Il termine 'socialismo' si presta, suo malgrado, a parecchi equivoci socio-politici ed appare pertanto opportuno fare un po' di chiarezza, cercando di distinguere tra il socialismo vero (che è, per motivi storici, quello marxista) ed i socialismi finti (come fascismo, nazismo e cristianesimo).
Ce ne parla Uriel Fanelli nel post di oggi, tratto dal suo blog (LINK).
LUMEN
<< “Socialismo” non e' una parola qualsiasi. Sebbene abbia avuto dei precursori nelle comuni rivoluzionarie parigine, e abbia dei tratti di illuminismo molto marcati, il termine si riferisce ad una teoria precisa: quella di Marx, Engels, e successori vari. (...)
Quindi, per sapere se un'ideologia e' socialista, il metodo e' semplice: si verifica che la teoria da confrontare non neghi i “pilastri” della costruzione socialista [di Marx e Engels], senza i quali il socialismo non esiste. Questi pilastri, almeno quelli fondamentali, sono tre.
= La lotta di classe. Nel socialismo, le classi si scontrano violentemente mediante scioperi, occupazioni, rivolte , autogestioni e anche la rivoluzione, fino ad ottenere la cancellazione del sistema precedente, il capitalismo, molto spesso mediante l'eliminazione fisica dei capitalisti.
= L'abolizione della proprieta' privata dei mezzi di produzione. Nel socialismo, i mezzi di produzione (fabbriche e terreni agricoli, quindi, ma anche botteghe artigianali o negozi a seconda del tipo di comunismo) sono di proprieta' della societa' e dei lavoratori, che dopo la rivoluzione sono anche lo stato. Se qualcosa produce reddito , detto “plusvalore”, (non, quindi, la vostra bicicletta: potete averne due) allora e' dello stato.
= Il materialismo dialettico. Non c'e' posto , nel socialismo, per qualsiasi ente cerchi di giustificare o spiegare la storia senza passare da cause materiali. Non c'e' posto per “la tradizione”, per “Dio”, per niente che non sia materiale, e quindi economico. Con Marx nasce l'idea che “una guerra si fa per il petrolio”, per dire, mentre prima si sarebbe parlato di “ragione di stato” o di “deus lo vult”.
Senza queste tre cose, il socialismo crolla; non sta in piedi nemmeno a morire. Almeno, non quello Marxista (…)
Prendiamo per esempio il nazismo: in che modo si relaziona con i tre pilastri del socialismo?
Partiamo dal primo: la lotta di classe. Non si relaziona proprio. I nazisti hanno sempre stroncato la lotta di classe, i Frei Korps e le SA prima, e le SS poi, hanno sempre negato qualsiasi istanza sindacale, e si fanno vanto di aver messo dalla stessa parte tutti i tedeschi. RIvolte comuniste come gli spartachisti vengono soppresse nel sangue.
Idem per il fascismo, che vanta la “pacificazione sociale”, si definisce totalitarista in quanto rappresenta tutte le classi sociali (volenti o nolenti) e sopprime scioperi e rivolte, dai semplici scioperi dei contadini e mezzadri nel nord, alla rivolta di Parma, giusto come esempi.
Andiamo al secondo: abolizione della proprieta' privata dei mezzi di produzione. Non se ne parlava proprio , ne' col fascismo ne' col nazismo. Il nazismo incamero' molti mezzi di produzione, ma pratico' anche una politica di privatizzazione per fare cash (…).
Hjalmar Schacht, l'ideatore della politica economica nazista, può essere considerato un precursore del keynesismo. (...) La sua politica economica presentava diversi elementi in comune con l'approccio keynesiano: Schacht implementò una politica di investimenti nei lavori pubblici e di deficit spending, mirando a ridurre la disoccupazione e aumentare la domanda attraverso le commesse statali. (...)
Di abolire la proprieta' privata, dunque, non si parlava proprio.
Idem per il fascismo italiano, che, come al solito, faceva un pochino il cavolo che gli pareva. Incamerava le proprieta' degli oppositori politici, ma non perche' odiasse la proprieta' privata, ma fece anche una vasta campagna di privatizzazioni. Non si parlava proprio di abolizione della proprieta' privata dei mezzi di produzione.
Materialismo storico. Questa va via in fretta, perche' qualsiasi regime fascista ha uno strato mistico da far paura, e di certo non esiste posto, nel materialismo dialettico, per gente come Evola, o per degli idealisti hegeliani come Gentile, che mettevano “lo spirito” a guida delle forze razionali.
La Tradizione per il socialismo e' poco piu' di un' “ideologia”, una specie di vezzo che la gente puo' permettersi dopo aver soddisfatto le esigenze materiali, anche quando si decida di tollerarla perche' parte della “cultura del popolo”, ma sono interpretazioni del comunismo abbastanza discutibili e discusse. Non per nulla il sistema di Pechino viene chiamato, da loro stessi, “Socialismo con caratteristiche cinesi”.
Qui proprio non c'e' terreno in comune: l'infatuazione fascista (nel secondo decennio) per il cattolicesimo, cosi' come il misticismo delle SS che facevano battezzare i figli dal proprio tenente, non hanno alcun senso per il socialismo.
Andiamo adesso all'equivoco per il quale fascisti e cristiani vengono chiamati “socialisti”, lo stesso equivoco che ha consentito ad Hitler e Mussolini di autonominarsi “socialisti”, sino a quando qualcuno non si e' accorto della cosa e li ha cacciati. Qualcosa e' andato storto nel travestimento.
L'errore e' di confondere per “socialista” chiunque abbia un interesse per la societa', e in particolare si preoccupi di aiutare economicamente i poveri. Quindi ci ricadono le politiche del cristianesimo, come la beneficenza o l'elemosina, e ci ricadono le politiche sociali di fascismo e nazismo.
C'e' solo un piccolo problemino. Il socialismo marxista non si e' mai occupato dei poveri in quanto tali. Si e' occupato dei lavoratori, e se c'erano poveri disoccupati, questo era dovuto semplicemente a un effetto del capitalismo.
Lo stesso Marx parla molto male del welfare, dell'elemosina e della beneficenza, perche' li considera palliativi che distraggono dal vero problema, ovvero la diseguaglianza di classe.
Non puo' esistere nel mondo del socialismo marxista (...) una chiesa che distribuisce l'elemosina, perche' quei soldi sono gia' plusvalore, che doveva gia' andare ai beneficiati. Idem per il welfare: non esiste, dal punto di vista socialista, che tu prenda soldi del plusvalore tolto ai ricchi con le tasse, e li ridistribuisca: se tutto e' dello stato non c'e' plusvalore, e quindi non ci sono soldi delle tasse da redistribuire.
Nel mondo socialista, cioe', sono TUTTI lavoratori. Non esiste il pasto gratis, e tutti contribuiscono – come possono – alla societa'. Il socialismo non si occupa di poveri, ma di lavoratori, e considera un incidente storico il fatto che i lavoratori siano anche i poveri.
Cristo, quindi, non e' un “socialista”. E' cristiano. Mussolini col suo stato sociale non e' “socialista”, e' fascista. Idem per Hitler, che almeno ha un capro espiatorio per la sua politica sociale. >>
URIEL FANELLI