sabato 9 giugno 2012

ABC (Alberto Bagnai Compilation)

Questo post è dedicato interamente al prof. Alberto Bagnai, un economista italiano MOLTO fuori dal coro, il cui Blog (Goofynomics)  riporta, nell’intestazione, questa frase illuminante:  
<< Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali. >>
Da leggere e da meditare.
LUMEN


Chi oggi propone “più Europa” lo fa confessando di avere in passato obbedito a una logica profondamente antidemocratica, quella che consisteva nel nascondere agli elettori i costi dei quali era certo il manifestarsi, affinché questi costi, dimostratisi insostenibili, spingessero gli elettori a fare una ipotetica e improbabile cosa giusta chiamata “più Europa”.
Cioè: invece di dire agli elettori: “volete più Europa? Guardate, avrà dei costi, ma poi ne trarremo vantaggi”, agli elettori è stato detto “dai, facciamo l’euro, ne avremo solo vantaggi, sarà bellissimo!”, salvo poi, una volta scoperto da tutti che le cose non stanno così, dire “beh’, sì, lo sapevamo che c’erano dei costi, ma vedete, ormai si può solo andare avanti...”.
Ma siamo sicuri che delle persone che ragionano così sappiano verso dove stanno andando? E che sapendolo ce lo dicano? Perché mai chi ha mentito una volta (e se ne vanta) dovrebbe ora dire la verità?
ALBERTO BAGNAI (Goofynomics)


I paesi del Nord Europa hanno adottato una prospettiva mercantilistica, quella secondo la quale si tenta di crescere sfruttando la domanda estera, via esportazioni, anziché la domanda interna.
La domanda interna, anzi, è stata sapientemente repressa, mediante una riforma del mercato del lavoro il cui finanziamento (...) ha portato la Germania a violare le regole "europee" sul deficit (quelle stesse che ora ci vuole nuovamente imporre), e che la ha avviata su un sentiero di crescita totalmente squilibrato.
Cosa della quale [la Germania] adesso paga le conseguenze, perché, che se ne renda conto o meno, sarà trascinata dalla caduta delle economie periferiche, sulle cui spalle ha finora campato.
ALBERTO BAGNAI (Goofynomics)


L’adozione di un cambio fisso [come è l’Euro] elimina il rischio di cambio sugli investimenti finanziari nei paesi periferici (se ti presto dei soldi, ora non puoi più restituirmi pesetas svalutate), generalmente porta a tassi di interesse più elevati nei paesi periferici (e diventa così più conveniente farvi affluire fondi (…)) e naturalmente rende meno competitive le merci della periferia, che di fatto prende soldi in prestito anche per acquistare le merci del centro.
Questo è il gioco che gli Usa hanno giocato con l’Argentina [agganciando la sua moneta al dollaro], e che la Germania ha giocato con la periferia dell’eurozona. Ed ecco da dove arrivavano i soldi che hanno gonfiato la bolla: (…) dalle banche del centro (Germania, Francia, Belgio).
ALBERTO BAGNAI (Goofynomics)


Esiste una vasta categoria di imbecilli che sostiene che propugnare il ritorno a un minimo di razionalità economica, smantellando la demente insensatezza dell'euro, sia segno di pulsioni nazionalistiche.
Questa è una ovvia scemenza, e va denunciata e ridicolizzata come tale. L'euro ha portato al nazionalismo, ai ritratti della Merkel coi baffetti e la svastica, a rivendicazioni che speravamo sopite da decenni. Chi desidera uscirne non lo fa per nazionalismo, ma per razionalità.
ALBERTO BAGNAI (Goofynomics)


Nell’euro non ci può essere alcuna Europa. Chi propone “più Europa” per salvare l’euro sta nuovamente mentendo, lo sappia o meno. 
Chi ama l’Europa sa bene che questo è il momento di fare un passo indietro. (...). Togliere l’Europa posticcia dell’euro per costruire l’Europa degli europei.
ALBERTO BAGNAI (Goofynomics)

7 commenti:

