giovedì 25 febbraio 2016

Status quo - 1

Un lungo ed interessante articolo della demografa americana Virginia Abernethy – scritto 20 anni fa, ma ancora attualissimo – sullo stretto rapporto che intercorre tra l’ottimismo sociale e la sovrappopolazione (da Effetto Risorse). Lumen

 
(prima parte)
 
<< La sovrappopolazione che affligge la maggior parte delle nazioni, rimane primariamente un problema locale. (…) Ed anche il controllo della riproduzione (la soluzione) è primariamente locale.
 
Molti studiosi, antichi e moderni, hanno sempre saputo che le reali dimensioni della famiglia sono connesse strettamente al numero di figli che la gente desidera. (…) Lant Pritchett asserisce che l’85-90% dei tassi di fecondità reali possono essere spiegati dai desideri dei genitori, non dalla mera disponibilità di contraccettivi: “l’imponente declino della fertilità osservato nel mondo contemporaneo è dovuto quasi interamente all'altrettanto imponente declino del desiderio di fecondità.”
 
Dati interculturali e storici suggeriscono che la gente ha solitamente limitato le proprie famiglie in maniera coerente con la possibilità di vivere comodamente in comunità stabili. Se lasciate indisturbate, le società tradizionali sopravvivono per lunghi periodi in equilibrio con le risorse locali. Ogni società dura quando si mantiene entro le capacità di carico del suo ambiente.
 
Ma la percezione dei limiti inerenti all'ambiente locale è facilmente neutralizzata da segnali che promettono prosperità. Georg Borgstrom (…) spiega: “Molte civiltà, incluse quelle dell’India e dell’Indonesia, avevano una chiara idea dei limiti dei loro villaggi o comunità prima che l’intervento straniero corrompesse gli schemi tradizionali. I programmi d’aiuto tecnologico li indussero a credere che l’adozione di certi avanzamenti tecnologici stesse per liberarli da questi vincoli e dalla dipendenza da queste restrizioni”.
 
L’espansione economica, specialmente se introdotta dall'esterno su larga scala, incoraggia la convinzione che i limiti prima riconosciuti possano essere trascurati, e che ognuno possa progredire verso la prosperità e, come in casi recenti, che si possa contare sull'Occidente come fornitore di assistenza, recupero e valvola di sfogo per la popolazione in eccesso.
 
La percezione di nuove opportunità, sia dovuta ad avanzamento tecnologico, espansione dei mercati, cambiamenti politici, aiuti esterni, emigrazione verso una terra più ricca o la scomparsa di competitori, incoraggia il numero. Le famiglie riempiono avidamente ogni nicchia apparentemente più grande, e le nascite in sovrappiù, che generano la conseguente crescita della popolazione, spesso vanno oltre le reali opportunità.
 
Crescere oltre il numero sostenibile è una minaccia onnipresente, poiché gli esseri umani prendono spunto dalle apparenti opportunità immediate, e sono facilmente ingannati dai cambiamenti. Contando sul medio o breve termine, difficilmente si calcola la crescita a lungo termine della popolazione, i limiti all’avanzamento tecnologico futuro e la inesorabile progressione dell’impoverimento delle risorse.
 
La percezione dell’espansione di opportunità assume varie forme. Negli anni ‘50, la redistribuzione dei terreni in Turchia condusse i contadini precedentemente senza terra ad incrementare significativamente le dimensioni delle loro famiglie. Tra i pastori del Sahel Africano, i pozzi profondi per la captazione dell’acqua, trivellati dai Paesi donatori negli anni ‘50 e ’60, permisero l’allevamento di più grandi mandrie di bovini e greggi di capre, matrimoni più precoci (poiché i prezzi delle spose sono pagati in animali), e più elevata fecondità.
 
Allo stesso modo, la diffusione della coltivazione della patata in Irlanda, nei primi anni del XVIII secolo, incrementò la produzione agricola e incoraggiò i contadini a suddividere le proprie fattorie in appezzamenti per i figli, i quali, per parte loro, promossero matrimoni precoci ed un incremento esplosivo delle nascite.
 
Ancor prima, tra il VI e il IX secolo, l’introduzione in Europa della staffa, dei finimenti a collare rigido e della ferratura dei cavalli potenziarono grandemente la produzione agricola delle pianure settentrionali dell’Europa. Una migliore alimentazione aiutò a condurre l’Europa verso la ripresa economica e quindi, tra il 1050 e il 1350 circa, a triplicare la popolazione in Paesi quali l’Inghilterra e la Francia.
 
L’India offre un altro esempio. La sua popolazione fu quasi stabile dal 400 a.C. a circa il 1600 d.C. Dopo la fine delle invasioni Mongole, e con l’avvento di nuove opportunità commerciali, la popolazione cominciò a crescere.
 
Quando il commercio Europeo offrì all'India ulteriori opportunità, la crescita della popolazione accelerò ulteriormente. Nel 1947, dopo la liberazione dalla condizione coloniale, decollò letteralmente. L’assistenza dell’URSS, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale potenziarono la percezione di un futuro prospero e il tasso di crescita della popolazione continuò ad accelerare fino al 1980 circa.
 
Movimenti indipendentisti di successo e golpe populisti sono preminenti tra i cambiamenti che annunciano tempi migliori.
 
La Cina cominciò il suo interludio euforico con l’espulsione dei Nazionalisti, nel 1949. La filosofia del Comunismo trionfante sosteneva che una grande nazione richiedeva più gente. Il tasso di fecondità e la popolazione aumentarono drammaticamente. La popolazione del territorio principale della Cina, stimata a 559 milioni nel 1949, crebbe fino a 654 milioni nel 1959, laddove nei precedenti 100 anni (…), il tasso medio di crescita era stato appena dello 0,3% all'anno. (…)
 
Cuba ebbe un’esplosione demografica quando Fidel Castro spodestò Fulgencio Batista, nel 1959. Castro promise esplicitamente una redistribuzione delle ricchezze e (…) la fecondità crebbe. D’az-Briquets e Perez scrivono: “Il fattore principale fu l’incremento delle entrate reali tra i gruppi più svantaggiati, favorito dalle misure di redistribuzione attuate dal governo rivoluzionario. La crescita della fecondità nell'ambito di quasi ogni fascia d’età suggerisce che le coppie videro il futuro come più promettente e sentirono che ora si sarebbero potuti permettere più figli”. (…)
 
I programmi di sviluppo di grandi trasferimenti di tecnologia e di fondi verso il Terzo Mondo hanno influito perniciosamente sulle dimensioni delle famiglie. Questo tipo d’aiuto è inappropriato, poiché segnala che ricchezza e opportunità possono aumentare senza sforzo e senza limiti.
 
