venerdì 1 gennaio 2016

Il fantasma di Malthus

Questo post è dedicato alle 4 grandi rivoluzioni che si sono verificate nella storia dell’homo sapiens, secondo l’ambientalista Jacopo Simonetta, con alcune interessanti considerazioni sull’ultima, la c.d. “rivoluzione verde”, e sulla sempre ingombrante presenza del fantasma di Malthus (da Effetto Risorse). Lumen


<< La prima vera “rivoluzione” che ha interessato la nostra specie non ha un nome e posso quindi battezzarla “Rivoluzione Narrativa”. Consistette nello sviluppo di un linguaggio complesso e del pensiero simbolico. Richiese probabilmente circa 50.000 anni e fece di noi l’unica specie capace di concepire e raccontare storie, avventure, miti, teorie scientifiche e quant’altro. 

La seconda fu la ben nota “Rivoluzione Agricola” (o “Neolitica”) che iniziò circa 10 – 12.000 anni fa e prese, molto approssimativamente, un paio di millenni. Consistette nell’addomesticamento di alcune specie di piante ed animali e nel passaggio da un’economia basata sulla caccia e la raccolta dei prodotti spontanei ad un’economia basata sull’agricoltura e la pastorizia. 

La terza fu la “Rivoluzione Industriale” che, in estrema sintesi, consistette nell’applicazione dell’energia fossile alle manifatture. Nel giro di un secolo dominava il mondo e nel giro di due era divenuta un fenomeno globale. 

La quarta è stata la “Rivoluzione Verde” e molti di noi sono abbastanza vecchi da averla vista di persona. Sostanzialmente è consistita nell’applicazione dell’energia fossile alla produzione agricola, trasformandola in qualcosa di strutturalmente molto simile all’industria nel giro di una ventina d’anni appena. 

In effetti, i prodromi di questo fatale tornante risalgono al primo dopoguerra, quando in Europa e Stati Uniti si cominciarono ad usare in agricoltura i nitrati ed i trattori inizialmente prodotti a scopo militare. Poi, negli anni ’30 e ’40, alcuni scienziati si preoccuparono di raccogliere in tutto il mondo piante eduli e di utilizzare le moderne conoscenze scientifiche per selezionare da queste delle nuove varietà ibride, molto più produttive. (…) 

Ricercatori e tecnici, avevano lo scopo comune di “sfamare il mondo”, come già allora si diceva. Ne avevano ben donde: nei venti anni precedenti milioni di persone erano morte di fame, soprattutto in Russia, India e Cina. Certo molti fattori avevano concorso a determinare queste tragedie, ma solo un folle avrebbe potuto ignorare che il numero di bocche cominciava, già allora, a soverchiare le capacità produttive dei sistemi agricoli tradizionali in parecchie zone del mondo. 

La Guerra mondiale fece passare perfino le carestie in secondo piano, malgrado abbia contribuito a crearne alcune delle peggiori. Ma il flagello non si fermò con la fine delle ostilità e negli anni ‘60 e ’70 decine di milioni di persone continuarono a morire di fame. (…) 

In quegli stessi anni cominciavano ad emergere i primi seri dubbi sulla sostenibilità dell’intero sistema economico mondiale e della stessa umanità contemporanea. Le parole “sovrappopolazione”, “limiti alla crescita” e simili erano sulla bocca di tutti. Lo spettro del reverendo Malthus aleggiava su tutto ciò che all'epoca si scriveva e si diceva, ma il lavoro cominciato trent'anni prima in Europa, Messico ed USA era oramai maturo per essere messo in pratica su scala globale. 

Nel giro di pochi anni quella che fu definita la “modernizzazione” dell’agricoltura portò un aumento delle produzioni agricole ad ettaro compreso fra il doppio ed il triplo, mentre lo sviluppo dei trasporti su grandi distanze permise per la prima volta lo spostamento di migliaia di tonnellate di derrate dai luoghi dove ve n’era eccedenza a quelli dove erano carenti. 

Di conseguenza, il numero di persone malnutrite diminuì dal 35% dell’umanità, alla metà degli anni ’60, a poco più del 15% nel 2005, mentre la popolazione mondiale raddoppiava di netto. (…) Lo spettro di Malthus fu sbaragliato dai fatti e l’idea che vi fossero dei limiti alle possibilità di sviluppo del genere umano fu archiviata sotto l’etichetta “cassandrate” fra l’entusiasmo generale. 

Ma già dagli anni ’30, qualcuno aveva cominciato ad avere dei dubbi sugli effetti nel tempo di questo approccio. Dubbi che l’esperienza non fece che confermare. 

Le nuove varietà sono produttive solo se si utilizza l’intera gamma di prodotti fitosanitari e fertilizzanti previsti, altrimenti danno meno delle varietà antiche. Le proprietà nutritive dei prodotti sono peggiorate, generando diffusi problemi di salute. L’uso e l’abuso di concimi inorganici ha provocato la moltiplicazione dei parassiti, la destrutturazione dei suoli e l’inquinamento delle acque del mondo intero. I pesticidi non riescono più a contenere il pullulamento di parassiti ed infestanti sempre più resistenti, mentre rendono tossici suoli ed acque, spedendo milioni di persone a cimitero non più per fame, ma per cancro.

L’irrigazione ha desertificato e salato vaste regioni, inaridito l’intero pianeta. La meccanizzazione pesante ha fabbricato centinaia di milioni di disoccupati, mentre ha destrutturato ed eroso i suoli agricoli. Il commercio internazionale ha creato rapporti di dipendenza sempre più perversi che non di rado sfociano in fenomeni di vera schiavitù o peggio; in ogni caso, nel gioco del mercato gli agricoltori sono risultati perdenti. Intere civiltà contadine sono state spazzate via per fare spazio a distese desolate da una parte, ‘favelas’ dall'altra. 

E nel frattempo la quantità di gente malnutrita ha ripreso a salire rapidamente sia in numero assoluto che in percentuale, mentre a fronte di uno sforzo produttivo in crescita esponenziale, la produzione di cibo rimane sostanzialmente stazionaria. Se vere carestie in corso non ce ne sono, sommosse per l’eccessivo prezzo del pane abbondano e, non di rado, contribuiscono a precipitare interi stati nel caos. In rapporto alla popolazione, la disponibilità di cibo è dunque tornata a diminuire ed il fantasma di Malthus torna ad infestare le notti di quanti sono in grado di pensare al domani. 

Dunque il bilancio è positivo o negativo ? Anziché esprimere un giudizio, è interessante gettare uno sguardo alla termodinamica dei sistemi produttivi. Il successo della Rivoluzione Industriale è dipeso dalla sostituzione di risorse energetiche rinnovabili, ma disperse come flussi d’acqua e di aria, muscoli animali ed umani, con risorse energetiche infinitamente più concentrate, versatili ed economiche: carbone, ma soprattutto petrolio; secondariamente gas. 

Con tecniche molto diverse, abbiamo fatto esattamente lo stesso con la Rivoluzione Verde: l’insieme di tecniche adottate ha permesso all'uomo di utilizzare l’energia fossile per produrre cibo. Se, infatti, analizziamo il flusso di energia attraverso un agro-ecosistema pre-rivoluzione troviamo che vi è un’unica fonte di energia: il sole. Anche il lavoro muscolare i uomini ed animali proveniva infatti dal cibo cresciuto sul podere grazie alla luce solare. 

