mercoledì 11 ottobre 2017

Il Fascio e l’Altare – 2

Si conclude qui l’intervista virtuale con Giordano Bruno Guerri sui rapporti tra il Regime Fascista e la Chiesa Cattolica (seconda parte). Lumen


LUMEN – Dunque, Mussolini nel maggio 1931 decise di sciogliere tutti i circoli giovanili religiosi, che non facevano parte dell'Opera Balilla. Come reagì la Chiesa ? 
GUERRI - Il papa rispose con straordinaria rapidità e decisione. Prima lamentò «irriverenze e calunnie, sopraffazioni e violenze», poi ricordò la sua «benevola attenzione agli ordinamenti sindacali e corporativi italiani»; infine, ai primi di luglio, pubblicò un' enciclica in italiano: “Non abbiamo bisogno”. Pio XI riconosceva i benefici ricevuti dal fascismo ma riaffermava che non avrebbe ceduto l'educazione dei giovani «a tutto ed esclusivo vantaggio di un partito, di un regime che dichiaratamente si risolve in una vera e propria statolatria pagana». Arrivò a proclamare che il giuramento di fedeltà al regime era in contrasto con la fedeltà alla Chiesa. La formula del giuramento infatti era: «Giuro di seguire senza discutere gli ordini del Duce e di difendere con tutte le mie forze e, se necessario, col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista».
 
LUMEN – Chi era soggetto a questo giuramento ? 
GUERRI - Doveva giurare chiunque avesse un lavoro statale, andasse a scuola, facesse parte di qualsiasi organizzazione. Pio XI, però, si rendeva conto che proibire ai cattolici il giuramento sarebbe stato come dichiarare guerra, per cui nella stessa enciclica precisò: «Conoscendo le difficoltà molteplici dell'ora presente e sapendo come tessera e giuramento sono per moltissimi condizione per la carriera, per il pane e per la vita, abbiamo cercato un mezzo che ridoni tranquillità alle coscienze riducendo al minimo possibile le difficoltà esteriori» .
 
LUMEN – E qual era questo mezzo? 
GUERRI - Lo stesso indicato ai cattolici decenni prima, nel caso venissero eletti in Parlamento: bisognava aggiungere al giuramento le espressioni «salve le leggi di Dio e della Chiesa», oppure «salvi i doveri di buon cristiano». Stavolta però la formula non doveva essere pronunciata ad alta voce ma «davanti a Dio ed alla propria coscienza».
 
LUMEN - Era l'ennesimo compromesso che la Chiesa offriva agli italiani, già così disponibili alla doppia morale. 
GUERRI - L'enciclica condannava il totalitarismo, ma solo quando e in quanto nuoceva agli interessi cattolici. E si concludeva con parole più che concilianti: Noi non abbiamo voluto condannare il partito e il regime come tale. Abbiamo inteso segnalare e condannare quanto nel programma e nell'azione di essi abbiamo veduto e constatato contrario alla dottrina ed alla pratica cattolica e quindi inconciliabile col nome e con la professione di cattolici. Crediamo poi di avere contemporaneamente fatto buona opera al partito stesso e al regime. Perché quale interesse ed utilità possono essi avere, mantenendo in programma, in un paese cattolico come l'Italia, idee, massime e pratiche inconciliabili con la coscienza cattolica?
 
LUMEN – Anche questa, era un’affermazione che Mussolini non poteva sopportare: il «suo» italiano doveva essere prima di tutto un buon fascista. 
GUERRI - Ancora una volta si arrivò ad un compromesso equivoco, che alla lunga avrebbe danneggiato sia il fascismo sia il cattolicesimo, per non dire degli italiani e dei credenti: gli ex popolari e gli antifascisti non avrebbero avuto posti direttivi nell'Azione cattolica; le varie organizzazioni sarebbero state decentrate e messe alla dipendenza dei vescovi in ogni diocesi, perdendo così unità; la bandiera dell'Azione cattolica sarebbe stata il tricolore. E da allora Pio Xl non fece più cenno alla questione del giuramento.
 
LUMEN – Una piccola vittoria per il regime. 
GUERRI - In apparenza Mussolini aveva vinto. E aveva avuto anche la prova che la maggioranza dei cattolici non era disposta a seguire in tutto e per tutto, anche politicamente, le indicazioni del papa. Anzi, come risultò dai rapporti dei prefetti, gran parte dei credenti fascisti non avevano accolto con favore l'enciclica: pensavano che la Chiesa godesse comunque di grandi vantaggi.
 
