giovedì 17 dicembre 2015

Terra promessa

Sono ormai decenni che, nella “terra promessa” di Israele, o di Palestina che dir si voglia, ebrei ed islamici se le danno di santa ragione.Dopo tanto tempo, tante incomprensioni, tanta violenza e tante crudeltà sembra davvero difficile dividere in modo ragionevole i torti e le ragioni, ma ci si può provare. Ce ne parla il saggista americano Sam Harris in questo interessante post, tratto dal blog “Il Censore”.
LUMEN



<< La mia posizione su Israele è in un certo senso paradossale. (…) Non penso che Israele dovrebbe esistere in quanto stato ebraico. Credo che sia osceno, irrazionale e ingiustificabile avere uno stato organizzato attorno a una religione. Quindi non celebro l'idea che esista una patria ebraica nel Medio Oriente. Certamente non sostengo alcuna pretesa ebraica su beni immobili basata sulla Bibbia. (…)

La giustificazione per uno stato simile [però] è piuttosto facile da trovare. Non c'è bisogno di cercare qualcosa, oltre il fatto che il resto del mondo si sia dimostrato entusiasta di assassinare gli ebrei in quasi ogni occasione. Così, se ci dovesse essere uno stato organizzato attorno alla protezione di membri di una singola religione, dovrebbe certamente essere uno stato ebraico. (…)
 
È superfluo dire che, nel difendere il suo territorio in quanto stato ebraico, il governo israeliano e gli israeliani stessi hanno fatto cose terribili. Hanno combattuto, come stanno combattendo ora, delle guerre contro i palestinesi che hanno causato perdite enormi di vite innocenti. A Gaza sono stati uccisi (…) più civili che miliziani. Questa non è una sorpresa perché Gaza è uno dei posti più densamente popolati della terra. Occuparla, combattervi delle guerre, dà la garanzia di far uccidere donne e bambini e altri civili.
 
E probabilmente ci sono pochi dubbi che nel corso di diverse guerre gli israeliani abbiano compiuto azioni che equivalgono a crimini di guerra. Sono stati brutalizzati da questo processo, ovvero, sono stati resi brutali da esso. Ma questo è per lo più dovuto al carattere dei loro nemici.
 
Qualunque cosa terribile gli israeliani abbiano compiuto, è anche vero che hanno adoperato più autocontrollo nella loro lotta contro i palestinesi di quanto noi – americani, o europei occidentali – abbiamo usato in una qualunque delle nostre guerre. Hanno sostenuto più esami pubblici minuziosi di livello mondiale di qualunque altra società, che si sia mai dovuta difendere da degli aggressori. Semplicemente gli israeliani sono tenuti a misurarsi con uno standard differente. E le condanne rivolte loro dal resto del mondo sono del tutto sproporzionate rispetto a ciò che hanno realmente fatto.
 
È chiaro che Israele sta perdendo la guerra delle pubbliche relazioni e la stia perdendo ormai da anni. Per gli osservatori esterni una delle cose più irritanti dell'attuale guerra a Gaza è la perdita sproporzionata di vite umane da parte palestinese. Questo non ha un gran senso dal punto di vista morale. Israele ha costruito dei rifugi anti-bomba per proteggere i suoi cittadini. I palestinesi hanno costruito tunnel attraverso i quali possono lanciare attacchi terroristici e rapire gli israeliani. Israele dovrebbe forse essere incolpata per essere riuscita a proteggere la propria popolazione in una guerra difensiva? Penso di no.
 
Ma è impossibile guardare alle immagini che escono da Gaza (…) e pensare che questo sia qualcosa di diverso da un male mostruoso. Nella misura in cui gli israeliani sono i perpetratori di questo male, sembra impossibile sostenerli. E non c'è dubbio che i palestinesi abbiano sofferto terribilmente per decenni sotto l'occupazione. Qui è dove la maggior parte dei critici di Israele sembra fermarsi. (…)
 
La verità è che c'è una differenza morale scontata, innegabile ed enormemente significativa tra Israele e i suoi nemici. Gli israeliani sono circondati da persone che hanno esplicite intenzioni di genocidio nei loro confronti. Lo statuto di Hamas è esplicitamente genocida. Auspica un tempo, basato su una profezia coranica, quando la terra stessa chiederà urlando sangue ebraico, in cui gli alberi e le pietre diranno «O musulmano, c'è un ebreo che si nasconde dietro di me. Vieni a ucciderlo». Questo è un documento politico. Stiamo parlando di un governo che è stato eletto al potere da una maggioranza dei palestinesi.
 
La discussione nel mondo musulmano circa gli ebrei è assolutamente sconvolgente. Non solo c'è la negazione dell'Olocausto, [ma] l’affermazione che lo metteranno in atto realmente se sarà data loro l'opportunità. L'unica cosa più odiosa del negare l'Olocausto è dire che sarebbe dovuto esserci; non è avvenuto, ma se ne avremo l'opportunità, lo compiremo. Ci sono programmi televisivi per l'infanzia che insegnano ai bambini di cinque anni le glorie del martirio e la necessità di uccidere gli ebrei.
 
E questo è il cuore della differenza morale tra Israele e i suoi nemici. (…) Per comprendere questa differenza morale, dovete chiedervi cosa ciascuna parte farebbe se avesse il potere di compierla.
 
