sabato 1 luglio 2023

L'eredità del Fascismo – 2

Si concludono qui le considerazioni di Uriel Fanelli sulla natura socio-economica del Fascismo e le sue conseguenze nel tempo (seconda e ultima parte).
LUMEN



<< Mussolini fu il primo ad avere l’idea di pacificare la societa’, rimuovendo cosi’ i conflitti di classe tanto cari alle sinistre, mediante un welfare che senza espropri ridistribuisse i redditi.

La sinistra odiava queste azioni perche’ prevenivano la tensione, la lotta, e con essa la rivoluzione. Inoltre, non abbattevano la classe borghese, ma stabilizzando e pacificando la societa’ creavano un ceto medio possente. Ovvero, un grosso ostacolo a quella sollevazione di massa che le sinistre volevano. Non per nulla, la resistenza arriva solo alla fine, quando il fascismo non riesce piu’ a pacificare economia e classi sociali.

Ora, se esaminiamo il welfare moderno in Europa, non assomiglia per nulla all’esproprio di beni [tipico della sinistra] che poi lo stato redistribuisce. L’intento del welfare moderno e’ ESATTAMENTE quello del fascismo: portare la pace sociale. Esso si propone di conservare le classi e la loro struttura – diversamente da quell “di sinistra” che si propone di abolire le classi – e si propone di pacificare le classi sociali : quelle basse rinunciano alla lotta ed all’esproprio, quelle alte rinunciano a parte del reddito, sotto forma di tasse.

In questo senso, anche l’idea di welfare europeo e’ esattamente quella mussoliniana. Sebbene la sinistra se ne sia appropriata, il welfare mussoliniano non ha nulla a che fare con quello di sinistra, per la semplice ragione che si propone di conservare la societa’ e le sue classi, semplicemente pacificandole, ovvero eliminando la lotta e la rivoluzione dall’universo ideale.

Anche sul piano economico le socialdemocrazie europee sono totalmente mussoliniane. L’economia socialista e’, innanzitutto, un’economia PIANIFICATA. Essa si occupa di pianificare mezzi sufficienti ai bisogni della popolazione. Non esiste nell’economia socialista una vera e propria libera iniziativa, dal momento che il fine ultimo e’ di pianificare la produzione perche’ soddisfi i bisogni. Ogni iniziativa e’ del governo.

Mussolini introduce invece una situazione di intervento dello stato al fine, sempre di pacificazione. Lo stato mussoliniano interviene laddove la situazione economica offre ai comunisti la tensione sociale che serve all’istanza rivoluzionaria.

Per ovviare a questo problema, Mussolini bonifica le campagne e inizia i piani di case coloniche. Prende le famiglie piu’ disagiate, quelle che hanno piu’ figli, e offre loro una casa colonica al quarto figlio, e alle “Madri della Patria” , cioe’ le donne che hanno piu’ di sei figli, offre una intera fattoria.

Laddove l’industria stenta e ci sono tensioni sociali per la crisi del '29, inizia a potenziare ferrovie e strade, per spingere alla vendita di automobili. L’economia fascista non e’ un’economia di PIANIFICAZIONE, e’ un’economia che ha un solo fine unico: una societa’ pacificata ove non trovino posto le istanze rivoluzionarie. Il fascismo non pianifica, ma si limita a reagire quando vengono segnalate stuazioni di disagio e di stagnazione che potrebbero dare ai socialisti e ai comunisti il terreno fertile per seminare istanze rivoluzionarie.

Si potrebbe continuare con il ruolo delle forze dell’ordine, o con il ruolo delle donne, ma alla fine, il quadro e’ completo:

= L’idea di stato, di economia, di welfare, di polizia, di sindacato, sono quelle “di sinistra” quando lo scopo ultimo e’ realizzare l’ambiente ideale per una lotta, che ha una classe come vincitrice e una come perdente. Alla classe perdente viene espropriato tutto, che di diritto viene acquisito dalla classe lavoratrice, che domina anche la politica. Questa idea non accetta la societa’ pacificata come obiettivo, perche’ lo scopo ultimo e’ la rivoluzione, la lotta, la tensione ed il conflitto tra classi.

= L’idea di stato, di economia, di welfare, di polizia, di sindacato, sono palesemente fasciste quando obbediscono all’imperativo inventato dal fascismo (per proporsi alla borghesia come antidoto al comunismo e alle classi lavoratrici come alternativa pacifica al comunismo stesso), ovvero all’imperativo di produrre una societa’ PACIFICATA, ovvero una societa’ ove TUTTE le istituzioni e le classi sono socialmente riconosciute e lavorano per EVITARE la lotta, il conflitto di classe e quindi la rivoluzione.

E’ assolutamente chiaro che la differenza tra le democrazie europee ed il fascismo sia esclusivamente nella forma POLITICA dello stato. Ma tutte le istituzioni e le parti sociali , nonche’ il potere esecutivo, lavorano in Europa al medesimo intento: una societa’ pacificata e per questo priva di conflitti violenti tra classi sociali. Ma questo intento e’ la summa ideologica dei fascismi.