La medesima analisi, fatta su un agro-ecosistema industrializzato, ci mostra che ogni Kcal di cibo che arriva nei piatti richiede la dissipazione di 10-15 Kcal di energia fossile. Fino a 40, nel caso di filiere complesse come quella dei surgelati. In pratica, noi oggi mangiamo principalmente petrolio e, secondariamente, metano e rocce. Tutto il resto serve a rendere questi materiali digeribili. 

Ma sappiamo che il picco del greggio è alle nostre spalle (2005 per la precisione), mentre il picco di tutte le forme di energia è circa adesso. Dunque il flusso di energia fossile che ha permesso all'umanità di passare da 3 miliardi a quasi 8 sta rallentando e sempre di più lo farà negli anni a venire. Cosa mangeremo? 

In pratica, la Rivoluzione Verde ci ha permesso di barare, aumentando la capacità di carico del pianeta, ma solo per poche decine di anni, poi tornerà la normalità. Il che presumibilmente significa un rapido ritorno sotto la soglia dei 3 miliardi e probabilmente meno. A meno che… 

Già da alcuni decenni sta maturando in molti ambienti qualcosa che si propone di essere una vera e propria “Controrivoluzione Verde”. In estrema sintesi, l’idea e la pratica sono di abbandonare l’energia fossile con tutto l’armamentario chimico e meccanico dell’agricoltura contemporanea per sostituirlo con una vasta gamma di tecniche più o meno nuove che vanno dalla Biodinamica, alla Permacoltura, all'Orticoltura Sinergica e numerose altre. 

Un vasto numero di esperienze e di studi confermano la validità di un simile approccio, perlomeno ad una scala aziendale o locale. Se poi questi metodi siano in grado di alimentare le megalopoli del mondo resta da dimostrare, ma di sicuro ci sono ampi spazi per una loro molto maggiore diffusione e sviluppo. Nelle intenzioni di chi le divulga c’è la certezza , o perlomeno la speranza, che in tal modo si possano nutrire gli 8 o 9 miliardi di persone prossime venture senza desertificare il Pianeta e senza sfruttare nuove forme di energia. 

A ben vedere, delle quattro Rivoluzioni precedenti, solo le ultime due hanno comportato l’uso di una fonte supplementare di energia. Le precedenti hanno invece ottenuto una maggiore efficienza nello sfruttamento di quello che già si usava. Ora ci si propone, con buoni argomenti, di replicare l’impresa aumentando l’efficienza nello sfruttamento del sole, dei suoli e dell’acqua in misura tale da poter archiviare perfino il petrolio. Possibile che si possa ottenere un risultato di così vasta portata? Forse, ma ciò che mi stupisce è che nessuno si pone la questione di cosa succederebbe se quest’utopia diventasse realtà.

Senza Rivoluzione Narrativa gli umani sarebbero rimasti meno di un milione nel mondo. Senza quella agricola saremmo rimasti intorno a 5-6 milioni. Senza Rivoluzione Industriale saremmo rimasti meno di un miliardo sul tutto il Pianeta. E senza Rivoluzione Verde saremo ancora 3 miliardi o forse un po’ meno. Se davvero la “Rivoluzione Bio” avesse il successo sperato, non osserveremo forse lo stesso identico fenomeno avvenuto nei casi precedenti ? Aumento della disponibilità di cibo, quindi aumento della popolazione e nuova crisi ad un livello più alto di stress sul sistema planetario ? 

Tutte le popolazioni animali aumentano fin quando il numero dei morti non eguaglia quello dei nati. Finora, aumentare la disponibilità di cibo è servito ad aumentare il numero di bocche, rilanciando questo gioco terribile per un altro giro. Alzando però la posta, rappresentata dalla percentuale di Biosfera e di umanità che dovranno morire per ristabilire l’equilibrio. I fattori limitanti sono quella cosa odiosa che, uccidendo gli individui, garantiscono la sopravvivenza delle popolazioni e degli ecosistemi. 

Ci sarebbe, in teoria, una scappatoia, (…) cioè esattamente quello che era stato prospettato, a suo tempo, dai programmatori della Rivoluzione Verde: aumentare la produzione di cibo era una soluzione A CONDIZIONE che, contemporaneamente, si riuscisse a stabilizzare la popolazione sui livelli di allora o poco più. Altrimenti, fu detto, l’intera operazione si sarebbe risolta in un disastro di proporzioni inimmaginabili. 

All'epoca si pensava di poterci arrivare tramite uno stretto controllo delle nascite, ma è andata diversamente. Ora stiamo cercando di rilanciare alzando la posta. Abbiamo una vasta gamma di tecniche che forse possono nutrire 8 o 9 miliardi di persone anche a fronte di una ridotta disponibilità di energia fossile. OK, ma se funzionasse, come eviteremo di diventare 10 o 12 miliardi? 

Se non si risponde a questa domanda in maniera credibile e continuiamo a pensare in termini di massima produzione siamo magari dei bravi agricoltori, ma non stiamo facendo nessuna contro-rivoluzione. >> 

JACOPO SIMONETTA

58 commenti:

  1. Non sono un' esperto del settore, ma credo nemmeno Simonetta, ci sono diverse cazzate che invalidano abbastanza il discorso generale, ad esempio quella che le nuove varieta' sono piu' produttive solo in un contesto di agricoltura industrializzata: semmai e' vero l'esatto contrario, le nuove varieta' sono piu' produttive anche con minore supporto di chimica e meccanica, dove cio' e' richiesto.
    Su queste cose vi consiglio di seguire quel pozzo di scienza in proposito che e' alberto guidorzi, ne trovate i commenti che sono meglio di trattati, sul blog di bressanini, scienza in cucina. Sull'agricoltura, dato che la quasi totalita della popolazione ormai non ha neanche la piu' pallida idea di cosa sia in pratica e ne ha una visione del tutto romantica, girano le scemenze piu' totali senza che nessuno trovi mai niente da ridire. (tipo quella che gli ogm sono sterili ad esempio, salvo poi aggiungere che contaminano le specie "naturali").
    Sarebbe bene che chi abita in citta' e ne gode mangi, ringrazi e stia zitto. Non so se Francesco sia d'accordo lui che e' del mestiere mi pare.

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    1. Non so se Simonetta dica "cavolate" oppure no, perchè neppure io sono un esperto in materia (e dire che i miei nonni erano piccoli agricoltori di campagna).

      Quello che mi sento di dire, con profonda convinzione, è che il problema della fame, in effetti uno dei problemi più nobili da affrontare, non potrà mai essere risolto sino a che non si riuscirà ad uscire dalla trappola malthusiana.
      Una trappola non solo difficile da affrontare, ma dalla quale sembra che non vi sia neppure la volontà di uscire.

