venerdì 16 ottobre 2020

Gesù e la spada – 2

Si conclude qui il post di Nico Valerio sulla vera identità “storica” di Gesù Cristo, secondo l'analisi di Luigi Cascioli (da Salon Voltaire - seconda ed ultima parte).

LUMEN


<< Nell’affascinante e rigorosa ricostruzione di Luigi Cascioli si scopre così che la figura del Gesù (Jeshua o Joshua) “inventato” a posteriori, insieme coi Vangeli (questi ultimi ricavati dai materiali più diversi e rimaneggiati più volte), molti decenni dopo la data stabilita per la sua nascita (poi, guarda caso, fatta coincidere per assicurarsi il successo popolare con le festività dei Saturnalia e del Sole Invitto alla fine di dicembre, come il dio Mitra e tanti altri) coincide in modo impressionante con quella di un certo Giovanni di Gamala (villaggio della regione del Golan), figlio di Giuda il Galileo e nipote del rabbino Ezechia, a sua volta discendente della stirpe degli Asmonei fondata da Simone, figlio di Mattia il Maccabeo.

Quello che scandalizza fin dall’inizio è la mistificazione e l'uso cinico dei nomi che ha fatto la Chiesa nascente. Il presunto Gesù non è un Nazareno nel senso di abitante di Nazareth (villaggio a quei tempi non esistente), come vorrebbe la Chiesa e come tutti oggi intendono, ma di un “nazireo” o nazoreo, nel significato proprio del termine nazir, un consacrato fanatico, un monaco radicale ebreo, uno zelota (appartenente alla setta estremista degli Esseni). Dunque, un settario non certo non-violento.

I discepoli cercarono in seguito di far derivare l’appellativo da Nazareth – è l'accusa – per confondere le acque. Nei Vangeli si dice che Nazareth è in cima a un monte e vicina al Lago di Tiberiade, ma la vera Nazareth è in collina e dista quaranta chilometri dal lago. Possibile che tanti Padri della Chiesa, tanti intellettuali cristiani, non se ne siano accorti? La città di Gamala, invece, corrisponde perfettamente alla descrizione evangelica, stranamente sfuggita alla censura lessicale e alla omologazione dei Vangeli ufficiali.

Dunque questo capo-banda carismatico, insieme capo militare, politico e religioso, Giovanni di Gamala, alias Jeshua il nazireo, alias Gesù di Nazareth – secondo la stringente ricostruzione di Cascioli – era un fanatico rivoluzionario degli Zeloti, vicini agli Esseni (quelli dei rotoli di Qumram), setta minoritaria di rivoluzionari ebrei armati che si opponevano al governo di Roma con ogni mezzo, compivano atti di terrore uccidendo senza pietà anche donne e bambini.

Oggi li definiremmo fanatici religiosi terroristi. E infatti erano banditi per i Romani, che in fatto di religione erano molto tolleranti e liberali, e mai avrebbero crocifisso qualcuno per le sue credenze religiose; ma reprimevano duramente rivolte e atti di violenza. I cosiddetti apostoli o discepoli di Gesù erano in realtà i capi banda di tale movimento politico-militare.

Lo scopo era evidentemente quello di cacciare i Romani e di instaurare un Regno di Israele con a capo un re del partito zelota, cioè il Giovanni di Gamala-Gesù. Gli ebrei Esseni (che in massa aderirono al cristianesimo) attendevano non uno ma due Messia, il secondo dei quali doveva essere un politico, un capo militare che avrebbe dovuto sconfiggere i Romani e instaurare l’ordine a Gerusalemme.

Così affibbiarono a un personaggio realmente esistente, il brigatista Giovanni-Gesù, il ruolo di Messia politico, come ricostruisce oggi lo studioso ebreo Giovanni Della Teva in una bella pagina.