Cosa farebbero gli ebrei ai palestinesi se potessero far loro tutto ciò che vogliono? Beh, conosciamo la risposta a questa domanda, perché possono fare più o meno qualunque cosa vogliano. Domani l'esercito israeliano potrebbe uccidere tutti quelli che sono a Gaza. Quindi questo che significa ? Beh, significa che, quando sganciano una bomba su di una spiaggia e uccidono dei bambini palestinesi, come è avvenuto, questo è quasi certamente un incidente. Non stanno mirando ai bambini. Potrebbero mirare a tutti i bambini che vogliono. (…)
 
Ora, è possibile che alcuni soldati israeliani diventino furiosi sotto pressione e finiscano per sparare nel mucchio dei bambini che lanciano pietre ? Naturalmente. Troverete sempre dei soldati che agiscono in questo modo nel mezzo di una guerra. Ma sappiamo che questo non è lo scopo generale di Israele. Sappiamo che gli israeliani non vogliono uccidere civili, perché possono ucciderne tanti quanti ne vogliono, e non lo stanno facendo.
 
Cosa sappiamo dei palestinesi ? Cosa farebbero i palestinesi agli ebrei di Israele se lo squilibrio dei poteri fosse invertito ? Beh, ci hanno detto cosa farebbero. Per qualche ragione, i critici di Israele semplicemente non vogliono credere al peggio riguardo a un gruppo come Hamas, anche quando esso stesso dichiara il peggio.
 
Abbiamo già avuto un Olocausto e diversi altri genocidi nel ventesimo secolo. La gente è capace di commettere genocidi. Quando ci dicono che intendono commettere un genocidio, dovremmo crederci. Ci sono tutte le ragioni per credere che i palestinesi ucciderebbero tutti gli ebrei di Israele, se potessero. Ogni palestinese approverebbe il genocidio ? Naturalmente no. Ma un enorme numero di loro – e di musulmani di tutto il mondo – sì. 

Inutile dire che i palestinesi in generale, non solo Hamas, hanno una storia alle spalle riguardo al prendere di mira civili innocenti nel modi più sconvolgenti. Si sono fatti saltare in aria su autobus e ristoranti. Hanno massacrato degli adolescenti. Hanno assassinato degli atleti olimpici. Ora lanciano indiscriminatamente razzi su aree civili. E di nuovo, lo statuto del loro governo a Gaza ci dice esplicitamente che vogliono annientare gli ebrei, non solo in Israele ma ovunque.
 
La verità è che tutto ciò di cui avete bisogno di sapere riguardo la differenza morale tra Israele e i suoi nemici può essere compreso nel caso degli scudi umani. Chi usa scudi umani? Beh, certamente li usa Hamas. Lanciano i loro razzi da quartieri residenziali, dalle vicinanze di scuole, ospedali e moschee. Anche in altri conflitti recenti, in Iraq e altrove, i musulmani hanno usato scudi umani. Hanno poggiato i propri fucili sulle spalle dei propri figli e sparato da dietro i loro corpi.
 
Considerate la differenza morale tra l'usare scudi umani e l'essere dissuasi da essi. È questa la differenza di cui stiamo parlando. Gli israeliani e le altre potenze occidentali sono dissuase, per quanto in modo imperfetto, dall'uso musulmano di scudi umani in questi conflitti, così come dovremmo essere. È moralmente ripugnante uccidere civili se lo si può evitare. È certamente ripugnante sparare attraverso i corpi di bambini per colpire il tuo avversario.
 
Ma prendetevi un momento per riflettere su quanto spregevole sia questo comportamento. E per comprendere quanto sia cinico. I musulmani stanno agendo in base alla supposizione – l'informazione, in effetti – che gli infedeli che combattono, proprio quelle persone che la loro religione non fa altro che denigrare, saranno dissuasi dal loro uso di scudi umani musulmani. Essi considerano gli ebrei la progenie di scimmie e maiali, eppure contano sul fatto che non vogliono uccidere civili musulmani.
 
Ora immaginate di invertire i ruoli. Immaginate quanto sarebbe futile – e sicuramente comico – se gli israeliani tentassero di usare scudi umani per dissuadere i palestinesi. Alcuni sostengono che l'abbiano già fatto. Ci sono resoconti secondo cui i soldati israeliani abbiano occasionalmente messo dei civili palestinesi di fronte a sé mentre avanzavano in aree pericolose. Non è questo l'uso di scudi umani di cui stiamo parlando. È un comportamento oltraggioso. Indubbiamente costituisce un crimine di guerra.
 
Ma immaginate gli israeliani disporre come scudi umani le proprie donne e i propri bambini. Naturalmente questo sarebbe ridicolo. I palestinesi stanno cercando di uccidere tutti. Uccidere donne e bambini fa parte del piano. Invertire le parti qui produce una parodia grottesca (…). Se avete intenzione di discutere del conflitto nel Medio Oriente, dovete riconoscere questa differenza. Non penso che da nessuna parte vi sia una disparità etica che sia più sconvolgente e significativa di questa.
 
