mercoledì 2 novembre 2016

L’altro Gesù – 3

Il Gesù alternativo di Baigent, Leigh e Lincoln, così come ricostruito nel famoso e controverso saggio “Il Santo Graal”. (Terza parte). Lumen


Il discepolo prediletto
 
<< Se la Maddalena e Maria di Betania sono la stessa donna, e se questa donna era la moglie di Gesù, Lazzaro sarebbe stato cognato di Gesù. Nei Vangeli c'è qualcosa che indica che Lazzaro avesse veramente questa posizione speciale?

Lazzaro non figura nei Vangeli di Luca, Matteo e Marco, anche se la sua «resurrezione dai morti » era contenuta in origine nel testo marciano, e fu espunta in seguito. Perciò Lazzaro è conosciuto dai posteri solo tramite il Quarto Vangelo, il Vangelo di Giovanni. Ma qui è chiaro che gode di un trattamento preferenziale, non circoscritto alla sua resurrezione. Sotto questo e molti altri aspetti, Lazzaro sembra, se mai, più vicino a Gesù degli stessi discepoli.

Eppure, piuttosto stranamente, i Vangeli non lo enumerano neppure tra questi discepoli. A differenza di costoro, Lazzaro viene minacciato. Secondo il Quarto Vangelo, i sommi sacerdoti, quando decidono di eliminare Gesù, decidono di uccidere anche Lazzaro (Giovanni 12:10). Quindi Lazzaro, a quanto sembra, avrebbe operato in qualche modo nell'interesse di Gesù, mentre non si può dire altrettanto di certi discepoli.

In teoria, questo dovrebbe qualificarlo come discepolo; tuttavia, non viene citato come tale. Non figura neppure presente alla Crocifissione: una dimostrazione d'ingratitudine apparentemente vergognosa, da parte di un uomo che doveva la vita a Gesù nel senso più completo della parola. Certo, è possibile che si fosse nascosto, dato il pericolo che lo minacciava. Ma è molto strano che nei Vangeli non si accenni più a lui. Sembra sparito, e non viene più nominato.

Ma è davvero così? Cercammo di esaminare più attentamente il problema. Dopo aver soggiornato a Betania per tre mesi, Gesù si ritira con i discepoli sulle rive del Giordano, a non più di un giorno di cammino da quella località. Un messaggero lo raggiunge portando la notizia che Lazzaro è malato. Ma il messaggero non allude a Lazzaro chiamandolo per nome. Al contrario, parla del malato come di un uomo che ha una speciale importanza: « Signore, ecco, colui che tu ami è malato » (Giovanni 11:3).

La reazione di Gesù alla notizia è decisamente strana. Anziché affrettarsi a tornare per soccorrere l'uomo che gli è caro, accantona con disinvoltura il problema: «All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio verrà glorificato" » (11:4). E se le sue parole sono sconcertanti, le sue azioni lo sono ancora di più: « Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava » (11:6).

Insomma, Gesù continua a indugiare sulle rive del Giordano, nonostante la notizia allarmante che ha ricevuto. Alla fine, decide di ritornare a Betania. Poi contraddice in modo clamoroso la sua affermazione precedente, dicendo ai discepoli che Lazzaro è morto. Tuttavia, rimane imperturbato. Anzi, afferma con chiarezza che la « morte » di Lazzaro è servita a qualche scopo: « II nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo » (11:11).

E quattro versetti più avanti ammette che l'intero episodio è stato meticolosamente preparato e disposto in anticipo: « E io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui » (11:15). Se questo comportamento è sconcertante, la reazione dei discepoli non lo è meno: « Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!" » (11:16).

Che cosa significa? Se Lazzaro è letteralmente morto, senza dubbio i discepoli non intendono seguirlo con un suicidio collettivo! E come si può spiegare la noncuranza di Gesù, l'indifferenza con cui riceve l'annuncio della malattia di Lazzaro e il suo ritardo nel ritornare a Betania? La spiegazione sembra consistere, come suggerisce il professor Morton Smith, in una iniziazione più o meno tipica di una « scuola misterica ». (…)

Sembrerebbe quindi che Lazzaro, mentre Gesù soggiorna lungo il Giordano, abbia intrapreso un tipico rito di iniziazione, che come di consueto porta a una simbolica resurrezione. In questa luce, il desiderio di « morire con lui » espresso dai discepoli diviene perfettamente comprensibile, come diviene comprensibile il comportamento di Gesù. (…)