Il Gesù artefatto dei Vangeli, quindi, non per ironia o irrisione era definito dai soldati romani nella famosa targhetta sulla croce (INRI) “Rex Judeorum”. In realtà, più correttamente, era stato accusato dai Romani proprio di voler fare il re degli Giudei, come aveva tentato suo padre, Giuda il Galileo. Fu così immediatamente crocifisso, con i suoi accoliti armati, che verranno catturati e uccisi negli anni successivi, come riporta lo storico Giuseppe Flavio.

Nonostante le censure di un passato rivoluzionario e armato così imbarazzante, altre tracce eloquenti sono restate per errore nei Vangeli. Come l’episodio dei “discepoli” armati di spade all’Orto dei Getsemani, così non-violenti che uno di loro taglia di netto un orecchio ad un soldato. Questi fanatici della setta estremista, naturalmente, erano duramente osteggiati anche dagli Ebrei. Praticavano il battesimo (Giovanni Battista), la comunione dei beni e vivevano secondo riti monastici sotto la guida dei Nazir o Nazirei o Nazareni. Siamo nel periodo delle Guerre Giudaiche.

D’altra parte, tutto torna storicamente: il padre di Giovanni da Gamala-Gesù era Giuda il Galileo, personaggio realmente esistito citato dallo storico ebreo Giuseppe Flavio, fondatore del movimento ribellistico zelota, ucciso durante una rivolta antiromana. E Giovanni-Gesù aveva, guarda caso, tre fratelli chiamati Giacomo, Simone e Kefas (ossia Pietro), come i principali apostoli. Giovanni di Gamala costituì con essi una banda armata in rivolta contro l'occupazione romana.

Gli apostoli sarebbero stati in realtà dei guerriglieri, accoliti del movimento zelota e chiamati banda dei Boanerghes. Come se non bastasse, Giuda Iscariota deriverebbe il suo appellativo da sicario, mentre Simone zelota denuncerebbe l'appartenenza alla setta zelota. I soldati Romani davano loro la caccia, ma quelli affrontavano con gioia il patibolo o la croce nella certezza di avere come ricompensa dopo la morte una vita eterna di beatitudine, un po' come oggi i terroristi dell’Islam.

Finché quel Giovanni-Gesù fu catturato nell'orto del Getsemani e crocifisso. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci ha dato nella “Guerra giudaica” una preziosa informazione sull’esistenza di un rivoluzionario carismatico la cui figura si attaglia perfettamente a quella di Gesù. Peccato che questo personaggio non fosse Gesù. E due vicende simili in così poco spazio di tempo sarebbero impossibili.

Dunque, per Giuseppe Flavio si trattava d’un «falso profeta egiziano.

Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa trentamila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l’aiuto dei suoi seguaci in armi.

Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa, sì che, avvenuto lo scontro, l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese» (II, 13, 5).

Molte rivolte e azioni violente, i primi Cristiani le organizzarono anche a Roma, dove a detta degli storici romani erano considerati come terroristi e banditi rivoluzionari. Però, come capita a tutti i rivoluzionari, decenni dopo, una volta al potere, furono gli stessi capi della Chiesa che cancellarono ogni riferimento alle imbarazzanti origini rivoluzionarie e violente del loro movimento.

"Dopo le prove fornite dalla “Favola di Cristo” sulla non esistenza di Gesù, come si può ancora credere che i racconti riportati sui Vangeli, pieni di contraddizioni e grossolanità, siano la biografia di un personaggio storico? Seguendo una fede cieca molti cristiani preferiscono mettere l'accento sul “simbolismo” contenuto nei testi. [E forse lo stesso papa Leone X sopra citato era tra questi. NdR].

