sabato 17 marzo 2012

Intelligenti, ma non troppo - 2


Prosegue la recensione di George Mobus sul libro di Craig Dilworth “Troppo intelligenti per il nostro bene”, tratta da Effetto Cassandra – seconda parte.



<< Il dilemma e le cause più probabili - Buona parte del libro di Dilworth tratta dell'evoluzione dell'attuale specie umana e, in particolare, delle componenti residuali di comportamento umano ereditate dai nostri predecessori animali. In breve, chiarisce i vari meccanismi che stanno sotto a tutte le attività umane e questo dimostra solo quanto gli esseri umani siano realmente delle creature biologiche. Egli trae accuratamente un gruppo di principi dalla fisica, chimica e biologia che spiegano la traiettoria evolutiva che porta molto naturalmente alle scimmie abili. E quindi dichiara che è stata superata una soglia. 

Lungo le linee dei generi Australopithecus e Homo le loro abilità mentali hanno prodotto comportamenti che nessun altro animale precedente è stato capace di adottare, almeno all'estensione alla quale queste scimmie abili sono state in grado di portarli. In particolare i primi umani (il termine copre diverse specie) hanno imparato a controllare il fuoco, a diventare cacciatori e raccoglitori più efficienti con strumenti fatti da loro stessi e a proteggere sé stessi dalle bizze del clima costruendosi dei ripari e dei vestiti.

Questa capacità di inventare e costruire li ha posti in una nuova relazione biologica con il resto del mondo biofisico. Li ha posti sulla strada di quello che Dilworth descrive come il “circolo vizioso”. Gli esseri umani possono estrarre risorse, non rinnovabili e rinnovabili, dall'ambiente ad un tasso crescente, sia pro capite quando cresce la popolazione, sia in termini assoluti. Consumiamo anche queste risorse dopo averle trasformate in forme utilizzabili, come i vestiti. Il nostro consumo, oltre alle devastazioni dell'entropia, significa che stiamo producendo uno spreco di prodotti a tassi crescenti nello stesso quadro dinamico dei tassi di estrazione. E non in grado di aiutarci da soli. Siamo guidati da mandati biologici a consumare come individui ed a procreare.

La parte sul fatto che non siamo in grado di aiutarci da soli è realmente il dilemma, la causa alla radice di tutti i nostri misfatti e dei seguenti problemi. Più prossimo al nostro attuale rompicapo, è un insieme di cause e delle loro conseguenze.

Le minacce su scala globale sono tantissime. Ecco una lista parziale di alcuni dei problemi più minacciosi, il ruolo umano nel causarli e le loro possibili conseguenze. Ognuno di questi potrebbe essere incredibilmente preoccupante per l'umanità, ma presi insieme, perché sono tutti in relazione fra loro e si nutrono l'un l'altro, sono convinto che significhino disastro certo, come crede anche un numero crescente di scienziati.

Sovrappopolazione - A parte in poche culture, che generalmente sono società di cacciatori-raccoglitori, e certamente fra le cosiddette civiltà della storia, il sentimento generale di “siate fecondi e moltiplicatevi” sembra aver prevalso. Gli umani, come gli animali, hanno alcuni, sebbene deboli, meccanismi interni per verificare la dimensione della popolazione relativa alla capacità di carico dell'ambiente. Molte culture hanno praticato varie forme di controllo della popolazione ed alcune lo fanno ancora oggi con diversi gradi di successo. Queste pratiche posso essere generalmente viste come parte delle cultura e sono state solo di recente viste come meccanismi biologici sottostanti. Alcune di queste pratiche sono considerate barbare ed immorali per i sentimenti civilizzati. Ma quando funzionano sembrano funzionare bene.

Dilworth argomenta, tuttavia, che questi controlli interni vengono facilmente sovvertiti dai più ampi istinti biologici di guida quando la popolazione percepisce che 1) l'ambiente può sopportare più persone e 2) servono più persone per fare il lavoro necessario all'estrazione delle risorse. Il punto di svolta nella preistoria umana è stato probabilmente l'invenzione dell'agricoltura. 

Quest'ultimo, ironicamente, non ha in realtà incrementato l'energia netta pro capite guadagnata rispetto alla caccia e alla raccolta, almeno quando quest'ultima è fatta in ambienti che forniscono una abbondanza rinnovabile di piante alimentari. Piuttosto, tende a diminuire l'incertezza della disponibilità di risorse alimentari, che sembra che noi umani apprezziamo. Anche, ironicamente, l'agricoltura necessita di più lavoro per unità di tempo per ottenere risultati affidabili, quindi una effettiva riduzione nel guadagno netto di energia per unità di tempo pro capite, spesa nella produzione di cibo.