Se l'episodio di Lazzaro si riferisce a un'iniziazione rituale, è evidente che Lazzaro riceve un trattamento preferenziale. Tra l'altro, viene apparentemente iniziato prima di tutti gli altri discepoli che anzi sembrano invidiosi del suo privilegio. Ma perché l'uomo di Betania, fino a quel momento sconosciuto, dovrebbe ricevere un simile onore? Perché subisce un'esperienza che i discepoli sono tanto ansiosi di condividere? Perché in seguito tanti « eretici » dalle tendenze mistiche, cornei carpocraziani, avrebbero attribuito tanta importanza alla cosa? E perché l'intero episodio fu espunto dal Vangelo di Marco?

Forse perché Lazzaro era « colui che Gesù amava » più degli altri discepoli. Forse perché Lazzaro aveva un legame speciale con Gesù: era suo cognato. Forse per entrambe le ragioni. È possibile che Gesù conoscesse e amasse Lazzaro appunto perché era suo cognato. Comunque, questo affetto viene sottolineato più volte. Quando Gesù ritorna a Betania e piange, o finge di piangere, per la morte di Lazzaro, gli astanti riecheggiano le parole del messaggero: « Vedi come lo amava! » (Giovanni 11:36).

L'autore del Vangelo di Giovanni - il Vangelo che narra l'episodio di Lazzaro - non si identifica mai come « Giovanni ». Anzi, non dice mai il proprio nome. Tuttavia, allude a se stesso con un appellativo che lo distingue. Chiama costantemente se stesso « il discepolo prediletto », « colui che Gesù amava » e fa capire in modo chiaro che gode di una posizione eccezionale, privilegiata rispetto ai suoi compagni. (…) Sembrerebbe, quindi, che Lazzaro e il « discepolo prediletto » siano la stessa persona, e che Lazzaro sia la vera identità di « Giovanni ». (…)

Questo spiegherebbe parecchie anomalie. Spiegherebbe la misteriosa sparizione di Lazzaro dal racconto delle Scritture, e la sua apparente assenza durante la Crocifissione. Infatti, se Lazzaro e il « discepolo prediletto » erano la stessa persona, alla Crocifissione Lazzaro era presente. E sarebbe stato a Lazzaro che Gesù affidò la madre.

Le parole con cui lo fece potrebbero essere quelle di un uomo che si rivolge al cognato: Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: « Donna, ecco il tuo figlio! ». Poi disse al discepolo: « Ecco la tua madre! ». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (Giovanni 19: 26-7). L'ultima parola del brano citato è particolarmente rivelatrice. Infatti gli altri discepoli hanno abbandonato le loro case in Galilea e, a tutti i fini pratici, non hanno casa. Lazzaro, invece, ce l'ha: la casa di Betania, dove lo stesso Gesù soggiornava. (…)

Se il « discepolo prediletto » è Lazzaro, questa collusione di cui gli altri discepoli non sanno nulla sembra avere un precedente. Durante la settimana che precede la Crocifissione, Gesù si accinge a compiere il suo trionfale ingresso in Gerusalemme; e per farlo in armonia con le profezie dell'Antico Testamento che parlano di un Messia, deve entrare nella città in groppa a un asino (Zaccaria 9:9-10). Perciò è necessario procurarsi un asino.

Nel Vangelo di Luca, Gesù manda due discepoli a Betania dove, dice loro, troveranno un asino. Hanno l'ordine di dire al padrone dell'asino che « il Maestro ne ha bisogno ». Quando tutto si svolge esattamente come Gesù ha preannunciato, la cosa viene considerata come una specie di miracolo. Ma c'è davvero qualcosa di straordinario? Non indica semplicemente l'esistenza di piani meticolosamente preparati? E l'uomo di Betania che fornisce l'asino al momento giusto non sembra Lazzaro?