Quindi, in teoria è possibilissimo – deduciamo noi – che siano esistiti addirittura papi e cardinali che sapevano della non esistenza storica di Gesù, ma hanno taciuto o per paura dello scandalo indicile (e del rischio di essere deposti come pazzi), o rifugiandosi del carattere analogico, simbolico delle Sacre Scritture. Come per le “verità scientifiche” dell’Antico Testamento (la Bibbia). (…)

In quanto al libro “La favola di Cristo”, si può aggiungere che è molto avvincente, strutturato come un "giallo" storico "scientifico", e si rivela una miniera di impressionanti notizie concatenate tra loro. Impossibile non proseguirne la lettura, una volta che lo si è iniziato a leggere. Un vero puzzle nel quale i vari tasselli vanno a incastrarsi in modo apparentemente perfetto. >>

NICO VALERIO

8 commenti:

  1. Francamente faccio un po' fatica a immaginarmi un Gesù zelota e terrorista. Non ho più molta simpatia per lui, ma mi sembra che dai vangeli emerga piuttosto un personaggio tutto sommato positivo che predica l'amore del prossimo e compie miracoli, cioè opere di bene. Che nei vangeli ci siano contraddizioni e stranezze non lo scopriamo certo noi. In fondo erano palesi da sempre, fin dall'inizio, ma le "forbici in testa" (l'autocensura) impedivano di vederle o nominarle.
    Gesù è ormai declassato persino dall'attuale pontefice: non è più Dio o Vero Dio e Vero Uomo (se insistesse si alienerebbe le simpatie di islamici e ebrei), ma ... un povero cristo.
    Stiamo marciando verso una nuova religione universale con nuovi dogmi e nuovi riti.

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    1. Caro Sergio, il Gesù buono che emerge dai Vangeli potrebbe benissimo essere un artificio propagandistico ed il fatto ci siamo affezionati a questo personaggio non vuol dire ipso facto che sia autentico.
      Secondo me la prova decisiva a favore della teoria di Cascioli è data dalla morte in croce: che era un supplizio tipico che i Romani riservavano ai criminali violenti e rivoltosi.
      Con gli usi religiosi dei popoli sottomessi, e quindi anche con i loro profeti, i romani erano invece - intelligentemente - molto tolleranti.

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    2. Ma Gesù non fu condannato a morte dal sinedrio per blasfemia? Crocifisso fu dai Romani, ma questi erano forse una specie di braccio secolare a cui Gesù fu consegnato dagli ebrei.
      Possibile però che i Romani lo crocifissero proprio perché si era proclamato re dei Giudei ed era quindi un sovversivo.
      La verità storica comunque non sapremo mai, possiamo fare solo congetture in base agli scarsi elementi di cui disponiamo, innanzi tutto i vangeli stessi che sono chiaramente di parte e manipolati quasi a piacere. Quando Ratzinger insiste sulla realtà storica di Cristo fa un po' sorridere (per lui sarà storica anche la resurrezione ...). Si vede che non ha la più pallida idea di cosa sia la Storia. Che cos'è la Storia? Un racconto più o meno credibile e con tante lacune (ricostruire il passato in tutti i dettagli è impossibile, forse con la macchina del tempo che però non è ancora stata inventata). Nessuno dubita dell'esistenza di Cesare e delle sue imprese, ma a parte il fatto che dell'esistenza di Cesare non importa un fico secco a nessuno, il fatto che tutti gli storici sono certi dell'esistenza di Cesare riposa una convenzione tra gli storici: sì, gli storici convengono che Cesare è esistito e ha conquistato la Gallia.
      Invece la velocità della luce e la forza di gravità sono le stesse da miliardi di anni e possono essere verificate ad ogni istante, non bisogna crederci.
      Uno degli equivoci maggiori tra i credenti è pensare che credere sia meritorio. Ma già Gesù aveva detto a Tommaso: tu credi perché hai constatato, ma beati quelli che crederanno senza prove. E qui Gesù ha toppato alla grande. Perché non puoi esigere un atto di fede da nessuno e in più minacciando l'inferno. Però anche Mussolini proclamava: credere, obbedire, combattere. I buffoni vogliono che si creda loro senza prove.

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    3. << Ma Gesù non fu condannato a morte dal sinedrio per blasfemia? Crocifisso fu dai Romani, ma questi erano forse una specie di braccio secolare a cui Gesù fu consegnato dagli ebrei. >>

      Caro Sergio, mi viene difficile pensare che gli occupanti romani, che avevano già il loro daffare con i sovversivi politici, accettassero di fare il braccio secolare dei vertici religiosi ebrei.
      All'epoca certe sottigliezze non si usavano: era tutto molto più brutale e diretto e se il Sinedrio condannava a morte qualcuno era capacissimo di provvedere da sè all'esecuzione (lapidazione o altro).