E la verità è che questo non è neppure il peggio che i jihadisti fanno. Praticamente Hamas è un'organizzazione moderata, paragonata ad altri gruppi jihadisti. Ci sono musulmani che si sono fatti saltare in aria tra folle di bambini – di nuovo, bambini musulmani – solo per colpire i soldati americani che stavano distribuendo loro caramelle. Hanno commesso attentati dinamitardi suicidi, solo per mandare un altro attentatore all'ospedale per attendere i feriti, dove poi hanno fatto saltare in aria tutti i degenti, con i dottori e le infermiere che stavano cercando di salvare le loro vite. (…)
 
Cosa farebbero gli israeliani se potessero fare ciò che vogliono ? Vivrebbero in pace con i loro vicini, se avessero vicini che vogliono vivere in pace con loro. Continuerebbero semplicemente a costruire il loro settore dell'alta tecnologia e prospererebbero.
 
Cosa vogliono gruppi come l'ISIS e al-Qaeda e persino Hamas ? Vogliono imporre il loro punto di vista religioso al resto dell'umanità. Vogliono reprimere ogni libertà cara alle persone rispettabili, educate e secolari. Questa non è una differenza banale. Eppure a giudicare dal livello di condanna che ora Israele riceve, pensereste che la differenza fosse nel senso opposto. >>
 
SAM HARRIS

37 commenti:

  1. Indubbiamente un articolo interessante da meditare. Non conoscevo questo Sam Harris e dopo la lettura dell'articolo sono andato a informarmi su Wikipedia, cosa che consiglio ad altri lettori:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Sam_Harris

    Un personaggio davvero interessante con cui mi sento quasi in perfetta sintonia. Naturalmente è un ebreo come si può intuire dal testo qui sopra.
    Cosa dire? Intanto io sono un ex sessantottino di sinistra e come tanti di questi, forse la maggioranza, sono stato antisraeliano e filopalestinese. Antisraeliano ma non antisemita. È noto che la vulgata attuale (sia israeliana che statale) equipara la critica a Israele come forma larvata (e nemmeno tanto) di antisemitismo, cosa che rifiuto nettamente. Già Abba Eban insinuava che chi critica Israele è nel profondo antisemita. A nessuno verrebbe in mente che chi critica il governo Renzi sia profondamente, intimamente antitaliano.
    Ovviamente Israele è un caso molto speciale. Credo che la fondazione di questo Stato, benedetta dall'ONU, sia stata illegale o comunque poco saggia visto poi quel che è successo, a cominciare dalla cacciata o dall'esodo palestinese. Israele è in guerra da quasi settant'anni: valeva davvero la pena solo per dare una patria agli ebrei, la maggioranza dei quali è disseminata in tutto il mondo? Sembra che ci siano più ebrei a New York che in Israele (cinque milioni). La situazione è ora talmente incancrenita che una soluzione non s'intravede: sono decenni che gli americani fanno la spola tra Israele e gli Stati confinanti alla ricerca di una soluzione che avrebbero potuto imporre, ma che non hanno imposto perché Israele è filoccidentale, un "avamposto contro la barbarie" (definizione di un ebreo), e ovviamente per la presenza di una lobby fortissima, filoisraeliana e filosionista negli Stati Uniti (ma non tutti gli ebrei sono filoisraeliani e filosionisti).
    Ho detto più sopra che sono stato antisraeliano e filopalestinese come tanti di sinistra. Oggi non sono più né l'uno né l'altro. Mi sono stancato perché considero il problema insolubile, ci sono ragioni da entrambe le parti.
    Harris qui sopra dice che gli israeliani sono infinitamente più umani dei palestinesi e di altri paesi confinanti che si augurano e vogliono la fine d'Israele. Potrebbero infatti radere al suolo tutto Gaza e non lo fanno, assestare colpi definitivi ai suoi nemici, senza nemmeno ricorrere all'atomica (l'esercito israeliano è per efficacia ed effettivi il quarto del mondo!).

    (continua)

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    1. (continuazione)

      https://it.wikipedia.org/wiki/Sam_Harris


      Grazie all'arma atomica e anche alla potenza di fuoco del suo esercito Israele e oggi quasi indipendente dagli Stati Uniti (che continuano comunque a rifornire Israele di armi e di dollari).
      Insomma, Israele è strapotente e invicibile, ma paga questa sua schiacciante superiorità con l'ostilità del mondo arabo. È in guerra con esso dalla sua fondazione, una fine non s'intravede. Comunque un secondo olocausto non è alle porte, anzi si può tranquillamente escludere, sia per la forza di Tsahal (l'esercito israeliano) che per l'appoggio americano. I proclami di genocidio dell'Iran e dei palestinesi sono flatus vocis, non si realizzeranno mai. L'Iran rischia la vetrificazione e il ritorno all'età della pietra se ci provasse. Nessun rischio di sterminio per Israele, ma una situazione senza via d'uscita. È noto che c'erano alternative alla fondazione di un foyer per gli ebrei in Palestina, fra le quali la creazione di questo foyer nel Madagascar. Per ovvi motivi gli ebrei hanno preferito la loro Terra Promessa. Cosa che anche il nostro de Marchi avrebbe preferito per prevenire i guai attuali. Ma forse gli ebrei avrebbe dato fastidio agli autoctoni anche nel Madagascar.
      Comunque devo dire che questo Sam Harris mi piace, soprattutto dopo aver letto l'ampia informazione su di lui in Wikipedia. È agnostico, anche se sembra essere "spiritualista" (non so cosa significhi questo termine), antireligioso senza essere fanatico, e ovviamente molto critico verso l'islam (la sinistra idiota di casa nostra lo definirebbe "islamofobo").