LUMEN – Quindi una vittoria di facciata. 
GUERRI – Direi di sì. Il duce potè certamente cantare vittoria, ma in prospettiva storica aveva perso, in quanto non riuscì mai a controllare l'Azione cattolica, nonostante il decentramento formale. L'importante per il Vaticano era mantenere la sua condizione di privilegio nella società ed essere l'unica possibile alternativa al regime: la Chiesa, che è paziente, poteva prestare una o due generazioni di italiani al fascismo, pur di controllare quelle successive. La sfida veniva rinviata nei tempi lunghi, e il regime era fatalmente destinato a perdere.
 
LUMEN – Nei tempi lunghi la Chiesa è insuperabile. 
GUERRI – Comunque, la pace venne suggellata l'11 febbraio 1932 in una cerimonia dove il papa insignì Mussolini dello Speron d'oro, la massima onorificenza civile dello Stato pontificio. Da quella data Chiesa e fascismo proseguirono felicemente solidali per tutti gli anni della pienezza del regime: parroci, vescovi, cardinali benedirono sia l'aggressione all'Etiopia sia l'intervento nella guerra di Spagna.
 
LUMEN – Ma nuovi contrasti erano alle porte. 
GUERRI – Una nuova crisi ci fu nel 1937-38 per svariati motivi: di nuovo l'Azione cattolica, che il papa aveva fatto rientrare sotto il controllo centrale del Vaticano, le leggi razziali e l'alleanza con la Germania nazista. Hitler era formalmente cattolico e andava fiero di esserlo perché - diceva – conoscendo il nemico non avrebbe ripetuto gli errori di Bismarck nel combatterlo, ovvero non sarebbe sceso a compromessi, come aveva fatto anche Mussolini. Il Vaticano aveva sperato a lungo in una specie di barriera contrapposta al nazismo e costituita da Portogallo, Spagna, Italia, Austria e Ungheria, tutti paesi cattolici e tutti controllati da dittature di destra. L'annessione alla Germania della cattolicissima Austria e la promulgazione delle leggi razziali in Italia fecero svanire la prospettiva e decisero il papa a sfidare nuovamente il regime.
 
LUMEN – Come reagì la Chiesa di fronte al problema razziale ? 
GUERRI - Anche rispetto al razzismo, la Chiesa si batté in difesa delle proprie prerogative e non per la libertà e la dignità di tutti: il motivo del contendere fu infatti un articolo delle leggi razziali che annullava la validità dei matrimoni religiosi fra ebrei convertiti e cattolici. Per la Chiesa quei matrimoni erano validi e ottenne che venissero riconosciuti. In sostanza la differenza era che la Chiesa voleva discriminare gli ebrei per la loro religione e il fascismo per la loro razza. Come afferma Renzo De Felice nel suo saggio sulla Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Pio XI «avallò, se non nel diritto certo nelle coscienze di molti cattolici, il principio della persecuzione degli ebrei».
 
LUMEN – Il fascismo, quindi, non venne ostacolato su questo punto. 
GUERRI - A Mussolini sembrò ancora una volta di avere vinto, ma non fu così. Durante la Seconda guerra mondiale gli italiani guardarono al nuovo papa, Pio XII, come all'unico uomo di pace. Si notò subito che venivano bombardate tutte le città tranne Roma, perché c'era il papa.
 
LUMEN – Una differenza di grande importanza. 
GUERRI - Questo accrebbe immensamente la speranza nella Chiesa. Alla vigilia di Natale del 1942 il pontefice lanciò un «radiomessaggio». Mussolini, ascoltandolo, disse a Galeazzo Ciano che «Il Vicario di Dio - cioè il rappresentante in terra del regolatore dell'universo - non dovrebbe mai parlare: dovrebbe restarsene fra le nuvole. Questo è un discorso di luoghi comuni che potrebbe agevolmente essere fatto anche dal Parroco di Predappio». Il duce era accecato dalle sconfitte militari, perché altrimenti si sarebbe accorto che il discorso del «parroco di Predappio» era il richiamo a raccolta di quelli che sarebbero diventati gli elettori della Democrazia cristiana: «Non lamento, ma l'azione è precetto dell'ora, non lamento su ciò che è o fu, ma ricostruzione di ciò che sorgerà: Dio lo vuole! ». Come gli antichi crociati.
 