  1. Mah, più leggo articoli sulla situazione economica europea meno ci capisco, e nemmeno Bagnai mi aiuta anche se dice alcune cose che condivido.
    Credo che l'euro doveva fare da battistrada all'unione politica europea. Adesso mi sembra che siamo a un bivio: fare finalmente l'unione politica (ma che significherà? avrem(m)o un vero presidente dell'unione con reali poteri, un primo ministro, una difesa comune ecc. ? Chi gestirà le atomiche francesi e inglesi, i tedeschi?) oppure tornare alle monete ed economie nazionali. Personalmente preferirei questa seconda possibilità perché la distruzione dei vecchi stati nazionali e tutto ciò che questo comporta mi sembra una perdita irrimediabile che nessun boom economico potrebbe compensare. Ammesso che sia davvero ancora concepibile il sogno (?) o l'ambizione di fare dell'UE la più forte economia del pianeta, ancora più forte degli USA. E magari anche della Cina, dell'India.
    La realtà è che l'UE arranca penosamente con decine di milioni di disoccupati (quelli conteggiati dalle statistiche). Voleva assicurare la piena occupazione a tutti, ovvero far scomparire la disoccupazione entro il 2010!
    Ma il lavoro è diritto? Un liberale vicino alla sinistra, Dahrendorf, considerava questo sedicente diritto una pretesa assurda. Certo uno standard minimo deve o dovrebbe essere assicurato a tutti, ma la piena occupazione (come definire anche questa? in termini di ore di lavoro o di reddito?) è un miraggio. In un'economia di mercato - e tutti vogliono oggi il mercato, anche i comunisti - non si può assicurare a tutti piena occupazione e reddito elevato. Chi invoca il diritto al lavoro sembra pretendere che dobbiamo diventare tutti statali. Infatti solo lo Stato può assicurare a tutti un lavoro e un reddito anche se non sanno fare niente e non fanno niente. Bisogna vedere però che lavoro e che reddito. Poi diritto al lavoro significa anche obbligo di lavoro e non tutti vogliono lavorare per tutta la vita otto ore al giorno.

    Probabilmente si arriverà prima o poi al reddito di cittadinanza per tutti che però non sarà e non potrà essere troppo elevato. Qualcuno poi dovrà produrre ciò che i nullafacenti consumano.

    Tutto questo discorso su redditi, consumi e crescita si fa senza tener alcun conto del convitato di pietra che bussa alla porta e comunica che non c'è più petrolio e quindi nemmeno da mangiare e che la nostra crescita possiamo mettercela in quel posto.

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  2. Caro Sergio, direi che la tua ultima considerazione coglie il nocciolo del problema e viene a dare una risposta implicita alle tue domande precedenti.
    Il "convitato di pietra", come lo chiami giustamente tu, da un lato ci porterà ad una econmia sempre più locale, con politiche sempre più locali (altro che Europa !), dall'altro ci priverà delle risorse per poter anche solo pensare ad un reddito di cittadinanza.
    In compenso ci sarà probabilmente lavoro per tutti, ma sarà lavoro duro, principalmente agricolo e legato al territorio.
    E quindi sarà una ben magra consolazione.

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  3. «In compenso ci sarà probabilmente lavoro per tutti, ma sarà lavoro duro, principalmente agricolo e legato al territorio.
    E quindi sarà una ben magra consolazione.»

    E se invece il lavoro duro fosse la giusta risposta ai problemi che affliggono l'uomo del XXI secolo, mancanza di lavoro e di senso? Solo l'uomo, tra gli esseri viventi, si pone questa strana domanda: che senso ha la vita, che senso ha la mia vita? Come mai si pone questa domanda senza senso? Perché ha troppo tempo (ovvero è disoccupato) e perciò medita sul senso e non senso della vita. In una poesia Leopardi allude a questa situazione: i benestanti, che hanno delegato il vero lavoro, quello faticoso, agli strati sociali inferiori, "si annoiano".

    Penso tuttavia che coi mezzi tecnici a disposizione (che devono però essere prodotti e ci vuole energia (leggi petrolio) per produrli) il lavoro nei campi non sarebbe così duro e massacrante come una volta. Ho sentito alla RAI che ci sono giovani in Italia che "tornano" all'agricoltura: una bella notizia. Un lavoro impegnativo, ma sano e soddisfacente ("vedi un po' come matura bene l'uva quest'anno!") e che non lascerà troppo tempo per pensare al senso della vita. Come già detto, il senso - se ce n'è uno - è la gioia, il piacere. È il ricordo dei bei momenti passati e che vorremmo rivivere che ci spinge in avanti, che ci motiva a non mollare.

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  4. La poesia di Leopardi a cui ho accennato è "Al Conte Carlo Pepoli".

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  5. Per Sergio: conosco molto bene Leopardi, il suo pensiero filosofico (che trovo affascinante) e le sue poesie più famose (la mia preferita in assoluto è LA GINESTRA), ma ti confesso che quella dedicata al CONTE PEPOLI non la conoscevo.
    Grazie per avermela segnalata.

