sabato 28 aprile 2012

Pensierini - XI

CULTURA SCIENTIFICA
Sono convinto che, in democrazia, sia più utile una cultura scientifica di una classica, perché consente al cittadino di capire meglio che vi sono “cose che si possono fare” e “cose che non si possono fare”, nel senso fisico del termine.
Questo non piace ai politici, di ogni tipo e colore, che campano e prosperano promettendo soprattutto cose che non si possono fare.
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DECRESCITA
Per i sostenitori della decrescita demografica, la violenza come metodo è sempre da escludere, anche solo per un minimo di coerenza interna.
La difficoltà di chi vuole combattere la tragedia della sovrappopolazione, infatti, è proprio quella di cercare cambiare il paradigma con le buone, ovvero con la sola forza di convinzione. 

E' il concetto contenuto, per esempio, nel nome stesso dell'associazione RIENTRO DOLCE, che si batte da anni su questo fronte.
Se falliremo, ci pernseranno poi le forze della storia e della natura a cambiare le cose con la violenza: non è che abbiano bisogno del nostro aiuto.

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INVIDIA
Tra i tanti sentimenti che angustiano l’uomo, il più sicuro da praticare per trascorrere una vita infelice, è senz’altro l’INVIDIA.
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UNIVERSITY
E’ prassi comune negli Stati Uniti accendere mutui decennali per pagarsi gli studi presso le più prestigiose università, costosissime.
Dice Debora Billi: << La catena funziona così: se ti laurei in un'Università prestigiosa avrai la sicurezza di trovare un lavoro molto redditizio, quindi vale la pena indebitarsi per pagarne la retta, tanto si sarà certamente in grado, col futuro stipendio, di far fronte alle rate. Ma questa garanzia è finita. Anche negli USA si fatica sempre più a trovare un lavoro dopo la laurea, e disoccupati qualificatissimi si ritrovano con mutui spaventosi da dover ripagare comunque. >>
Ma molti, inevitabilmente, non ce la fanno. E questo crea dei problemi sociali non irrilevanti.
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CARBONE
Sembra che il 'Re Carbone', come lo chiamano alcuni, stia tornando alla ribalta e potrebbe presto reclamare il titolo di sovrano del mondo dell'energia che aveva perso negli anni 60.
Dice Massimiliano Rupalti: << Non vediamo niente di simile ad una tendenza a raggiungere il picco per il carbone e questo, sfortunatamente, non è buono per il clima. Non possiamo dire se l'esplosione dell'anidride carbonica che stiamo osservando sia dovuta al carbone, ma collima con il picco della produzione di carbone ed è sicuramente ed esso collegato. >>
La situazione del clima globale, pertanto sembra andare rapidamente fuori controllo. Inchinarsi di nuovo a Re Carbone potrebbe rivelarsi essere la peggiore scelta che abbiamo fatto nella storia.
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DEMOCRAZIA E PARTITI
Sappiamo bene che non può esserci Democrazia senza Partiti, ma il loro rapporto non è semplice e può diventare anche molto instabile.
Dice Angelo Panebianco: << Le democrazie muoiono di solito per eccesso di frammentazione, instabilità, incapacità decisionale, e per il discredito che, in certe fa si, colpisce i loro partiti. Oggi i partiti italiani vengono percepiti da tanti come un problema anziché una soluzione. >>
E questo spiega la popolarità (spesso illusoria) dei cosiddetti governi-tecnici.
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6 commenti:

  1. «Sono convinto che, in democrazia, sia più utile una cultura scientifica di una classica, perché ...»

    Che dire? Avendo una cultura più o meno classica e non scientifica, mi sento squalificato.
    Che faccio ora? Mi suicido?
    No, non ci penso proprio, mi dispiace.

    Per carità, niente contro la cultura scientifica, ci mancherebbe. Incredibile che uno come Croce abbia liquidato le scienze come roba di second'ordine (rispetto al suo pensiero puro o cosiddetto).
    Tuttavia la cultura classica ha avuto e forse ha ancora un senso, nonostante Odifreddi che spara a zero su questa cultura.
    Che senso? Mah, di poter parlare di qualcosa di non banale che non sia il solito e insopportabile discorso sulla crescita, per supportare la quale sono utilissime le conoscenze scientifiche (disse nonno Napolitano).

