sabato 14 marzo 2015

L'adultera adulterata


L’intervista virtuale di oggi ha come vittima il professor Bart Ehrman, noto studioso americano di critica neo-testamentaria ed autore di vari libri sull’argomento, tra cui il famoso (e fortunato) “Gesù non l'ha mai detto”.
Con lui parleremo di uno degli episodi più famosi e commoventi della vita di Gesù, ovvero  quello dell’adultera; un episodio però che, se letto con attenzione, ci riserverà non poche sorprese. Lumen



LUMEN – Professor Ehrman, è ben noto agli esperti che il Vangelo ufficiale, come lo conosciamo oggi, è pieno di passi interpolati, ovvero storicamente “falsi”.  Potete farci qualche esempio ?
EHRMAN – Certamente. L'episodio dell'adultera è forse una delle storie più note su Gesù.

LUMEN - Senza dubbio.
EHRMAN – E’ sempre stata una delle storie preferite nelle versioni hollywoodiane della sua vita e compare persino nella Passione di Cristo di Mel Gibson, nonostante il film sia incentrato solo sulle ultime ore di Gesù (l'episodio è trattato in uno dei rari flashback).

LUMEN – Si trova in tutti i Vangeli ?
EHRMAN – No. Malgrado la sua popolarità, il racconto si trova soltanto nel vangelo di Giovanni (8,1-11) e neppure qui pare originale.

LUMEN - Il contenuto, come dicevate, è ben noto, ma vale la pena ricordarlo.
EHRMAN - Gesù sta insegnando nel Tempio e un gruppo di scribi e farisei, suoi nemici giurati, lo avvicina portando con se una donna «che era stata sorpresa in flagrante adulterio». La conducono dinanzi a Gesù perché vogliono metterlo alla prova. La legge di Mosè, come affermano, vuole che una persona simile venga giustiziata mediante lapidazione, ma desiderano sapere quale sia il suo parere. Dovrebbero lapidarla o mostrarle pietà?

LUMEN – Un bel dilemma.
EHRMAN - E’ ovvio che si tratta di un trabocchetto. Se Ii inviterà a lasciare andare la donna, Gesù sarà accusato di violare la legge di Dio; se dirà di lapidarla, sarà accusato di venire meno ai propri insegnamenti di amore, compassione e perdono.

LUMEN – Non per niente erano suoi nemici giurati.
EHRMAN - Gesù non risponde subito, si china invece a scrivere per terra. Poiché continuano a interrogarlo, dice: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Poi torna a scrivere per terra, mentre coloro che hanno scortato la donna cominciano ad abbandonare la scena, senza dubbio sentendosi condannati per i propri peccati, finché non rimane nessuno eccetto l'adultera. Alzando gli occhi, Gesù dice: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella risponde: «Nessuno, Signore». Allora Gesù replica: «Neanch'io ti condanno: va' e d'ora in poi non peccare più».

LUMEN – Una scena spettacolare.
EHRMAN – In effetti è una magnifica storia, piena di pathos e con un ingegnoso colpo di scena: Gesù sfrutta la propria presenza di spirito per trarre d'impaccio se stesso, nonché la povera donna. Agli occhi di un lettore attento, però, l'episodio solleva diversi interrogativi.

LUMEN – Quali ?
EHRMAN - Se questa donna era stata colta in flagrante adulterio, per esempio, dov'è l'uomo sorpreso insieme a lei? La legge di Mosè prevede che siano lapidati entrambi (si veda Levitico 20,10).

LUMEN – Giusto.
EHRMAN - E ancora: quando Gesù scriveva per terra, che cosa scriveva con precisione? Stando a un'antica tradizione, scriveva i peccati degli accusatori, i quali, vedendo che le proprie trasgressioni erano note, se ne andavano imbarazzati!

LUMEN – Carina questa !
EHRMAN - E anche se Gesù insegnava un messaggio d'amore, pensava davvero che la legge di Dio data da Mosè non fosse più in vigore e non dovesse essere ubbidita? Riteneva che i peccati non dovessero essere affatto puniti?

LUMEN – In effetti, sembra un po’ troppo, anche per un personaggio come Gesù.
EHRMAN – Inoltre, malgrado la storia sia brillante, suggestiva e intrinsecamente affascinante, essa pone un altro, enorme problema: si da il caso che in origine non rientrasse nel Vangelo di Giovanni.

LUMEN - E qui veniamo al punto.
EHRMAN - Anzi, non faceva parte di nessuno dei vangeli. Fu aggiunta dagli scribi di epoca successiva.

LUMEN - Come facciamo a saperlo?
EHRMAN - Di fatto, gli studiosi che lavorano sulla tradizione dei manoscritti non hanno dubbi circa questa particolare caso. Mi limiterò a evidenziare alcuni fatti fondamentali che si sono dimostrati convincenti per quasi tutti gli studiosi di ogni confessione.

