trovai molto suggestivo ("Uno spettro s'aggira per l'Europa ... Proletari di tutto il mondo unitevi ... Non avete da perdere che le vostre catene ..."). Il Capitale dev'essere un mattone pazzesco. E poi Rosa Luxembourg non era d'accordo ...

    Però non fai qui una presentazione un po' caricaturale di Herr Marx? (in tedesco tutti i sostantivi, anche i verbi e gli avverbi sostantivati, si scrivono con la maiuscola). Forse hai messo anche troppa carne al fuoco: come replicare a così tante questioni? Il comunismo possibile in famiglia per legami di sangue (e effettivo "controllo reciproco") ma non nella società, l'inevitabile formarsi sempre e ovunque di élites ecc. ecc. Hai dimenticato la socializzazione dei mezzi di produzione ... (che significa? Che la Fiat appartiene agli operai?).

    Nemmeno Bagnai mi aiuta a capire. Per cui faccio il "terrible simplificateur". Qual è e sarà il problema presente e futuro? La distribuzione equa delle risorse disponibili e assolutamente necessarie, indispensabili alla sopravvivenza di 7 e presto più miliardi di persone (dunque cibo e acqua innanzi tutto). I "barbari" invadevano l'impero romano per sopravvivere non per arricchirsi. Ci saranno cibo e acqua sufficienti per 10 miliardi di persone? Certo, dice Ziegler (un socialista svizzero un po' tonto che lavora per le Nazioni Unite), anche per 14 miliardi. Io ne dubito, ma la mia è solo un'opinione.
    Cibo e acqua dunque, ma poi anche lavoro, un'occupazione, perché mica si può restare inattivi: ci si ammala, s'impazzisce, si delinque. Ma è possibile "impiegare" davvero così tanti miliardi di persone? Di nuovo ne dubito, ma è solo l'opinione personale di uno scettico. Per impiego intendo un lavoro davvero utile e gratificante (può essere gratificante anche raccogliere i pomodori o fare lo spazzino, se queste occupazioni sono stimate e ben remunerate dalla società).

    Ecco, ho semplificato un po' (troppo, forse). Ma penso che si debba partire da qui. Poi parleremo anche delle élites ... E lasciamo pure in pace Herr Marx buonanima.

    P.S. Che significa "distribuzione equa" delle risorse? Si effettua in base al merito, all'intelligenza, all'impegno? C'è gente che accumula risorse immense non in base a questi criteri più o meno accettabili, ma più che altro con la scaltrezza se non con l'inganno. Montanelli diceva che Berlusconi era un genio: sarebbe stato capace di vendere anche l'aria! Dunque un geniale venditore (di fumo). Può questo giustificare una ricchezza così grande che nemmeno i faraoni o il Re Sole possedevano?

    In una società stabile, come vorremmo fosse - anche o soprattutto numericamente, e informata come è oggi possibile grazie alla tecnologia - le disparità non possono essere più così grandi e offensive. Certo io ho diritto al frutto del mio lavoro: se lavoro di più e meglio avrò anche diritto a qualcosa in più (se non tolgo il lavoro e le risorse ad altri). Qualcosa in più, non mille volte di più.



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  2. Caro Sergio, mi prendo i buon grado la tua (amichevole) tirata d’orecchie, in fondo meritata, a cominciare dalle maiuscole tedesche (che ho già corretto).
    Forse ho messo un po’ troppa carne al fuoco, e poi non l’ho cucinata abbastanza.

    Mi vorrei invece soffermare sulle tue ultime, interessanti considerazioni circa il concetto di “giustizia sociale”, che, oltre aver fatto versare fiumi di inchiostro nei secoli, intriga molto anche me (si parva licet).

    In genere con "giustizia sociale" si intende ricchezza e opportunità uguali per tutti, il che ovviamente non è possibile, perché le persone NON sono uguali a livello di capacità e di carattere.
    D’altra parte, le eccessive diversità sgretolano la coesione sociale e portano a disastri vari (rivolte, ribellione sociale, delinquenza sistematica, ecc.).

    Mi verrebbe pertanto da dire, usando volutamente un paradosso, che una società per mantenersi salda ha bisogno di un po’ di INGIUSTIZIA SOCIALE, ovvero quanta ne serve per evitare che i ricchi e potenti (anche con merito) abbiamo troppo ed i poveri ed incapaci (anche con colpa) abbiano troppo poco.
    Ma, a dire queste cose, si corre il rischio del pubblico linciaggio (spero solo morale).

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  3. «Ma, a dire queste cose, si corre il rischio del pubblico linciaggio (spero solo morale).»

    Caro Lumen,

    davvero si rischia tanto "a dire la verità, a dire come stanno effettivamente le cose"? Io per esempio penso che Marchionne - nella logica capitalistica che nessuno, nemmeno un "vendolino", mette seriamente in dubbio - faccia bene a chiudere la Fiat italiana (se mi sentono quelli di Mirafiori mi linciano davvero ...). La Fiat non rende, le Fiat sono brutte e non si vendono, dunque ... I sindacati danno la colpa a Marchionne, alla cattiva gestione ecc. Be', fondino loro delle imprese, ci facciano vedere come si fa, così ci guadagneremo tutti ... (dopo il linciaggio adesso bruciano il mio cadavere e disperdono le ceneri ...).