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  2. Mi aspettavo leggendo una stroncatura di Diaz (o di Giuliano Ferrara - se frequentasse questo blog). E difatti è arrivata, ma parziale (aggiungo per fortuna perché io ho trovato il testo di Simonetta interessante). Biodinamica, Permacoltura, Orticoltura Sinergica? Mammamia, non ne so niente.
    Se no che dire? Mah, siccome non sono esperto di niente mi limito a leggere con più o meno attenzione e a notarmi ciò che mi sembra interessante o persino notevole, importante. Ma sempre più con la coscienza o sensazione di essere fuorigioco ovvero semplice spettatore di eventi su cui non posso influire. Continuo sì a pensare che la crescita demografica sia un grande problema, forse il problema massimo, ma "non ho le prove", la mia è solo un'opinione più o meno suffragata da altre opinioni più o meno autorevoli. Le previsioni catastrofiche del Club di Roma non si sono avverate, anzi si spera addirittura di risolvere il problema della fame nel mondo (al momento ne soffrirebbero sembra circa 700 milioni) entro il 2030, cioè domani. Mah, ho qualche dubbio in proposito, ma - di nuovo - i miei dubbi sono solo opinioni, cioè affermazioni non incontrovertibili come dicono i filosofi.
    È un fatto comunque che di demografia non parli quasi nessuno, di sviluppo demografico fuori controllo (ovvero di "esplosione demografica") ancor meno, anzi se ne parli passi per malthusiano, nemico del genere umano, pessimista, persino razzista e fascista.
    Insomma, che fare? Ma se si trovasse la pietra filosofale, cioè la fusione nucleare che risolverebbe - si dice - tutti i problemi energetici dell'umanità, o anche solo se s'incrementasse la costruzione di centrali nucleari "classiche" (certo, di quarta o anche decima generazione) - come auspicano agobit e Zichichi - be', allora forse si potrebbe crescere ancora di numero, no? Oppure lo stesso si andrebbe inavvertitamente a sbattere contro i limiti del pianeta (che però forse non conosciamo, ce ne accorgeremo soltanto al momento di sbatterci su e procurandoci bernoccoli o fratture letali). È un fatto che sto diventando sempre più cauto nelle mie affermazioni ("so di non sapere niente" o quasi niente - diceva un tale 2'500 anni fa, anche se di cose ne sapeva per l'epoca).
    Mi aggrappo al principio di precauzione, adelante Pedro con juicio, ma può essere anche pusillanimità. Com'è bello il detto "audere sapere" che si potrebbe o dovrebbe aggiornare con un audere facere. A volte bisogna tentare senza essere sicuri del risultato, anzi tremando.
    Buon anno a tutti.

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    1. "È un fatto comunque che di demografia non parli quasi nessuno"

      Se seguiste qualsiasi blog di economia, se ne parla eccome invece, solo esattamente al contrario di come intende Sergio!

      Il perche' lo sapete: la decrescita demografica, come la decrescita economica, manda in crisi il sistema, o meglio diminuisce le occasioni di business invece di aumentarle.

      Oggi come oggi l'opinione degli esperti di economia e' di gran lunga la piu' ascoltata da grandi e piccini, tanto che il discorso ecologico e' comunque ad essi subordinato, l'ecologia va bene ma solo se se ne fa una grassa occasione di business per i privati e soprattutto per lo stato (introito fiscale e crescita del PIL). E infatti dove era possibile farne una grassa occasione di business le istanze ecologiche (= piu' spesa pubblica, piu' tasse, norme, divieti e multe) sono state applicate perfino esageratamente.

      Io sono completamente stomacato dall'economicismo che pervade e dirige ormai ogni minimo aspetto della nostra vita, per cui mi stomaca per riflesso l'ecologismo nel modo economicistico in cui e' applicato. Tutto e' contabilizzato col bilancino del ragioniere, a tutto viene attaccato un cartellino del prezzo. E il bello e' che del fatto che ormai TUTTO venga contabilizzato in termini monetari, anche l'aria che respiriamo (vedi carbon tax e robe del genere, si tratta di contabilizzazioni economiche dell'aria), viene data la colpa al "neoliberismo"... ma dove lo vedono il liberismo... forse Sergio che vive in svizzera non se ne rende conto, in tal caso beato lui.

      Anche se leggendo un commento al recente post sulla Svizzera di Pardo, viene da porsi delle domande...

      (sul foglio e ferrara da questo punto di vista hai ragione, ma e' evidente che si tratta piu' che altro di opposizione viscerale del bastian contrario ferrara al pauperismo e al catastrofismo, al clima di paura propalato, che oggi pervade TUTTA l'informazione, A SCOPO DI LUCRO, opposizione al metodo su cui, anche se non sempre sul contenuto, sono d'accordo - il problema sarebbe mantenere la discussione in termini razionali, ma pare sia impossibile, se non ribatti con lo stesso tono non esisti, se ribatti con lo stesso tono sei un coglione - questa informazione demente e isterica esagera fino al parossismo qualsiasi scemenza, e la societa' civile la segue e ne fa da specchio).

      Come buon anno, che ricordiamo e' solo una scadenza burocratico-fiscale, che quindi e' da cretini festeggiare a meno che non si faccia i contabili, trovo appropriato questo, del resto e' vero che in questo periodo, almeno in italia dalle mie parti, sono tutti depressi e/o incazzati come belve, altro che "felice natale e buon anno nuovo":

      https://www.youtube.com/watch?v=pgbViFiyIns

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    2. << la decrescita demografica, come la decrescita economica, manda in crisi il sistema, o meglio diminuisce le occasioni di business invece di aumentarle. >>

      Caro Diaz,
      purtroppo hai centrato il cuore del problema.
      La nostra civiltà si fonda, in ultima analisi, sul sistema economico capitalistico il quale, pur con tutti i suoi vantaggi, ha il grande difetto di non poter stare in equilibrio, ma - come gli squali (che bella metafora, eh...) - deve muoversi (crescere) continuamente per non morire.
      E cambiare questo sistema in modo non traumatico mi pare davvero impossibile.

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    3. Non credo che il sistema capitalistico c'entri un cazzo, anche se non si puo' dirlo se si vuol essere "a la page": e' la struttura mentale dell'uomo che e' cosi': MAI CONTENTO.
      L'uomo, e la donna, cosi' non siamo "sessisti" quello che ha gia' non lo vede nemmeno e lo da' per scontato, quello che vede con la fantasia e ancora non ha lo fa soffrire terribilmente.

      Avete mai sentito le comari di paese chiaccherare? E' un continuo misurare col bilancino del farmacista cos'hanno di piu' gli altri che loro non hanno. E la potenza della chiacchera e' fenomenale.

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    4. Lo sapete che anche i primati contano, seppure fino a poche unita'? Pare che serva a distribuire il cibo. L'istanza distributiva e' l'ossessione.
      Quanto ho io, quanto hanno gli altri. La distribuzione e' giusta?
      Quindi, se la matematica e' nata per questo, non e' strano che il computer si sia sviluppato prima di tutto per la contabilita' ragionieristica (IBM = international business machines)

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    5. << Non credo che il sistema capitalistico c'entri un c***o, anche se non si puo' dirlo se si vuol essere "a la page": e' la struttura mentale dell'uomo che e' cosi': MAI CONTENTO. >>

      Guarda che una cosa non esclude l'altra.
      Il sistema capitalista ha avuto un successo strepitoso perchè è quello che asseconda al meglio gli istinti del mio caro gene egoista (la competizione e la sopraffazione), ma non è sicuramente l'unico sistema socio-economico possibile e la storia lo ha dimostrato più volte.