L’Africa, che negli ultimi decenni ha ricevuto tre volte più aiuti pro-capite di qualsiasi altro continente, ha ora anche i più alti tassi di fecondità. Durante gli anni ‘50 e ’60, la fecondità in Africa crebbe — fino a quasi sette bambini per donna — nello stesso momento in cui veniva ridotta la mortalità infantile, cresceva la disponibilità di cure, si diffondeva l’istruzione e l’ottimismo economico pervadeva sempre più ampi settori della società. Tassi di crescita della popolazione straordinariamente elevati erano nuovi per l’Africa.
 
Anche l’immigrazione può influire sulla popolazione mondiale complessiva. Studi relativi all'Inghilterra e al Galles del XIX secolo e alle popolazioni Caraibiche moderne, evidenziano che in comunità già nel pieno di una rapida crescita demografica, la fecondità rimane elevata fino a quando esiste la possibilità di emigrare, mentre declina rapidamente nelle comunità prive di questa valvola di sicurezza. (…)
 
Questo effetto sulla fecondità è coerente con studi indipendenti secondo i quali l’emigrazione accresce le entrate sia tra coloro che emigrano sia tra coloro che rimangono. In sostanza è vero, anche se imbarazzante dirlo, che gli sforzi per alleviare la povertà spesso stimolano la crescita della popolazione, così come il lasciare aperte le porte all'immigrazione. 

I sussidi, le ricchezze inattese e la prospettiva di opportunità economiche rimuovono il bisogno di freni. I mantra della democrazia, della redistribuzione e dello sviluppo economico, innalzano le attese e i tassi di fecondità, incoraggiando la crescita della popolazione e quindi rendendo più rapida una spirale ambientale ed economica discendente.
 
Nonostante tutto, alcuni esperti ed il pubblico che essi informano, credono che i tassi di fecondità siano stati tradizionalmente alti nel mondo intero e si siano ridotti solo nelle nazioni post-industriali o nei Paesi nei quali è disponibile la moderna contraccezione. La possibilità che le maggiori dimensioni delle famiglie fossero il risultato del desiderio di avere più figli continua ad essere negato.
 
I demografi negli anni ‘30 predirono un rapido declino della popolazione, poiché la bassa fecondità delle nazioni occidentali industrializzate veniva attribuita allo sviluppo e alla modernizzazione, più che al pessimismo endemico dovuto alla Grande Depressione.
 
Continuando a non cogliere il punto, molti non riuscirono a vedere che gli alti tassi di fecondità che si ebbero dopo la Seconda Guerra Mondiale furono la risposta alla percezione dell’espansione delle possibilità economiche. L’esplosione demografica negli Stati Uniti (1947-1961) e la successiva esplosione demografica nell’Europa Occidentale colsero di sorpresa la maggior parte dei demografi. >>
 
VIRGINIA ABERNETHY
 
(continua)

50 commenti:

  1. Mah, non so cosa dire. Troppi argomenti, troppi dati per me non verificabili. Mi sembra ci sia contraddizione tra incremento demografico in Africa per gli aiuti economici di cui ha goduto e decremento, anzi crollo demografico in occidente nonostante il benessere diffuso. Dunque il benessere da noi ha frenato l'incremento, contrariamente all'Africa (dove però il benessere deve essere stato molto relativo: in pratica sussidi à gogo, calo della mortalità infantile, migliori cure mediche - tutte cose però che non avranno elevato di molto lo standard di vita).
    È mia convinzione che in Occidente (compreso il Giappone) il drastico calo delle nascite sia dovuto alla contraccezione e al relativo benessere diffuso che ha indotto la gente a rincorrere i consumi piuttosto che ad avere molti figli - che sono anche, l'espressione può non piacere - una scocciatura (come diceva Papini: infatti i genitori tendono a "sbarazzarsi" dei figli il più presto possibile mandandoli all'asilo, a scuola, così sono fuori dai piedi per gran parte della giornata).

    (continua)

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  2. (continuazione)

    “l’imponente declino della fertilità osservato nel mondo contemporaneo è dovuto quasi interamente all'altrettanto imponente declino del desiderio di fecondità.”

    Questa è un'affermazione che colpisce nel segno: il declino del desiderio di fecondità (vedi Sergio, Massimo e credo anche Diaz - tutti soggetti senza figli - vergogna, siete, siamo la rovina dell'Italia!).
    Declino del desiderio di fecondità, ben detto. Ma invece di stracciarsi le vesti come fanno la Chiesa e il Foglio e Avvenire e Osservatore Romano e anche Repubblica, cioè tutti, ci si può chiedere perché ciò sia avvenuto, perché ciò avvenga - senza falsi moralismi, senza ditini alzati. Oggi tutti invocano aiuti statali perché il desiderio di fecondità degli Italiani risalga. Troppi sarebbero gli intralci, dal lavoro precario (ormai circa metà dei giovani sono senza lavoro stabile e quindi senza prospettive), l'impossibilità perciò di accedere a un mutuo (questa è proprio bella, i ricchi Svizzeri sono quasi tutti inquilini!). Insomma, il futuro non è roseo e perciò si hanno meno figli o non se ne hanno affatto (di questo passo gli Italiani si estinguerebbero già in questo secolo). Che lo Stato provveda! Dubito però che in caso di aiuti massicci (che i nostri nonni e padri mai ebbero!) il tasso di natalità possa risalire in Italia fino al fatidico 2,1%, il tasso di sostituzione. Al massimo avremo un miglioramento della situazione che non basterebbe. Perciò, ci ammonisce D'Alema, dovremo importare in Europa una cinquantina di milioni di Africani e Asiatici nei prossimi decenni. Così scomparirà anche l'ultimo dei mohicani italiani ...
    Forse lo stesso la correlazione benessere - calo della natalità è più vicina alla realtà di altre spiegazioni. Poi c'è sicuramente anche l'emancipazione della donna, non più dipendente dall'uomo economicamente, e che preferisce la carriera e godersi la vita invece di avere subito figli (le primipare italiane sono intorno ai 31 anni, dato di ieri, e un dato che la dice lunga). A partire dai 40 anni sale di molto il rischio della sindrome down. E comunque 30 anni è tardi, direi tardissimo. I figli una volta arrivavano all'inizio della terza decade di vita, intorno ai 20 anni e anche prima. Ma oggi sono altre le priorità, i desideri (con calo del desiderio di fecondità). Ma smettiamola coi moralismi chiesastici e "foglianti" (poi di uno come Ferrara che ha solo scopato in vita sua - ma la moglie cattolica sarà sterile?).
    Ci sono ragioni oggettive al calo del desiderio che si possono analizzare ed eventualmente correggere (ma non credo sia una questione di aiuti statali). Può anche darsi che la nostra, per una serie di motivi, sia una società in declino, forse inarrestabile. Anche perché il futuro non appare roseo, nonostante tutta le tecnologia obnubilante di cui siamo circondati (magari concausa della scarsa voglia di avere figli). Nessuno può dire come sarà il mondo non dico a fine secolo, ma già fra qualche decennio, diciamo il 2050. Il nostro orizzonte temporale in occidente si è ristretto e una famiglia numerosa se la possono permettere da noi solo i berluscones (le case regnanti tutte hanno molti figli!).
    Comunque - penso dica Diaz - siamo tuttora a livello planetario in fase di crescita - e la terra resiste! Dunque i limiti non sono stati ancora raggiunti, e magari la tecnologia rimuoverà questi limiti. C'è da dire però che già ora tre quarti della popolazione mondiale vivono da bestie secondo i nostri parametri. In India fanno il bagno lustrale nella fogna del Gange. E ovunque squallore, schifo (già a partire da Ostia ...).

