sabato 22 dicembre 2018

Questioni di Bioetica

Una delle discipline umanistiche più emergenti, oggi, è sicuramente la ‘bioetica’, definibile come lo studio delle questioni sociali e morali legate alle ricerche più avanzate della biologia e della medicina.
Secondo Wikipedia << La bioetica ha carattere inter-disciplinare e coinvolge la filosofia, la filosofia della scienza, la medicina, la bioetica clinica, la biologia, la giurisprudenza, il bio-diritto, la sociologia e la bio-politica, nelle diverse visioni morali atee, agnostiche, spirituali e religiose. >>
Quelle che seguono sono alcune considerazioni sull’argomento di Alessandro Gilioli, che ci invita a non chiudere gli occhi di fronte alle novità più sorprendenti, e soprattutto a non farci spaventare troppo, solo perché non le comprendiamo pienamente.
LUMEN


<< L'estate scorsa uno studioso di bioetica e storia della medicina, Gilberto Corbellini, propose di ragionare attorno ai possibili effetti positivi dell'ossitocina nel mitigare l'astio, il livore, l'egoismo e l'aggressività degli esseri umani, anche in relazione ai montanti sentimenti di paura verso il diverso, razzismo e xenofobia. Il professore fu sotterrato da titoloni al limite dell'insulto, specie da parte dei giornalisti e dei politici che devono il proprio successo esattamente a quei sentimenti che ogni giorno rinfocolano e senza i quali dovrebbero trovarsi un altro lavoro, più onesto e meno remunerato.

Ovviamente il professore non voleva "drogare" nessuno (…). Chiedeva invece di ragionare - su un giornale di tecnologia - attorno al rapporto tra un problema sociale abbastanza innegabile - vi piace vivere in una società in cui tutti odiano tutti, vuoi per categoria vuoi per età vuoi per etnia o altro? - e quello che può fare la scienza per mitigarlo.

Del resto, è difficile negare che il Prozac sia stato una delle più grandi rivoluzioni del XX secolo, così come altri farmaci e/o supporti che hanno cambiato l'esistenza di milioni e milioni di persone, dalla pillola anticoncezionale al Viagra, per dire solo quelli più diffusi.

Insomma, se mettiamo da parte l'ideologia anti-scientista (che ai suoi eccessi porta dritto al no vax, al rifiuto delle trasfusioni o peggio) abbiamo già accettato da decenni che la scienza possa cambiare in meglio la nostra vita e anche l'essere umano. La domanda è solo quanto. Quanto lo accettiamo, anzi quanto lo desideriamo. Per stare meglio, per allungare ma soprattutto allargare la nostra esistenza, ridurne la sofferenza fisica o psichica (e anche migliorare la nostra socialità, che ha una grande rilevanza nella famosa piramide dei bisogni).

Tutta questa pippa perché qui non si difende solo Corbellini - a cui va tutta la mia stima per aver posto il problema sfidando un tabù - ma anche He Jiankui, il genetista di Shenzhen di cui si è parlato in questi giorni per l'editing del DNA con cui avrebbe reso una neonata più resistente ad alcune infezioni, tra cui Hiv e colera.

Intendiamoci, in questo caso la difesa non è dello scienziato specifico, il cui successo è ancora da verificare. Magari è un cialtrone in cerca di pubblicità, non lo so. Quello che però difendo è il principio, cioè l'apertura alle innovazioni biotech che possano migliorare quel legno storto che è l'essere umano, sia dal punto di vista fisico sia da quello psichico.

Come sapete, la questione è tutt'altro che nuova e anzi si pone da una trentina d'anni. C'è chi ci vede il futuro del post genere umano, chi la considera una follia da Frankenstein contemporanei. (…) In linea generale, tuttavia, è curioso che la politica - il cui fine dovrebbe essere quello di migliorare l'esistenza - snobbi la questione, la risolva con un'alzata di spalle. Atteggiamento che peraltro non potrà tenere a lungo, perché a un certo punto le possibilità aperte dal biotech costringeranno le società a prendere posizione e soprattutto a prendere decisioni.

Un editing del DNA per sconfiggere preventivamente la depressione è consentito? E se sì, deve essere pagato addirittura dal Sistema sanitario nazionale come oggi viene passata gratis la Paroxetina? Oppure questo è "drogare" le persone, alterarne la 'ipsissima res’ che secondo alcuni è sacra così come l'ha concepita il Padretereno, anche se porta sofferenza?

Oggi, leggendo del caso cinese, vedevo che diversi scienziati lo deprecano perché avrebbe l'effetto di aumentare «la paura e l'ostilità già diffuse» nei confronti di questi esperimenti. Può darsi, in effetti. Siamo tutti per natura conservatori di fronte a innovazioni così radicali e sensibili, di cui capiamo poco e che potrebbero avere effetti ancora ignoti. Del resto la scienza ha sempre proceduto per errori, quindi errori si verificheranno anche nell'editing del dna, è inevitabile.