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    2. Mah, non mi pare pero' che l'articolo faccia dei gran ragionamenti, a partire da:

      "Cosa farebbero gli ebrei ai palestinesi se potessero far loro tutto ciò che vogliono? Beh, conosciamo la risposta a questa domanda, perché possono fare più o meno qualunque cosa vogliano"

      Questo e' falso, non possono fare cio' che vogliono, e non possono farlo perche' combattere con uno degli eserciti piu' forti del mondo contro gente, che alfine difende la sua terra, armata di sassi e fionde e con poche alternative oltre a farsi esplodere ed farsi usare come scudo umano (che piu' o meno e' lo stesso), li farebbe passare automaticamente dalla parte del torto completo agli occhi di tutto il mondo, si troverebbero totalmente isolati, e a quel punto sarebbe tutto il mondo che perorerebbe la cancellazione del loro Stato. QUindi sono costretti a operare con la pazienza, mangiucchiandosi un pezzetto di terra alla volta, quando i legittimi proprietari gliene offrono il pretesto.

      Detto questo, il resto dell'articolo vale quello che vale, cioe' secondo me poco, tradisce troppo pregiudizio, sebbene di tipo meno banale del solito.
      L'inizio dell'articolo puo' sembrare piu' condivisibile, se non per il fatto che insiste col vizio di considerare le terre poco popolate, tipo il madagascar, roba di nessuno, o meglio nella totale disponibilita' del piu' forte che arriva da fuori e ne dispone a suo piacimento. Questo mi sembra molto discutibile, c'e' la solita arroganza del "io sono civilizzato e so sfruttare le risorse, voi siste selvaggi e non ve ne fate niente, e quindi ho il diritto di prendermele"... e voi, che siete sensibili al tema della sovrappopolazione, dovreste notarlo.

      Poi mi leggo la voce di wiki dell'autore, in questo momento devo scappare, lo conoscevo gia' di nome e per aver letto qualcosa mi pare, suppongo sia citato dalla ns stampa conservatrice

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  2. << Credo che la fondazione di questo Stato, benedetta dall'ONU, sia stata illegale o comunque poco saggia >>

    Caro Sergio,
    sulla definizione di "illegale" non saprei (a livello internazionale il diritto è poco più che una finzione), ma sul fatto che sia stata una decisione poco saggia sono più che d'accordo.
    E, come dici tu, non so se potremo mai vedere una sistemazione pacifica di quella terra sventurata.

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    1. "una sistemazione pacifica"

      Resta il problema che per "sistemazione pacifica" noi intendiamo con confini, recinzioni, notai, stato, catasto, imu eccetera, MAI ci sfiora l'idea che tale "sistemazione pacifica", qualora non pienamente consensuale e pienamente consapevole, sia una terribile e subdola, nonche' ipocrita, forma di violenza. Ma forse la diamo per scontata e "naturale" perche' siamo completamente assuefatti a subirla noi stessi nel nostro contesto sociale. Dunque, per corollario, non capiamo neppure perche' ci disprezzino tanto.

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    2. << per "sistemazione pacifica" noi intendiamo con confini, recinzioni, notai, stato, catasto, imu eccetera >>

      Caro Diaz,
      in effetti a me viene in mente proprio questo e non mi sembra una cosa intollerabile.
      La società umana ha bisogno di regole e se è vero che le regole sono delle costrizioni (il termine violenza mi pare esagerato) è anche vero che senza regole non si può costruire nulla di duraturo.
      Il problema, forse, sta in "chi" stabilisce le regole, ma questo mi pare un discorso diverso (o no ?).

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    3. Però Diaz ha aggiunto "qualora non pienamente consensuale e pienamente consapevole". Dunque ci si può mettere d'accordo senza violenza (anche se il più furbo o forte imporrà lo stesso le sue regole agli altri). La civiltà ha mitigato ma non annullato la legge del più forte o della giungla. Ma è anche un fatto che tanti delegano con piacere le decisioni a qualcun altro in cui hanno fiducia, o anche per non dover pensare che è faticoso. E anche in un gruppo affiatato (anche in famiglia) c'è qualcuno che tira la carretta (e agli altri piace essere tirati). Del resto nei momenti critici qualcuno deve decidere. La democrazia a volte è un intralcio. Sta' a vedere se il chirurgo decide democraticamente con gli assistenti come procedere ...

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    4. "in effetti a me viene in mente proprio questo e non mi sembra una cosa intollerabile.
      La società umana ha bisogno di regole e se è vero che le regole sono delle costrizioni (il termine violenza mi pare esagerato) è anche vero che senza regole non si può costruire nulla di duraturo.
      Il problema, forse, sta in "chi" stabilisce le regole, ma questo mi pare un discorso diverso (o no ?)."

      Il punto e' proprio questo invece, che noi tendiamo a definire regole solo quelle imposte da noi e che piacciono a noi, il resto e' merda, e' "barbarie". Avviene anche fra i diversi partiti politici, e fra le diverse correnti di opinione magari sul clima, l'italia ne e' un riprovevole esempio in proposito.
      E' una deformazione mentale assolutamente ubiquitaria e devastante, e repulsiva e vomitevole, per il sottoscritto!