Questa è certamente la conclusione del professor Hugh Schon-field.14 Egli sostiene in modo convincente che l'organizzazione dell'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme fu affidata a Lazzaro, e che gli altri discepoli non ne sapevano nulla. Se era davvero così, questo attesta l'esistenza di una cerchia intima di seguaci di Gesù, un gruppo di collaboratori o di familiari, i soli che godevano della confidenza del maestro. >>

BAIGENT, LEIGH E LINCOLN

17 commenti:

  1. Confesso di aver letto questa storia con un certo interesse e curiosità (perché per me nuova), anche se trovo tutte queste congetture sul personaggio di Gesù non proprio illuminanti. Lazzaro e "Giovanni" sarebbero la stessa persona? Ma pensa! Intanto non conosciamo davvero l'autore del vangelo secondo Giovanni, l'ultimo della serie canonica e redatto verso fine del primo secolo o all'inizio del secondo (120 d. C. - a quasi un secolo dai "fatti").
    Non ricordavo poi che l'episodio di Lazzaro figuri solo nel quarto vangelo che è molto diverso dagli altri, dai sinottici. Eppure è o sarebbe un episodio chiave. Gesù ha risuscitato una o due altre persone, però la resurrezione di Lazzaro è davvero speciale per tutti i particolari riferiti (ed è anche l'unica resurrezione che gli artisti hanno raffigurato). Curioso davvero il comportamento di Gesù che non si precipita dall'amico o cognato a Betania. Poi piange pure davanti alla tomba (com'è umano questo Gesù) quando sta per realizzare un miracolo della madonna (scusate l'espressione). Che poi Lazzaro sparisca completamente dalla scena è davvero curioso, tanto più che era una persona molto cara a Gesù. Per cui è suggestiva l'idea che il Giovanni a cui Gesù affida sua madre sia in effetti Lazzaro. Questa non l'avevo mai sentita, ma se non è vero è ben trovato! E così ci troviamo qui ad almanaccare su fatti e vicende assolutamente irrilevanti nell'evoluzione del cosmo. L'uomo di Similaun, Ötzi, visse tremila anni prima di Gesù.
    L'ingresso "trionfale" di Gesù in Gerusalemme (e in più su un asinello) fa un po' ridere. Era davvero già così famoso da potersi godere un trionfo? Pueri haebreorum portantes ramos ulivarum ...
    Mah, questo personaggio vero Dio e vero uomo sarà pure vissuto (quasi certamente) ma sappiamo veramente ben poco di lui, tutte le testimonianze sono "di parte" (in pratica i soli vangeli). Nella tradizione ebraica non ha lasciato letteralmente nessuna traccia. E dalla sua tragica vicenda è nata un'altra grande tragedia: il cattolicesimo e il papato che ancora imperversano, anche se la fede è ormai al lumicino, almeno in Europa (il Vaticano punta oggi sull'Africa ... anche sulla Cina - ma per fortuna i Cinesi sono un popolo molto pratico e poco religioso).

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  2. Caro Sergio, anche io leggendo il testo di questi 3 autori ho trovato moltissime annotazioni e considerazioni che non conoscevo.

    E dire che, prima come ragazzo del catechismo ed ora come adulto critico, una certa conoscenza della materia ce l'ho.
    Eppure quando si leggono analisi veramente puntuali ed approfondite (come queste o quelle di Bart Ehrman) si scoprono sempre cose nuove e sconosciute.

    La mia convinzione è che, se escldiamo le pochissime persone (tra i laici) hanno letto veramente i 4 Vangeli, quello che la gente conosce è una specie di mega-Vangelo super-sinottico inesistente, che comprende (mescolati alla meglio) tutti i vari episodi della narrazione su Gesù.
    Per fortuna che è tutto finto.

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    1. "Per fortuna che è tutto finto."

