sabato 1 giugno 2013

Fu vera gloria ?

MANZONI – Ei fu !
LUMEN – Ma di chi parlate ?

MANZONI – Di Napoleone Bonaparte, ovviamente.
LUMEN – Ah, il famoso guerrafondaio…

MANZONI – Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia, immemore, orba di tanto spiro, così percossa e attonita la terra al nunzio sta.
LUMEN – Che esagerazione ! Metà del mondo, all’epoca, non sapeva neppure chi fosse Napoleone. E l’altra metà aveva spesso cose più importanti a cui pensare.

MANZONI – Muta, pensando all'ultima ora dell'uom fatale; né sa quando una simile orma di pie' mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà.
LUMEN – Di orme simili, la civiltà umana ne ha viste anche troppe; ed altre seguiranno. Ma di nessuna si può avere nostalgia.

MANZONI – Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito mista la sua non ha.
LUMEN – Non è che, più semplicemente, non volevate compromettervi ?

MANZONI – Come vi permettete ?
LUMEN – Per carità. Era solo un’ipotesi.

MANZONI - Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico che forse non morrà.
LUMEN – Ah, questo è sicuro. La vostra ode è bella, davvero molto bella, e la sua fama è del tutto meritata.
 
MANZONI – Grazie.
LUMEN – Prego. Quel che è giusto, è giusto.

MANZONI - Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar.
LUMEN - Un vero “casinista” internazionale.

MANZONI - Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar.
LUMEN – Ma scherzate ? Anche ammettendo che Dio esista, dovrebbe andare fiero di aver creato un tipo simile ? Non poteva fare uscire dallo stampo qualcosa di meglio ?

MANZONI - La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar.
LUMEN – Certo, era ambizioso ed audace. Ma anche senza scrupoli.
 
MANZONI - Tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; due volte nella polvere, due volte sull'altar.
LUMEN – Una vita spericolata, come si direbbe oggi.
 
MANZONI - Ei si nomò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor.
LUMEN – Ma cosa dite ? I secoli che si inchinano a Napoleone ? I secoli non vengono segnati dalle battaglie, ma dalle scoperte, dalle invenzioni, dalla gestione dei flussi energetici. E’ questo che modella il pensiero e la vita quotidiana delle persone. Cosa c’entra Napoleone con queste cose?

MANZONI - E sparve.
LUMEN – Oh, finalmente! Non se ne poteva più.

MANZONI - E i dì nell'ozio, chiuse in sì breve sponda, segno d'immensa invidia e di pietà profonda, d'inestinguibil odio e d'indomato amor.
LUMEN – Sull’odio sono d’accordo. Sull’amore, l’invidia e la pietà un po’ meno. Anche se, con i grandi personaggi, la gente si comporta spesso in modo strano.
 
MANZONI - Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, e sull'eterne pagine cadde la stanca man !
LUMEN – Ci mancavano solo le memorie autografe di Napoleone.

MANZONI - Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei dì che furono l'assalse il sovvenir !
LUMEN – Spero che gli sovvenissero anche tutti i lutti, i dolori e le sofferenze che aveva causato con le sue battaglie.

MANZONI – Ahi, forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo, e disperò. Ma valida. venne una man dal cielo, e in più spirabil aere, pietosa, il trasportò;
LUMEN – Dal cielo non venne sicuramente nessuna mano. Era solo la fine, inevitabile, di una discutibile vicenda umana.
 
MANZONI - E l'avviò, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desideri avanza, dov'è silenzio e tenebre la gloria che passò.
LUMEN – Lasciate perdere i campi eterni e il premio dell’aldilà. Una volta finita, è finita, non resta nulla. E quindi non si può andare da nessuna parte.

MANZONI - Bella immortal, benefica, Fede ai trionfi avvezza !
LUMEN – Benefica ? La fede religiosa, quando scende sui campi di battaglia, può portare solo a scontri sanguinosi, genocidi e sopraffazioni. Non c’è nulla di cui l’umanità possa andare fiera.

MANZONI - Scrivi ancor questo, allegrati; ché più superba altezza al disonor del Gòlgota giammai non si chinò.
LUMEN - Ma quale altezza ? Non confondiamo: Napoleone non fu un grande uomo, ma un uomo famoso. 

MANZONI - Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posò.
LUMEN – Dio, sicuramente, non c’era. Ma accanto a lui, secondo me, non c’era neppure la Storia. Napoleone era solo un generale e come tale non faceva la storia, ma, molto più modestamente, la cronaca. Nera.


10 commenti:

  1. D'accordo, Napoleone era un gran criminale - al pari di Alessandro Magno, Cesare, Costantino (santo), Carlomagno (santo). E Manzoni ha preso lucciole per lanterne. E tuttavia ...
    E tuttavia Napoleone aveva anche del genio, non soltanto militare. E in cosa si estrinseca il genio? Basterebbe citare il Codice civile, ma anche la sua visione di un'Europa unita (sotto la sua guida, certo). Scriveva romanzi, c'è un'imponente corrispondenza privata. Un raffronto: Hitler era un criminale e basta, Napoleone un criminale con qualcosa di speciale. Basta per riscattare le sue malefatte? Dipende dai punti di vista. Quelli che lo detestavano, come Tolstoi, lo consideravano un ridicolo omiciattolo, gli ammiratori - tra cui Goethe e Manzoni - subivano il suo fascino, non credo solo guerriero. Le ultime parole della biografia di Max Gallo - che è servita di base al bellissimo sceneggiato RAI di dieci anni fa - si chiude con queste parole:
    "La mort n'est rien", avait-il dit le 12 décembre 1804, dans le soleil de sa puissance.
    "Mais vivre vaincu et sans gloire, avait-il ajouté, c'est mourir tous le jours."
    Il vit encore.