      Per carita' le regole sono necessarie, ma almeno manteniamo la consapevolezza, per onesta', che sono arbitrarie (su quali imporre e quali no abbiamo il piu' assoluto arbitrio, oppure vogliamo tornare, anzi non vogliamo proprio uscire dalla teocrazia per la quale il nuovo Dio e' il parlamento in seduta plenaria col supporto dei "tecnici" della tecnocrazia, e con le tavole della Legge mosaica sostituite dalla Costituzione? Si tratta solo di un'accozzaglia di scimmie idiote e incravattate, come abbiamo scoperto da quando i mezzi di informazione moderni hanno tolto l'aura di mistero attorno al potere, una volta lontano e incomprensibile nel suo arbitrio, anche se c'e' chi si ostina a voler a tutti i costi vedere, visto che la realta' visibile e' cosi' deludente e miserabile, complotti di "illuminati" sottostanti. Ma quali illuminati, sono dei coglioni come tutti, e anzi di piu', visto che pretendono pure di comandare agli altri...)

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  3. Leon Uris, «Exodus» :

    "This land is mine, God gave me this land."

    (Dio è sempre dalla nostra parte ovviamente, "Gott mit uns").

    Meyerbeer, «L'Africana»

    O paradiso dall'onde uscito,
    fiorente suol, splendido sol,
    in voi rapito io son!
    Tu m'appartieni, o nuovo mondo:
    alla mia patria ti posso, ti posso offrir!
    Nostro è questo terreno fecondo
    che l'Europa può tutta arricchir!
    Spettacolo divin, in te rapito io son!
    O nuovo mondo, tu m'appartieni,
    tu m'appartieni a me, a me ecc.

    Certo che i civilizzati e cristiani europei hanno fatto man bassa di tutto dove sono arrivati. Forse adesso stiamo pagando le colpe dei nostri antenati: siamo invasi e non sappiamo difenderci, abbiamo appaltato la difesa allo zio Sam che si serve di noi come gli pare.

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    1. In un mondo ancora semideserto era ancora possibile prendere possesso di vasti territori e gonfiarsi il petto orgogliosi e felici di tanta manna (portavamo in fondo la civiltà e la vera fede). Oggi il mondo è pieno come un uovo, ma si possono conquistare ancora i mercati (e assicurarsi le materie prime). È lotta continua.
      Uno scultore svizzero ha lavorato tutta la vita per costruire un tempio alla pace, il PAXMAL. È un'opera singolare degli anni Trenta che trovo interessante, affascinante - ma che non sono ancora riuscito a vedere, anche perché è quasi inaccessibile, eretta a 1500 metri. Pace irraggiungibile ...
      Battere PAXMAL / Svizzera per vedere questa singolare opera.

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    2. << Oggi il mondo è pieno come un uovo, ma si possono conquistare ancora i mercati (e assicurarsi le materie prime). È lotta continua. >>

      Appunto.
      E' l'istinto primario alla sopraffazione del mio amico "gene egoista".
      E d'altra parte, già gli antichi romani non dicevano forse: "Homo homini lupus" ?
      Non fa piacere (almeno a me non lo fa per nulla), ma è proprio così che gira il mondo.

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    3. "In un mondo ancora semideserto"

      Semideserto in senso relativo: chi raggiungeva quei posti, scappava da posti sovrappopolati, ma che erano tali solo per le tecnologie dell'epoca. Le americhe, nord e sud, erano popolate eccome, e paradigmatica e' l'invasione di quella del nord, dove la modalita' di vita della popolazione locale non comprendeva il concetto di Stato territoriale come lo intendiamo noi. En passant, gli indiani americani se non erro spesso avevano un concetto non molto distante da quello degli arabi, cioe' diverso da quello dell'agricoltore/pastore europeo che si autodefinisce tautologicamente "civilizzato". Quindi anche i posti "semideserti" magari avevano gia' raggiunto il massimo sostenibile, secondo i loro usi e costumi.
      D'altra parte credo che l'intera dispersione dell'uomo sulla terra abbia seguito questo schema: la fuga dai troppi parenti troppo voraci e invadenti, in sostanza. Lo vediamo succedere anche oggi, del resto, e in tutte le scale. Io conosco un sacco di gente "soffocata" che se ne e'scappata in luoghi ove al confronto dell'italia vige la totale anarchia, oppure anela a scapparci, e della nostra cosiddetta civilta' ne ha strapiene le scatole. Siamo fatti cosi', specialmente noi europei, che nei secoli precedenti abbiamo invaso l'intero orbe terraqueo, per cercare sfogo e fortuna e liberta' dal continente europeo iperpopolato e pestilenziale. Salvo dopo un poco riprodurre il modello di partenza, maledizione che ci insegue dovunque andiamo.

      "E' l'istinto primario alla sopraffazione del mio amico "gene egoista"."