La societa’ senza conflitti sociali e lotte di classe e’ la summa ideologica, il “prodotto” che il fascismo offre sia alla borghesia - timorosa di una rivoluzione - che ad una classe operaia che chiede diritti ma non vuole versare sangue per averli. Il fascismo si IDEO’ allo scopo preciso di offrire la pace sociale come prodotto e la dittatura come sistema politico. Il sistema attuale non si comporta diversamente: si propone di offrire la stessa pace sociale come “prodotto”, semplicemente non vi allega la dittatura come sistema politico.

Cosi’, sicuramente lo stato europeo e’ politicamente democratico. Tuttavia, socialmente, economicamente e istituzionalmente e’, chiaramente e senza appello, di invenzione mussoliniana. Lo e’ nella misura in cui persegue l’invenzione massima del fascismo mussoliniano: la societa’ pacificata e senza conflitti sociali.

Questa e’ la ragione per la quale le sinistre hanno un nervo scoperto a riguardo. Esse sono consapevoli del fatto che la loro “modernizzazione” non sia altro che l’abbandono delle istanze “di sinistra” (rivoluzione, lotta di classe, esproprio dei mezzi di produzione e del plusvalore) , a favore dell’istanza fascista per definizione: la societa’ pacificata, senza lotte di classe e senza rischi di rivoluzione. E semmai, la democrazia non rappresenta una alternativa alla societa’ ed all’economia fascista, ma un comodo complice nel sistema politico per ottenere la pace sociale anche nel mondo della politica.

La sinistra sa bene che la sua “modernizzazione” non consiste in altro che non sia la sua mussolinizzazione, nell’adesione all’invenzione mussoliniana di societa’ pacificata. E sa bene di aver occupato , specialmente in Italia e Germania, istituzioni che il fascismo aveva inventato per ottenere la pace sociale, al preciso scopo di ottenere la pace sociale stessa, ovvero lo stesso obiettivo che si diede Mussolini.

Lavorano, cioe’, allo stesso scopo, e con gli stessi metodi: tutti ugualmente riconosciuti dallo stato, tutti allo stesso tavolo, tutti rinunciano alla rivoluzione e alla lotta di classe come strumento di rivendicazione. Idea tipica, esclusiva e originale del fascismo mussoliniano. (...)

Questa struttura fu tenuta in piedi dagli alleati proprio perche’ si era rivelata efficace nel combattere l’insorgenza di partiti rivoluzionari, e quindi il cambiamento nel dopoguerra non fu mai di smantellare la societa’ fascista, l’economia fascista o il corporativismo, bensi’ quello di smantellare la forma politica del fascismo e sostituirla con la democrazia, ribattezzando poi il sistema composto dall’ideologia socio-economica fascista sommata al sistema politico democratico come “social-democrazia”. >>

URIEL FANELLI

14 commenti:

  1. Riporto qui di seguito una barzelletta simpatica sul fascismo, tanto per alleggerire un po' la serietà dell'argomento:

    << Quando Dio fece il mondo, decise di dare a ciascun popolo due virtù.
    Fece gli inglesi ordinati e rispettosi della legge, i tedeschi tenaci e studiosi, i giapponesi lavoratori e pazienti.
    Giunto agli italiani, stabilì che sarebbero stati intelligenti, onesti e fascisti.
    Ma San Pietro disse: "Signore, hai dato a tutti i popoli del mondo due virtù, ma agli italiani ne hai date tre. Gli altri popoli protesteranno".
    "Hai ragione, - disse Dio, - è vero. Ma non posso rimangiarmi la parola. Per questo, d'ora in avanti, gli italiani conserveranno queste tre virtù, ma due per volta".
    È per questa ragione che, da allora, l'italiano che è fascista e onesto non può essere anche intelligente, quello che è intelligente e fascista non può essere anche onesto, e chi è intelligente e onesto non può essere fascista. >>

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  2. Caro Agostino, io penso che la c.d. 'pacificazione' servisse a Mussolini per motivi politici, ovvero per tirare dalla sua parte gli industriali italiani, di cui aveva bisogno per mandare avanti la nazione.
    In questo si vede subito la differenza fondamentale tra le ditature di destra e quelle di sinistra, ovvero l'alleanza strutturale con il grande capitale, che è presente nelle prime ma non nelle seconde.
    Con questo sistema, poteva presentare facilmente il suo regime come un benefattore delle classi popolari più misere, le quali, magari, avevano paura di affidarsi ad una speranza più luminosa, ma anche più pericolosa, come la rivoluzione comunista.

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    1. Sono certamente d'accordo con te. Poi nel dopoguerra la parola "pacificazione" ha assunto altri significati, talvolta ambigui, al punto che è stata assimilata a "parificazione" o, ancora peggio "rimozione". A una vera pacificazione non si arriva fingendo che il fascismo non sia mai esistito ma attraverso un'opera di riflessione che permetta di comprendere i valori della democrazia.