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  6. DIALOGO IMMAGINARIO CON IL PROF. ALBERTO BAGNAI
    (A PROPOSITO DELLA MANIPOLAZIONE DELLE IDEE)

    Gentile Professore,
    ho iniziato a frequentare con interesse il suo blog per comprendere ragioni e prospettive della proposta di abbandono dall'euro, che sta alimentando tanta parte del dibattito a sinistra.
    A tale fine, ho letto con attenzione il suo paper e ne ho tratto spunto per alcune considerazioni che mi piacerebbe poter condividere con Lei e con i Lettori del blog, nell'auspicio che possano essere di stimolo per ulteriori approfondimenti e confronti di opinione.
    Ho inviato tali mie considerazioni nella mattina di domenica 23, in risposta al suo post "Liquidità o compensazione: quale Bretton Woods?". Ma non avendo finora visto la pubblicazione, ne ho desunto che sicuramente si doveva essere verificato un problema tecnico e mi sono permesso di inviarLe la presente per riproporre nuovamente quanto sopra.
    Nel rigraziare per l'attenzione e lo spazio che vorrà riservarmi, desidero esprimerLe apprezzamento per lo sforzo di ricerca e divulgazione di nuove linee di pensiero, nonchè il mio augurio per l'esercizio equilibrato della sua responsabilità di accompagnare crescita culturale e apertura mentale dei giovani studenti che le sono affidati.
    Un cordiale saluto.

    RISPOSTA
    Guardi, nel mio blog mi sono dato la regola di non pubblicare commenti a puntate, come lei saprebbe se avesse letto le istruzioni. Trovo molto significative le sue considerazioni e le pubblicherò in un post, in tempi direttamente proporzionali all'insistenza dei suoi solleciti (cosa altresì chiarita nelle istruzioni).
    Cordialmente.

    REPLICA
    Buonasera,
    spero stia bene.
    Ieri verso le 14.00 ho inviato un contributo sul post "Catalano alla riscossa". In sintesi: la tesi da lei sostenuta nel post è che l'esplosione del debito pubblico negli anni Ottanta sia stata causata dalla crescita dei tassi di interesse, conseguente la svolta in senso restrittivo delle politiche monetarie a livello internazionale, piuttosto che dai disavanzi pubblici (eccesso di spesa rispetto alle entrate fiscali o viceversa).
    La mia osservazione era circa questa
    • tra 1980 e 1992 il debito pubblico italiano è esploso dal 58 al 116% del PIL (+60 p.p.);
    • nello stesso periodo il debito pubblico delle altre grandi economie industriali con cui siamo usi confrontarci (ger, fra, uk, us, jpn) è cresciuto molto meno;
    • come si spiega questa divergenza, considerato che il tasso di interesse reale sul debito pubblico italiano, sebbene in forte crescita rispetto ai valori negativi degli anni Settanta, si manteneva comunque inferiore a quello degli altri paesi?
    • Hanno forse sbagliato gli altri paesi ... ?
    Salvo che non sia dipeso da un problema tecnico (nel qual caso la prego di non considerare quanto segue) riterrei che la sua decisione di non dare visibilità al mio punto di vista possa essere interpretata in uno dei modi seguenti:
    1.sta valutando la risposta più opportuna, in quanto non ne ha una immediatamente pronta;
    2.non ha intenzione di rispondere, in quanto la risposta potrebbe instillare nella sua piccola corte la sensazione che la realtà è sempre più complessa dell'interpreta zione data secondo schemi ideologici predefiniti (sia ortodossi che eterodossi).
    Se invece ritiene che la mia osservazione sia basata sull'errore e vuole evitarmi il pubblico ludibrio, beh! la ringrazio, ma ho le spalle grosse e in fondo "sbagliando si impara".
    Per concludere, so bene che si tratta di casa sua e che lei può farci entrare chi vuole ... ma non conoscendola di persona desideravo solo comprendere di che pasta è fatto veramente. Capire se lei, che dimostra così tanta passione e capacità nel denunciare il pensiero unico, i condizionamenti del potere, etc. etc. ... nel suo piccolo usa poi le stesse odiose strategie per creare e difendere il piedistallo su cui si è issato.
    Un cordiale saluto.

    RISPOSTA
    Bravo.

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    Risposte
    1. Ringrazio Emilio per il suo pungente commento ed ospito ben volentieri il suo contributo.
      Anche io sono un fedele lettore del blog di Bagnai, sempre interessante e sempre divertente, ma anche a me, a volte, sorge qualche perplessità (sia per quello che dice Emilio, sia per l'assenza di una consapevolezza anti-decrescita).
      Comunque, nell'attuale deserto di voci contro la follia dell'Euro, il suo mi sembra un contributo molto importante.

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