      Non serve nessun gene egoista: in tutti i tempi la popolazione ha sempre raggiunto il massimo sostenibile, dal basso o dall'alto, dal troppo o dal poco, l'equilibrio si ottiene quando l'abbondanza o la scarsita' di risorse finiscono, contrariamente a quello che pensano praticamente tutti quelli che oggi si occupano istericamente di questo problema. Se le risorse sono in sovrappiu', non c'e' ancora equilibrio, per definizione. Cosi' come se sono in meno. Dato che oggi come oggi per gli uomini e' piu' facile cercare/inventare nuove risorse che comandare ad altri uomini, si e' seguita la strada dello "sviluppo" invece che quella della guerra. Finche' dura.

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    4. "E' l'istinto primario alla sopraffazione del mio amico "gene egoista"."

      E poi non e' tuo amico, e' tuo nemico.
      Vedi l'intera tradizione buddista orientale, che su questo aveva visto lontano gia' da subito.

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    5. "Certo che i civilizzati e cristiani europei hanno fatto man bassa di tutto dove sono arrivati."

      Anni fa non mi ricordo dove avevo letto la testimonianza di qualcuno circa la differenza caratteriale fra l'uomo bianco e l'abitante originario dell'africa (che poi e' anche l'"uomo originario", non solo dell'africa): diceva che la differenza fra il bianco e gli altri e' che il bianco non e' MAI CONTENTO di cio' che ottiene dalla terra, vuole sempre di piu', mentre gli altri quando hanno cio' che gli serve, si accontentano e SONO FELICI.

      Che uno abbia il gene egoista e l'altro no?

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    6. << la differenza fra il bianco e gli altri e' che il bianco non e' MAI CONTENTO >>

      Una considerazione molto interessante, che personalmente mi sento di condividere e che potrebbe anche spiegare molte cose.

      << Che uno abbia il gene egoista e l'altro no ? >>

      Una bella domanda retorica, che però forse ha un significato molto più profondo di quello che sembra.
      E se davvero tra le popolazioni umane - ABSIT INIURIA VERBIS - esistessero davvero delle differenze genetiche comportamentali ?
      In fondo sono passate decine di migliaia di anni dalla dispersione della specie umana.
      E se l'evoluzione, guidata dalle differenze geo-climatiche, avesse continuato il suo corso anche su di noi ?

      Mamma mia: adesso mi piglio pure del razzista....

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    7. Da un lato gli studiosi dicono (vedi cavalli sforza) che la variazione genetica e' molto maggiore all'interno di una singola popolazione umana, che non fra le medie di due popolazioni diverse (quantificando in circa sette volte, il che significa, esagerando un po', che ci sono piu' "razze" diverse all'interno di un villaggio in cui tutti sono parenti, che non fra le media svedese e la media degli aborigeni astraliani.

      Dall'altro, a fare enorme differenza puo' essere un singolo gene, che una popolazione ha e l'altra no, anche se tutti gli altri geni sono identici. QUindi una differenza genetica irrilevante in termini statistici e praticamente non misurabile puo' essere invece determinante nell'espressione del fenotipo. In altre parole l'argomento genetico, per quanto riguarda il razzismo, secondo me non vale molto. Semmai, il punto e' che la valutazione morale e di valore, cioe' su cosa sia meglio e cosa peggio, cosa preferibile e cosa no, e' del tutto arbitraria.

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    8. Fra l'altro, se non erro e' perlomeno dai tempi di Locke (antesignano del liberalismo e difensore della proprieta' privata), che si dice che la terra e' di chi la lavora, cioe' di chi la fa rendere, cioe' la sfrutta, di piu'. Il concetto, che e' stato fatto proprio dai movimenti anarchici e socialisti, mi pare serva anche a giustificare la spoliazione dei "selvaggi" delle loro terre, da parte dei "mai contenti", e oltretutto stretti nella loro terra, coloni europei.
      A pensarci, su questo peraltro si basa la nostra attuale intera organizzazione sociale, a prescindere dalla prevalenza del liberismo o del comunismo.

      Rispetto a Locke (liberista e illuminista...) leggo su wikipedia:

      La fama di Locke come maggiore esponente del nuovo regime liberale divenne grandissima: ricoprì vari incarichi importanti tra cui quello di consigliere per il commercio nelle colonie. In questo incarico tenne un atteggiamento tollerante rispetto alla schiavitù in America e nel contempo trasse ingenti profitti dalle azioni della "Royal African Company", impegnata nella tratta degli schiavi.

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    9. << Semmai, il punto e' che la valutazione morale e di valore, cioe' su cosa sia meglio e cosa peggio, cosa preferibile e cosa no, e' del tutto arbitraria. >>

      Questo può essere vero, ma solo in parte, perchè la durezza della competizione evoluzionistica (di cui oggi forse non ci rendiamo nemmeno più conto) concede pochissimo spazio alle scelte arbitrarie, nel senso di "non necessarie".
      Voglio dire che una maggiore o minore propensione per l'ottimismo, la soddisfazione o la fiducia sociale possono essere legati alle diverse difficoltà della vita quotidiana che, a loro volta, dipendono da elementi geo-climatici.

      Se ben ricordo, Yuval Harari, nel suo splendido libro, affermava che la maggiore o minore felicità individuale (propensione per l'ottimismo) era legata a fattori chimici del nostro cervello (prevalenza di ossitocina, se ben ricordo).
      E da lì al condizionamento genetico il passo è molto breve.