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  3. Ho scritto "già da Ostia" pensando agli ultimi cinque minuti di "Caro Diario" di Nanni Moretti, il suo pellegrinaggio al luogo del delitto, dove fu assassinato Pasolini (che direi se l'era andata a cercare, Pasolini era anche manesco coi suoi ragazzi di vita).
    È una lunga carellata (cinque minuti) nella periferia romana verso Ostia. Che squallore! Per fortuna allietato dalle note del Concerto di Colonia di un famoso pianista. Insomma il terzo o quarto mondo comincia già in Italia (pensate alla Terra dei fuochi). Sai che voglia di aver figli! Però c'è una donna cattolica che mi piace, si chiama Costanza Mirano (o Miriano) che di figli ne ha ben quattro e parla del matrimonio in termini, per me agnostico, suggestivi ...

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  4. Il pellegrinaggio sulle note di Keith Jarret:

    https://www.youtube.com/watch?v=KVHbbT-rUMQ

    Non so quante volte l'ho visto e ascoltato, l'ha anche nel computer. Ma la trovata geniale è la musica di Keith Jarret.

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  5. Caro Sergio, il fatto di non avere figli può avere varie motivazioni, a volte anche casuali.
    Certo, se desideri fortemente un figlio, alla fine in qualche modo lo ottieni, ma spesso la vita ti porta a questo risultato per una serie di casualità, come in fondo è successo nel caso mio.
    Però ammetto di non esserne troppo dispiaciuto perchè mi capita troppo spesso di vedere le persone che conosco con la vita molto condizionata, in negativo, dai figli, vuoi per le incomprensioni generazionali, vuoi per le preoccupazioni, vuoi per problemi economici, e così via.

    Ma, tornando al tema della discussione, ritengo che la carenza di desiderio di fertilità sia molto più determinante nel limitare il numero dei figli che non nel causare la loro assenza.
    Voglio dire che anche molte delle coppie c.d. "normali", che fanno un figlio, perchè lo fanno tutti, perchè è bello, e perchè si deve, poi si fermano lì.
    E sul tasso di fertilità complessivo di una popolazione le coppie con il figlo unico persano come (e forse più) di quelle senza figli.

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  6. << (vedi Sergio, Massimo e credo anche Diaz - tutti soggetti senza figli - vergogna, siete, siamo la rovina dell'Italia!) >>

    Macchè rovina, portiamo solo un po' di sano buon senso della misura. :-)
    Diaz, sei un "senza prole" anche tu ? Cosa ne dici ?

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    1. Mah, condivido le perplessita' di Sergio sull'articolo, lungo abborracciato e discutibile, e aggiungo che mi sembra che l'autrice non sembra rendersi conto che, negli esempi che porta, evidenzia piu' che altro che l'arresto della crescita della popolazione dipende dalla miseria, dalla mortalita' e dalle malattie, altro che dal calo del desiderio di fecondita', miseria e malattie che, con la rivoluzione scientifico-tecnologica e l'industria e il capitalismo moderno che ne sono seguiti, sono calate, anzi crollate, sia nei paesi cardine sia nel resto del mondo dove la tecnologia si e' diffusa.

      E' di questi giorni la notizia che non solo la percentuale ma mi pare anche il numero dei poveri assoluti, nel mondo "neoliberista e globalizzato", e' ancora diminuito. Notizia che i nostri blog catastrofisti, pauperisti e anticapitalisti si guardano bene dal riportare, dato che mal si inquadra nel mantra ossessivo, ai limiti del patetico, sul quale insistono.

      Per quanto riguarda il desiderio di fecondita', direi che e' molto influenzato dalla societa' in cui si vive, io noto la differenza ad esempio fra campagna e citta' (vivo al confine), in campagna una donna che non si sposi E non abbia figli e' una fallita molto di piu' di una di citta', e noi da maschietti non abbiamo idea di quanto le donne si sorveglino vicendevolmente, e siano terrorizzate dall'essere "diverse" dalle altre (e odiano spettegolando coloro che si permettono di esserlo). Ma un po' incide anche la percezione dello spazio e ovviamente dalle aspettativa sul futuro, che di solito in campagna, di questi tempi, e' migliore, dalle mie parti nell'ultimo trentennio c'e' stato un grande sviluppo orizzontale dell'economia delle PMI nelle zone periferiche, mentre la grande impresa statal-capitalistica del grande centro industriale-portuale ha praticamente fallito e chiuso i battenti. In un paio di decenni siamo passati dall'urbanesimo al'urban sprawl, che e' il suo opposto, (altra cosa invisa ai nostri aspiranti ducetti, il "consumo di territorio" - con l'aggravante fra l'altro che su questo argomentro il ducetto vero aveva opinioni meno ducesche).

      Guardate questo e' interessante:
      https://yougov.co.uk/news/2016/01/29/global-issues/

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  7. << In un paio di decenni siamo passati dall'urbanesimo al'urban sprawl, che e' il suo opposto >>

    Una considerazione interessante, la tua, su cui non mi ero mai soffermato.
    Ovviamente la cosa non mi piace per nulla, per via di quel maggior consumo di territorio di cui parli anche tu.
    Basta vedere le riprese satellitari di certe zone italiane per rendersi conto che le zone costruite comprendono ormai, senza soluzione di continuità, parecchi comuni limitrofi.

    Per chi volesse approfondire, su Wiki ho trovato questo:
    << La città diffusa, anche dispersione urbana o sprawl urbano, sono termini che stanno ad indicare una rapida e disordinata crescita di una città. Questo fenomeno si manifesta nelle zone periferiche data la connotazione di aree di recente espansione e sottoposte a continui mutamenti. Il segno caratteristico della dispersione urbana è la bassa densità abitativa in città di medie e grandi dimensioni (oltre i 100.000 abitanti); gli effetti includono la riduzione degli spazi verdi, il consumo del suolo, la dipendenza dalle autovetture a causa della maggiore distanza dai servizi, dal posto di lavoro, dai mezzi di trasporto pubblico locale, e in generale per la mancanza di infrastrutture per la mobilità alternativa come piste ciclabili, marciapiedi o attraversamenti pedonali adeguatamente connessi. >>

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    1. Per prima cosa obbligo coatto per Sergio di trasferirsi al 20mo piano di un condominio palazzone di 50 piani a "basso impatto ecologico paesaggistico" e immediata demolizione della casetta "ad alto impatto ecologico paesaggistico" in cui abita adesso. (se e' cosi', ipotizzo).
      Fra i vantaggi, anche quello che impilandolo come gli altri, di Sergi ce ne possiamo fare stare molti di piu', con lo stesso "impatto"! Bingo!