      Però potenza della finzione! E non sono poi finzione anche I Promessi Sposi e Guerra e pace ecc. ecc. ecc. ? Ma per quanto finti o inventati questi racconti ci hanno coinvolto e hanno anche modificato il nostro modo di pensare, i nostri comportamenti. Dopo aver letto certe opere non siamo più gli stessi. Ovviamente i cosiddetti testi sacri hanno effetti più profondi in quanto ritenuti - e non per modo di dire - la parola di Dio.
      Ma chissà come andarono veramente le cose nella vicenda di Gesù. Quasi sicuramente fu un evento minore con l'eliminazione del sovversivo che diceva cose blasfeme e faceva scenate ben studiate (i posteri poi trovarono sublime la "cacciata dei mercanti dal tempio", ancora oggi questa metafora viene usata, persino dai politici).
      L'imperatore Tito - chiamato "delizia del genere umano" per la sua bontà e clemenza - durante il suo soggiorno in Palestina fece crocifiggere in un solo giorno un migliaio di ebrei. Insomma, Gesù fu uno dei tanti ribelli, anche altri fecero la stessa fine, patirono le stesse torture.
      Credo comunque che la quasi totalità dei cristiani, il 99,9%, non abbia mai sentito una cosa simile: che Lazzaro fosse Giovanni. Francamente non riesco a crderlo perché Giovanni era il discepolo prediletto, e non vedo perché la sua identità - se era davvero Lazzaro - avrebbe dovuto essere occultata.
      Fra parentesi mi sembra evidente che Lazzaro non fosse davvero morto. Gesù doveva essere un sensitivo, avere davvero il sesto senso con cui avvertiva certe cose (vedi anche l'episodio dell'emorroissa). Comunque non sempre gli riuscivano i miracoli che non dovevano poi essere così spettacolari. Sicuramente aveva doti non comuni come certi guaritori, ma niente di speciale, di trascendentale. Le sue «imprese» sono state gonfiate e alla fine la sua figura è stata divinizzata (probabilmente già nel primo secolo). Non ricordo se Paolo dichiara che Gesù è Dio, non mi sembra. Lo chiama il Signore, considera la resurrezione come l'evento cruciale e decisivo, tanto che se non fosse avvenuto la fede sarebbe vana. La resurrezione è il miracolo dei miracoli tra quelli compiuti da Gesù. Fra parentesi, ma se Gesù era veramente morto da chi è stato resuscitato? Si è resuscitato da se stesso, con l'aiuto del padre e dello Spirito Santo? Domande irriverenti e sciocche per i credenti - che probabilmente non si sono mai posti la domanda di come i processi biochimici irreversibili di un corpo morto improvvisamente cambino rotta, con atomi e molecole che riprendono il loro posto nel cervello e altrove e permettono al morto di saltare fuori dall'avello trionfante: rieccomi qua, tiè!

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  3. << Però potenza della finzione! E non sono poi finzione anche I Promessi Sposi e Guerra e pace ecc. ecc. ecc. ? >>

    Certo, sono finzioni romanzesche, ma sono vicende "verosimili, perchè così le voleva l'autore, che si sforzava di essere credibile in ogni dettaglio.

    Nei testi sacri invece non c'era neppur questa preoccupazione: anzi, più i fatti destavano meraviglia e sorpresa e meglio era.
    Come diceva un umorista americano ad un bibliotecario: I testi sacri ? Vanno nella sezione fantascienza.

    Comunque nei prossimi post ci saranno altri spunti interessanti, ed uno sarà specificamente dedicato all'episodio della crocefissione.

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  4. Ancora Severino

    Ecco anche il resto dell'intervista (la prima parte è nel post precedente). Non c'entra con Gesù, ma forse può interessare (per capire Severino, se è un genio o un pazzo). Mi sembra di capire che la terza guerra mondiale è impossibile perché all'apparato tecnologico non conviene, apparato che è il vero padrone del mondo e che - invano - le forze tradizionali (capitalismo, comunismo, ecologismo, cristianesimo, islam, democrazia ecc.) credono di piegare ai loro fini (che sono in primo luogo la loro sopravvivenza e il prevalere sulle forze tradizionali concorrenti).
    Per sopravvivere e imporsi le forze tradizionali devono appellarsi alla tecnica, ma l'apparato tecnologico è il vero dominatore e ha un solo scopo: aumentare la propria potenza, e a questo fine può anche migliorare la qualità di vita della gente in una misura che nessuna forza tradizionale ha potuto realizzare. Mah! È un discorso che non mi piace tanto, ma che non mi sembra nemmeno completamente sballato. A voi l'ardua sentenza (a) Severino è un pazzo, b) però questo Severino).

    Che ne è dell’uomo in questo processo di autoaffermazione della tecnica?
    «Lo scopo dell’Apparato tecno-scientifico planetario non è il benessere cristiano, capitalistico, comunista, democratico dell’umanità, ma è l’aumento indefinito della potenza; e la conflittualità tra le forze che oggi si combattono rallenta tale aumento. L’arricchimento dei venditori di armi non aumenta la potenza dell’Apparato tecno-scientifico: aumenta il loro capitale. Quindi l’Apparato si potenzia riducendo e infine eliminando tale conflittualità. Lo scopo dell’Apparato — ossia della forma suprema della volontà di potenza — non è l’“uomo”: l’“uomo” è mezzo per l’incremento della potenza; tuttavia, come il capitalismo, che prima ancora della tecnica ha già come scopo qualcosa di diverso dall’“uomo”, riesce a dare a quest’ultimo un benessere superiore a quello dei movimenti che come il socialismo reale si propongono invece di avere l’“uomo” come fine, così, e anzi in misura essenzialmente superiore, accade nell’Apparato, dove ancora più radicalmente del capitalismo l’“uomo” non è assunto come fine».