Poi però, come per miracolo, l'ostilità diventerà accettazione, ed anzi desiderio, quando la possibilità di cambiamento in meglio riguarderà direttamente noi, il nostro handicap, la nostra sofferenza, le nostre malattie - o quelle dei nostri figli. >>

ALESSANDRO GILIOLI

5 commenti:

  1. P.S. - Mi pare che nel primo paragrafo Gilioli abbia fatto un fascio con troppe erbe diverse.
    Così per esempio, il razzismo, che è un sentimento di "attacco", è cosa ben diversa dalla paura del diverso, che è un sentimento di "difesa".
    Ma quello era il pensiero dell'autore e, ovviamente, ho dovuto rispettarlo.

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  2. Apprendo da questo articolo che esistono le seguenti discipline:

    - bioetica
    - filosofia della scienza
    - medicina
    - bioetica clinica
    - biologia
    - giurisprudenza
    - bio-diritto
    - sociologia
    - bio-politica, nelle diverse visioni morali atee, agnostiche, spirituali e religiose

    Non so niente di tutto ciò, sono dunque un analfabeta. Come posso ardire di esprimermi su questioni così delicate come quelle presentate dall'autore di questo articolo? È vero che sono in numerosissima compagnia in quanto analfabeta. Anzi, posso immaginarmi che la maggioranza degli esseri umani è completamente all'oscuro delle ricerche, dei dibattiti e chissà dei risultati a cui sono giunti gli studiosi di queste discipline. Adesso dovrei fermarmi e non dire più nulla. Comunque anche le persone semplici, semi o del tutto analfabete hanno diritto ad avere un'opinione anche su questioni più grandi di loro, visto che oltretutto foraggiano i famosi studiosi e certe questioni le riguardano direttamente. Fra parentesi Einstein raccomandava di spiegare con parole semplici (forse non è facile, ma nemmeno impossibile) le grandi teorie. Sono sicuro (o quasi sicuro) che Einstein sarebbe riuscito a spiegarmi la relatività o almeno certi effetti della relatività.
    Dopo questa premessa oso dunque esprimere in tutta modestia qualche opinione e ringrazio chi volesse spiegarmi certe cose che sono per me ostiche, semi o del tutto incomprensibili.

    Mi sembra chiaro, persino evidente che l'uomo ha sempre cercato di migliorare il proprio stato, prima di tutto per sopravvivere e poi anche per stare meglio. Oggi si aprono prospettive fino a poco tempo fa impensate. Siamo perplessi, persino sconvolti dai possibili sviluppi della scienza.
    Chi non è del mestiere, non è scienziato o studioso, non sa cosa dire. La sua reazione davanti a certe prospettive non può essere che di prudenza, cautela, probabilmente anche di rifiuto. È una reazione naturale penso io, non reazionaria. "Adelante Pedro con juicio". La Chiesa ha bloccato per secoli la ricerca e lo sviluppo (ancora nell'Ottocento era contraria all'illuminazione notturna e allo sviluppo della rete viaria, magari contrari alla morale e favorevoli alla diffusione dell'eresia). È stata una grande forza conservatrice che aveva magari una ragione di essere in certi tempi.
    Il suo ruolo sembra oggi esaurito.
    Io non so cosa dire, sono perplesso davanti alle nuove frontiere della scienza. Sì, sono diventato conservatore e forse anche reazionario. Ma non tutto ciò che viene spacciato per progresso è tale. I cicli della natura sono stati lunghissimi, anche di decine di migliaia di anni. Gli OGM possono ora risolvere il problema della fame, ma i suoi effetti a lungo termine non li conosciamo. Possono essere innocui o letali. E così di tanti altri aspetti della ricerca. Noi ormai desideriamo tutto e subito o il più presto possibile. Gli studiosi oggi rifiutano il principio di cautela che bloccherebbe ricerca e sviluppo, e in concreto anche i loro studi, le loro ambizioni. Ma che ne sappiamo dove andremo a finire? Anche i conservatori hanno buone ragioni per rifiutare il progresso o certi fenomeni spacciati per progresso. Io sono per esempio contrario ai trapianti di organo (adesso sparate pure a zero sul sottoscritto). Io non desidero gli organi di nessuno.

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    1. << Io non so cosa dire, sono perplesso davanti alle nuove frontiere della scienza. >>

      Caro Sergio, siamo tutti perplessi di fronte a questi argomenti e nemmeno io so bene cosa dire.
      Però sono cose interessanti, che accompagneranno sicuramente il cammino futuro dell'umanità, nel bene e nel male.
      Mi sembra pertanto più che giusto parlarne, anche da semplici "analfabeti scientifici" quali siamo.

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  3. Articolo equilibrato e apprezzabile: soprattutto perchè opportunamente "laico" ovvero aperto al progresso scientifico ma consapevole dell'esigenza di un impiego ragionato e saggio di quest'ultimo.

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    1. In effetti la Bioetica è una disciplina molto delicata, nella quale serve prima di tutto equilibrio e consapevolezza, ma anche una certa apertura mentale.
      Una disciplina in cui ci sono mille domande, spesso difficili, ma nessuna risposta sicura.

      Per questo mi chiedo (ma seriamente e senza polemica) come fanno gli esponeneti delle religioni tradizionali ad avvicinarsi correttamente a questi problemi, visto che loro, per definizione, hanno già tutte le risposte.

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