      Peccato che gli stessi che sono contro il consumo del territorio poi, quando si tratta del loro personale, sono a favore dell'orto domestico davanti casa.

      Sono tutti dei gran pezzi di merda, per primi i tecnici urbanisti affamati di potere, che meriterebbero fosse fatto a loro cio' che loro vorrebbero fosse fatto agli altri: andare a zappare in un campo di lavoro maoista.

      Fra l'altro, mi risulta che la citta' e il grattacielo sono immensamente piu' impattanti ed energivori sul territorio: se il problema e' l'urbanizzazione selvaggia, prendiamcela con gli enti pubblici, una casa in mezzo al verde non impatta nulla, impatta molto meno anche di una coltivazione agricola, ad impattare e' la maledetta mania di cementificazione delle amministrazioni pubbliche che se potessero asfalterebbero e urbanizzerebbero anche il cielo. E maledetta la legge bucalossi e in genere le leggi urbanistiche degli anni 60-70 che hanno posto i presupposti per questo scempio, estendendo per legge i diritti all'urbanizzazione (a pagamento coatto) anche alle case disperse sul territorio. Coloro che ora si lamentano degli effetti, sono gli STESSI che quelle leggi hanno pretese e non hanno mollato finche' non hanno ottenuto tutto cio' che volevano, dando la stura al fenomeno della speculazione attorno a tutto cio' che c'e' di edile da parte di millemila categorie di "professionisti" affamati e dalle mani adunche, pubblici e privati.

      Anche in questo caso, preferisco mille volte la critica di Illich.

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    2. "Basta vedere le riprese satellitari di certe zone italiane per rendersi conto che le zone costruite comprendono ormai, senza soluzione di continuità, parecchi comuni limitrofi."

      Il proibire TUTTO, centellinando i permessi, in campo edilizio, ha provocato l'impennata dei valori, il che sul lungo termine ha avuto il risultato esattamente contrario, ma prevedibilissimo ai non accecati ideologicamente, di far diventare qualsiasi edificio una riserva di valore (complice anche la gestione da operetta della lira, che si liquefaceva in mano, per cui il "mattone" diventava l'unico modo di mettere al sicuro il risparmio - questo per i detrattori dell'euro che con la lira inflazionata si stava cosi' bene - l'edilizia tirava da matti...).

      Come puoi facilmente verificare, gli stessi gruppi di pressione culturale che hanno provocato questo sfacelo sono attivi ancora oggi.

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    3. Il bello e' che gente cosi' platealmente e ottusamente incapace di prevedere i risultati immediati della sua azione regolamentatrice, e' la stessa che vorrebbe insegnarci puntigliosamente come si deve vivere per tenere in equilibrio il pianeta terra per i prossimi eoni... ma va la'... vadano a zappare la terra...

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    4. E' dagli anni '70 che sono in vigore norme per cui il diritto di edificare e' esclusivamente e interamente di proprieta' collettiva, degli enti pubblici, di che cazzo si lamentano ancora?

      http://www.dic.unipi.it/l.santini/edilearchitettura/AA2015-2016/lezioni/lezio8.2dallaSullo_alla%20457_13-10.pdf

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    5. Io abito al primo (e ultimo piano) di un condominio di quattro famiglie, non in una casetta tutta mia. Non riesco a immaginarmi di vivere nemmeno al quarto piano di un palazzo, figuriamoci un grattacielo. Preferisco suicidarmi subito. Tuttavia riconosco che la mia impronta ecologica è eccessiva (resto sotto la doccia calda anche dieci minuti, che bello). Non so che dire, che fare (d'accordo, mi suicido, va bene?).

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    6. << Peccato che gli stessi che sono contro il consumo del territorio poi, quando si tratta del loro personale, sono a favore dell'orto domestico davanti casa. >>

      Scusa Diaz, ma forse non ho capito bene.
      Che male c'è nell'orto davanti alla casa ?
      Non è certo la coltivazione che distrugge il territorio, ma la cementificazione edilizia (a cominciare dagli orridi grattaceli) e quindi - ecco che ci siamo - l'eccesso di popolazione che, in qualche modo, deve essere sistemata.

      Una volta che si sia trovato il corretto rapporto tra kilometri quadrati e popolazione, il tipo di scelta urbanistica (palazzi, villette, cascine, ecc.) diventa secondaria.

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    7. Per parte mia, mi accontento che eviti di fare la morale agli altri ;)
      Tollerare per essere tollerati.

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    8. "Che male c'è nell'orto davanti alla casa ?"

      Guarda che la totalita' senza eccezioni dei critici ecologistici verso la cementificazione sono favorevolissimi, TUTTI, ad impilare la popolazione in "orridi grattacieli" i quali "risparmiano territorio", e sono avversi alla "villettopoli", che infatti definiscono spregiativamente cosi'.
      Dati i tuoi interessi, dovresti saperlo.

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  8. "Mi sembra ci sia contraddizione tra incremento demografico in Africa per gli aiuti economici di cui ha goduto e decremento, anzi crollo demografico in occidente nonostante il benessere diffuso. Dunque il benessere da noi ha frenato l'incremento, contrariamente all'Africa"

    La contraddizione ci sarebbe solo se, nelle rispettive transizioni demografiche, la parabola europea sarebbe comparabile a quella africana.

    L'Europa ha compiuto il percorso, ha prima ridotto la mortalità infantile, poi la natalità, ed è arrivata alla ZPG. L'Africa no, neanche per sogno, si è fermata a meta del guado.
    L'analisi della Abernethy individua il fattore che rende conto delle differenze, la percezione del comportamento più adatto in rapporto all'utilità economica. Il rapporto costi/benefici spiega perché l'Europa fa pochi figli e l'Africa un mare. Nel benessere europeo il costo della vita è alto, e i figli sono più che altro questo, un costo; in Africa diventano una risorsa. Soprattutto, da noi sono i genitori a dover fare tutto il possibile per i figli, in Africa è il contrario. Morale della favola: convenienza economica a fare pochi figli qua, e tanti da loro.

    La Abernethy è fra i pochi autentici maltusiani in circolazione perché ha messo in evidenza, e in modo tanto limpido, quanto Malthus avesse ragione quando deprecava i tentativi di emancipare i miserabili con gli aiuti economici.

    Caro Sergio, ho una mia piccola (eufemismo) bibliografia sul tema. Quando troverò un autore più capace di questa donna, te lo farò sapere.

    Caro Lumen, grazie per aver riportato l'articolo. Perdonami, ho completamente dimenticato a scriverti. Lo farò domani, ciao

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    1. L'europa ha sfogato la sua ultima esplosione demografica, contenuta in precedenza dalle pestilenze, riempendo le americhe, e azzererando le popolazioni ivi esistenti. Ma vi e' arrivata da conquistatrice e dominatrice, non da immigrata con le pezze al culo.