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    10. Nell'uomo, le scelte arbitrarie e non necessarie rappresentano il 99 per cento della sua vita, per questo non ci rendiamo piu' conto della competizione evoluzionistica, che e' il restante 1 per cento, a meno che non vi si comprenda che l'ambiente dell'uomo e' l'altro uomo, per il 99 per cento, quindi per definizione mutevole a volonta'. L'unico vincolo evoluzionistico naturale ed esterno che si puo' temere ed e' al di fuori del controllo e arbitrio sono i microrganismi patogeni, tutto il resto dipende molto piu' dall'interazione sociale che da qualsiasi altro vincolo: ma l'interazione sociale e' adattabile e modificabile a volonta', e' memetica e non genetica.
      Lo dimostra se non altro la totale "innaturalezza" della nostra socialita' moderna e industrializzata, col prolungamento della fase adolescenziale fino alla quasi vecchiaia fisica. Se abbiamo l'enorme cervello che abbiamo e' solo perche' e' con questo che competiamo evoluzionisticamente con gli altri uomini, per il resto non serve a nulla, e anzi forse ci portera' all'estinzione prematura.
      L'enorme cervello umano, peculiarita' dell'uomo, e' tutto frutto dell'evoluzione e competizione intraspecifica. L'ambiente evolutivo dell'uomo e' soprattutto nell'uomo, da un bel pezzo. Un'ulteriore evidenza e' data dal modo in cui "trucchiamo" la nostra natura, circondandoci ed agghindandoci con orpelli, in tutti i modi immaginabili.

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    11. La guerra, e' una guerra di cervelli, quindi di memi.

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    12. << L'enorme cervello umano, peculiarita' dell'uomo, e' tutto frutto dell'evoluzione e competizione intraspecifica. L'ambiente evolutivo dell'uomo e' soprattutto nell'uomo >>

      Un concetto interessante, che mi convince.
      Però non può arrivare sino a considerare la memetica come predominante sulla genetica.

      Come dice spesso Richard Dawkins, il guinzaglio della cultura potrà anche essere molto lungo, ma il manico continua a tenerlo il gene.

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    13. Veramente qui l'esperto di "gesuitica" sarebbe Sergio... :-)

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  4. Da "australian cargo" di alex roggero, feltrinelli.

    Sembrava proprio di attraversare un eden, un giardino celeste miracolosamente scampato all'aggressione degli uomini. Questa era l'Australia che aveva dato il benvenuto al nonno e a tanti altri uomini che, come lui, erano venuti qui a cacciare, a respirare e guardare orizzonti liberi.

    In questi immensi silenzi avevano ritrovato la loro voce, capito che l'Australia era un paese dove si poteva ancora essere uomini.

    Tornare a esserlo, forse.

    E' il grande paradosso del rapporto irreale che l'uomo occidentale ha con la natura: solo quando è circondato dalla wilderness (credo sia la più bella parola del vocabolario inglese) egli recupera la propria identità. Ma la sua e' una conquista fugace, che si consuma in una generazione.

    Anni fa avevo letto un articolo, pubblicato da una nota rivista di antropologia americana, dove si ipotizzava la presenza di due diverse figure umane: il fuorilegge e lo sceriffo. Il primo era l'esploratore, l'uomo libero che apriva nuove frontiere e senza volerlo spianava la strada al secondo, che lo inseguiva trasformando ogni cosa con le sue
    regole, i suoi divieti, la sua infinita mania di controllo.
    L'articolo si concludeva con una riflessione semplicissima, ma piuttosto acuta: forse le leggi dello sceriffo erano, semplicemente, leggi sbagliate.

    Affacciato al finestrino della mia cabina, mi sono immaginato questi due personaggi che si contendevano il mondo, e mi sono chiesto a quale squadra potessi appartenere.
    A nessuna delle due, ovviamente.

    Perché oggi il mondo è dominato da un'altra tribù: la nostra. Osservatori passivi, turisti, cittadini alienati e confusi che di fronte alla wilderness non sanno bene cosa fare.

    La guardiamo imbambolati, la fotografiamo e poi, tristemente, ce ne torniamo nei nostri appartamenti.

    Per questo mi sarebbe piaciuto vedere l'Australia con gli occhi del nonno: da attore, piuttosto che da semplice spettatore.

    Dopo cena, in cabina, ho pensato al treno come a un'astronave piena di alieni che attraversavano un pianeta, bellissimo, che non era il loro. Ho letto un po'. Poi ho spento la luce, mi sono raggomitolato in quella cuccetta larga poco più delle mie spalle e mi sono addormentato.

    Di botto.

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  5. @ Diaz

    Il Neandertaler aveva un cervello più grande del nostro, quindi doveva avere potenzialità maggiori, invece si è estinto. Mi chiedo però se il suo cervello non fosse meno complesso, insomma meno "corteccia", ciò che ha fatto la differenza. Sembra però che si sia incrociato occasionalmente col sapiens.

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    1. Non possiamo sapere se piu' grosso = piu' potente... di certo l'uomo occidentale moderno (noi) oltre che intelligente e' terribilmente, eccezionalmente competitivo, e il delirante istinto di onnipotenza infantile piagetiano lo mostra tutto. Andare ad una qualsiasi manifestazione sportiva per conferma.

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    2. Purtroppo sono proprio queste le caratteristiche che vengono premiate dall'evoluzione.