      Quindi se è vero che col capitalismo dominante si continuerà a correre per crescere, è anche vero che una volta che la crescita sarà finita (OGGETTIVAMENTE FINITA intendo), anche il capitalismo dovrà essere sostituito da qualcosa d'altro.
      Un qualcosa che sarà sempre conforme ai dettami del mio "genietto", ma diverso.

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    6. Ok ma allora il problema del capitalismo e' che funziona troppo bene?
      Funzionare troppo bene non e' un difetto, il difetto e' nel "mai contenti", che viene prima, ed e' caratteristica _essenziale_ dell'uomo. Se ci fossimo accontentati prima, non saremmo mai nemmeno diventati uomini. Comunque le altre civilta', pur senza capitalismo, non mi pare abbiano prodotto alla fine risultati altro che comunque parziali e deludenti (anch'io mai contento, e pure riguardo alle altre civilta' ;)

      In altre parole, ci stiamo lamentando della nostra stessa essenza. Ha senso? Eppoi lo vedi? Mai contenti... Ci confermiamo nei nostri "difetti" anche quando li critichiamo...

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    7. << Ok ma allora il problema del capitalismo e' che funziona troppo bene? >>

      Penso proprio di sì.
      L'eccesso è nemico del bene e già gli antichi latini dicevano che IN MEDIO STAT VIRTUS.
      Il vizio è quasi sempre un eccesso di cose piacevoli ed anche a livello biologico lo status ideale è l'omeostasi cellulare.

      Il capitalismo invece è fatto palesemente di eccessi: per il momento ce li godiamo, ma prima o poi la mancanza di equilibrio presenterà il conto.

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    8. Il capitalismo da solo senza la scienza e la tecnica moderne non sarebbe andato molto lontano. La colpa degli eccessi e' quindi piu' da ascrivere alla scienza e alla tecnica, seguendo questo ragionamento. Tant'e' che eccessi ne sono stati fatti molto di piu', nella modernita', dove si sono sperimentate altre strade diverse dal capitalismo liberale. Di cui molti dei nostri ecologisti sono nostalgici.

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  3. << Ma se si trovasse la pietra filosofale, cioè la fusione nucleare che risolverebbe - si dice - tutti i problemi energetici dell'umanità (...) be', allora forse si potrebbe crescere ancora di numero, no? >>

    Caro Sergio,
    mettiamo che sia vero e che sia possibile, e allora ?

    Perchè essere in tantissimi sulla terra deve essere un valore in sè ?
    Perchè essere - per ipotesi - 10 miliardi deve essere una cosa migliore o comunque più desiderabile che essere solo in 7 (o in 5, o in 4).
    Non è mille volte più importante e più intelligente aumentare il benessere delle persone esistenti piuttosto che il loro numero ?

    Sono sicuro che anche tu ti sarai posto molte volte queste domande.
    E che le risposte che ti sei dato non sono poi molto diverse dalle mie.

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    1. È chiaro che la penso come te (più o meno). Non vedo proprio la necessità di aumentare di numero e in modo pazzesco, anche avendo a disposizione energia à gogo. Io trovo che stiamo già stretti abbastanza già adesso, figurarsi con 10 o 20 miliardi. A me cadono le braccia quando vedo quelle torme di negretti o di cinesini o piccoli indiani che vivono poi in condizioni pietose. Ho appena letto sul Giornale un servizio sull'India: anche l'aumento del PIL del 9% annuo non può cancellare la miseria.
      Ma forse - chi lo sa - l'evoluzione tende umana tende al formicaio (in parte già realizzato). Tutti gli esseri umani saranno collegati con lo smartphone o altre diavolerie più raffinate, semplici cellule di un organismo che si espande su tutta la terra, l'umanità 3.0. Quelle cellule ovviamente non conteranno niente o ben poco, l'organismo le eliminerà se necessario con il sistema immunitario fatto di congegni elettronici. Il cervello sarà forse in America, il cuore in Africa, l'apparato digestivo in Asia.
      Io non amo, non posso amare l'umanità che è un'astrazione (almeno fino a un certo punto). Riconosco, apprezzo, mi sento a mio agio solo con poche persone e mi sento anche in vaga sintonia con una cerchia allargata che parla la mia lingua, ha una storia e una cultura comune. Ma già questa cerchia allargata può causarti l'orticaria, pestarti i piedi.
      L'inflazione causa svalutazione, e anche di esseri umani può esserci inflazione (questa apparirà un'affermazione cinica ad alcuni, da misantropo). Troppa gente dà sempre fastidio (ti spintona, ti ruba il posto, anche il portafogli senza che te ne accorgi, devi stare attento).
      Comunque l'umanità sembra essere tuttora in fase espansiva - checché ne pensiamo noi con le nostre fisime malthusiane - e ... non si vede la fine di questo straripare.
      Però noi stiamo ancora benino, non possiamo lamentarci troppo, anzi un giornalista olandese molto simpatico che vive tra Atene e Wettingen (Svizzera) sostiene che siamo incredibilmente privilegiati, noi Svizzeri e forse Europei in genere. Mah!

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    2. "Perchè essere in tantissimi sulla terra deve essere un valore in sè ?"

      Mi pare che per nessuno sia un valore in se' che siano tantissimi quelli che appartengono alle altre tribu'... ognuno pensa alla sua...

      D'altra altri cercano solo, suppongo, di alleviare l'angoscia esistenziale che _comunque_ l'uomo si porta dietro, non dicendo che tutto va male e andra' sempre peggio, bensi' dando speranza.

      Guardate che il catastrofismo millenarista e' a fondamento delle religioni in genere... e del potere della classe sacerdotale che promette la salvezza purche' se ne seguano i dettami. Del cristianesimo e del cattolicesimo tolto questo resta poco, e anzi la sua perdita di potere nelle societa' contemporanee e' dovuta al fatto che di catastrofi, di fatto, se ne vedono solo nella fantasia sbrigliata dei cronisti che se non vogliono perdere il posto devono aumentare tiratura e audience.

      Vediamo di non collaborare a creare una nuuova classe sacerdotale di tecnocrati dell'ecologia-economia, che ci siamo molto vicini, forse la nostra religione sta perdendo peso solo per questo, perche' e' sostituita da un'altra di cui, proprio perche' e' la nuova verita' e il nuovo paradigma, non siamo consapevoli.

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    3. D'altra parte, manca "parte" nel terzo capoverso.

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  4. Ecco l'articolo del Giornale. Madonna, sì certo, noi siamo privilegiati, ma fino a quando lo resteremo? Ovviamente: perché dovremmo restare privilegiati? Anche gli altri vogliono la loro parte, e non ci chiederanno il permesso di prendersela.
    Altro che magnifiche sorti e progressive.

    http://www.occhidellaguerra.it/il-grido-della-miseria/

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    1. Ho letto l'articolo.
      Non corrisponde minimamente a quello che mi e' stato detto da persone che conosco.
      Io ho una lontana parente che fa l'infermiera da decenni e che e' andata in india ogni tanto a dare assistenza proprio in quelle situazioni: mi ha detto che negli ultimi anni le condizioni sono enormemente migliorate, per cui in realta' e' vero che nei paesi del cosiddetto terzo mondo la globalizzazione e l'industrializzazione recenti hanno portato ad un netto miglioramento delle condizioni dei piu' poveri. Poi che i piu' ricchi siano diventati ancora piu' ricchi, non dimostra NULLA.