      Vero che qui i figli sono un costo pazzesco, sia per i genitori che per la collettivita': ma e' il prezzo di una societa' altamente complessa e organizzata, che per funzionare deve avere dei membri estremamante abili nella loro singola specializzazione (e che di tutto il resto, richiedente altrettanta specializzazione, non capiscono assolutamente un cazzo).

      Guardate i gatti, a due mesi dal parto sono gia' in grado di cavarsela da soli, a sei mesi sonoadulti, e si tratta di animali praticamente perfetti, ai vertici della piramide evolutiva...

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    2. "... e si tratta di animali praticamente perfetti, ai vertici della piramide evolutiva...".

      Difatti se hanno voglia di dormire - e ne hanno voglia spesso, non fanno che dormire - si addormentano di botto, senza ricorso ai sonniferi come un terzo dell'umanità.

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. << La Abernethy è fra i pochi autentici maltusiani in circolazione (...) Quando troverò un autore più capace di questa donna, te lo farò sapere. >>

      :-)

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    5. Da una rapida indagine e da vari indizi mi pare pero' di capire che il vero movente profondo di questa donna e' il razzismo emotivo, cui adegua il resto delle sue convinzioni razionali. Cosa che facciamo un po' tutti a dire il vero, cercare e trovare conferme razionali ad idee irrazionali e preconcette che abbiamo gia' da prima e che difficilmente cambiamo specie dopo una certa eta'. QUante volte si scopre che il sottile velo di ragionevolezza delle persone spesso serve solo a nascondere un putridume emotivo che sta sotto, e che si manifesta solo nelle occasioni che "contano"! (ed e' il motivo per cui spesso siamo razzisti anche senza saperlo/volerlo, perche' sappiamo che in tempo di crisi e' il legame del sangue quello che vince, anche se in tempo di pace le coltellate volano piu' facilmente fra i fratelli)

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    6. "Difatti se hanno voglia di dormire - e ne hanno voglia spesso, non fanno che dormire - si addormentano di botto, senza ricorso ai sonniferi come un terzo dell'umanità. "

      Vero, ma io ho avuto un gatto per 18 anni che non sono MAI riuscito a sorprendere nel sonno, per quanto mi avvicinassi felinamente di soppiatto. Dal punto di vista sensoriale, sono decisamente animali ai vertici della piramide evolutiva... anche se poi magari non riescono ad imparare ad attraversare la strada senza essere impallinati... cChanno di bello che pure convivendo con l'uomo, sono animali che mantengono la loro indipendenza e individualita', non sono delle nostre crezioni imperfette e volgari, come sono sempre gli animali addomesticati.

      A questo proposito, Lorenz fu paradossalmente accusato di nazismo per il suo preoccuparsi, da etologo che ben vedeva la differenza fra la fierezza dell'animale selvatico e la miseria di quello addomesticato, della preoccupante deriva verso un sempre maggiore addomesticamento, in senso allo stesso modo negativo, dell'uomo stesso.

      Tempo fa sentii una conferenza interessante di uno dei fratelli di Prodi, storico mi pare, che si lamentava ugualmente, dal punto di vista del diritto, della deriva della nostra societa' europea moderna verso un sempre maggiore inquadramento normativo dell'uomo, sempre piu' spogliato di ogni facolta decisionale, e deresponsabilizzato completamente. La morale oramai si riduce al rispetto acritico della legge, qualunque essa sia, il che a pensarci bene e' la negazione della morale, dato che senza liberta' non puo' esistere morale.

      Piu' o meno e' la stessa cosa di cui si preoccupava lorenz, qualcuno che se ne accorge e' rimasto, per quanto negletto e ai margini.

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    7. Sì, la "degenerazione" è per Lorenz uno degli otto vizi capitali dell'umanità (tra i quali lui ci mette anche la sovrappopolazione! Ed eravamo allora rispetto a oggi quattro gatti!). E così, complice lo Zeitgeist, lui vedeva di buon occhio una certa selezione degli umani (il che non significa che approvasse i piani eugenetici del regime - ma non ho notizie precise al riguardo). Donde l'accusa, non so quanto fondata, di razzismo (ma per me Lorenz resta Lorenz, un autore che ho apprezzato e mi ha dato molto).
      Quanto alla "morale ridotta a rispetto acritico della legge, qualunque essa sia", mi sembra una deriva inevitabile - proprio per l'aumento esponenziale della popolazione. "Più aumenta il traffico, più regole ci vogliono", diceva lo scrittore svizzero F. Dürrenmatt. È logico. Vedi anche la deriva autoritaria di oggi per prevenire o combattere il terrorismo, la necessità del "cittadino trasparente" (der gläserne Bürger) con lotta totale all'evasione fiscale. Più sicurezza non può significare che meno libertà. Anche meno libertà di evadere le tasse ovviamente. Io non le ho mai evase, per il semplice motivo che non avevo niente da evadere (merito dunque zero). E anche per l'educazione ricevuta dai salesiani sono ... rispettoso della morale (pubblica).
      Dici anche "non c'è morale senza libertà". Questa benedetta libertà! Come ho già spiegato una volta, io non sono libero di rubare o non rubare: semplicemente non rubo perché i salesiani mi hanno programmato così, e magari perché riconosco che se tutti rubano a man salva, buona notte. Adamo non aveva morale (a parte che non doveva cogliere il frutto proibito - che fosse una mela l'hanno scoperto o affermato nel V. secolo d. C.!). Quando arrivò Eva qualcosa cambiò, perché erano in due e dovevano spartirsi il giardino (le sfere di competenza, le aiuole a Eva, la cucina - vegetale! - ad Adamo). Dunque la morale nasce quando siamo più di uno - e quei due o più tardi dieci miliardi hanno idee diverse su quel che gli appartiene! Bisogna intendersi, darsi delle regole, il rispettarle è logico - se non si vogliono grane - e ... la libertà non esiste (o è un concetto vago o elastico).
      La morale della favola o del mio discorsetto è che andremo tutti in paradiso, anche se abusiamo della cosiddetta libertà (e in paradiso troveremo fior di criminali, a cominciare da Costantino il Grande e Carlo Magno, canonizzati per avendo ammazzato gente una vita intera - ma per la gloria di Dio e della Chiesa).

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    8. << La morale della favola o del mio discorsetto è che andremo tutti in paradiso >>

      Mi permetto di dissentire !
      Il paradiso te lo puoi scordare.
      Però, se ti accontenti, ti posso promettere che non andrai all'inferno ;.)

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    9. "Il paradiso te lo puoi scordare."

      Aggiungo per colpa dei salesiani, che lo hanno impossibilitato a compiere alcuna azione morale. (e non scherzo!)