In altre parole, Dilworth sembra argomentare che l'aumento della popolazione che è stato attribuito all'agricoltura non è avvenuto a causa di una maggiore di disponibilità di cibo, di per sé, ma dalla diminuzione della forza del segnale che avrebbe dovuto attivare i naturali controlli interni sull'espansione della popolazione permesso dalle tecnologie di produzione del cibo. Alle classi lavoratrici era meramente consentito di sussistere e procreare sufficientemente per assicurare una costante, o addirittura crescente, classe operaia per sostenere le classi più alte. 

E, più alta era la gerarchia di classe, più ampia era la base di classe operaia di cui aveva bisogno. Ma una tale espansione significava portare più terra a coltivazione in modo da sostenere la popolazione crescente e continuare a fornire un flusso costante di beni alle più alte sfere della gerarchia. La crescita della popolazione e l'attività “economica” - in origine l'agricoltura – sono così diventate una necessità e non solo una conseguenza.

Diminuzione dell'energia netta pro capite - Naturalmente, il problema è che c'è solo una certa quantità di terra che può essere coltivata. Viviamo in un mondo finito. Le risorse, terra compresa, sono finite. Mentre la crescita consuma sempre di più l'area intorno ai centri delle gerarchie della civiltà, si scontra o con altre gerarchie o con terreni marginali che alla fine non potranno sostenere la quantità di produzione necessaria. C'è un ulteriore ed interessante fenomeno che accade mentre l'espansione continua, anche se la terra è produttiva. Nelle condizioni in cui si viaggiava con carri a trazione animale, c'era una distanza naturale dal centro oltre la quale il ritorno netto di energia cominciava a diminuire geometricamente con l'aumento lineare (aritmetico) della distanza. Cavalli e buoi hanno bisogno di essere nutriti e possono portare solo un certo peso. 

La strategia della crescita come modo per mantenere l'impresa attiva dev'essere sembrata una buona idea ai supervisori, ma di fatto è arrivato un momento in cui ogni unità di crescita ha prodotto benefici decrescenti e alla fine negativi. Questo ha a che fare con l'idea avanzata per la prima volta da Joseph Tainter riguardo al collasso delle civiltà dovuto all'aumento della complessità.

Il fenomeno di una popolazione che eccede le capacità di carico del proprio ambiente, definita come la capacità dell'ambiente di ricostituire i livelli di risorse richieste ad un tasso che possa sostenere un numero medio di individui (o più correttamente la quantità di biomassa rappresentata in una determinata specie) e di assorbire i prodotti di scarto di quella popolazione senza un sovraccarico tossico, è stato più volte documentato negli studi ecologici. Il mondo funziona principalmente su uno stabile ma limitato flusso di energia dal Sole. Alla fine, quel flusso determina il tasso di ricostituzione delle risorse biologiche (a parità di tutti gli altri fattori). 

Tutti gli altri animali sono costretti a capacità di carico relativamente fisse, almeno nei tempi di un normale ciclo di vita. Ma gli umani, con loro capacità di sfruttare fonti exosomatiche (al di fuori del proprio corpo) di energia e la loro capacità di inventare, hanno trovato una soluzione a questo limite di fondo. Hanno sviluppato modi per appropriarsi di risorse per sé stessi, lasciando alle specie non umane di meno per i loro bisogni. L'agricoltura, dopotutto, richiede di impiegare grandi appezzamenti di terreno con lo scopo di seminare poche colture di interesse per gli umani, generalmente in monocoltura. Troppo spesso questo finisce per essere una perdita di habitat per altre specie.

Una volta che gli umani hanno scoperto e cominciato ad attingere al conto bancario della luce solare fossile conosciuto come combustibili fossili, l'esplosione della popolazione era inevitabile. Negli ultimi due secoli, grazie all'alto contenuto energetico degli idrocarburi combustibili, l'energia netta pro capite usata per estrarre le altre risorse naturali e sostenere un maggior consumo sono andate crescendo. L'energia ottenuta dall'energia investita (EROEI) estraendo combustibili fossili era così alta all'inizio che l'inventiva umana nel trovare modi per consumare di più è stata apparentemente liberata da qualsiasi impedimento. La moderna società tecnologica è emersa come risultato.