      Quello che abbiamo visto nel video di Rosling, evidentemente gia' cancellato dalla memoria, e' vero.

      Altra cosa, secondo altri studi, le disuguaglianze non sono aumentate, sono diminuite, dappertutto.
      La fonte non sembra essere un granche', ma corrisponde con altre testimonianze di persone che conosco che girano il mondo non da semplici turisti:

      leganerd.com/2015/11/19/ricchezza-poverta-lindice-gini/

      Ma e' un dialogo fra sordi: ognuno alla fine da' peso solo alle informazioni che corroborano i suoi pregiudizi... che sono tali proprio perche' rendono sordi a ogni smentita. Su questo l'informazione lucra alla grande, dal grande network televisivo al piu' piccolo blog.

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  5. << Io non amo, non posso amare l'umanità che è un'astrazione (almeno fino a un certo punto). Riconosco, apprezzo, mi sento a mio agio solo con poche persone >>

    E non c'è nulla da vergognarsi, perchè si tratta di limiti intrinseci, propri della nostra identità di primati.

    Copio e incolla di Wiki:
    << Il numero di Dunbar è una quantificazione numerica del limite cognitivo teorico che concerne il numero di persone con cui un individuo è in grado di mantenere relazioni sociali stabili, ossia relazioni nelle quali un individuo conosce l'identità di ciascuna persona e come queste persone si relazionano con ognuna delle altre.
    Il numero è stato introdotto dall'antropologo britannico Robin Dunbar, il quale ha individuato una correlazione tra le dimensioni dell'encefalo dei primati e quelle dei gruppi sociali degli stessi. In seguito, Dunbar applicò la sua teoria usando le dimensioni medie dell'encefalo umano: evincendolo dai risultati degli studi sui primati, giunse alla conclusione che gli esseri umani sono in grado di mantenere solo 150 relazioni sociali stabili. >>

    Questo spiega molte cose, dal fallimento del comunismo politico, alla difficoltà di molti (quorum ego) ad empatizzare ipso facto con qualsiasi altro essere umano (come vorrebbe il buonismo imperante).

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    1. Sergio parla identico a gramsci quando ha cominciato ad andare in crisi di coscienza verso il comunismo... mi pare egli cominciasse a rendersi conto che e' inutile e falsa una dottrina che suggerisce di amare tutta l'umanita' in blocco, quando egli non riusciva ad amare nemmeno suo padre e sua madre come singoli individui. (o roba del genere cito a smemoria)

      Per quanto riguarda Dunbar, infatti, in tutti gli eserciti del mondo i gruppi primari di soldati (le "compagnie", nel nostro) sono di circa 100-150 persone. La guerra le ha selezionate cosi'. In olanda si sono accorti che il condominio per funzionare un minimo non deve mai superare quel numero di abitanti. Ma questo definisce solo il gruppo sociale di base, la tribu', non pone nessun limite a quante di queste tribu' possano esistere e collaborare per via gerarchica, e infatti i risultati, eclatanti, di questa collaborazione, si vedono.

      Pero' peso encefalo = gruppo sociale mi pare scienza spazzatura, di genere lombrosiano.

      Bella la chiusa dell'articolo che citi:
      "L'autorità fiscale svedese, nel 2007, facendo riferimento alla ricerca di Dunbar, ha riorganizzato le sue funzioni prevedendo un massimo di 150 addetti per ufficio".

      Il fisco e' sempre all'avanguardia!

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    2. << Pero' peso encefalo = gruppo sociale mi pare scienza spazzatura, di genere lombrosiano. >>

      E perchè ? Non mi pare proprio,
      (lasciando perdere Lombroso, poverino, che aveva a disposizione strumenti ridicoli, ma quanto meno ha avuto il merito di inventarsi una disciplina).

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    3. Su lombroso ho letto per caso un libretto di fanta-storia molto gustoso trovato in rete e non reperibile nelle librerie almeno delle mie parti, Luca Masali - La vergine delle ossa, che consiglio.
      Lombroso era anche un esperto di pellagra, flagello dell'epoca, anche se pare non ha mai capito a cosa fosse dovuta, date appunto le conoscenze dell'epoca.

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  6. Comunque, come vi ho detto fin dall'inizio, secondo me e' sbagliato, e in tutti i sensi, voler dare giustificazione economico/scientifica/ecologica al fastidio che si ha per l'affollamento.

    E' sbagliato perche':
    - uno si viene subito tacciati di egoismo,
    - due scientificamente parlando finora i fatti hanno dimostrato che il mondo regge benissimo una popolazione cosi', dato che siamo qui, abbiamo mangiato, e siamo vivi. Il che e' inoppugnabile, direi.

    Sergio lo si capisce da lontano in miglio che e' visceralmente respinto dalla folla indistinta.
    E per me e' piu' o meno lo stesso.

    Ma allora perche' non esprimere semplicemente la propria opinione e preferenza senza voler a tutti i costi vestirla di oggettivita' universale promettendo catastrofi e flagelli: di universale non ha un bel niente, anzi alla maggior parte della gente piace la folla, appena ne vedono una ci si tuffano dentro felici, mettiamocelo in testa. Le localita' turistiche, i centri commerciali, i ristoranti per avere successo devono attirare almeno un certo numero di persone, e poi vorranno entrarci anche TUTTI gli altri, che si mettono pazienti in coda. Siamo fatti cosi'.

    Secondo me invece esiste un diritto di vivere secondo le proprie preferenze anche quando sono del tutto arbitrarie e non maggioritarie, non occorre, ripeto, tentare di vestirle di oggettivita' scientifica, credo non sia nemmeno corretto, oltre che strategicamente sbagliato, visto che e' la maggioranza che vince. Non mi piace invece per niente, all'opposto, chi tenta di imporre la propria opinione _arbitraria_ tra-vestendola di verita' economico-scientifica (che ormai ha lo stesso significato che religiosa), magari promettendo apocalissi se non si fa quello che dice lui (e in questo ambito vale per entrambi gli schieramenti). Trovatemi la differenza col millenarismo di stampo superstizioso-religioso. Gia' e' vero, trattasi di "scienza oggettiva"... col cazzo e' scienza: la scienza vera e' propria non e' mai sicura di nulla, o se lo e', lo e' probabilisticamente e fino a prova contraria, mentre e' invece la religione che possiede la verita' assoluta in cui chi non crede e' espulso dal (relativo) contesto sociale, pro o contro che sia.

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    1. Anzi rileggendo mi vien da osservare che ultimamente la posizione fra religione e scienza si e' rovesciata. E' la religione che e' piu' possibilista, mentre la scienza e l'economia sono diventate tassative, o perlomeno cosi' vorrebbero quelli che si basano su di esse per sostenere un'opinione o l'altra.

