Per monoteismo si intende, come noto, la fede in una sola divinità identificata, generalmente, con il termine Dio. La prima religione a cui può essere applicata questa definizione è, sorpresa sorpresa, un oscuro culto sorto nell'Africa Occidentale circa 8.000 anni fa e dedicato ad un certo Candomblé.
Seguono poi il culto egiziano del dio Aton, lo Zoroastrismo in Asia e quindi il monoteismo ebraico, che tutti ben conosciamo. Al monoteismo, alla sua nascita ed alle sue conseguenze è dedicato il post di oggi, opera di un (insolitamente) pacato Pietro Melis.
LUMEN
<< Le religioni rivelate nascono sulla base di una credenza degli uomini primitivi che, come spiega Darwin ne L’origine dell’uomo, da quando incominciarono a credere che le immagini oniriche dei loro parenti defunti provenissero da spiriti, incominciarono a seppellire i loro cadaveri dando luogo alle onoranza funebri. Da qui sorse anche la religione totemistica che estendeva l’immortalità anche a degli animali considerati sacri, la cui uccisione una volta l’anno serviva ad impossessarsi dello spirito dell’animale sacro.
Il successivo passo fu la credenza in divinità che rappresentavano originariamente le forze della natura. Lo sviluppo del politeismo portò poi a scindere le divinità dalle forze della natura, nonostante rimanesse in alcune di esse la rappresentazione di queste forza, come in Nettuno, il dio del mare. Dunque le religioni in origine non sorsero come bisogno di fondare su di esse un ordine sociale. (…)
Poi nell’antichità greco-romana, le divinità assursero alla funzione di protezione di uno Stato secondo le sue necessità politiche e sociali. Da qui la nascita dei templi pagani in cui si invocavano le diverse divinità, a seconda delle prerogative ad esse attribuite, con la credenza che esse potessero essere soddisfatte con sacrifici di animali. Ma nel mondo greco-romano la religione era un’istituzione statale, con sacerdoti che erano dipendenti dall’autorità statale.
Solo con il monoteismo di origine ebraico-cristiana si arrivò, al contrario, a concepire la religione come “fondamento” delle istituzioni statali arrivando così ad una sorta di teocrazia, in cui i sacerdoti non dipendevano più dalle istituzioni statali, ma, al contrario, le controllavano.
Bisogna però precisare che nell’antichità ebraica il monoteismo non nacque subito in contrapposizione al politeismo. Infatti la religione ebraica passò dal politeismo, in cui prevalente era il dio Jahweh (avente come maggiore antagonista il dio Baal) alla monolatria che incominciò con la riforma del re Giosia nel 609 a.e.v.. Nel primo tempio (quello fatto costruire da Salomone), distrutto nel 587 a.e.v. dal re babilonese Nabucodonosor, venivano riconosciute ed onorate anche altre divinità nel tempio. Con la riforma del re Giosia non venne negata l’esistenza di altre divinità, ma si proibì il loro culto, ristretto ormai al dio Jahweh, assurto ormai a dio nazionale.
Solo nel 538 a.e.v., con il ritorno dei discendenti degli esiliati in Babilonia, incomincia a sorgere il monoteismo, con il riconoscimento dell’esistenza di un solo dio. Con il ritorno degli esiliati avvenne l’inizio della costruzione del secondo tempio (allargato molti secoli dopo da Erode il grande). Il monoteismo nacque dalla convinzione ebraica che la distruzione di Gerusalemme nel 587 a.e.v. fosse dovuta all’ira di Jahweh che non era stato mai riconosciuto come dio unico.
La religione cristiana ereditò dall’ultima fase della religione ebraica il monoteismo, ma vi introdusse la trinità sulla base dell’influenza della triade neoplatonica Uno-Intelletto-Anima del mondo. E’ evidente che la religione, assurta ormai, con le sue autonome gerarchie, a potere autonomo scisso dallo Stato - tanto da entrare in conflitto con esso, come dimostrano i conflitti tra papi e imperatori del sacro romano impero, che dovevano avere la loro investitura dai papi - diveniva in questo modo il fondamento dell’ordine sociale costituito.