LUMEN – Sentiamo.
EHRMAN – Anzitutto l'episodio non si trova nei nostri migliori e più antichi manoscritti del Vangelo di Giovanni. Inoltre lo stile in cui è scritto è molto diverso da quello che troviamo altrove nel testo giovanneo (inclusi gli episodi che lo precedono e lo seguono) e comprende un gran numero di parole ed espressioni altrimenti estranee a tale vangelo. L'inevitabile deduzione è che il brano, in origine, non ne facesse parte.

LUMEN - Ma allora come accadde che venisse aggiunto?
EHRMAN - Esistono diverse teorie in merito.

LUMEN – Qual è la più accreditata ?
EHRMAN - La maggioranza degli studiosi ritiene probabile che si trattasse di un aneddoto ben noto diffuso nella tradizione orale su Gesù, aggiunto un giorno a margine di un manoscritto. Qualche scriba ritenne che quella nota a margine dovesse essere parte del testa e quindi la inserì subito dopo il racconto che termina con Giovanni 7,53.

LUMEN – In effetti all’epoca gli scribi ne combinavano di tutti i colori.
EHRMAN – Senza dubbio. Si noti che altri copisti hanno inserito il racconto in posizioni diverse nel Nuovo Testamento: alcuni dopo Giovanni 21,25, per esempio, e altri, strano a dirsi, dopo Luca 21,38. In ogni caso, chiunque lo abbia scritto non, era Giovanni.

LUMEN – E quindi ?
EHRMAN - Quindi è naturale che ciò lasci i lettori più attenti in un dilemma: se la storia in origine non faceva parte di Giovanni, dovrebbe essere considerata parte della Bibbia? Non tutti risponderanno nella stesso modo a questa domanda.

LUMEN – Ma per voi ?
EHRMAN – Per me, come per la maggioranza dei critici testuali, la risposta è “no”.

LUMEN – Grazie professore.
EHRMAN – Grazie a voi.

2 commenti:

  1. "Si trova in tutti i Vangeli ?
    EHRMAN – No. Malgrado la sua popolarità, il racconto si trova soltanto nel vangelo di Giovanni (8,1-11) e neppure qui pare originale."

    Però più giù:

    "Si noti che altri copisti hanno inserito il racconto in posizioni diverse nel Nuovo Testamento: alcuni dopo Giovanni 21,25, per esempio, e altri, strano a dirsi, dopo Luca 21,38."

    Dunque non solo in Giovanni. O forse in Luca solo in alcuni manoscritti.

    Sì, quest'episodio dell'adultera ha un suo fascino.
    Ma davvero Gesù scriveva sulla sabbia i peccati degli accusatori? Non è l'unico passaggio in cui Gesù scrive qualcosa?

    Ma non sapremo mai la verità, tutta la verità, su questo mitico personaggio (a meno che non s'inventi una macchina del tempo capace di ricostruire ogni evento del passato, cosa piuttosto improbabile).
    Al momento attuale propendo per l'esistenza storica di Gesù, anche per la sua crocifissione. Le palesi contraddizioni o stranezze, non più eliminabili dopo aver stabilito il canone, inducono a credere che quei racconti qualcosa di vero, di realmente accaduto, contengano.
    Interessante è che un episodio insignificante nella storia del popolo ebraico - il paese brulicava di profeti - abbia assunto una tale importanza per la storia universale, sia diventato il mito fondatore di una nuova civiltà. Sono però cose che succedono, naturalissime come le mutazioni degli esseri viventi. Ma quel mito è ormai scolorito e poco attraente. Personalmente trovo molti discorsi o detti di Gesù piuttosto terre-à-terre, tutt'altro che ispirati, geniali, illuminanti. Certo se leggo il Gesù di Drewermann ne sono affascinato. Ma è quello che Drewermann proietta in quel personaggio se non mitico, mitizzato.

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  2. << Ma davvero Gesù scriveva sulla sabbia i peccati degli accusatori? Non è l'unico passaggio in cui Gesù scrive qualcosa? >>

    Caro Sergio, non ci avevo mai pensato, ma in effetti potrebbe proprio essere così.
    Certo, Gesù predicava a gente che era, per la maggior parte, analfabeta, per cui scrivere poteva avere ben poco senso.
    Però era anche un Rabbi, ovvero un maestro esperto di sacra scrittura.
    E chi ha una profonda base culturale, ed è abituato a leggere e scrivere, è naturalmente portato a mettere anch'egli per iscritto il suo pensiero.
    Eppure, Gesù, da questo punto di vista, pare la copia di Socrate.
    Davvero curioso.

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