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  9. Articolo utile e (in effetti) ancora attuale: naturalmente senza dimenticare quei 70/80 mln di gravidanze indesiderate annue globali correlate alla deleteria impossibilità di accedere ai moderni strumenti contraccettivi.

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    1. Quell'impossibilita' ce l'avevamo anche noi fino a 50 anni fa, cioe' ieri l'altro, diamo tempo al tempo. Dovrebbe essere noto che perfino in Iran gli aiatollah e' da un bel pezzo che raccomandano il controllo demografico. In occidente a volte la nostra arroganza autoreferenziale ci sta facendo restare indietro rispetto a quelli che deridiamo senza conoscere, senza che nemmeno ce ne accorgiamo.

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    2. Francamente a me risulta(va) che Ahmadinejad, seguendo in ciò la tendenza abituale nei regimi autoritari (su base politica o religiosa, la sostanza non cambia), avesse invitato gli iraniani a RADDOPPIARE la popolazione nel giro di pochi anni...

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    3. In effetti vedo che stanno cambiando politica, ma e' una deriva recente, fino a poco fa, come puoi vedere qui:

      http://www.glistatigenerali.com/medio-oriente/nuova-pianificazione-familiare-in-iran-piu-figli-meno-contraccettivi/

      Per decenni l’Iran ha perseguito un programma che agevolava il controllo delle nascite per le famiglie. Comprendeva delle sovvenzioni per la vasectomia, contraccettivi a prezzi accessibili o talvolta gratuiti, ed anche l’educazione nazionale sulla salute sessuale. Adesso si vogliono invece vietare tutti gli interventi chirurgici destinati alla contraccezione permanente, salvo i casi in cui ci siano minacce per la salute fisica, e puniti coloro coinvolti in tali operazioni. La nuova legislazione dovrebbe effettivamente porre fine al famoso slogan del Paese “due figli è sufficiente”.


      Credo che avranno problemi, la societa' iraniana non e' nella pratica molto diversa dalla nostra, e' che hanno dei governanti con le manie di grandezza e da manicomio pure li'.

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    4. Visto che sei "nuovo", ti raccomando di vedere con la calma i video di questo personaggio qui:

      http://www.gapminder.org/videos/dont-panic-the-facts-about-population/

      Secondo me l'approccio razionale alla questione e' il suo, e' uno dei pochi che sa di cosa sta parlando ed espone i fatti con correttezza, ti raccomando anche i video su ted, alcuni sono commoventi:

      http://www.ted.com/speakers/hans_rosling

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  10. << naturalmente senza dimenticare quei 70/80 mln di gravidanze indesiderate annue globali correlate alla deleteria impossibilità di accedere ai moderni strumenti contraccettivi. >>

    Ben detto, Claudio.
    Certo i contraccettivi da soli non bastano, perchè talora il problema è culturale, ma intanto da averli disponibili, a non averli, fa una grande differenza.

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    1. Il problema non e' solo culturale, e' politico, un paese che non sfrutta fino all'ultimo le sue risorse e' fatalmente destinato, nei tempi lunghi, ad essere invaso da un'altro che lo fa. Questo per la banale ragione che le risorse sono tali e hanno un valore solo in quanto usate da qualcuno. Succede anche a livello personale e all'interno di un paese, chi ha un capitale e non lo sfrutta, e' odiato da chi e' povero non solo quando esibisce la sua ricchezza, ma anche se si rifiuta di "fare il ricco" (da crapulone diventa avaro). Insomma diciamoci la verita', all'uomo, e alla donna, non va mai bene nulla.
      Ecco, sebbene emotivamente non sia fra questi, una cosa che mi riesce arduo capire razionalmente e' perche' ci sia gente che si preoccupa tanto per il futuro di questa tutto sommato abbastanza miserabile umanita', quando comunque lui, e pure i suoi eredi, non ci saranno piu': che si arrangi, che se la sbrighi da sola.

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    2. "Una cosa che mi riesce arduo capire razionalmente e' perche' ci sia gente che si preoccupa tanto per il futuro di questa tutto sommato abbastanza miserabile umanità".

      Miserabile umanità? Che cinico. Non tutti sono miserabili e schifosi (e stronzi). Questa terra e parte dei suoi abitanti della famosa specie doppiamente sapiens non sono da buttare, anzi amiamo questa terra e alcuni di questi sapiens, e anche molte altre specie. Tanto è vero che siamo tutti ancora qui invece di esserci suicidati. E dispiace il pensiero che vada tutto a ramengo. Insomma, vorremmo passare il testimone. Se non vogliamo passarlo è segno che ci fa tutto veramente schifo e in questo caso è razionale non prendersela troppo, anzi augurarsi che vadano tutti all'inferno. Après moi le déluge, dicono che disse Luigi XIV (invece sembra un'invenzione). Anche per lui non valeva passare il testimone, lui se l'era goduta ma che adesso andassero pure tutti affanculo.

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    3. Mah, mi pare che l'umanita' si dia troppa importanza, non riesce a non essere antropocentrica neanche quando e' contro l'antropocentrismo (vedi in qualche misura il buon agobit).

      Non preoccuparti che il testimone passa, comunque, anche se non lo volessi, l'istinto di sopravvivenza e' di gran lunga il piu' forte, tutto il resto delle convinzioni si adegua, ed e' solo per questo che cosi' pochi, nonostante la loro vita faccia soggettivamente se non oggettivamente schifo, si suicidano.

      In tutti questi blog piu' o meno istericamente monomaniacali (escluso questo naturalmente ;) cio' che manca di piu' e' il "sub specie aeternitatis", l'ybris regna sovrana. Ecco, e' quando l'ybris regna sovrana che ci si dovrebbe preoccupare: ma ricorsivamente... il peccato di ybris e' ricorsivo, chi lo addita spesso ne soffre di piu' di chi ne viene accusato.

      A proposito sul numero di le scienze di febbraio l'articolo di apertura e' dedicato all'"era della disinformazione", cui ha dato la stura internet:
      http://www.lescienze.it/edicola/2016/02/02/news/la_fine_dell_informazione-2944811/

      In effetti, ricordate quanto piu' tranquillamente si viveva durante la nostra giovinezza, quando eravamo noi a dover cercare le informazioni e non erano le quasi sempre false informazioni che ci rincorrevano perseguitandoci? Da questo punto di vista c'e' un mondo di differenza, trovate? C'e' da dire che anche allora, comunque, le manie trovavano modo di diffondersi nei vari strati della societa'... Mi chiedo come evolvera' la faccenda, ovvero come questo cambiamento influenzera' la societa' nel suo insieme, pensate al disastro che succederebbe se una singola delle monomanie demenziali dei blog surclassasse le altre, pervadendo tutto il mondo culturale: sarebbe la follia di massa.