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    2. << Anzi rileggendo mi vien da osservare che ultimamente la posizione fra religione e scienza si e' rovesciata. E' la religione che e' piu' possibilista, mentre la scienza e l'economia sono diventate tassative >>

      Questa mi sembra un po' troppo grossa.

      La religione è diventata possibilista in occidente, perchè ha perso quasi tutto il suo prestigio morale e deve accontentarsi delle briciole mediatiche.
      Ma dove è ancora viva e dominante (vedi islam) col cavolo che è possibilista.

      Quanto ai limiti della scienza li conosco benissimo anche io, ma resta comunque lo strumento migliore di cui disponiamo.

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    3. L'islam non e' una religione come la intendiamo noi occidentali, e' una politica e una sociologia. L'ateo Hitler non era per niente diverso dai regimi islamici piu' feroci e oscurantisti, e ha governato mezza europa per un bel po' di anni quando erano giovani i nostri genitori (perlomeno i miei), o al massimo i nonni. Mussolini non giunse a tanto, ma continuo' l'opera di sacralizzazione dello Stato, con tanto di miti e riti, iniziata dai risorgimentali.

      Ergo, si puo' essere atei, ed essere peggiori del peggiore regime teocratico islamico.

      Stessa identica cosa vale per il comunismo, che inoltre si foggiava, e si foggia, della prestigiosa qualifica di "scientifico".

      Il cosiddetto "costruttivismo" che si rimprovera al comunismo oltre che ai fascismi, cioe' usare gli uomini come se fossero dei mattoncini lego per ottenere il mondo perfetto stile plastico ferroviario, peraltro, e' pienamente presente proprio nelle ricette degli ecologisti politici delle nostre bande, tanto che io ho la netta sensazione che da comunisti siano diventati ecologisti solo perche' questo da' comunque modo di esprimere il loro "costruttivismo", un po' fascistoide, caratteriale, di base. Da cui inoltre la loro avversione teologica al capitalismo e, guardacaso, al liberismo, che infatti per loro e' sempre "selvaggio".

      Perfino Odifreddi, sui limiti della scienza:
      http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2016/01/02/linsegnamento-della-scienza-parole-di-un-nobel/

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  7. << L'islam non e' una religione come la intendiamo noi occidentali, e' una politica e una sociologia. >>

    Non sono d'accordo.
    Anche il Cristianesimo, quando dominava l'Europa, era una politica e una sociologia, ma era pur sempre una religione.
    Poi, le cose si sono un po' divaricate.
    L'islam è solo indietro di qualche secolo, ma è una religione, eccome.

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    1. Nell'islam la separazione chiesa-stato non esiste costituzionalmente, mentre nel cristianesimo e' il contrario ("date a cesare quel che e' di cesare").
      Sono diversi, da questo punto di vista.

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    2. E comunque non cambia tanto, periodicamente, che si tratti di stato o religione, di "stato occidentale" o islam, partono i pogrom verso i diversi, che nei casi elencati sopra vanno piu' spesso contro i diversi "memeticamente", che geneticamente.

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    3. Pogrom che possono essere genetici, oppure memetici (il pensiero e/o lo stile di vita diverso deve sparire). Per quanto riguarda lo stile di vita, i nostri Stati occidentali attuali, democratici e pluralisti nella forma, sono invece spaventosamente uniformanti nella sostanza, e uniformano con la violenza: se non ottemperi agli ormai innumerevoli obblighi che lo Stato ti impone, e' la sua forza che ti obbliga a fare cio' che la Sua Legge impone.

      Onestamente io non solo vedo sempre meno differenze con un Dio spietato, ma vedo anche che un Dio spietato sarebbe di fatto molto meno efficace nella soppressione del "non uniformato"...

      Tant'e' che oggi, ho scoperto con sorpresa, diversi anarco-libertari rimpiangono i cosiddetti tempi bui del medioevo, durante i quali, tolti gli episodi eclatanti, pare si godesse di piu' liberta' di quanta se ne goda oggi. Anatema!

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  8. << Nell'islam la separazione chiesa-stato non esiste costituzionalmente, mentre nel cristianesimo e' il contrario ("date a cesare quel che e' di cesare"). >>

    Questo è vero ma la Chiesa, nei suoi secoli migliori, non aveva un vero rispetto per il potere temporale, ma lo utilizzava come una pedina a suo favore, lasciandogli da fare, magari, il "lavoro sporco".
    Quindi spesso si trattava di una separazione più formale che sostanziale, che la Chiesa sfruttava a suo vantaggio.

    Però, in effetti, quando le cose incominciarono a cambiare, la separazione formale si è ritorta contro di lei.
    La concezione islamica, invece, è molto più totalizzante, devo riconoscerlo.

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    1. Ho imparato da voi, seguendo gli interessanti link e i colti suggerimenti bibliografici che proponete ogni tanto, che fu Costantino a perpetuare il dominio della romanita' sull'europa "adottando" il cristianesimo. Pero' devo dire che gia' da prima nutrivo il sospetto che il cristianesimo e la chiesa avessero ulteriormente universalizzato il concetto di Legge che, corigetemi se sbaglio, e' originale della romanita' (vox populi (romani), vox dei). Difficile dire a questo punto chi, fra Roma e il cristianesimo, abbia utilizzato l'altro come traghettatore. Credo piu' Roma. L'idea di una legge al di sopra degli uomini, ma modellata sulla media del loro credere (la "chiesa" come comunita' dei cristiani), e' totalmente, e originalmente, Romana.

      Un libro di storia del diritto (romano) che vi raccomanderei, a questo proposito, e sul quale mi piacerebbe conoscere la vostra opinione, e' "la liberta' e la legge".

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    2. "Questo è vero ma la Chiesa, nei suoi secoli migliori, non aveva un vero rispetto per il potere temporale, ..."

      Un'interessante osservazione. Potere civile e religioso erano le facce della stessa medaglia. Si appoggiavono l'uno sull'altro, ma erano anche in conflitto e concorrenza, e la Chiesa si riteneva in effetti la vera depositaria della Verità, della Legge e di ciò che consegue. Non per niente la Chiesa poteva depositare un potente (Magnificat: "deposuit potentes et exaltavit humiles") o legittimarne il potere. Esemplare l'episodio di Canossa. Ancora più esplicito il dictatus papae di Gregorio VII in cui si arroga ogni potere (un testo allucinante). Tempi passati, ormai il potere civile (alcuni dicono i massoni, i poteri occulti) non hanno quasi più bisogno della Chiesa (però l'invasione dell'Europa invocata dal gesuita potrebbe essere stata "silenziosamente" concordata coi massoni ... ammazza, che complottismo!).
      È utile ricordare comunque che il "date a Cesare quel che è di Cesare ecc." di Gesù è ambiguo e ... gesuitico (cioè un escamotage di Gesù per togliersi d'imbarazzo). Perché in realtà tutto è di Dio, anche quel che è di Cesare. Da chi ha infatti autorità Cesare? Ma da Dio.