      Non dimenticare che i Vangeli, che sono di molto successivi, sono stati scritti allo scopo politico di ingraziarsi i romani e scaricare ogni cattiveria sui perfidi giudei.
      Obbiettivo che, alla prova dei fatti, mi sembra riuscito benissimo.

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    4. I vangeli sono certamente antigiudaici, ma proprio filoromani non direi. Sì, il "deicidio" è da addebitare agli ebrei e non ai Romani, ma per questi ultimi non si fa un tifo sfacciato, mi pare. Ma i vangeli li ho letti decenni fa e di tanti episodi non ho più un ricordo preciso.
      Sì, hai ragione, non è ipotizzabile che i Romani fossero il "braccio secolare" degli ebrei. Forse dovrei rileggere almeno i passi relativi al processo a Gesù. Anche se mi viene voglia di dire: e basta con questa storia, chi se ne frega. Certo il cristianesimo è stato un fenomeno sorprendente, anzi stupefacente persino per certi atei (mi viene in mente il comunista Canfora, ma anche Croce che tesse un incredibile elogio del cristianesimo, a parer mio esagerato). Quando mai i cristiani hanno amato il loro prossimo come sé stessi? Certo alcuni singoli individui hanno cercato di realizzare questo ideale, anche alcune comunità religiose, ma nel complesso la Chiesa dovrebbe vergognarsi. Su Wikipedia sono disponibili i testi delle varie encicliche: incredibile cosa hanno affermato non pochi pontefici.

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    5. << I vangeli sono certamente antigiudaici, ma proprio filoromani non direi. >>

      Questo è vero, ma già il fatto di essere quasi neutri sul punto, è significativo, visto che il Messia che gli ebrei aspettavano con tanta ansia doveva essere un capo politico che li avrebbe liberati dall'occupazione stranera (che all'epoca era appunto quella romana).

      E poi c'è sempre la famosa frase (che abbiamo già citato) sul dare a Cesare quel che è di Cesare.
      Mica poco, per l'epoca.

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    6. "dare a Cesare quel che è di Cesare"

      Questa famosa frase è ritenuta geniale, invece io la considero un furbesco escamotage per trarsi d'impiccio. Effettivamente Gesù con questa risposta giudica legittimo il tributo a Cesare (il tributo era però pagato dagli ebrei, erano soldi loro che Cesare incassava). Quanto alla seconda parte - "date a Dio quel che è di Dio " - che cosa avrà voluto dire? Fare più sacrifici nel tempio? A parte poi che strettamente parlando tutto è di Dio, anche quello che si versa a Cesare.
      Gesù era sicuramente anche scaltro, dalla battuta facile e spiazzante come in questo caso. Chissà se gli interlocutori lo capirono. Probabile che capissero che il tributo andava pagato. Un furbacchione Gesù!
      Ma di cosa vivevano lui e i suoi dodici straccioni? Di carità? O mangiando a scrocco dagli amici visto che non lavoravano?
      Ma non è nemmeno chiaro per quanto tempo Gesù predicò la buona novella: tre anni o un solo anno? Quanti problemi insoluti e in fondo assolutamente irrilevanti.

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    7. << Ma di cosa vivevano lui e i suoi dodici straccioni? Di carità? O mangiando a scrocco dagli amici visto che non lavoravano? >>

      Lo penso anch'io: non credo che potessero fare diversamente, visto il tipo di vita che conducevanmo.
      E poi la Chiesa ha messo in pratica con grande efficienza il loro esempio.

      Ma da quando l'umanità è diventata stanziale, creando le eccedenze alimentari, ci sono sempre state 3 classi sociali a dividersi i compiti: i lavoratori che producevano la ricchezza, i guerrieri che la difendevano ed i sacerdoti che... (continua tu a piacere).

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