sabato 26 novembre 2011

Pensierini - VII

VACCHE MAGRE 
Le vacche grasse stanno finendo, in occidente, e dobbiamo abituarci a convivere con quelle magre.
Molta gente non lo sa, anche perché i grandi media ne parlano poco, ed anche coloro che se ne rendono conto (in modo più o meno consapevole) non sanno bene di chi fidarsi, a chi rivolgersi per avere un punto di riferimento politico o ideologico, a chi affidare la leadership di questo cambio epocale. 
Un cambio (di paradigma) che avrebbe tanto bisogno di una guida politica lungimirante, cosa di cui invece – soprattutto in Italia - siamo tragicamente sprovvisti.
LUMEN


SINISTRA
Il pensiero della “sinistra” occidentale sulla pace e sull'ordine sociale, mi sembra un po' troppo disinvolto, per non dire ingenuo.
La “sinistra” si concentra - giustamente per carità - sulla tutela dei diritti e la lotta alle disuguaglianze, ma da un po' troppo per scontato che la società sia comunque in pace e funzioni ordinatamente.
Purtroppo non è così semplice: la pace e l'ordine sociale sono una conquista faticosa e fondamentale, che viene prima di tutto il resto e può andare in frantumi facilmente.
E quando succede, il pensiero di sinistra si trova in difficoltà, perchè non è abituato a preoccuparsi di queste cose.

LUMEN


COMUNITA'
Una Nazione non è semplicemente una entità giuridica, ma una comunità culturalmente coesa che, tramite lo Stato, dà una struttura legale ai propri valori, mediante le leggi.
Con l'estendersi del multiculturalismo questo diventa via via più difficile, sino a diventare impossibile.

LUMEN 


MALTHUS
Com’è noto, il famoso demografo Thomas Malthus criticava aspramente il programma sociale di aiuti ai poveri, praticato ai suoi tempi dal governo Inglese, in quanto lo considerava controproducente.
E se avesse ragione lui ? E se davvero, parafrasando Voltaire, “i poveri cesseranno di esistere quando noi cesseremo di aiutarli nel modo sbagliato” ?
LUMEN


MODELLO DI HUBBERT
In campo energetico è fondamentale il 'modello di Hubbert', il quale afferma che la produzione di energia di una risorsa non rinnovabile è assolutamente non lineare e segue una curva “a campana”.
Dice Ugo Bardi: << Il modello è basato sul concetto che la crescita della produzione di energia dipende dal rendimento energetico della risorsa (EROEI, energy returned on energy invested). Più l'EROEI è alto, più rapidamente la risorsa è sfruttata. Siccome le migliori risorse (con l'EROEI più alto) sono sfruttate per prime, l'EROEI declinano ed alla fine condizionano la capacità di estrarre ulteriori risorse. La produzione raggiunge un picco e poi declina. >>
Inoltre, il picco del petrolio, sta condizionando anche l'agricoltura.
Dice ancora Bardi: << Il problema non è ancora percepito dalla maggioranza delle persone che hanno a che fare con la sostenibilità, ma è chiaro che è enorme. L'agricoltura, per com'è strutturata oggi, non può sopravvivere senza combustibili fossili ed il danno causato dai cambiamenti climatici potrebbe essere devastante..>>
E l'agricoltura, anche se oggi può sembrare una attività secondaria, resta alla base di tutta la nostra esistenza.
LUMEN


SVILUPPO
E' ormai evidente che la società di tipo occidentale, fondata sullo sviluppo illimitato ad oltranza, è arrivata al capolinea. In particolare, il debito pubblico degli Stati è stato alimentato per decenni, allo scopo di finanziare attività che altrimenti sarebbero fallite, per saturazione di mercato. 
<< In Italia - afferma il sito 'La Voce Info' - oltre a sostenere con costi spaventosi l'industria del cemento in nome del progresso e devastando il territorio con opere faraoniche inutili, si sono allegramente sprecate cifre senza senso per mantenere privilegi di alcune categorie rispetto ad altre. >>
E i privilegi, prima o poi, si pagano.
LUMEN


PETROLIO 
Secondo Luca Pardi, presidente di Aspo Italia, il recente incidente del pozzo petrolifero Macondo (nel quale è esplosa e poi naufragata la piattaforma petrolifera della BP, causando il più grande incidente ecologico della storia dell'estrazione del petrolio), dovrebbe servire per riesaminare il tema della complessità dei sistemi sociali e della loro vulnerabilità. 
Dice Pardi: << La prima conclusione, forse prevedibile, è che sistemi così straordinariamente complessi, cioè strutturalmente differenziati e gestiti da una intricata organizzazione che prevede decine di diverse figure professionali e gerarchie incrociate, è estremamente soggetto ad incidenti imprevedibili. L'imprevedibilità è proprio data dal numero di componenti tecniche, naturali e umane che interagiscono fra loro. 
La seconda conclusione è che, benché una semplificazione sia inevitabile, non abbiamo la più pallida idea di come realizzarla in modo non traumatico e organizzato.>>
Una conclusione, quest'ultima, ben poco consolante.
LUMEN

2 commenti:

  1. Se le cose stanno «così» come si legge qui sopra (con riferimento soprattutto alla nota di L. Pardi) - ed è difficile credere che non stiano così - allora non c'è più niente da fare. L'inevitabile semplificazione del sistema avverrà comunque, in forme e modi che non sappiamo ma sicuramente molto dolorosi per molti, forse per tutti.
    L'esplosione demografica - che per taluni (Chiesa cattolica, E. G. Tedeschi, economisti, politici, ideologhi) sarebbe straordinaria fonte di invenzioni, scoperte, crescita economica e progresso - in realtà rende il sistema mondo più fragile e più esposto a dissesti di ogni tipo: l'effetto «farfalla» ha oggi conseguenze più ampie e dolorose perché ormai gli esseri umani hanno invaso ogni nicchia. Se il terremoto di Lisbona nel 1755 fece circa 25000 vittime mandando in crisi l'ottimismo leibniziano e la fede nella Provvidenza, l'onda anomala in Indonesia di alcuni anni fa ha fatto dieci volte più vittime.
    Sembrerò cinico, ma forse una guerra termonucleare o l'impatto con un grosso asteroide potrebbero essere la soluzione del problema ovvero la semplificazione del sistema.
    Alcuni anni fa il peak of oil era diventato un argomento di moda persino in qualche parlamento. Adesso non se ne parla più (sembra che di petrolio ce ne sia ancora abbastanza per un altro mezzo secolo di follie).
    Il fatto nuovo però è che il fabbisogno di petrolio mondiale aumenta costantemente a causa delle economie emergenti, mentre la produzione stagna e calerà. Senza il petrolio arabo il primo mondo (USA, Europa, Giappone, Australia, Canada) sarebbe alla canna del gas.
    Eppure basterebbe poco per potere ancora sperare o non peggiorare la situazione: per es. stabilizzando la popolazione, cosa possibilissima, già a partire da oggi.

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  2. Caro Sergio, come hai ragione.
    Si deve andare verso la semplificazione della nostra società, sempre più complicata ed ingestibile, e questo può cominciare solo con il regresso demografico.
    Ma nessuno ha il coraggio di parlarne !
    E' incredibile (o forse no, se si segue la teoria di Dawkins per cui siamo tutti marionette nelle mani del gene replicatore).

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