    (continua)

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  5. (continuazione)

    Pax technica: è questa la «destinazione» finale?
    La fine di ogni conflittualità?«Prima di prevalere, l’Apparato tecnico planetario è costretto a reagire al tentativo delle forze della tradizione di non farsi mettere da parte. E questa reazione è un episodio — forse tra gli ultimi — delle guerre di retroguardia. La terza guerra mondiale non può essere uno di questi episodi. Innanzitutto è mondiale se si contrappongono le maggiori potenze, che ancora oggi sono capaci di determinare la distruzione atomica del Pianeta, cioè Stati Uniti e Russia (il duumvirato Usa-Urss ha costituito una delle fasi decisive del passaggio al dominio tecnico del mondo). In esse è più avanzato che altrove il processo in cui la tecnica ha sempre più come scopo il proprio potenziamento. Se si esclude che proprio nei due luoghi primari del potenziamento tecnico abbia a prevalere quella totale cecità tecnologica che non fa loro comprendere l’identità dei loro scopi (cioè il potenziamento della tecnica) e quindi il carattere irreale dei motivi del loro contrapporsi, se cioè si esclude la cecità che impedisce loro di scorgere che il contrapporsi indebolisce e impedisce la realizzazione del loro stesso scopo comune e che li rende sempre più simili, allora non solo una terza guerra mondiale è impossibile, ma si presenta come inevitabile il prevalere del senso autentico dell’“universalismo” tecnico. Questa inevitabilità non significa che la pax technica, a cui il prevalere della tecnica conduce, sia la fine di ogni conflittualità, ma determina un mutamento nella configurazione del nemico e della guerra. I nuovi nemici sono le forme storiche destinate a condurre oltre il tempo della stessa dominazione della tecnica — giacché nemmeno questa dominazione ha l’ultima parola. Anzi, l’inizio dell’ultima parola, che peraltro è una parola infinita, incomincia a questo punto».

    Emergenze belliche. Un convegno a Padova
    L’intervento di Emanuele Severino, il 3 novembre a Padova, aprirà la prima delle tre giornate del convegno «Terza Guerra Mondiale? La gestione della morte tra le nuove emergenze sociali e la loro soluzione».

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  6. << Lo scopo dell’Apparato — ossia della forma suprema della volontà di potenza — non è l’“uomo”: l’“uomo” è mezzo per l’incremento della potenza >>

    Caro Sergio, mi pare che questo fantomatico "apparato tecnico scientifico" sia un po' sopravvalutato, come una specie di "Spectre" senza volto.
    Tutti gli apparati sono, in fondo, costituti da uomini, e quindi questa contrapposizione non mi è del tutto chiara.

    Diverso sarebbe se, al posto dell'apparato, ci fosse il gene egoista, allora la dicotomia gene-uomo non solo esiste, ma è anche molto importante.
    Oppure Severino vuole dire proprio questo e sono io che non l'ho capito ?

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    1. "... e quindi questa contrapposizione non mi è del tutto chiara."