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    2. Mi piace molto il concetto di 'rimozione' che hai usato per l'italia del secondo dopoguerra.
      In effetti in quel particolare momento storico avevamo tutto l'interesse a superare il passato e lasciarcelo alle spalle, a cominciare da una guerra sostanzialmente persa, che abbiamo cercato di vedere con gli occhi della resistenza.
      Ovviamente, come nella psicanalisi individuale, la rimozione ha dei pro e dei contro: ti fa superare più rapidamente il trauma, ma non ti fa chiudere definitivamente i conti con esso.

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  3. Argomento ampio, complesso e delicato...
    Ad ogni modo (per quel che può valere) il sottoscritto condivide la maggior parte delle osservazioni critiche espresse da Roncallo (una "pacificazione" di qs tipo appare decisamente forzata e ben poco auspicabile: per info al riguardo domandare ad es. al liberale Gobetti), senza peraltro trascurare il fatto che (come in parte emerge anche dal post di Fanelli) il regime fascista conteneva/manteneva alcune caratteristiche del Socialismo massimalista (e poi drammaticamente interventista) del primo Mussolini, cui successivamente il PNF aggiunse un esasperato nazionalismo, un opportunistico clericalismo, ampie e immancabili dosi di natalismo e di populismo e la fondamentale alleanza con le élites capitalistiche industrial-agrarie dell'epoca in evidente funzione anti-comunista.

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  4. Trovo molto appropriata la citazione di Piero Gobetti di Claude. Nel 1922, sulla rivista "La rivoluzione liberale" , scrisse che il fascismo era "l'autobiografia di una nazione". In questo modo coinvolgeva tutti gli italiani nella responsabilità di aver sostenuto il regime. Naturalmente la sua visione fu accantonata in favore di quella di Croce del fascismo-malattia che di fatto assolveva gli italiani da ogni responsabilità. Anche De Felice, erroneamente a mio avviso considerato un conservatore di destra, aveva interpretato il fascismo come una rivoluzione nata dal basso. Anche lui rimarrà confinato nell'ambito ristretto degli studi accademici

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  5. Trovo anch'io più centrata l'analisi di Gobetti rispetto a quella di Croce, ma agli italiani le tragedie vissute e le colpe da espiare non piacciono molto.
    D'altra parte, dopo la caduta dell'impero romano, abbiamo avuto un lungo periodo storico che si potrebbe definire 'minimalista', in cui la capacità più importante non era quella di affrontare a viso aperto le difficoltà e gli ostacoli, ma quella di scansarli.

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  6. Gobetti meglio di Croce e cmq Croce meglio del suo antico amico & collega Gentile, che fino alla tragica fine (1944) rimase il filosofo "ufficiale" del Regime e il principale teorico dello Stato etico, corporativo e orgogliosamente illiberale (di lontana matrice idealistico-hegeliana) del Ventennio...

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    1. Certamente, anche se lo spettro dello 'stato etico' non è sicuramente un'esclusiva fascista, ma si ritrova storicamente in ampia compagnia.

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    2. Si, non a caso il grande filosofo della scienza di orientamento liberaldemocratico Karl R. Popper annoverava Hegel (maestro ideale di Gentile) tra i padri jntellettuali dei Regimi autoritari/totalitari di destra & di sinistra del Novecento. S'il vous plait, anche le vecchie e nuove Teocrazie (cattoliche, islamiche, ecc.) possono essere considerate forme di Stato etico. Saluti

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    3. Forse, in qualche modo, tutti gli Stati finiscono per essere 'etici', perchè è proprio dale norme etiche che passa il controllo sociale.
      Che non è solo propaganda imposta, ma anche un modo per costruire un elemento importante, direi fondamentale, quale la coesione sociale.

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  7. Quando osservo l'alleanza tra la sinistra sovranista (governo Meloni che ha sdoganato la penetrazione di 450K "lavoratori") e quella roosa, cocomeriana, arcobalenga non posso osservare
    1 - l'alleanza col grande capitale nella prima
    2 - la fomentazione e la coltivazione sistematica del conflitto sociale cara alla seconda come sostrato per la rivoluzione necessaria a passare alla distopia del loro Mondo Nuovo.

    Questo spiega la sciagura della immigrazione di massa che NON potra' che aumentare in quanto coloro che si propongono di ridurla rispondono al grande capitale e coloro che farneticano di mondi nuovi necessitano di conflitto, degrado, esplosivita' per avvalorare le loro idee ugualistiche, rivoluzionarie.
    Insomma, tra incudine e martello.
    Il tutto ovviamente assume le classi sociali inferiori come vittime sacrificali, come carne da macello necessaria per il motore a scoppio sociale (per dirla alla Terzani).

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    1. e quella rossa, cocomeriana, arcobalenga non posso non osservare...

      Scritto di fretta. Scusate per errori e refusi.

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  8. Non credo che esista una 'alleanza' vera e propria tra la sinistra e la destra attuali, ma solo una convergenza di fatto.
    Nel senso che se è vero che entrambe, per poter gestire il potere, hanno bisogno di compiacere il grande capitale (quelle che io chiamo le elites), non lo fanno in modo coordinato, ma ognuna per sè.

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