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    3. @ Diaz

      << Difficile dire a questo punto chi, fra Roma e il cristianesimo, abbia utilizzato l'altro come traghettatore. Credo piu' Roma. L'idea di una legge al di sopra degli uomini (...) e' totalmente, e originalmente, Romana. >>

      Sono perfettamente d'accordo.
      E secondo me il diritto (moderno) è senz'altro il lascito maggiore che gli antichi romani hanno fatto all'umanità, tanto che ancora oggi gran parte dei principi giuridici fondamentali possono essere definiti con un semplice brocardo (ce ne sono di bellissimi).

      @ Segio

      << È utile ricordare comunque che il "date a Cesare quel che è di Cesare ecc." di Gesù è ambiguo >>

      Non solo ambiguo: direi che potrebbe benissimo essere apocrifo (come tanti altri detti famosi attribuiti a Gesù), dato lo scopo evidente di compiacere i nuovi padroni romani.

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    4. Leggendo qualcosa trovata in rete sui legami storici fra il cattolicesimo e il piu' antico paganesimo, pare proprio che il cattolicesimo abbia preso dalla romanita' anche l'abilita' di inglobare usi e costumi alieni pur di espandere il suo dominio.
      Se cercate "festivita' pagane in cristiane" trovate di tutto.

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  9. Un allarmante articolo del Foglio prevede tempi bui per la povera Italia in cui nascono sempre meno bambini e l'età media si allunga con un sacco di schifosi vecchiacci ottantenni, novantenni e persino centenari (ma quando se ne vanno ...). Insomma, fatti due conti il tracollo sarebbe dietro l'angolo. Mah, forse, chi lo sa. Non sono demografo, non m'intendo di statistica. Dovrei starmi zitto, no? Be', sì, ma potrò ancora esprimere un parere? Ecco, allora condivido il parere di tale Giovanni che commenta l'articolo del Foglio in questione (di cui non indico il link per non farvi perder tempo, tanto potete benissimo immaginare cosa scrive il foglio di Ferrara, natalista peggio del gesuita pur non avendo nemmeno un figlio):
    "Giovanni • 21 ore fa
    Mi trovo solo parzialmente d'accordo con l'allarme per la diminuizione delle nascite nel nostro paese. A mio avviso la popolazione italiana cerca incosciamente di riposizionarsi su una densità abitativa più armonica rispetto alla superficie del paese. L'Italia ha una densità per chilometro quadro di circa 210 abitanti, una volta e mezza quella della Cina che è di 134 abitanti, abissalmente incomparabile con quella degli Stati Uniti che è di soli 35 abitanti, il doppio di quella francese pari a circa 100 abitanti e simile a quella tedesca che è di 230 abitanti e che infatti sta sperimentando anch'essa un calo delle nascite. Si tenga conto inoltre che il nostro territorio è estremamente montagnoso e che la densità reale rapportata all'effettiva fruibilità antropica è molto più alta di quella teorica. Tanti anni fa uno studio piuttosto accurato stimava in circa 40 milioni la popolazione ideale nel territorio italiano. A scombussolare la naturale tendenza della popolazione italiana a ridimensionarsi è ora la massa di immigrati che per la loro cultura hanno un tasso di natalità parecchio superiore al nostro. Ciò non farà altro che far diminuire ulteriormente la natalità indigena con le conseguenze che è facile immaginare. E' come un recipiente che perde liquido da un piccolo buco ma ne riceve parecchio di più da un altra fonte. Ciò avrebbe dovuto mettere in allarme i nostri "sagaci" politici."

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    1. Ragionevoli le obiezioni di giovanni, comprese le meste considerazioni finali sull'inutilita' del calo nostrano (oltre all'immigrazione, il tasso di natalita' delle italiane e' molto piu' basso di quello delle immigrate).
      In effetti e' vero che il calo delle nascite sarebbe molto meno un problema se non ci fosse il drastico aumento dell'eta' media: fra un po' ci saranno tre vecchi da sostenere per ogni giovane in eta' da sostenerli: evidentemente l'unico modo che ha una societa' cosi' di sopravvivere e' usare il capitale accumulato dai vecchi per chiamare giovani da altre nazioni per sostenerli (che e' quello che succede da un pezzo, vedi l'esercito di badanti straniere).

      D'altra parte parlavo con persone di cultura cattolica: dopo una recente visita in olanda, avendo visto pochissime persone in giro di eta' superiore ai 60 anni, molte meno che di quante ne vedono qua, hanno dedotto atterrite che li' i vecchi fanno in modo che muoiano subito appena diventano tali ;) Vedete a cosa arriva l'ostilita' evidentemente ancora ben viva fra il cattolicesimo e i riformati.

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  10. << L'Italia ha una densità per chilometro quadro di circa 210 abitanti, una volta e mezza quella della Cina che è di 134 abitanti, abissalmente incomparabile con quella degli Stati Uniti che è di soli 35 abitanti, il doppio di quella francese pari a circa 100 abitanti e simile a quella tedesca >>

    Accidenti, Sergio, siamo messi molto peggio di quanto immaginavo.
    Ma i numeri, come sempre, sono lì a parlare da soli.
    E nonostante questo, si aprono le porte ad una immigrazione (quasi) senza limiti.
    Altro che le impronte digitali: agli immigrati dovrebbero prendere le impronte.... ecologiche!

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    1. Teniamo conto che l'italia e' uno dei paesi migliori al mondo per ospitalita' verso l'uomo, clima ottimo, mare pescoso, terra fertile, estrema abbondanza d'acqua...

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    2. "E nonostante questo, si aprono le porte ad una immigrazione (quasi) senza limiti."

      Serve solo un minimo sforzo d'immaginazione per capire cosa succede negli uffici di un qualsiasi comune in cui i dipendenti, diretti o delle "aziende munipalizzate", vedono a rischio lo stipendio o addirittura il posto perche' si restringe la cosiddetta "platea contributiva"...

      Estendere questo concetto al resto dell'economia non e' difficile... ma il costo piu' anelastico di tutti, e anzi in crescita continua specie visto l'invecchiamento della popolazione, e' quello della spesa pubblica (per sanita' e pensioni si spende MOLTO di piu' che per la scuola e la difesa, che sono voci irrilevanti al confronto).

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    3. "E nonostante questo, si aprono le porte ad una immigrazione (quasi) senza limiti"

      Non solo: capita sempre più spesso di sentire accorate/indignate geremiadi legate al calo del tasso medio di fecondità "indigena" e (quel che è peggio) proposte di legge tese a re-incrementarlo a qualunque costo (o quasi): a cominciare dai famigerati bonus-bebè; e come se ciò non bastasse questa roba in genere viene sostenuta da chi (un giorno sì e l'altro pure) deplora l'elevato livello di disoccupazione, povertà e degrado ambientale presente nella Penisola! L'impietosa 'volontà di potenza' (di niciana memoria) clerico-nazional-turbocapitalista non concede mai una tregua...

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    4. Diaz:

      "... vedono a rischio lo stipendio o addirittura il posto perche' si restringe la cosiddetta "platea contributiva"..."