      Ma forse i disastri del '900, del secolo breve, derivano proprio dall'informazione di massa, che ha permesso il propagarsi delle dicerie folli in modo molto piu' rapido ed efficace di quando avveniva ad esempio nei cosiddetti "secoli bui" (se ci pensiamo, infatti, il '900 della razionalita' scientifica applicata alla societa' - vedi ad esempio il comunismo, di cui infatti molti "catastrofisti scientifici" di oggi sono orfani - non e' stato certo inferiore al peggiore medioevo dal punto di vista della psicosi collettiva.

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    4. << Mah, mi pare che l'umanita' si dia troppa importanza, non riesce a non essere antropocentrica >>

      E' vero, caro Diaz, ma è inevitabile (VIVA NOI, come diceva un famoso slogan) e non mi sembra una cosa poi così ignobile.
      Il problema forse, come ho già detto altre volte (anche chez Agobit), è che non lo siamo abbastanza.
      Cioè siamo antropocentrici ottusi e con la vista corta, perchè tutto il male che facciamo all'ambiente, in ultima analisi è un danno che facciamo a noi stessi.

      Non vorrei sbagliare (magare il buon Lorenz ne ha parlato e Sergio potrebbe confermarlo) ma ci sono ben poche specie animali che maltrattano il proprio habitat come facciamo noi.

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    5. @ Diaz

      Eco (buonanima, eh già, tocca a tutti, anche ai migliori) pensava peste e corna delle reti sociali. Che però prolificano. Non so come si possa rimediare, è chiaro che tutti vogliono essere ascoltati, dire la propria in rete è un po' esistere (qualcuno ti risponde anche, dunque sei). Non so come se ne possa uscire, è quasi impossibile. Ogni tanto ho voglia di staccare tutto, non leggere i giornali online, ma poi la mattina lo stesso accendo il computer (che altro puoi fare alle tre o quattrod del mattino) e comincio a perdermi. Un po' è però anche divertente, formuli, ti sfoghi un po', apprendi anche qualcosa.
      Io non sono iscritto a Facebook, né a Twitter e altre coglionate. Non ho lo smartphone, nemmeno il telefonino, mai avuto, ma un po' cupidus rerum novarum lo sono anch'io (bisogna pure distrarsi un po' no?).
      È impossibile raccapezzarsi ormai, tutti scrivono libri, tutti filosofeggiano, tutti gridano. L'asteroide o la bomba, così si riparte da zero o quasi.

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    6. @ Lumen

      "ci sono ben poche specie animali che maltrattano il proprio habitat come facciamo noi"

      Be', il cervello ce l'abbiamo per qualcosa, no? Anche gli animali sono però capaci di rovinarsi la vita. Gli elefanti per esempio a volte fanno tabula rasa e poi non trovano più niente da mangiare. In genere però sono i limiti naturali che impediscono alle specie animali (penso anche vegetali) di riprodursi oltre un certo limite. Insomma, non esagerano non per saggezza o istinto, ma per i limiti obiettivi posti dalla natura.

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    7. "ci sono ben poche specie animali che maltrattano il proprio habitat come facciamo noi"

      Giusto forse per gli animali, ma solo perche' non riescono a fare di meglio per loro inadeguatezza, e sbagliatissimo per i vegetali: quando sono apparse le prime piante fotosintetiche, che hanno cominciato a liberare ossigeno nell'aria e nell'acqua, hanno ucciso, avvelenandole con tale gas, tutte le forme di vita preesistenti (l'ossigeno, che e' forse l'elemento piu' abbondante della crosta terrestre, e' normalmente legato a qualcos'altro che infatti "ossida", non sarebbe mai libero se le piante fotosintetiche non lo rinnovassero continuamente).

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    8. "In genere però sono i limiti naturali"

      Il limite naturale piu' frequente credo sia nell'aggressione da parte dei microorganismi, per i quali le popolazioni di animali e vegetali superiori sono solo un terreno di coltura come un altro. Se non erro, praticamente TUTTE le malattie contagiose di cui soffriamo noi umani moderni non esisterebbero se la popolazione fosse piu' rada, hanno cominciato a formarsi e diffondersi solo dopo l'avvento delle prime citta' e la vita gomito a gomito, infatti l'ultima esplosione demografica non ci sarebbe di certo stata senza la scoperta delle vaccinazioni prima e degli antibiotici poi. Restano i virus dei quali non si trova vaccino, contro i quali siamo senza difese oltre quelle a noi connaturate, ma solo per poco con il progredire dell'ingegneria genetica.

      Ricordo che nelle nostre montagne trentine, circa un 20 anni fa, dopo la forte limitazione della caccia, in assenza di predatori, le popolazioni di ungulati erbivori si erano moltiplicate a dismisura grazie alla grande disponibilita' di erba, e cominciarono a morire di scabbia, si trovavano a montagne le carcasse in giro di animali morti di tale parassitosi. Non una bella fine, morire di scabbia...

      Ricordiamo che ben un terzo del territorio italiano e' ricoperto da boschi, raddoppiati da quando sono aumentate le rese agricole e la legna non e' piu' l'unico combustibile disponibile.

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  11. << Insomma, non esagerano non per saggezza o istinto, ma per i limiti obiettivi posti dalla natura. >>

    Beh, certo.
    I limiti degli animali sono oggettivi e materiali ed anche lo stesso istinto è qualcosa di molto più oggettivo di quello che noi chiamiamo libero arbitro.
    Probabilmente la nostra maggiore intelligenza è come quegli strumenti a doppio taglio (es.: un coltello) con il quale si possono fare sia cose utili sia cose dannose, a seconda delle circostanze.

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    1. "sia cose utili sia cose dannose, a seconda delle circostanze"

      Utili e dannose per cosa? Il concetto di utile e dannoso implica un giudizio di valore che e' del tutto umano, contingente e soggettivo. Rieccolo l'antropocentrismo che non vuole saperne di stare a cuccia...

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    2. Da cui rinnovo il mio iniziale invito: perche' se non ci piace l'affollamento e il resto, dobbiamo cercare discutibili se non risibili giustificazioni pseudoscientifiche e pseudoeconomiche? (l'ultimo e' un pleonasma, la "scienza economica" e' "pseudo" per definizione)
      Non possiamo dire che non ci piace, e basta, e vedere se essendo qualcun altro d'accordo, si possa rimediare di buon accordo?
      Trovo che sarebbe, perlomeno, onesto.

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    3. << Non possiamo dire che [l'affollamento] non ci piace, e basta, e vedere se essendo qualcun altro d'accordo, si possa rimediare di buon accordo? >>

      Caro Diaz, un buon accordo lo possiamo trovare tra noi eremiti, ma con tutti gli altri come la mettiamo ?

      Perchè se da un lato ci siamo noi 'masso-fobi', che andiamo in coma solo a vedere la calca di uno stadio, dall'altra ci sono i 'masso-fili' che la compagnia della folla non solo la cercano, ma la desiderano, e si trovano perfettamente a loro agio nella bolgia del maxi-evento di turno.

