lunedì 22 dicembre 2025

Horror Vacui

E' opinione di molti che oggi, in occidente, le elites economiche abbiano preso il comando delle operazioni, a scapito del potere politico, che si limiterebbe a ratificare quanto deciso altrove.
Secondo alcuni si è trattato di una conquista attiva da parte dei poteri economici, secondo altri della semplice occupazione di un vuoto di potere lasciato dalla politica tradizionale.
A questa seconda ipotesi si richiama Giuseppe Gagliano, in questo breve articolo, tratto dalla pagina Facebook 'Termometro Geopolitico'.
A seguire, una breve descrizione del World Economic Forum, della sua storia e delle sue attuali funzioni (testo tratto dal web).
LUMEN


<< C’è chi parla di “nomina tecnica”, chi di “fase di transizione”, chi si affanna a precisare che no, BlackRock non ha preso formalmente il controllo del World Economic Forum. Tutto vero. Ma irrilevante.

Perché il punto non è il titolo sulla porta, bensì chi tiene le chiavi. E oggi una di quelle chiavi è finita nelle mani di Larry Fink, capo del più grande gestore di capitali del pianeta, chiamato a co-presiedere il tempio di Davos proprio mentre il sistema globale scricchiola.

Dicono che non sia una presa di potere. Sarà. Ma quando il signore di dieci e passa trilioni di dollari di asset diventa il garante della “governance globale”, forse una domanda bisognerebbe farsela. Anche solo per sport.

Il World Economic Forum è sempre stato questo: un luogo dove il potere si dà del tu, lontano da urne, parlamenti e fastidiose opinioni pubbliche. Ma finché restava un salotto, una fiera delle buone intenzioni, si poteva liquidarlo come folklore d’élite. Oggi no. Oggi Davos è il posto dove si prova a supplire al fallimento della politica. E chi meglio di BlackRock, che governa capitali più grandi di molti Stati, può farlo?

BlackRock non legifera, certo. Ma decide cosa è finanziabile e cosa no. E nel mondo reale, quello dove le fabbriche chiudono e le transizioni si pagano, questo equivale a decidere cosa esiste e cosa muore. Se non investi, non cresci. Se non cresci, scompari. Altro che sovranità.

La favola racconta che è tutto per il bene comune: sostenibilità, clima, responsabilità sociale. Peccato che a stabilire cosa è “responsabile” sia sempre lo stesso club. Un club che non risponde a elettori, ma ad azionisti. E che quando sbaglia non viene sfiduciato, ma al massimo cambia consulente.

Sul piano geopolitico il messaggio è chiarissimo. Mentre Cina e Russia rafforzano il controllo statale sull’economia, l’Occidente sceglie un’altra strada: privatizzare la stabilità. Delegare al capitale il compito di tenere insieme un sistema che la politica non sa più governare. Non è liberalismo, è resa. Una resa elegante, in giacca scura e cravatta ESG [regimental].

Il problema non è Larry Fink. È il vuoto che lo rende indispensabile. Stati indeboliti, istituzioni multilaterali paralizzate, democrazie che non decidono più ma ratificano. In questo spazio entra la finanza, che non fa prigionieri ma nemmeno promesse. E soprattutto non chiede permesso.

Poi ci stupiamo se fuori dall’Occidente Davos viene visto come il volto sorridente di un ordine economico imposto dall’alto. Ci stupiamo se cresce la diffidenza, se il Sud globale parla di ipocrisia, se la parola “governance” suona come un sinonimo elegante di comando.

La verità è che nessuno ha eletto BlackRock, ma tutti ne subiscono le scelte. Nessuno ha votato il World Economic Forum, ma molte politiche pubbliche sembrano scritte con il suo vocabolario. 

E quando il potere diventa così grande da non avere bisogno di legittimazione, allora sì che il problema non è più complottista. È democratico. Davos non ha bisogno di prendere formalmente il potere. Gli basta che nessun altro lo eserciti davvero. >>

GIUSEPPE GAGLIANO



CHE COS'E' IL W.E.F.
Il Forum Economico Mondiale (WEF), conosciuto anche come Forum di Davos, è un’istituzione senza scopo di lucro con sede a Ginevra, in Svizzera.
Nata nel 1971 per iniziativa dell’economista Klaus Schwab, l’istituzione organizza ogni anno un incontro tra leader mondiali della politica, dell’economia, scientifico e accademico, per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare.
L’incontro, a inviti e a porte chiuse, vede la partecipazione di leader delle imprese associate alla fondazione, leader politici, rappresentanti di organizzazioni non governative, scienziati, leader religiosi e giornalisti.
L’idea alla base del Forum di Davos nacque quando Klaus Schwab, professore di business all’Università di Ginevra, organizzò il primo Simposio europeo del management con l’obiettivo di avvicinare le imprese europee alle pratiche manageriali statunitensi. 
La scelta della sede sulle Alpi svizzere era dovuta all’amenità del luogo e alla tradizionale indipendenza del Paese, ritenute condizioni favorevoli per la riuscita dell’iniziativa.
Da allora, il Forum di Davos si è evoluto diventando un importante punto di incontro per leader mondiali, che nell’arco degli anni hanno utilizzato l’occasione per affrontare crisi bilaterali e negoziare soluzioni. (…)
Il WEF si considera “impegnato a migliorare la condizione del mondo” e si sforza di essere imparziale e privo di vincoli di natura politica, ideologica o nazionale. Fino al 2012 ha avuto lo status di osservatore presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.
La fondazione è finanziata dalle circa mille imprese associate, in genere multinazionali con fatturato superiore ai 5 miliardi di euro. Le imprese associate hanno un ruolo chiave nell’orientare gli sviluppi futuri del settore o del paese in cui operano.

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