    Credo che anch'io subisca un po' il suo fascino.

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  2. Caro Sergio, ammetto di essere stato un po' severo con Napoleone (ma non con Manzoni, che da buon bigotto credeva che fosse la provvidenza di Dio a far girare il mondo ?!?).
    Diciamo che con lui ho voluto colpire l'abitudine, che ritengo assolutamente detestabile, di insegnare la storia come uno stolido susseguirsi di battaglie, re e imperatori.
    E se poi ci aggiungi il fatto, inevitabile, che la storia la scrivono i vincitori, ecco che, anche se l'hai studiata a scuola, rischi ugualmente di non aver capito il senso profondo della storia.

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    1. Un certo Aldo Spranzi ha scritto una "Anticritica dei Promessi Sposi" in cui "dimostra" che Manzoni era un cuore arido e persino ateo. È un grosso volume di 1200 fittissime pagine che possiedo, ma non ho ancora letto (pubblicato nel 1995).

      Forse non era così bigotto come sembra nel Cinque Maggio. Nella Storia della Colonna Infame, davanti all'aberrazione dei giudici che condannano a morte degli innocenti, arriva a dire: la mente vacilla tra due abissi, negare o condannare la Provvidenza. È vero che non se la sente di negare o condannare, ma dei dubbi doveva averne, almeno per la vicenda dei poveri untori
      Da non dimenticare l'opposizione dei cattolici alla diffusione del suo romanzo: avanzavano delle riserve sul libro.

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    2. << Da non dimenticare l'opposizione dei cattolici alla diffusione del suo romanzo: avanzavano delle riserve sul libro. >>

      Questa non la sapevo.
      Ma se parliamo dei Promessi Sposi, la Provvidenza la fa da padrone dal primo all'ultimo capitolo.
      Poi Manzoni, che era comunque un bravissimo scrittore (e poeta), ha saputo dare una profondità psicologica eccezionale anche ai suoi personaggi religiosi.
      Ma quel "LA C'E', LA PROVVIDENZA" che (se ricordo bene) viene pronunciata da Renzo verso la fine, non l'ho proprio mai sopportata.

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    3. Sì, il successo dei Promessi Sposi è stato contrastato e proprio da alcuni settori importanti del cattolicesimo, se non sbaglio i gesuiti.
      Però è vero: è il romanzo della Divina Provvidenza che è una cosa veramente assurda e illogica. Dio ci dona il libero arbitrio, ma ha un piano e fa in modo che anche l'uso distorto del libero arbitrio concorra alla realizzazione del suo piano.
      Penso che nell'ideologia o concezione cattolica la Provvidenza serva ad accettare le assurdità della vita. Noi non sappiamo perché e percome Dio tolleri questo e quello, ma lui ha una sua idea e anche se lo bestemmi la bestemmia sarà utile alla realizzazione del piano. Fa un po' il paio col povero Giuda che era necessario alla realizzazione del piano di salvezza: senza Giuda niente tradimento, niente morte in croce ecc. ecc. Per fortuna Giuda non è mai esistito (dice la teologa cattolica e oggi apostata Ranke-Heinemann).

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  3. CREDO QUIA ABSURDUM, diceva sant'Agostino (o era Tertulliano ?).
    E' una frase che spiega tutto e che, secondo me, è indegna di un essere che si vanta di essere razionale.
    Non serve aggiungere altro.

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  4. La descrizione - nei Promessi Sposi- della morte di Don Rodrigo colpito dalla peste esprime con somma arte letteraria ( e poetica) questa fede nella provvidenza (e nella vendetta divina...). Come tutta la fede religiosa, forse niente appartiene alla verità, però ha aiutato a vivere intere generazioni.

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    1. << Come tutta la fede religiosa, forse niente appartiene alla verità, però ha aiutato a vivere intere generazioni. >>

      Sì, Agobit, forse il punto è proprio questo.
      Non per nulla alcuni evoluzionisti (ma non Dawkins) considerano il sentimento religioso come un carattere darwiniano.

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    2. E un ateo autore di ponderosi volumi sull'ateismo - Carlo Tamagnone - consiglia persino di continuare a credere se ciò è favorevole all'omeostasi (stato di equilibrio). Sua moglie e sua figlia sono credenti e praticanti.
      Sì e no. I "vecchi credenti" continuino pure a credere, chi glielo vuole impedire, anzi. Tanto sono destinati all'estinzione. Ma sarà pur possibile dire - anche ad alta voce a Porta a Porta - che credere nell'Immacolata concezione nell'anno di grazia 2013 è da babbei? Ah già, si offende il sentimento religioso di milioni e milioni di brave persone, ci assicurano non già prelati ma persino atei professi come d'Alema (aspirante presidente della Repubblica) e il golpista Napolitano (presidente di ripiego della Repubblica e diventato padre della patria persino per i berlusconiani, casiniani, finiani e compagnia bella).

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    3. Caro Sergio, i credenti che traggono beneficio dalla religione sono quelli che io, in un altro post (Cronache da Nicea), ho chiamato i credenti fortunati, ovvero quelli che si sono creati una specie di religione su misura, prendendosi il buono e lasciando fuori le cose sgradevoli.
      Ed a costoro, della immacolata concezione (sempre ammesso che sappiano cos'è), non credo che importi poi molto.

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