LUMEN – Quali furono le conseguenze di questo discorso ? 
GUERRI - Il papa trovò orecchie attente: peggio si mettevano le cose e più la religiosità degli italiani aumentava. Le chiese erano piene e l'Azione cattolica fece un balzo straordinario raggiungendo 2 milioni e mezzo di «ascritti» nell'agosto del 1943. Un dato da non credersi, tanto la Chiesa si era compromessa con il fascismo. Ma proprio grazie a quel compromesso aveva mantenuto, organizzato e moltiplicato le sue forze, mentre i partiti antifascisti erano sbaragliati e ignoti.
 
LUMEN – Vennero quindi poste le basi per la futura Democrazia Cristiana, che dominò la politica italiana del dopoguerra. 
GUERRI – D’altra parte, erano anni che De Gasperi, rifugiato in Vaticano, stava progettando il nuovo partito cattolico.
 
LUMEN – La Chiesa, quindi, aveva vinto ancora. 
GUERRI – Esattamente. Non era riuscita a impedire la nascita di uno Stato italiano ma in pochi decenni l'aveva trasformato in uno Stato guelfo. E una responsabilità che non viene contestata quasi mai a Mussolini, fra le tante che gli si addebitano, ma che gli spetta in pieno.

4 commenti:

  1. Tutto molto interessante, letto con piacere, grazie Lumen. Certo che la Chiesa seppe tener testa al regime, non c'è dubbio, e alla fine vinse pure (Stalin: quante legioni ha il Vaticano? Anche Baffone sbagliava).
    L'impressione però è che tutto questo sia preistoria, che la situazione sia profondamente cambiata. È mia convinzione che stiamo assistendo alla telecronaca diretta della fine del cristianesimo in Europa, nonostante sacche di resistenza (Polonia e reazionari vari, anche in Italia). L'Europa del benessere è ormai scristianizzata, Bergoglio e i vescovi italiani lo sanno, perciò si sono buttati a sinistra e sperano così di destabilizzare l'Italia e il continente ritornando in qualche modo protagonisti (Ruini: meglio passare per rompiscatole che essere irrilevanti). Non credo comunque che possa ritornare l'atmosfera ancora profondamente cristiana degli anni Cinquanta. La fede è ormai improponibile, la paura dell'inferno si è dissolta per sempre (e direi per fortuna). Ci si può però lo stesso aggregare in torno a certi temi ed è quello che sta cercando di fare Bergoglio. La Chiesa sembra ancora contare, almeno in Italia, con la presenza veramente ossessiva nella televisione di regime.

    "Si notò subito che venivano bombardate tutte le città tranne Roma, perché c'era il papa."

    Be', alla fine toccò pure a Roma - e il papa ne approfittò per una sceneggiata a San Lorenzo (lo ieratico e schivo Pacelli finalmente in pubblico e con le braccia distese - una immagine indubbiamente suggestiva).

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  2. Notare che il gran consiglio del fascismo e il re destituirono prontamente Mussolini pochi giorni dopo (meno di una settimana, dal 19 al 25 luglio '43 se non ricordo male)) il primissimo bombardamento su Roma, dopo ben 3 anni di guerra. Il resto dell'italia bombardata fin dal primo giorno di guerra, allora come oggi, agognava da tempo quel bombardamento.

    Per il resto, quello che secondo me dovremmo chiederci e' quale religione sia in voga ora, e quali siano i suoi sacerdoti: e se non ce n'e' gia' una che abbia vinto senza che ce ne siamo accorti, e' in corso la lotta per il predominio.

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  3. @ Sergio

    << L'impressione però è che tutto questo sia preistoria, che la situazione sia profondamente cambiata, (...) che stiamo assistendo alla telecronaca diretta della fine del cristianesimo in Europa. >>

    Lo penso anche io ed aggiungerei che se il Cristianesimo tramonta in occidente, tramonterà ben presto anche nelle altre enclaves che era riuscito a creare in giro per il mondo.
    Perchè il Cristianesimo è l'Occidente, e l'Occidente è (in larga parte) il Cristianesimo.
    Simul stabunt, simul cadent.

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  4. @ Diaz

    << quello che secondo me dovremmo chiederci e' quale religione sia in voga ora, e quali siano i suoi sacerdoti: e se non ce n'e' gia' una che abbia vinto senza che ce ne siamo accorti >>

    Belle domande.
    Alla prima risponderei "non lo so", perchè il cavallo che appare attualmente favorito, ovvero l'Islam, mi convince sino ad un certo punto.
    E' giovane, vigoroso ed aggressivo, ma forse manca di una capacità di attrazione adeguata.
    Quanto alla seconda domanda, invece, direi proprio di "no": al momento siamo ancora nel bel mezzo di una lotta aperta, di tutti contro tutti, ed il vincitore finale, se mai ci sarà, ancora non si può capire.

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