      E credi che lo sia per me? Se ho ben capito esisterebbe un "apparato tecnico scientifico" SOVRANAZIONALE interessato unicamente all'aumento della propria potenza e al quale le forze tradizionali (compresa l'ecologia!) sono d'intralcio perché combattono tra loro battaglie di retroguardia che possono dare fastidio all'apparato. Tutte queste forze tradizionali sono però - per usare il linguaggio di Severino - "destinate al tramonto" perché l'apparato tecnologico è troppo potente (e l'unico suo scopo è diventare sempre più potente - ma a che scopo domando io?).
      Ma esiste davvero questo apparato, questa Spectre senza volto? E chi gliel'ha detto a Severino? Ma è l'evidenza stessa, penso risponderebbe Severino. Indubbiamente una "certa collaborazione" internazionale esiste (basta pensare agli astronauti di varia nazionalità in orbita). Ci sono poi organismi internazionali che monitorano malattie, epidemie ecc. per intervenire rapidamente (strano però che non risolvano problemi infimi come la fame nel mondo, l'approviggionamento idrico, la pace universale ecc.).
      Insomma, ci sono dei punti interrogativi. Ma il bello è che questo fantomatico apparato tecnico-scientifico - che potrebbe risolvere e magari risolverà pure tutti i problemi dell'umanità che vivrà poi nel "paradiso della tecnica" non potrà però rispondere al quesito principale: ma che cos'è questo casino universale, che scopo mai avrà? E la risposta potrà darla solo la filosofia, solo Severino, il vero Salvatore del mondo che annuncia la Verità Ultima, l'Eternità del Tutto.
      Siamo eterni, caro Lumen. La Chiesa lo ripete da duemila anni, con corollario d'inferno e paradiso, ma si fonda su fatti non verificabili (peccato originale, passione e morte di Cristo ecc. ecc.). L'eternità di Severino invece si fonda sull'evidenza. Ah sì? E quale sarebbe quest'evidenza, mi chiederai tu. Scusa, ma sei proprio uno zuccone! Tu credi che le cose vengono dal nulla e ricadono nel nulla, sei ancora vittima dei Greci che spararono questa balla. Non è un assioma che niente si distrugge, solo si trasforma? Si trasforma sì, ma per assumere quelle forme che esistono ab aeterno. Ma Severino non sarà un platonico con le sue eterne idee ("appese come dei caciocavalli in un iperuranio", come sfotteva qualcuno).
      La mia domanda a Severino è sempre la stessa: ammesso che siamo davvero eterni, embè, che cosa cambia nelle nostre vite, me lo vuole finalmente spiegare (dopo cinquanta pesantissimi libri e mezzo secolo di questa solfa)? Immagino che Severino mi guarderebbe con compassione e direbbe: vede, la filosofia non è per tutti: lei per esempio non ci è tagliato, lo si capisce subito, per cui le consiglio di guardarsi la finale di Coppa dei Campioni (che non si chiama più così) o di amoreggiare con una bella figliola.
      Severino non disprezza il denaro (ecco qualcosa che abbiamo in comune), anzi, col denaro si fanno tanto belle cose (per es. acquistare il televisore ultrapiatto che ha in salotto ecc. ecc.).

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    2. Continuiamo a fisolofare (non è un refuso, vedi il sonetto di Belli, "Er caffettiere fisolofo").

      Non c'è dubbio che esiste una elite del sapere costituita da migliaia e migliaia di scienziati che collaborano pure tra di loro. E questi scienziati sono sicuramente più intelligenti delle mezze calzette che ci governano (vedi quel Renzi).
      D'altra parte questa elite deve essere foraggiata dai politici e dalla massa di semianalfabeti. Per riuscire nell'intento di farsi foraggiare devono convincere (o plagiare) i politici (cosa probabilmente non difficile). L'elite ha dunque bisogno dei politici, che a loro volta dipendono o credono di dipendere dall'elite, dalla tecnologia, per non farsi sconfiggere dalle altre forze politiche o dai paesi nemici. Danno dunque pieni poteri o carta bianca alla tecnologia per inventare trucchi o diavolerie per sconfiggere gli altri. Ma l'elite o l'apparato tecnologico essendo più intelligente per ovvi motivi è in effetti il potere vero in grado di manovrare la politica e di condizionare la vita di tutti gli abitanti del pianeta.

      Ma l'elite, come detto sopra, è costituita ormai da migliaia e migliaia, forse centinaia di migliaia, di scienziati. Malgrado Internet e la facilità degli scambi è chiaro che non possono decidere tutti insieme o far sentire tutti la propria opinione. M'immagino dunque che l'elite sia in realtà guidata da una superelite di pochi scienziati. Forse sono pochissime persone che hanno in mano le sorti del pianeta.
      Quando però Severino dice che l'apparato tecnologico non può essere interessato a una terza guerra mondiale perché troppo distruttiva, controproducente, dimentica qualcosa. Non è per forza necessario ricorrere a una guerra mondiale per eliminare buona parte dell'umanità: bastano batteri, virus prodotti in qualche laboratorio. Ricordo il filosofo Firpo che diceva: basterebbe che le autorità sciogliessero delle sostanze nella rete idrica per renderci tutti pecorelle mansuete.
      Be', la paura di avvelenatori delle acque potabili è antica.

      Noi pensavamo, speravamo, credevamo ... Invece saltò tutto.