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    3. Oltretutto l'essere umano ha la caratteristica di mantenere, piu' degli altri animali, caratteristiche infantili per tutta la vita (neotenia).
      Potenza e caratteristiche infantili... una miscela non molto raccomandabile.

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    4. <>

      Una miscela davvero devastante, sono d'accordo.

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  6. << Sembra però che si sia incrociato occasionalmente col sapiens. >>

    In effetti, le più recenti scoperte antropologiche sembrano confermarlo.
    L'uomo moderno deve essere proprio un bel "guazzabuglio".

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    1. << Sembra però che si sia incrociato occasionalmente col sapiens. >>

      Non e' che importi piu' di tanto, dato che hanno entrambi recente origine comune.

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    2. Nel senso che avevano comunque suppongo il 99.9 per cento del patrimonio genetico in comune, essendo un "fork" piuttosto recente. Piuttosto, e' da chiedersi se una delle due specie sia scomparsa proprio perche' gia' quello 0.1 di differenza ne rendeva intollerabile l'esistenza all'altra (probabile... conoscendo l'uomo moderno).

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    3. Mah, se consideriamo che TUTTE le specie di ominidi si sono estinte, ovviamente tranne noi, viene da pensare che apparteniamo ad ramo evolutivo di scarso successo, e che noi sapiens sapiens - semplicemente - abbiamo solo vinto alla lotteria.

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  7. Caro Lumen, neanch'io conoscevo Harris e mi ha fatto molto piacere leggere queste considerazioni.
    A me sembrano intelligenti, oneste, a dir il vero, nelle conclusioni peccano di moderatismo. Harris parla da benestante ebreo-americano, e le sue remore inficiano la sua logica.
    E' ovvio che gli israeliani potrebbero fare tutto quello che vogliono, ne hanno i mezzi, difettano di volontà. Si tengono la spina nel fianco, la pietra nella scarpa, quando potrebbero farne a meno. E Harris ci ragiona sopra senza spingersi di un millimetro oltre, questo è curioso. Focalizza il problema e lo cristalizza, anziché aggredirlo.
    "Vivrebbero in pace con i loro vicini, se avessero vicini che vogliono vivere in pace con loro" peccato davvero che non sappia tirare le somme da questa ovvia constatazione. Il tuo vicino ti vuole annientare, non lo fa perché non ne ha i mezzi e tu che fai? Aspetti. E intanto la sua mera esistenza e
    le sue miserabili atrocità in perfetto stile palestinese, ti condizionano la vita, ad essere gentili. Il fatto che esistano poi gli arabi-israeliani è il capolavoro dell'idiozia israeliana. Ad ogni modo, la mera analisi del confronto israelo-palestinese è veramente pregevole.

    Caro Sergio, condivido quel tuo "Israele è un caso molto speciale". Perché per tanti farabutti di sinistra ogni motivo è buono per criticare... ma cosa, osano pure sparare questi ebrei? Difendersi? Respirare?
    Gli israeliani sono i legittimi titolari di quella terra, è quella del loro stato. Cosa ci fanno tutti questi arabi - palestinesi compresi - fuori dall'Arabia? La loro medievale aggressione al mondo intero va bene e la decisione dell'Onu pro Israele no?

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  8. Caro Francesco, anzitutto bentornato.
    Devo confessarti che il pezzo di Harris che ho citato continuava, in effetti, con una considerazione finale più decisa e penetrante, come ti aspettavi tu.
    E' stata una scelta mia, in quanto mi interessavano più le sue analisi che le sue conclusioni.

    Ti riporto comunque, per completezza, anche la frase finale di Harris:
    << Questo genere di confusione pone tutti noi in pericolo. Questa è la grande storia dei nostri tempi. Per il resto delle nostre vite, e delle vite dei nostri bambini, saremo fronteggiati da persone che non vogliono vivere pacificamente in un mondo secolare e pluralistico, perché sono disperate di raggiungere il paradiso, e sono disposte a distruggere la mera possibilità di felicità umana lungo il percorso. La verità è che viviamo tutti in Israele. È solo che alcuni di noi non l'hanno ancora capito. >>

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  9. In effetti così il suo discorso suona meglio.

    Mi piacerebbe sapere se Harris in qualche circostanza è stato più marcato anche sul tema degli scudi umani. Mi basterebbe trovarlo in sintonia con la Nirenstein: a) non si può accusare di Israele di reazioni sproporzionate perché la proporzione è nello scopo delle azioni (i palestinesi cercano di ammazzare quanti più civili israeliani possibili; se non riescono ad ammazzarne tanti quanti vorrebbero perché dispongono della tecnologia del giurassico, ciò dovrebbe indurli a starsene in pace, e non a piagnucolare poi che Israele colpisce più duro, e

    b) la responsabilità è di chi usa gli scudi umani, non di chi li colpisce.

    Non mi sembra niente di iperbolico.

    Grazie Lumen, buon anno

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    1. Buon anno anche a te e a tutti gli amici del blog.

      Per quanto non sono mai riuscito a capire il senso di far iniziare l'anno nuovo nel apssaggio tra dicembre e gennaio, quando non finisce e non inzia nulla, nè a livello astronomico, nè a livello delle attività umane.
      Mistero.

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