Sul fatto che sia in corso un cambiamento climatico importante, con una tendenza al riscaldamente globale, ci sono ormai pochi dubbi. Infuria invece la discussione sulle cause ed in particolar modo sulla percentuale di incidenza del sistema antropico, che secondo alcuni sarebbe preponderante, mentre secondo altri sarebbe marginale.
A questa secondo posizione è dedicato il post di oggi, scritto da Andrea Bassetta e tratto dal sito di Sollevazione (LINK),
LUMEN
<< La transizione energetica si fonda sostanzialmente sul presupposto fallace e menzognero che rende la CO2 responsabile del cambiamento climatico in atto quale gas serra emesso in eccesso nell’atmosfera a causa delle attività umane.
Tali ipotesi poggia le sue basi principalmente sul rapporto speciale redatto da un organismo delle Nazioni Unite, l’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) realizzato ad uso e consumo dei decisori politici che, attraverso un modello matematico, prevede un riscaldamento globale di 1.5 °C entro il 2052, rispetto ai livelli preindustriali, correlato alle emissioni di gas serra, nel contesto di un rafforzamento della risposta globale alla “minaccia” dei cambiamenti climatici, dello sviluppo sostenibile e degli sforzi per debellare la povertà.
Il modello matematico del rapporto è di tipo probabilistico e i valori risultanti e le conseguenti valutazioni vengono espressi in termini di una scala gerarchica di livelli di “confidenza” (bassa-media-alta) e di “intervalli di probabilità” espressi in termini di % (improbabile-poco probabile-probabile-molto probabile).
In sostanza tale rapporto individua le emissioni antropiche cumulate di CO2 come la causa principale dell’innalzamento di temperatura globale di 1.5 °C nell’arco temporale che va dal 2030 al 2052, con un livello di confidenza “alto”, come risultato del modello matematico adottato.
Tale stima probabilistica poi, consente di fare previsioni sull’impatto che tale aumento di temperatura produce sul sistema terra: siccità, innalzamento del livello dei mari, etc.., con conseguente ricaduta sulla sopravvivenza della specie umana.
Per chi è avvezzo a maneggiare modelli matematici sa bene come tali strumenti siano estremamente sensibili a variazioni algebriche delle variabili introdotte nel modello e di conseguenza dei risultati ottenuti.
In contrapposizione a tale rapporto e alle stime e alle valutazioni che da esso scaturiscono, si sono pronunciati migliaia di scienziati di tutto il mondo, appartenenti al GLOBAL CLIMATE INTELLIGENCE GROUP, firmando la World Climate Declaration dal titolo “THERE IS NO CLIMATE EMERGENCY”, che denunciano in sostanza la prevalenza politica e ideologica sulla scienza riguardo alle questioni climatiche.
Il suddetto rapporto consta di sei punti fondamentali:
1- Sia i fattori naturali che quelli antropici causano il riscaldamento globale
2- Il riscaldamento globale è molto più lento del previsto
3- La politica climatica si basa su modelli inadeguati
4- La CO2 è nutrimento per le piante, base di tutta la vita sulla Terra
5- Il riscaldamento globale non ha aumentato i disastri naturali
6- La politica climatica deve rispettare le realtà scientifiche ed economiche
E termina con la seguente dichiarazione verso i governi europei:
“Il nostro consiglio ai Leader europei è che la scienza dovrebbe impegnarsi per una comprensione significativamente migliore del sistema climatico. Mentre la politica dovrebbe concentrarsi sulla minimizzazione dei potenziali danni climatici dando priorità a strategie di adattamento basate su tecnologie comprovate e accessibili”.
In conseguenza del rapporto dell’IPCC si è scatenato un vero e proprio fanatismo anti-CO2 con direttive EU atte a raggiungere l’obiettivo entro il 2050 della totale decarbonizzazione delle attività umane, sposando in toto la visione decisamente allarmistica e politicamente orientata, che enfatizza il contributo antropico al riscaldamento globale e sottostima la variabilità climatica naturale.
A tal senso infatti occorre riportare alcuni argomenti scientifici fondamentali che anche considerati singolarmente, dimostrano la totale infondatezza della tesi catastrofista anti-CO2:
= Il clima è dominato in modo assolutamente schiacciante dalle forze della natura: SOLE, OCEANI e NUBI.
= Il principale gas serra è di gran lunga il VAPORE ACQUEO (…) con un rapporto di 90 a 1
= Negli anni dal 1940 al 1980 e dal 1997 al 2015 si è verificata una “pausa climatica” globale mentre la CO2 antropica globale è aumentata notevolmente (…)
Sull’onda di questo fanatismo anti-CO2 sorge quindi il concetto di “TRANSIZIONE ENERGETICA VERDE”, ossia il concetto di “sostenibilità” attraverso la produzione di energia “pulita” con lo sfruttamento di fonti di energia rinnovabile (FER) quali l’irraggiamento solare ed il vento.
Stiamo quindi parlando di energia prodotta, oltre che da impianti termoelettrici e geotermici, da pannelli fotovoltaici, che trasformano energia solare in energia elettrica, e da pale eoliche che trasformano energia cinetica del vento in energia elettrica. Si sta quindi considerando queste due forme di sfruttamento energetico come in grado di sostenere in un prossimo futuro tutto il fabbisogno energetico nazionale.
Ora, ogni volta che la collettività ha scoperto un nuovo sistema di conversione energetica, questa ha potuto compiere un salto in termini di espansione demografica, possibilità comunicative e sviluppo sociale, espandendo anche le sue capacità strategiche e offensive.
Il margine di azione di ogni comunità è sempre stato delimitato dalla sua capacità energetica che si compone di due elementi: la disponibilità di risorse e la disponibilità di mezzi idonei ad utilizzarle. Nel 2024, l’81% dell’energia prodotta nel mondo proviene da combustibili fossili (23% gas naturale – 31% petrolio – 27% carbone); nel 1997 tale valore era dell’85.7%e nel 2022 dell’81.7%: in 25 anni la produzione mondiale di energia da combustibili fossili si è ridotta del solo 4%.
La spiegazione sta nel fatto che ogni energia ha le seguenti peculiarità:
= Una diversa densità energetica, ossia quanta energia posso ottenere dall’unità di massa di quella risorsa.
= Un suo rendimento energetico, ossia quanta energia si riesce effettivamente a ricavare da quella che la fonte mette a disposizione.
In tale contesto pensare di far alzare in volo un aeroplano attraverso fonti di energia rinnovabile o di alimentare l’industria pesante diventa improponibile; ad esempio il cherosene consente di far alzare in volo mezzi che pesano svariate decine di tonnellate ed è in grado di fornire, a parità di peso, 30 volte tanto l’energia delle più efficienti batterie.
Ora, sia il fotovoltaico che l’eolico sono tecnologie ormai “mature”, ossia hanno raggiunto il loro limite tecnico; questo significa che in futuro non sarà possibile ridurre significativamente le loro dimensioni e quindi il loro impatto sull’ambiente. >>
ANDREA BASSETTA
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