L’imperatore era la faccia temporale di quell’unico potere che aveva il suo fondamento in Dio. La religione dunque come fondamento dell’ordinamento statale e sociale.
Con il lento processo di laicizzazione dello Stato e la nascita degli Stati nazionali, a cominciare dalla Francia, la figura dell’imperatore del “Sacro Romano Impero”, ridottasi già prima ad essere imperatore dell’impero asburgico, scomparve definitivamente con Napoleone, che tuttavia sentì anch’egli il bisogno di consacrare la sua carica di imperatore e di re d’Italia facendosi incoronare a Parigi dal papa Pio VII, che fu costretto ad andare per questo a Parigi. Nonostante il processo ulteriore di laicizzazione, dovuto soprattutto all’Illuminismo e ai filosofi materialisti del XVIII secolo in Francia, la religione continuò a rimanere nel popolo incolto come fondamento dell’ordine sociale.
A questo proposito bisogna ricordare il famoso discorso del grande Inquisitore ne I fratelli Karamazov. L’Inquisitore di fronte a Gesù tornato in terra gli rimprovera di voler distruggere l’ordine sociale facendo appello alla coscienza individuale, che avrebbe distrutto il fondamento stesso di tale ordine, che era la Chiesa come istituzione. Non vi può dunque essere ordine sociale che sia scisso da un ordine di cui la Chiesa come istituzione si fa fondamento.
Il processo successivo del liberalismo ha portato a scindere l’ordine sociale voluto dallo Stato da quello fondato sulle regole religiose. Rimase nei credenti la religione come spiegazione dell’origine del mondo e come mezzo per dare un senso alla vita nel perdurare della credenza primitiva nell’immortalità dell’anima. Ma nel monoteismo cristiano, nonostante poche eccezioni di semplici preti e teologi, l’immortalità viene attribuita solo all’anima umana. In sostanza, la credenza nell’immortalità dell’anima umana serve sia come rimedio alla disperazione di fronte alla morte, sia come arma della religione stessa, che può indirettamente essere utilizzata dallo Stato come deterrente psicologico contro ogni forma di violenza pubblica o privata.
Ancora una volta si può fare riferimento alla famosa frase di uno dei protagonisti del romanzo I fratelli Karamazov: “se Dio non esiste, allora tutto è permesso”. Voltaire scrisse che, se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo perché esso serve a tenere il popolo soggiogato da determinate leggi divine che sono anche il fondamento dello Stato. La religione è come il morso che bisogna mettere al cavallo per guidarlo. Ma lo stesso concetto può ritrovarsi in filosofi, se pur distanti, come Hobbes, fautore dell’assolutismo, e Locke, padre del liberalismo moderno.
Oggi solo l’islamismo pare avere un diretto controllo sull’ordine sociale per l’identificazione della legge con le norme del Corano, di cui è per diversi gradi pervasa la stessa società negli Stati islamici, come soprattutto nella teocrazia dell’Arabia Saudita. All’interno del cristianesimo, dopo la caduta del comunismo dell’Unione Sovietica, vi è una profonda influenza della Chiesa ortodossa sullo Stato russo, anche frutto di una nuova forma di nazionalismo che ha voluto riprendere le radici storiche di una Mosca che, dopo la caduta dell’impero bizantino, si era proclamata terza Roma. (…)
L’Antico Testamento [comunque] è nato con l’unico scopo di giustificare il diritto del popolo ebraico alla terra di Palestina, come promessa dal loro dio Jahweh, (…) e non aveva alcuna intenzione, nei suoi scrittori anonimi, di fare del proselitismo presso altri popoli. Anzi, il popolo ebraico è rimasto sempre geloso del suo dio, e non voleva che il suo popolo si contaminasse con altri popoli.
Questa è la somma contraddizione dell’Antico Testamento, che espone la concezione di un dio ordinatore, non creatore dal nulla, del mondo, e tuttavia rimane come dio che chiede di essere riconosciuto come tale solo dal popolo ebraico. In realtà l’Antico Testamento è il risultato nel Genesi di antiche mitologie e racconti egizi e mesopotamici (mesopotamici soprattutto per quanto riguarda le figure di Abramo, Isacco e Giacobbe). Mosè risulta non essere mai esistito perché è una figura che riprende racconti di origine egizia. Lo stesso nome ne tradisce l’origine egizia.