Sfortunatamente i combustibili fossili sono esattamente il tipo di risorsa non rinnovabile che costituisce un limite superiore sull'estensione della popolazione. No, veramente è peggio di così. Perché noi abbiamo raggiunto un punto in cui quei combustibili stanno diminuendo in toto e quello che stiamo estraendo ora richiede più energia per farlo. Abbiamo l'equivalente di ciò che le prime civiltà hanno affrontato quando hanno raggiunto il limite geografico per il guadagno netto di energia. Ci stiamo avvicinando al punto di guadagno zero (se non lo abbiamo già superato) e da adesso in poi ogni essere umano sul pianeta affronterà un declino nell'energia netta disponibile per sopravvivere. Le disuguaglianze di reddito fanno sì che le variazioni causino un aumento della fame fra le classi più povere, mentre le classi più alte cercano di appropriarsi della ricchezza per sé.

La specie umana, come altre specie in condizioni simili, ha superato i limiti. La conseguenza tipica di tale condizione, principalmente perché le dinamiche non sono lineari, è un collasso, una cancellazione della maggior parte della popolazione. Dilworth, nella sua conclusione, concorda con un crescente numero di ricercatori che questa è la conseguenza più probabile per l'umanità. Siamo animali, dopotutto.

Problemi derivati - La sovrappopolazione, cioè il superamento e la diminuzione dell'energia netta pro capite portano ad un gran numero di problemi secondari che anche giocheranno un ruolo in un futuro insostenibile per l'umanità. Stiamo esaurendo l'acqua potabile in molte regioni. Questo in parte a causa del superamento ma anche in parte a causa dei cambiamenti climatici che, a loro volta, sono aggravati, se non direttamente causati, dalla combustione dei combustibili fossili che aggiungono anidride carbonica, un gas serra, in atmosfera e negli oceani a tassi senza precedenti. Il globo si sta scaldando e questo porta al caos climatico di cui cominciamo ad essere testimoni. Ciò porta anche l'innalzamento dei livelli degli oceani che inonderanno molte regioni abitate del globo in un futuro non troppo lontano.

Dai tempi della prima agricoltura e della riorganizzazione della società, gli umani hanno avuto bisogno di qualche metodo conveniente per rappresentare astrattamente la ricchezza. All'inizio avevano bisogno di un modo per contare i cereali immagazzinati ed altri beni che sarebbero stati scambiati. In seguito hanno avuto bisogno di un modo conveniente di trasportare le rappresentazioni della ricchezza che controllavano e scambiare queste rappresentazioni piuttosto che trasportare la ricchezza stessa. 

I soldi sono stati inventati per svolgere questo compito. Non molto tempo dopo è stata inventata una forma di prestito per fungere da investimento in nuove imprese. Derivato probabilmente dalla distribuzione delle granaglie da utilizzare come sementi dai nuovi giovani agricoltori per iniziare, l'idea di prestare la ricchezza per generare più ricchezza in futuro ha preso piede. Oggi abbiamo il debito che finanzia tutto, dalle case alle scommesse (Wall Street).

Quest'idea di usare soldi basati sul debito per investire su un futuro aumento della produzione di ricchezza era praticabile, anche se abusata, come è divenuto chiaro in anni recenti. Finché la fornitura di energia netta era in aumento, c'era sempre un'aspettativa che l'economia si sarebbe allargata e questo avrebbe permesso di saldare i debiti. Questo è stato il caso della rivoluzione industriale ed anche nel 1950 dell'espansione del petrolio e di altre forniture di combustibili fossili, che stavano sostenendo la capacità di fare più lavoro fisico nel futuro. 
 
Ciò significava che ci poteva essere più ricchezza prodotta nel futuro, abbastanza per ripagare sia il debito sia l'interesse (il costo del noleggio dei soldi per il rischio corso) e anche per ottenere un profitto. Ma ora che la fornitura di energia netta comincia a diminuire, la strategia della crescita e della finanza basata sul debito sta fallendo (al contrario di quella basata sul risparmio, come era il caso del prestito dell'eccesso di cereali ad un agricoltore sotto forma di seme). E siccome la società si è spinta molto lontano nella costruzione del debito, nell'aspettativa che la crescita continuasse per sempre, il conseguente scoppio della bolla che ne è seguita (e che è ancora in corso) ha avuto effetti devastanti sulle economie globali. E andrà solo peggio. 
 
Noi umani siamo stati incredibilmente intelligenti ad elaborare macchine, metodologie ed astrazioni che hanno sfruttato la disponibilità di risorse naturali, specialmente le risorse energetiche esosomatiche. Troppo intelligenti.
Ma non intelligenti abbastanza, pare, di pensare in anticipo alle conseguenze del consumo di risorse finite. Siamo stati e siamo molto abili. Ma non siamo saggi. >>

GEORGE MOBUS

(continua)

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