    Con "giustizia sociale" s'intende però non ricchezza e opportunità uguali per tutti, ma una più equa distribuzione dei beni. I giovani socialisti svizzeri hanno lanciato ora un'iniziativa con cui chiedono che la più alta retribuzione in un'impresa non possa essere superiore a 12 volte la retribuzione minima. Mah! Io non la voterei. Se accettiamo il capitalismo, la libera impresa ecc. devono essere liberi anche i salari e i prezzi (e a me sembra che nessuno metta davvero in dubbio questo sistema). Poi puoi essere sicuro che i giovani socialisti lanceranno una nuova iniziativa per reclamare che il salario del direttore non sia superiore di 6 volte alla paga dell'ultimo (poi del doppio ecc.).

    Eppure, eppure un po' di Marx e di socialismo forse non guasterebbero. E forse sono addirittura necessari perché ormai siamo tanti tanti tanti (pensa un po', passa 7 miliardi) e bisogna "sistemare" tutti (bello questo verbo italiano, "sistemare", deriva da sistema, intraducibile, da ridere). L'equità, o almeno una maggiore equità, è ormai imprescindibile.
    Il socialismo cacciato dalla porta rientra dalla finestra ...

    Ida Magli parla di "diritto alla diversità" (la Magli odia i comunisti ...). Be', sì, abbiamo tutti qualcosa in comune, anzi molto, anzi quasi tutto, ma c'è quel resto di differenza che è essenziale, fondamentale. Altrimenti saremmo tutti interscambiabili. Abbiamo tutti un sistema immunitario, linfatico, sanguigno, osseo ecc. ma poi ad attrarci è il colore degli occhi, un timbro di voce - cose assolutamente "contingenti" come dicono i filosofi (cioè non essenziali). Effettivamente è la differenza che rende il mondo vario, interessante, attraente, bello, ma anche pericoloso.

    P.S. I socialisti e Verdi svizzeri accusano Ecopop di ... nazismo. E ti pareva!

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    1. << P.S. I socialisti e Verdi svizzeri accusano Ecopop di ... nazismo. E ti pareva! >>

      Caro Sergio,
      questa è davvero una ben triste notizia.
      Sinchè si parla di giustizia sociale, siamo tutti d'accordo sulla direzione, e si può discutere solo se l'asticella deve essere posta più in basso o più in alto.
      Ma quando si parla di controllo demografico è proprio la tendenza dominante che è sbagliata e va capovolta.
      Ed invece chi prova a farlo, come voi di Ecopop, si prende di questi epiteti
      Che tristezza.

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  4. Caro Lumen, il problema della giustizia sociale riguarda molto anche il tema sovrappopolazione. Una cosa è assicurare la giustizia sociale in Svezia con cinque milioni di abitanti, un'altra in Cina o in India con un miliardo e mezzo. Per evitare le disuguaglianze nell'Unione Sovietica dei primi anni del comunismo fu messo su un sistema oppressivo e di controllo della popolazione senza precedenti nella storia (fino ad allora). L'idea che Lenin e i primi comunisti fossero dei malfattori non regge, erano gente con i controcoglioni. Malfatto era il sistema ideologico cui si riferivano, il comunismo. Controllare l'economia e quindi la vita di decine di milioni di persone impone uno Stato oppressivo e militaresco. Per questo in un mondo che si avvia ad essere di 10 miliardi di umani, assicurare la giustizia sociale significa imporre la creazione di un Grande Leviatano che probabilmente divorerà i popoli soggetti, e ridurrà gli individui a schiavi o poco meno. Anche la Libertà richiede una denatalità che ci riporti ad un rapporto sano tra uomo e pianeta.

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    1. Caro Agobit, trovo interessanti e condivisibili le tue considerazioni.
      Per questo la giustizia sociale (che io ho chiamato paradossalmente "ingiustizia sociale") va perseguita con grande misura e può funzionare solo in ambiti circoscritti.
      I tragici fallimenti del comunismo mondiale sono figli, quando in buona fede, proprio di una totale assenza di misura: si voleva dare troppa uguaglianza a troppe persone insieme.
      Poi, in molti casi, c'era anche la mala fede dei dirigenti, ma questo è un altro discorso.

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  5. Il comunismo è stato un grandioso tentativo di razionalizzazione dell'esistenza - fallito, per fortuna (ma anch'io ci ho creduto - e ci hanno creduto anche tanti altri più intelligenti di me).
    Non so se conosci "La città del sole" di Campanella (è un breve e godibilissimo trattatello).
    La città del sole è la città ideale, organizzatissima, ovviamente anche comunista perché niente può essere lasciato al caso. Lo Stato organizza anche gli svaghi, i giochi. Insomma, non ti manca niente, non ti puoi lamentare di niente perché tutto è perfetto.
    C'è però un ma. Arrivato alla fine della lettura uno desidera una sola cosa: scappare dalla città del sole.
    Insomma, darsi una regolata, organizzarsi un po' non è un male. Ma è la perfezione insopportabile. E l'uomo non essendo perfetto, non potendolo essere, cerca di sottrarsi a tutti i tentativi di irregimentazione.

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  6. Caro Sergio, non ho mai letto Campanella, ma ti credo sulla parola.

    Il fatto è che il "gene egoista" che ci guida non vuole l’eguaglianza, vuole la supremazia.
    Ne consegue che noi uomini desideriamo l’uguaglianza solo quando stiamo sotto; mentre quando stiamo sopra difendiamo la nostra posizione con le unghie e con i denti.

    Con queste premesse, aggravate dalle differenze intrinseche tra le persone, l’uguaglianza sociale non potrà mai essere un obbiettivo realistico.
    Dobbiamo accontentarci di togliere qualcosa ai troppo ricchi per aiutare un poco i troppo poveri. Ed è già molto.

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