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    3. << Ma l'elite o l'apparato tecnologico essendo più intelligente per ovvi motivi è in effetti il potere vero in grado di manovrare la politica >>

      Tu dici ?
      Io credo che i livelli siano tre e che gli scienziati7tecnologi stiano su quello inferiore.
      Al posto più alto ci sono quelli che possiedono la ricchezza (industriali, banchieri, ecc.), al secondo i politici, che hanno il potere, ma solo dopo essere stati eletti (coi soldi dei primi) e al terzo ci stanno gli scienziati/tecnologi che saranno anche molto inetlligenti, ma per i soldi (ed a loro ne servono davvero tanti) dipendono dai primi e dai secondi.
      Quindi, tutto questo predominio della casta tecnologica, proprio non ce lo vedo.

      Forse, pure io non sono all'altezza delle sottigliezze dei filosofi e della filosofia, ma tu sai bene cosa penso di quella gente e quindi... meglio così.

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    4. "mi pare che questo fantomatico "apparato tecnico scientifico" sia un po' sopravvalutato"

      Vi ricordo che l'economia e la politica si arrogano lo status di scienze (e senz'altro oggi come oggi sono tecniche, dominio di tecnici), e che "qualcuno" ritiene che se non fanno troppo bene il loro dovere e' solo in quanto non ancora abbastanza scientifiche.

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    5. "Ricordo il filosofo Firpo che diceva: basterebbe che le autorità sciogliessero delle sostanze nella rete idrica per renderci tutti pecorelle mansuete.
      Be', la paura di avvelenatori delle acque potabili è antica."

      La versione aggiornata e' "nelle scie chimiche degli aerei", "complotto tecnoscientifico" per tenerci buoni, facilmente governabili e se serve sterilizzarci.
      Antica, anzi innata, e' la propensione alla paranoia degli uomini, che si ha quando il bisogno di trovare una spiegazione a tutto diventa preponderante e si sposa con la necessita' di trovare un colpevole di tutto. Cosi' tutto diventa piu' chiaro, e la vita diventa piu' sopportabile (ma a che prezzo!).

      Per quanto riguarda Severino, mi pare che cio' che intende dire e' che la tecnoscienza e' la mitologia (religiosa) del nostro tempo, e i tecno-scienziati sono i suoi sacerdoti. Detta in questo modo e' abbastanza condivisibile (basta che guardate alle recenti polemiche sui vaccini, sono di piu' i tradizionali bigotti che si oppongono alla semplice liberta' di scelta, il che vuol dire che il passaggio e' compiuto).

      Ma perche' non lo dice in modo semplice?

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    6. << Ma perche' non lo dice in modo semplice? >>

      Perchè è un filosofo (eh, eh, eh...). ;-)

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  7. Scusate, ma mo' ce vo' una nota allegra, se no si cade in depressione.

    Er caffettiere fisolofo

    L'ommini de sto monno sò l'istesso
    Che vaghi [chicchi] de caffè nner mascinino:
    C'uno prima, uno doppo, e un antro appresso,
    Tutti cuanti però vvanno a un distino.

    Spesso muteno sito, e ccaccia spesso
    Er vago grosso er vago piccinino,
    E ss'incarzeno [incalzano] tutti in zu l'ingresso
    Der ferro che li sfrange [frange] in porverino.

    E ll'ommini accusì vviveno ar monno
    Misticati [mescolati] per mano de la sorte
    Che sse li ggira tutti in tonno in tonno [tondo].

    E mmovennose [movendosi] oggnuno, o piano, o fforte,
    Senza capillo [capirlo] mai caleno a fonno
    Pe ccascà nne la gola de la morte.

    Gioachino Belli (1791 - 1963)

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    1. Un piccolo capolavoro.
      Grazie Sergio.

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    2. Anche "La livella" di Totò è un capolavoro. Non so se la conosci, la puoi sentire recitata da Totò stesso (battere La livella / Totò in Google). Probabilmente non capirai tutto, è un po' in italiano, un po' in napoletano, ma abbastanza comprensibile). Il testo ti può servire.


      Ogn'anno, il due novembre, c'é l'usanza
      per i defunti andare al Cimitero.
      Ognuno ll'adda fà chesta crianza;
      ognuno adda tené chistu penziero.
      Ogn'anno,puntualmente,in questo giorno,
      di questa triste e mesta ricorrenza,
      anch'io ci vado,e con dei fiori adorno
      il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza.

      St'anno m'é capitato 'navventura...
      dopo di aver compiuto il triste omaggio.
      Madonna! si ce penzo,e che paura!,
      ma po' facette un'anema e curaggio.