      Già negli anni Settanta il calo demografico si faceva sentire a livello ... scolastico! Sì, già allora il numero di allievi diminuiva a vista d'occhio e ciò gettava nel panico - tra gli altri - gli insegnanti ...
      Tra parentesi l'Italia era inchiodata - e lo sarebbe rimasta ancora a lungo - a quota 57 mln: un equilibrio - numerico - pazzesco. Invece ora GRAZIE agli immigrati (lo ripetono tutti, destra, sinistra, Chiesa, economisti, demografi, scienziati vari) siamo in ripresa, graziaddio!

      Gli statali a vita andrebbero schiodati dalle loro sedie. I posti statali - sicuri, al riparo della concorrenza, comodi, discretamente pagati - andrebbero ridistribuiti regolarmente fra tutti (quelli che li vogliono). Solo la ricerca non può essere affidata a chiunque, ma gli altri posti sono alla portata di quasi tutti. Ricordare la cuoca di Lenin (per chi non se la ricorda: una volta che il comunismo avesse trionfato chiunque, anche la cuoca, sarebbe stata capace di dirigere gli affari di Stato).

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    5. "la cuoca di lenin"

      Se non ricordo male, trovi qua qualcosa di interessante, di piero melograni, in proposito (credo vi interessi anche il resto, se non altro perche' de marchi fu il fondatore dell'aied, associazione italiana per l'educazione demografica...):
      http://www.radioradicale.it/scheda/248837/il-nuovo-pensiero-forte-marx-e-morto-freud-e-morto-e-io-mi-sento-meglio

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    6. Ok, d'accordo, anche la cuoca di Lenin avrebbe saputo dirigere gli affari di Stato.
      Ma poi, Lenin, avrebbe saputo cucinare al posto suo ?
      Eh, eh, eh...

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    7. Thorstein Veblen

      Un diverso punto di vista, o se si vuole una diversa definizione di capitalismo, la abbiamo in Thorstein Veblen, un economista statunitense del New Deal della scuola istituzionalista. Veblen è uno dei pochi che fornisce una definizione esplicita di "capitale", e dunque implicitamente di "capitalismo". Per Veblen il capitale non ha necessariamente una manifestazione monetaria: esso consiste nelle conoscenze, nei saperi, nelle tecniche, nei metodi di produzione, di una determinata società. In ogni società determinati gruppi sociali si appropriano di questo "capitale" sociale per il proprio tornaconto particolare (prestigio, potere, non necessariamente reddito o danaro) con i più svariati mezzi. Per Veblen, dunque, ogni società è in questo senso "capitalista". La sua definizione non coincide affatto con quella di Marx, e non lo si può dunque definire correttamente un "marxista" (come talvolta si è invece erroneamente fatto); semmai, la sua è una generalizzazione della nozione di Capitale in Marx, che ne sarebbe solo una specifica determinazione legata ad uno specifico momento storico.

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    8. << Per Veblen il capitale non ha necessariamente una manifestazione monetaria: esso consiste nelle conoscenze, nei saperi, nelle tecniche, nei metodi di produzione, di una determinata società. >>

      Molto interessante.
      Il capitale inteso (anche) come know-how.
      Però, a mio avviso, la proprietà "giuridico-economica" dei mezzi di produzione resta fondamentale.

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    9. E perche' il timbro di un libero professionista, il valore legale del titolo di studio e il diritto di autore cosa sono?

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    10. Sono privilegi camuffati da tutela pubblica.
      Almeno i primi due.
      Sul diritto d'autore (temporaneo), invece, mi trovo d'accordo, perchè si tratta effettivamente del riconoscimento di un diritto.

      (La differenza concettuale tra diritto e privilegio mi pare netta e, per altro verso, fondamentale).

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    11. "La differenza concettuale tra diritto e privilegio mi pare netta e, per altro verso, fondamentale"

      Certo che lo e', ed e' anche fortemente costrittiva, ma la sua definizione e' completamente arbitraria, una volta soddisfatte le necessita' del contesto.
      Cio' che sembra diritto in un contesto spazio-temporale, e' privilegio in un altro.
      Questa consapevolezza relativistica e' ovviamente fortemente osteggiata da qualsiasi incarnazione del potere, nonche' dal bisogno d'ordine di qualsiasi societa' organizzata.

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    12. Nonche' osteggiata da qualunque idea di societa' che intenda sostituirsi a quella corrente, anzi forse di piu'.

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    13. << Cio' che sembra diritto in un contesto spazio-temporale, e' privilegio in un altro. >>

      Può darsi che, a livello concreto (cioè storico-politico) sia facile confondere i due termini, ma a livello concettuale la differenza resta cristallina.
      Vi è "diritto" quando la tutela sociale è correlata ad un corrispondente dovere.
      Se invece vi è una tutela senza doveri, siamo nel privilegio.

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    14. Io di cristallino non ci vedo proprio nulla.
      Per tutta la storia quello che tu definiresti come privilegio e' stato visto come un dovere, intrinseco, di tutela sociale, per il quale non avrebbe avuto senso parlare di privilegio.
      Hai ragione tu, o la storia?

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  11. @ Claudio

    << deplora l'elevato livello di disoccupazione >>

    Secondo le mia attuali fonti di informazione economica (Bagnai), l'attuale elevato livello di disoccupazione sarebbe VOLUTO, e le lamentazioni pubbliche, con gli immancabili "fermi propositi di fattivo intervento", sarebbero solo scena.
    Non mi stupirebbe se fosse davvero così.

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  12. @ Diaz

    Chi è l'autore di "la liberta' e la legge" ?

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    1. Scusa il disturbo, dev'essere Bruno Leoni. Pazzesco, in rete trovi tutto, persino il risultato di Roma-Napoli nel girone di andata del campionato 1957-58. È una bella cosa, ma dà da pensare. Niente più sfugge ai poteri occulti (eppure per uccidere Gheddafi ci hanno messo mesi, bombardavano e bombardavano, ma lui era sempre da un'altra parte). Leopardi già ai suoi tempi scriveva che "il mondo è ormai descritto in picciol carta". Ma adesso è davvero cartografato nei dettagli, tutte le strade e le case del pianeta si vedono su Google Earth. Noi lo troviamo spassoso (finché ci arriverà un drone in testa).

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    2. Si' e' lui, lo trovi stranamente su emule. Pur essendo un piccolo libretto e'di non facile lettura, ma molto interessante.

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  13. A proposito di denatalità, non vi sarà sfuggito il fatto che ogni giorno una voce autorevole denuncia il problema della denatalità in Italia.
    Eppure la popolazione dell'Italia è sempre andata crescendo, mai diminuendo. E anche secondo gli ultimi dati è ancora in crescita, non in calo.
    Attorno al 1890, in un periodo di forte flusso emigratorio, gli italiani erano la metà di oggi... E non ho mai letto che allora si paventasse il problema della sottopopolazione!
    In base a questi dati, che senso ha che si lancino ogni anno allarmi per la denatalità?
    E se la popolazione aumentasse, la nuova generazione saprebbe affrontare il problema del consumo del territorio, del dissesto idro-geologico, della depauperazione dei mari, della cementificazione delle coste, dell'inquinamento? Dove troverà le risorse per diminuire il nostro deficit energetico, che supera già l'80%?
    Infine, chi manterrà la nuova generazione quando sarà vecchia? Una nuova leva di popolazione ulteriormente incrementata?

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