      E come lo trovi un punto di incontro tra questi due opposti ? :-)

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    4. Se conviene a qualcuno cercarlo con le buone, cercando di portare gli altri sulla nostra posizione, chiedendo solo rispetto senza raccontare balle colossali mascherate di necessita' scientifica che finiranno per ritorcersi contro, anzi lo stanno gia' facendo, quelli siamo noi: proprio perche' siamo in minoranza relativa e assoluta. Meglio sarebbe che a ciascuno sia consentito di vivere secondo le sue inclinazioni: la calca del condominio a chi piace la calca, la "baracca" della villettopoli a chi piace mettere i piedi in terra quando esce dalla porta di casa e non ha paura i condividere la residenza con topi, serpenti, ragni e formiche.

      Parlo di baracca non a caso: quella che viene spregiativamente definita cosi', la baracca tipo terremoto del belice, e' in realta'la mia tipologia edilizia preferita: pochissimo impattante, praticamente invisibile, facile da immergere nella vegetazione, zero manutenzione che non sia fattibile dai suoi stessi abitanti a costo praticamente zero, facile da eliminare e riciclare, supereconomica... che eppure per la nostra cultura di miserabili aspiranti nobili, e' l'abominio.

      Provate voi a sistemarvi in una baracca da qualche parte, su un vostro terreno, senza dar fastidio a nessuno: le normative edilizie correnti, ottenute a furor di ecologisti, rendono la cosa vietatissima e di rilevanza penale. L'aver posto l'accento sulla sostenibilita' ambientale, per poi accorgersi che, una volta sollevata la questione e trasformatala in isteria di massa, la maggioranza si e' accorta che il modo migliore per affrontarla e' impilare la gente in grattacieli, costringerla ad utilizzare servizi costosissimi e intrinsecamente non decentralizzabili, proibire e stratassare tutto, e' stata un'idiozia somma.

      Lamentarsi ora di questa situazione, dopo averla provocata, dopo aver fatto di tutto per ottenerla, e' veramente da stupidi. E peggio ancora insistere calcando ulteriormente la mano.

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    5. << Provate voi a sistemarvi in una baracca da qualche parte, su un vostro terreno, senza dar fastidio a nessuno: le normative edilizie correnti, ottenute a furor di ecologisti, rendono la cosa vietatissima e di rilevanza penale. >>

      Mah. Non discuto sulla demenzialità di tante norme edilizie.
      Mi sembra però poco verosimile che ci abbiano messo il becco anche gli ecologisti (quelli veri, non quelli che lo fanno solo per scena).

      E poi, la lobby del mattone e del cemento è perfettamente in grado di condizionare le varie normative (statali e locali) senza bisogno dell'aiuto di nessuno.

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    6. "Mi sembra però poco verosimile che ci abbiano messo il becco anche gli ecologisti"

      Non "anche": solo. Ecologisti in senso esteso naturalmente, e non certo nel senso ristretto di ogni piccolo gruppuscolo di dementi per i quali essi soli sono i portatori del "verbo" e della "verita'".
      Le normative che abbiamo oggi derivano tutte dalle leggi collettivistiche degli anni 60 e 70, e tieni BEN presente che con la legge bucalossi del 1977 e' stata completamente separata la proprieta' del terreno dal diritto di farci alcunche': il diritto e' TUTTO e SOLO della collettivita' sotto forma di amministrazione pubblica. Il cittadino proprietario e' completamente spogliato di ogni potesta' e diritto, e totalmente deresponsabilizzato. La amministrazione pubblica va nelle mani sbagliate? Be' cosa credevano quei coglioni, dovevano pensarci prima sul fatto che creata un'istituzione superpotente prima o poi sarebbe andata nelle mani sbagliate... i pesi e i contrappesi delle istituzioni democratiche servono proprio a limitare il danno che prima o poi pianificatori e governanti commettono, scommettendo tutto e solo sul cavallo sbagliato.

      La generazione delle "lotte" continua a dare la colpa agli altri, non si e' ancora accorta, non vuole assumersi la responsabilita' del fatto che tutto cio' che ha chiesto l'ha ottenuto, e che buona parte dei problemi che abbiamo oggi derivano proprio dal realizzarsi di quei desideri.

      Sarebbe ora di prenderne atto e assumersene la responsabilita', come primo passo per rimediare agli errori, ma e' chiedere l'impossibile.

      http://www.dic.unipi.it/l.santini/edilearchitettura/AA2015-2016/lezioni/lezio8.2dallaSullo_alla%20457_13-10.pdf

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    7. Uno degli esempi da manuale dei personaggi demenziali detti sopra e' questo:
      http://sovrappopolazione.blogspot.it/2012/09/loris-rossi-rottamare-litalia-del.html

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    8. << con la legge Bucalossi del 1977 e' stata completamente separata la proprieta' del terreno dal diritto di farci alcunche': il diritto e' TUTTO e SOLO della collettivita' sotto forma di amministrazione pubblica. >>

      Vero. Ma per fare questo non c'era nessun bisogno degli ecologisti.
      Bastava la naturale propensione dei politici ad aumentare sempre di più la loro sfera di azione.
      Forse l'ecologismo è servito come scusa, come nobile paravento, ma la motivazione di fondo era appunto quella di estendere il potere delle amministrazioni pubbliche.

      Cosa che d'altra parte, sembra incredible, è la gente stessa a chiedere, convinta che tutto quello che le viene dato dalla mano pubblica sia gratuito.
      Così politici ed amministratori pubblici ingrassano, dando pure la sensazione di farsi carico dei problemi dei sudditi.

      Ma di queste cose (ovvero della deriva della politica verso le elites) ho intenzione di parlare approfonditamente tra qualche settimana, rispolverando un vecchio politologo tedesco, tanto acuto quanto dimenticato.

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  12. "Ma per fare questo non c'era nessun bisogno degli ecologisti."

    Sicuramente non ce ne sarebbe stato alcun bisogno, ma ho come l'impressione che gli "ecologisti" appartenessero TUTTI ad ideologie politiche il cui primissimo fine era l'estensione del potere delle amministrazioni pubbliche, cosa di cui peraltro spesso non erano, e non sono tuttora, consapevoli, perche' gli fa comodo non esserlo (e si tratta di gente che spesso ha la presunzione di saper e voler indirizzare il mondo per i prossimi secoli...). A partire dallì'Italia Nostra allora vicina al partito repubblicano. Figuriamoci quelli collaterali all'estrema sinistra. Il movimento ecologista italiano, i vari "verdi", viene fuori tutto dalle file dell'estrema sinistra, ne conosco un bel po' anche personalmente... E se quelli dell'estrema destra, della "terra e del sangue", li abbiamo notati meno, e' solo per lo sfacelo terribile in cui hanno trascinato il mondo nell'ultima guerra, che ne ha in seguito piuttosto diminuito la popolarita'. A sinistra non hanno avuto questa opportunita', per loro fortuna prima ancora che nostra. Ma non demordono. Anzi non demordiamo, inteso il "noi" in modo allargato, come frequentatori e animatori di questi blog.

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