Il popolo ebraico, pur essendo circondato da Stati che erano allora all’avanguardia nel campo della conoscenza scientifica, l’Egitto e gli Stati mesopotamici, rimase un popolo ignorante proprio per il divieto religioso di contaminarsi con altri popoli. Questo isolamento è stato la causa della persecuzione degli ebrei in tutta la loro storia prima del processo di laicizzazione che l’ebraismo subì nel XIX secolo. Essi rifiutarono sempre di integrarsi negli Stati in cui vivevano, pretendendo che fossero riconosciute per essi delle eccezioni che concordassero anche con le loro tradizioni alimentari. (…)
Il cristianesimo, sorgente dalle radici dell’ebraismo, ne ha cambiato totalmente la sostanza prima di tutto introducendo la trinità, in concordanza con l’influenza della filosofia neoplatonica. Nonostante tutte le oscurità della sua storia il cristianesimo (con i conflitti tra confessioni cristiane, tra imperatori e re da una parte e Chiesa dall’altra) è stato traghettatore, proprio tramite la trinità, includente nella terza persona l’Intelletto, della razionalità greca o LOGOS. (…)
In considerazione di ciò si può dire che la rivoluzione scientifica poteva avvenire solo nell’Europa cristiana. E infatti nel Medioevo i principali scienziati erano religiosi, che si contrapponevano alla filosofia aristotelica sottoponendola ad analisi critica. E sino alla Controriforma, la Chiesa Cattolica fu una scuola di liberalismo in fatto di conoscenza scientifica.
Basti considerare che (…) il vescovo di Parigi Nicola d’Oresme nel XIV secolo affermò la rotazione della Terra intorno al suo asse. (…) Il sistema copernicano fu dovuto ad un canonico polacco che dedicò la sua opera “De revolutionibus orbium coelestium” (1543) al papa Urbano VIII, che lo ringraziò. L’astronomia delle ellissi fu dovuta al cristiano neo-platonico Keplero. E per il cristiano Newton lo spazio assoluto era il sensorium Dei, cioè l’organo visivo divino. (…)
Come controprova, vi è da domandarsi: come mai la rivoluzione scientifica non nacque in Oriente e non poteva nascere negli Stati islamici ? Perché essi non ereditarono tramite la trinità il LOGOS, e con essa quell’interesse alla ricerca scientifica fondata sulla stessa razionalità divina. Il dio islamico infatti, come quello ebraico, è scisso dal vincolo della razionalità. Esso è la potenza che non è vincolata dal LOGOS. La potenza precede la ragione.
Il Dio cristiano, al contrario, è vincolato, nel suo stesso interno, dal LOGOS, dall’Intelletto. Da qui una concezione della natura come specchio della razionalità divina. Studiare la natura significava conoscere anche la perfezione divina.
Tale interesse [invece] non poteva non mancare in chi pensava che Dio non si potesse ritrovare nella razionalità della natura, essendo egli trascendente rispetto alla ragione. Per un cristiano sarebbe stato impossibile concepire un Dio che imponesse ad Abramo di uccidere il figlio Isacco per metterlo ad una prova di obbedienza. O un Dio che accetta di fare una scommessa con il diavolo a danno di Giobbe (…)
La storia del cristianesimo è dunque la storia d’Europa, nonostante il rogo di Giordano Bruno, martire della libertà di pensiero, e la condanna di Galileo. Questi tristi e gravi episodi son dovuti a quello spirito di Controriforma che spense nella Chiesa cattolica il precedente liberalismo in fatto di conoscenze scientifiche. Ma il grande storico della scienza Alexandre Koyré ha scritto che la rivoluzione scientifica fu la rivincita di Platone contro Aristotele. E si sa che il maggiore filosofo greco che influenzò il pensiero cristiano (come in Agostino) fu Platone, non Aristotele. (…)
Purtroppo il “neo-platonismo” ereditato dal cristianesimo portò all’oscuramento di quel grande patrimonio di scienza e di filosofia che fu il pensiero pre-socratico, indirizzato verso la concezione di un universo infinito in pensatori come Anassimandro, Eraclito e Democrito. >>
PIETRO MELIS