      'O fatto è chisto,statemi a sentire:
      s'avvicinava ll'ora d'à chiusura:
      io,tomo tomo,stavo per uscire
      buttando un occhio a qualche sepoltura.

      "Qui dorme in pace il nobile marchese
      signore di Rovigo e di Belluno
      ardimentoso eroe di mille imprese
      morto l'11 maggio del'31"

      'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto...
      ...sotto 'na croce fatta 'e lampadine;
      tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:
      cannele, cannelotte e sei lumine.

      Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
      nce stava 'n 'ata tomba piccerella,
      abbandunata, senza manco un fiore;
      pe' segno, sulamente 'na crucella.

      E ncoppa 'a croce appena se liggeva:
      "Esposito Gennaro - netturbino":
      guardannola, che ppena me faceva
      stu muorto senza manco nu lumino!

      Questa è la vita! 'ncapo a me penzavo...
      chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
      Stu povero maronna s'aspettava
      ca pur all'atu munno era pezzente?

      Mentre fantasticavo stu penziero,
      s'era ggià fatta quase mezanotte,
      e i'rimanette 'nchiuso priggiuniero,
      muorto 'e paura... nnanze 'e cannelotte.

      Tutto a 'nu tratto, che veco 'a luntano?
      Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia...
      Penzaje: stu fatto a me mme pare strano...
      Stongo scetato... dormo, o è fantasia?

      Ate che fantasia; era 'o Marchese:
      c'o' tubbo, 'a caramella e c'o' pastrano;
      chill'ato apriesso a isso un brutto arnese;
      tutto fetente e cu 'nascopa mmano.

      E chillo certamente è don Gennaro...
      'o muorto puveriello...'o scupatore.
      'Int 'a stu fatto i' nun ce veco chiaro:
      so' muorte e se ritirano a chest'ora?

      (continua)

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  8. (continuazione)

    Putevano sta' 'a me quase 'nu palmo,
    quanno 'o Marchese se fermaje 'e botto,
    s'avota e tomo tomo... calmo calmo,
    dicette a don Gennaro:"Giovanotto!

    Da Voi vorrei saper, vile carogna,
    con quale ardire e come avete osato
    di farvi seppellir, per mia vergogna,
    accanto a me che sono blasonato!

    La casta è casta e va, sí, rispettata,
    ma Voi perdeste il senso e la misura;
    la Vostra salma andava,sí, inumata;
    ma seppellita nella spazzatura!

    Ancora oltre sopportar non posso
    la Vostra vicinanza puzzolente,
    fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso
    tra i vostri pari, tra la vostra gente"

    "Signor Marchese, nun è colpa mia,
    i'nun v'avesse fatto chistu tuorto;
    mia moglie è stata a ffa' sta fesseria,
    i' che putevo fa' si ero muorto?

    Si fosse vivo ve farrei cuntento,
    pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse
    e proprio mo, obbj'...'nd'a stu mumento
    mme ne trasesse dinto a n'ata fossa".

    "E cosa aspetti, oh turpe malcreato,
    che l'ira mia raggiunga l'eccedenza?
    Se io non fossi stato un titolato
    avrei già dato piglio alla violenza!"

    "Famme vedé ... -piglia sta violenza...
    'A verità, Marché, mme so' scucciato
    'e te sentí; e si perdo 'a pacienza,
    mme scordo ca so' muorto e so mazzate!...

    Ma chi te cride d'essere... nu ddio?
    Ccà dinto, 'o vvuo capi, ca simmo eguale?...
    ...Muorto si' tu e muorto so' pur'io;
    ognuno comme a 'na'ato è tale e quale".

    "Lurido porco!... Come ti permetti
    paragonarti a me ch'ebbi natali
    illustri, nobilissimi e perfetti,
    da fare invidia a Principi Reali?".

    "Tu qua' Natale... Pasca e Ppifania!!!
    T''o vvuo' mettere 'ncapo... 'int'a cervella
    che staje malato ancora e' fantasia?...
    'A morte 'o ssaje ched''e?... è una livella.

    'Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo,
    trasenno stu canciello ha fatt'o punto
    c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme:
    tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?

    Perciò, stamme a ssentì... nun fa''o restivo,
    suppuorteme vicino - che te 'mporta?
    Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
    nuje. simmo serie... appartenimmo à morte!"

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