sabato 17 agosto 2013

Decrescita story

“Decrescita” è una parola apparentemente semplice, ma che, anche per motivi ideologi, è stata caricata di vari e diversi significati, spesso erroneamente negativi
E in un momento come questo, con la crisi ambientale che ci sovrasta, quello di fraintendere il significato di certi termini è un lusso che non ci possiamo più permettere.
Come ci spiega l’economista della decrescita Pier Paolo Dal Monte in questo breve ma interessante articolo, che ripercorre la storia ed il significato profondo di una parola troppo maltrattata.
LUMEN

 
<< Capita [spesso] di assistere a numerosi e commenti circa un termine che è recentemente assurto agli onori della cronaca, la decrescita.
Il dibattito sul concetto di decrescita ci sembra, per la verità, viziato da una certa superficialità, sia da parte dei detrattori che da quella degli apologeti (non tutti, ovviamente).

Questo deriva dall’abitudine, invalsa in molti, di commentare un argomento che non si conosce in maniera appropriata o, come in questo caso, la cui conoscenza deriva, più che altro da quello che è stato diffuso dalla vulgata mediatica. (…)

Sarebbe quindi bene fare un poco di chiarezza, non solo a vantaggio degli apologeti, ma anche per aiutare i critici, affinchè possano indirizzare i loro argomenti verso qualcosa che risponde maggiormente al termine in esame.

In primo luogo è bene dire che il termine “decrescita” non fu coniato allo scopo di battezzare una corrente di pensiero, un movimento, un’ideologia, ma comparve, quasi per caso negli anni ’70, nella traduzione francese di una raccolta di lavori dell’economista Nicholas Georgescu-Roegen, che fu titolata “Demain la decroissance” (Domani la decrescita).

Questo termine, intenzionalmente provocatorio, si innestò su una corrente di pensiero di critica alla società moderna, le cui radici si possono ritrovare in diversi filosofi d’oltralpe (Jacques Ellul, Bernard Charbonneau, Cornelius Castoriadis, Andrè Gorz), che procedette quasi in parallelo alla critica portata avanti dalla scuola di Francoforte.

Ma tralasceremo questi aspetti per concentrarci sul pensiero di Gorgescu-Roegen, che focalizzava l’attenzione sul fatto che il processo economico non può essere descritto come un qualcosa di circolare, racchiuso nei confini delle società umane, come spesso viene rappresentato nella sua forma più semplice, ma come un processo che si alimenta con materia ed energia a bassa entropia (le cosiddette “materie prime”) e rilascia nell’ambiente rifiuti a bassa [rectius: alta] entropia (rifiuti e inquinamento).

Questa sorta di “metabolismo sociale”, per usare un termine “biologico”, assume in realtà un andamento lineare, piuttosto che circolare (…).

Nella sua riflessione, Greorgescu-Roegen si ispirò ai lavori di scienziati come Ludwig Boltzmann, Wilhelm Ostwald, Alfred Lotka e Erwin Schroedinger che consideravano il fenomeno della vita biologica come la lotta degli organismi per contrastare l’aumento dell’entropia al loro interno, a spese dell’ambiente esterno (da qui la definizione di Ilya Prigogine di “strutture dissipative”).

“La vita è la lotta per l’energia disponibile”, scriveva Boltzmann*.
Questo concetto venne ripreso dall’antropologo Leslie White che lo applicò all’intero organismo sociale. Ma, ogni civiltà che è caratterizzata da un progressivo aumento della propria complessità, è costretta a generare un continuo aumento dell’entropia.

Nei tempi più recenti, quella del “collasso entropico” è una delle spiegazioni più accreditate circa la scomparsa di molte delle civiltà del passato (gli studi più noti, a questo proprosito, sono quelli dii Joseph Tainter e Jared Diamond).

Tuttavia, il vero precursore di Georgescu-Roegen può essere considerato Frederick Soddy, premio Nobel per la chimica nel 1921, che scrisse diversi volumi nei quali applicava i principi della termodinamica al processo economico.

Secondo Soddy l’errore fondamentale dei nostri tempi risiede nella confusione tra la dimensione fisica del processo economico e quella monetaria.
Dal punto di vista fisico, la dinamica della crescita esponenziale, tipica dell’interesse composto è impossibile, mentre è comune quella del decremento composto (della materia e dell’energia), che prende il nome di entropia.

Se la moneta non è altro che la misura che noi usiamo per calcolare la produzione e la distribuzione di ricchezza fisica, questa non dovrebbe poter seguire leggi diverse da quelle del mondo fisico, visto che il nostro pianeta non cresce affatto, tanto meno secondo le leggi dell’interesse composto.
Pertanto egli scriveva che: “Non si può contrapporre in eterno una convenzione umana alle leggi della natura”

L’opera di Georgescu-Roegen (alla quale, come abbiamo visto si riferì originariamente il termine “decrescita”) è stata, per certi versi, la continuazione del pensiero di Soddy, con il grande merito di aver portato il pensiero economico a considerare le leggi della termodinamica.