    E poi si può ridurre proprio tutto a numeri, a un più e un meno?
    La vita è bella perché è ... colorata. Certo anche i colori si possono ridurre a numeri, a lunghezze d'onda.

    Si vive anche - o forse soprattutto - di cose belle, attraenti, interessanti, entusiasmanti, delicate, fantastiche.

    Insomma, non buttiamo così la croce addosso alla cultura classica.

    "Urbem Romam a principio reges habuere; libertatem et consulatum L. Brutus instituit, Dictaturae ad tempus sumebantur ..."

    Nella traduzione di Camillo Giussani, grande avvocato e uomo d'affari:

    "Primi i re tennero in Roma il potere. Libertà e consolato istituì Lucio Bruto. La dittatura assumevasi temporanea ..."

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  2. Caro Sergio, se la cosa ti può consolare, anche io vengo da una tipica cultura classica (liceo classico, con latino e greco, + facoltà di legge) ma mi sono accorto, con mio grande stupore, che incominciavo a capire davvero come funziona il mondo solo DOPO aver letto, per mio piacere personale, una serie di libri scintifici, sia di fisica che di biologia (fortunatamente mi sono imbattuto in autori molto bravi ed accessibili).

    Finchè resti nella cultura classica puoi pensare ed immaginare qualsiasi cosa (ed infatti, absit iniuria verbis, la religione si pone tutta nell'alveo delle discipline classiche), mentre solo la scienza ti costringe a venire a patti con la realtà.
    Per esempio, la cultura classica non può dire nulla contro l'assurdità della crescita infinita, ma se conosci la seconda legge della termodinamica capisci subito che è impossibile.

    Non voglio dire che la cultura classica sia inutile, è certamente utile ed anche divertente, ma è incompleta.
    E quindi ci vuole (anche) quella scientifica per completare la propria visione del mondo.

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    1. Che dire? Hai espresso magnificamente il concetto.

      Devo dire che io - pur nei miei limiti intellettuali - mi sono sempre sentito attratto dalla "precisione" che è una caratteristica delle scienze («di là» pullulano i chiacchieroni, tra cui anche o soprattutto i teologi).

      E non a caso uno dei miei autori preferiti è Jean-Henri Fabre che era un entomologo (ma anche un umanista). I suoi dieci volumi dei Souvenirs entomologiques sono tra i miei libri più cari. Basta anche la descrizione precisa di una parte infinetesima della natura per provare soddisfazione.
      E oltre tutto gli insetti sono bellissimi. Sono stato a un'esposizione di insetti, vivi e preparati, veramente straordinaria.

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  3. Caro Sergio, temo che sugli insetti ci troviamo proprio agli antipodi.
    A me, non solo non piacciono, ma fanno anche decisamente impressione (così come, p.e., i crostacei ed i serpenti).
    Credo che il sentimento sia piuttosto diffuso tra la gente, ma non saprei dirtene la ragione.

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    1. Appunto perché non hai letto Fabre! Con certi insetti ce l'ho a morte (zanzare, zecche, pulci, scarafaggi ecc.). Nemmeno i ragni mi piacciono (che poi non sono insetti), ma di insetti ce ne sono non so quanti e alcuni sono bel-lis-si-mi o comunque straordinari. Possibile che non hai simpatie per le coccinelle, i maggiolini , le lucciole e altre creature? Ammira la cetonia verde lucente. Spero di vedere un giorno il cervo volante che è rarissimo ormai. Insomma, anche il mondo degli insetti ti può fare amare la vita (ma gli insetti buoni).

      P.S. Ieri mi ha punto una zecca (regalo dei gatti o del cane oppure me la sono presa io direttamente nel bosco o nei prati). Ho una reazione cutanea allarmante, temo di essermi preso la borreliosi (che significa dieci giorni di antibiotici). Ma a che o a chi servono le zecche? A cosa pensava quello lassù quando disse fiat lux ecc.

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  4. Caro Sergio, nelle prossime settimane posterò qualcosa che darà una risposta (implicita) alla tua domanda.
    Poi mi farai sapere la tua opinione.

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