mercoledì 12 novembre 2025

Appunti di Geo-Politica – (7)

Tutti i testi sono tratti dalla pagina FACEBOOK 'Termometro Geopolitico'. LUMEN


LE DUE EUROPE
Per l'Europa occidentale, le priorità sono economiche e industriali, con particolare attenzione alle opportunità commerciali e alla risoluzione dei problemi, mentre si cerca di arginare l'emigrazione di massa e l'aumento della criminalità in alcune città.
Nell'Europa orientale, l'attenzione è rivolta alla lotta contro i russi, con ogni discorso dei leader locali rivolto a loro, guidati da baltici e polacchi. Forse si sentono minacciati, e questo giustifica un'isteria totale, ma non è esattamente questo l'argomento di cui parlerò qui.
Ciò ha creato due Europe con priorità nettamente divergenti, aggiungendo un'ulteriore frattura a un continente già alle prese con radicati problemi di autonomia.
Germania e Francia, i precursori naturali in qualsiasi impresa del genere, hanno temporeggiato, ma alla fine sono state travolte dall'infinita ondata di isteria. Oggi, si trascinano nella scia della retorica anti-russa, senza tuttavia offrire reali alternative.
Di conseguenza, l'Europa è rimasta bloccata, congelata nel tempo, incapace di elaborare politiche di sviluppo unificate per l'intero continente.
Il nucleo economico dell'Europa oscilla ora tra l'essere trascinato dall'Oriente e l'essere trainato dagli Stati Uniti.
L'interruzione dell'approvvigionamento energetico russo ha scatenato gravi problemi industriali che rimangono irrisolti, ma le frecciatine alla Cina potrebbero infliggere un colpo ancora più duro. La Cina fornisce quasi la metà delle terre rare di cui l'Europa si nutre.
In questa scommessa ad alto rischio, l'Europa rischia di scavare una fossa ancora più profonda. Il ruolo dell'Europa si riduce a quello di un mercato ribelle, alla deriva proprio a causa dell'assenza di strategie politiche ed economiche coese. (...)
Senza priorità fondamentali al timone, l'Unione Europea è sull'orlo dell'implosione e non vedo soluzioni rapide all'orizzonte, se non l'emergere di una leadership audace e decisa.
PATRICIA MARINS


LO STATUS DELL'UCRAINA
L’Ucraina non è più uno stato sovrano dal 2014 quando è passata, col golpe di piazza Maidan, sotto la sovranità NATO-USA con il supporto delle milizie banderiste neonaziste e di un governo indicato dall’Ambasciata americana a Kiev, vera regista del golpe. Il governo Zelensky è un governo fantoccio, utile per dare una parvenza di democraticità a quello che è a tutti gli effetti un regime militarizzato e repressivo sotto il tallone delle formazioni neonaziste e della polizia.
Eletto con la promessa di pacificazione con la Russia e di risolvere la questione del Donbass rispettando gli accordo di Minsk e le autonomie di quelle regioni, dopo le elezioni ha cambiato linea di condotta ed ha abbracciato la causa della guerra infinita alla Russia aderendo a tutta l’impostazione nazionalista dell’estremismo ucraino russofobo, fagocitato dagli ambienti NATO e intimidito dalle milizie banderiste.
Tutta l’opposizione politica è stata decapitata, messa al bando o incarcerata, ridotta al silenzio o fuggita dal paese. L’Ucraina non è più una democrazia, è un paese fallito, con una economia fallita, che vive dei sussidi europei e di economia di guerra.
L’informazione è militarizzata e i dissidenti, anche giornalisti stranieri che operano nel Donbass, sono iscritti in un albo con tutti i riferimenti anagrafici personali e resi pubblici sulla rete: una vera e propria lista di proscrizione che mette a rischio la loro vita.
L’esercito è sotto il comando NATO-USA. Il suo nerbo è costituito dai reparti speciali addestrati dalla NATO e da milizie occidentali camuffate da volontari e mercenari.
Il compito assegnato dalla NATO – angloamericana e antieuropea – al popolo ucraino è quello di fare guerra alla Russia e di sacrificarsi per questa crociata fornendo carne da cannone.
ANTONIO CASTRONOVI