Il problema più scottante è che, a tutt’oggi (se si escludono lodevoli eccezioni), il sistema economico e il mondo fisico, sono ancora “domini descrittivi non equivalenti”.
In questi termini è facile confondere il termine “decrescita” secondo l’accezione che si evince dagli studi di Georgescu-Roegen, con quello di “recessione”. >>

PIER PAOLO DAL MONTE

4 commenti:

  1. Molto interessante, caro Lumen. Non conoscevo queste basi teoriche del termine oggi molto in uso di decrescita. E' giusto non confondere l'aspetto fisico con quello monetario-economico. Il lavoro teorico da compiere è tuttavia ancora vasto: come far sì che strategie di decrescita della produzione e dell'impatto ambientale non si trasformino in recessione? Come e con quale mezzi (statali, amministrativi, legislativi ecc.) realizzare strategie compatibili con le aspettative delle persone e con il mantenimento della libertà personale e politica? Come non considerare inoltre il ruolo centrale della decrescita demografica nel quadro della decrescita complessiva dell'impatto antropico sull'ambiente? Purtroppo le semplificazioni di Latouche non aiutano in questo percorso ancora tutto da tracciare...

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  2. Caro Agobit,
    la strada è indubbiamente molto stretta e difficile, ma esiste e deve essere percorsa, se davvero abbiamo a cuore il futuro del nostro pianeta.
    Non credo che si riuscirà a fare tutto per tempo ed in modo "dolce" (come dicono gli amici di Rientrodolce), ma possiamo sperare che bastino i primi (magari modesti) shock ecologici a far riflettere finalmente tutti.

    Quello che sta succedendo in Egitto, tanto per fare un esempio apparentemente fuori luogo, può già essere considerato uno dei primi shock demografici di cui si diceva.
    Il guaio è che tutti ne parlano come di un problema esclusivamente politico-religioso e quindi non sono in grado di coglierne il valore di "campanello d'allarme".

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  3. Lessi "Demain la décroissance" (accento acuto per favore! Un bell'acuto anche su André Gorz, autore che stimo molto) quando uscì e mi colpì molto. All'epoca ero hélas di sinistra e Georgescu cadeva a fagiolo - perché all'epoca la sinistra era contro la società dei consumi! Mutantur tempora, oggi la sinistra è famelica e avida di consumi, posti sicuri, pacchia garantita anche senza lavorare (hélas, non è possibile).

    Georgescu (di)mostrava già allora che l'andazzo non poteva continuare all'infinito a causa della termodinamica e dell'entropia (sembra però che alla fine della sua vita ci abbia un po' ripensato perché bisognava assicurare a tutti un minimo di benessere - ma a tutti quanti?). Da sinistroide divenni un Verde (come tanti altri sinistri, vedi Cohn-Bendit, che per altro mi sta simpatico). Purtroppo i Verdi - che erano poi rossi convertiti all'ambientalismo, sono tornati alle origini e sono ormai una cosa sola con la sinistra ufficiale per cui potrebbero anche fondersi con essa - vogliono anche loro lavoro sicuro, redditi garantiti e consumi è gogo - ma purtroppo non è possibile - a causa dell'entropia e dell'esplosione demografica.

    L'entropia è un concetto difficile e non facilmente comprensibile: infatti se aumenta la cosa è fatale, invece la bassa entropia è una bella cosa. Difficile da afferrare.
    In un sistema chiuso l'entropia è destinata a crescere inesorabilmente, ma la Terra è un sistema davvero chiuso? Non riceviamo in continuazione energia da frate sole?

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  4. << In un sistema chiuso l'entropia è destinata a crescere inesorabilmente, ma la Terra è un sistema davvero chiuso ? Non riceviamo in continuazione energia da frate sole ? >>

    Caro Sergio, la domanda è più che legittima e cerco di risponderti per quel poco di fisica che conosco io.
    Dunque i sistemi chiusi si dividono in 2 categorie: quelli totalmente chiusi, che non scambiano con l'esterno nulla (nè materia, nè energia) e quelli semi-chiusi, come la Terra, che scambiano con l'esterno energia ma non materia (salvo alcune irrilevanti meteoriti).
    In questo secondo caso l'entropia funziona normalmente e produce le (scomode) conseguenze che ben sappiamo.

    Un esempio di sistema completamente aperto, che scambia cioè con l'esterno sia energia che materia, è invece l'essere vivente, il quale riesce, per lungo tempo, a tenere in scacco il disordine entropico.

    Fine del pistolotto (se ho detto delle sciocchezze, qualcuno per favore, mi corregga).

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