TRA ECONOMIA E POLITICA
Il confronto "fra civiltà" non e` fra "democrazie Liberali" e "autocrazie", ma tra "plutocrazie liberali" (governo dei ricchi) e "autocrazie".
Volendo andare ancora piu` in profondita`, fra "economia che governa la politica" e "politica che governa l'economia".
Quale sia da preferire dipende dagli obiettivi di ciascuno, cioe` da cio` che vuole veramente per se`, la propria famiglia, il proprio Paese.
Ma in questo confronto le cose da "sfatare" sono molte, specie se si tende a definire le "democrazie liberali (leggi => plutocrazie) "il Bene" e le "autocrazie" "il Male".
Mentre per la liberta` di pensiero spazi ancora percorribili ci sono ovunque, per la "liberta` di parola" ( => liberta` di espressione, cioe` la liberta` di comunicare all'esterno il proprio pensiero) ci sono delle restrizioni.
- In qualsiasi "regime" (come lo sono sia le plutocrazie che le autocrazie) se cio` che vuoi comunicare "all'esterno", diffondere, propagandare, promuovere coincide con le posizioni governative godi di molta liberta`.
- In qualsiasi "regime" (vedi sopra) se cio` che vuoi "comunicare" (diffondere, propagandare, promuovere) contraddice "pesantemente" le posizioni governative sarai soggetto a "restrizioni" che vanno dalla marginalizzazione (ti vedono e leggono in pochi), al "soffocamento", cioe` ti ritrovi senza risorse finanziarie, spesso senza lavoro, talvolta in stato di arresto. (...)
Quindi rimane il dilemma: e` preferibile che sia l'economia (cioe` chi detiene quel potere) a "comandare" la politica, o e` preferibile che sia la politica (chi detiene quel potere) a "comandare" l'economia.
Con tutte le posizioni intermedie possibili e plausibili, perche` in ogni caso non si "comanda in due" (...), e gli strumenti di controllo e potere di cui lo Stato si dota (Parlamento, Governo, Magistratura, Esercito, Polizia, Servizi di sicurezza...) saranno gestiti "da chi comanda".
LORIS ZECCHINATO

5 commenti:

  1. ll giudizio critico sulle democrazie liberali, espresso da Zecchinato nell'ultimo pezzo, mi sembra un po' troppo severo.
    Ho trovato però molto acute le sue considerazioni sui rapporti tra i Soggetti politici e i Soggetti economici, e sulle diverse modalità di suddivisione del potere.
    Per questo, ho pensato che fosse interessante riportarle sul blog.

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  2. Lo status dell'Ucraina

    Sorry, ma la descrizione fatta da Castronovi degli eventi del 2014 è stata smentita più volte... Il noto esponente della Sinistra social-comunista sembra avere nostalgia dell'Impero sovietico ed enfatizzando le pagliuzze dello Stato ucraino NON vede (o fa finta di NON vedere) le travi che si trovano all'interno dell'aggressiva autocrazia clerico-nazionalista russa. Saluti

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    1. Caro Claude,
      certo la nostalgia comunista può fare dei brutti scherzi, ma la ricostruzione degli eventi che hanno portato alla guerra attuale è comunque diversa da quella ufficiale, diffusa dalla parte più guerrafondaia dell'occidente (che purtroppo esiste).
      In merito ho letto alcuni articoli di Alessandro Orsini che mi sono sembrati molto convincenti.

      Quindi, se anche la Russia di Putin ha i suoi torti, ciò non significa che l'Ucraina di Zelewsky abbia necessariamente ragione.
      Mi pare, anzi, che l'Ucraina attuale sia ancora molto lontana dai valori fondanti dell'occidente.

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  3. Sicuramente la Repubblica ucraina NON è perfetta, purtuttavia essa da tempo sta facendo progressi per (cercare di) uniformarsi alle democrazie liberali di stampo euro-occidentale e per sottrarsi al pesante tallone dell'egemonia politico-culturale del Cremlino: proprio ciò che il regime moscovita (chiaramente nostalgico della potenza dapprima zarista e poi sovietica) NON è disposto in alcun modo a tollerare (con tutte le tragiche conseguenze del caso ampiamente visibili quantomeno dal Febbraio 2022 ad oggi)...
    Non a caso qs conflitto è diventato ormai la "cartina al tornasole" di un conflitto molto più ampio e profondo: quello tra regimi dispotici e oligarchici orientaleggianti e liberal-democrazie di matrice illuminista occidentali e (perlomeno fino all'avvento del trumpismo) atlantiche: queste ultime naturalmente sono tutt'altro che perfette ma (a mio modesto avviso) cmq largamente preferibili alle feroci autocrazie che stanno dall'altra parte della barricata.
    Poi è chiaro che le cose sono sempre più complesse di come appaiono a prima vista e che molto probabilmente anche il duro conflitto russo-ucraino si fonda in qualche misura su motivazioni profonde e temporalmente lontane che noi dall'esterno conosciamo solo in parte e che difficilmente siamo in grado di comprendere fino in fondo... Saluti

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    1. Non hai torto, ma forse i governanti ucraini avrebbero dovuto ammettere la duplice natura culturale del proprio territorio ed accettare quindi una separazione pacifica.
      Perché se è vero che l'Ucraina occidentale è sulla strada della democrazia europea , lo stesso non si può dire delle province russofone.
      Aver voluto mantenere l'integrità del territorio a tutti i costi, forse, e stato un errore.

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