mercoledì 1 ottobre 2025

Appunti di Geo-Politica - (6)

GOTT MIT UNS
Questa faccenda che “Dio è dalla nostra parte” è vecchia come il mondo, ed è resa un po’ ridicola dal fatto che lo dicono in molti, ognuno con un Dio diverso, da diverse angolazioni, con obiettivi molto differenti, per cui i casi sono due: o Dio ha svariati conflitti d’interessi, oppure c’è troppa gente che lo tira per la giacchetta allo scopo di legittimare le proprie porcate.
La cerimonia di Phoenix in onore del defunto Charlie Kirk [assassinato durante un comizio] ci ha mostrato una sfumatura colossal della faccenda. (...)
La sensazione, vagamente straniante, era quella di trovarsi di fronte a un’adunata di estremisti religiosi un po’ invasati, senza turbanti o donne velate, ma con la guerra santa, quella sì. (...)
Si tratta di politica, ovvio, di una destra all’arrembaggio, di una manovra mediatica per eliminare ogni voce dissidente, di un’offensiva reazionaria a cui Dio dovrebbe fornire adeguata copertura.
Ma si tratta anche (...) di una voragine antropologica, come se la deriva dei continenti non fosse per niente in pausa, anzi, eccoli allontanarsi sempre di più.
Viene da chiedersi cosa diavolo abbiamo in comune – noi europei, magari addirittura laici – con un estremista creazionista texano armato fino ai denti, disposto a giurare che Dio lavora a tempo pieno per gli Stati Uniti.
Non molto, direi, non più che con un ayatollah iraniano o con un estremista indù.
ALESSANDRO ROBECCHI (dal suo sito)


STATO VIRTUALE
Ogni Stato deve avere un territorio e quello palestinese non ce l’ha.
Ce l’aveva nel 1947, quando l’Onu spartì l’area dal fiume al mare (28 mila kmq, pari a Piemonte e Val d’Aosta) in due Stati: il 56% a Israele (più ampio perché il 40% era il deserto del Negev), il 44 alla Palestina, Gerusalemme sotto l’Onu.
Ma nacque solo lo Stato ebraico: la leadership palestinese e i regimi arabi preferirono la guerra per distruggere Israele anziché edificare la Palestina.
Nel 1948 Cisgiordania e Gaza furono occupate da Giordania ed Egitto, mentre Israele prese tutta la Galilea e Gerusalemme Ovest.
Nel 1967 Israele vinse la guerra dei Sei Giorni e occupò Cisgiordania, Gerusalemme Est, Sinai e Gaza.
Nel 1973 Israele respinse l’ennesimo assalto arabo e nel ’78 fece pace con l’Egitto, che riebbe il Sinai, ma non rivolle Gaza. La Striscia restò occupata fino al 2005, quando Sharon ritirò truppe e coloni.
La Cisgiordania dal 1995 è divisa in tre zone: la A (il 18%) è amministrata dall’ANP, la B (il 22%) da Israele e ANP, la C (il 60%) da Israele.
La soluzione doveva essere temporanea, con un progressivo passaggio di consegne all’ANP. A cui nel 2008 Olmert [primo ministro di Israele] offrì più territori di quelli occupati nel ’67 e Gerusalemme Est capitale (6.260 kmq), ma Abu Mazen non firmò.
Poi arrivò Netanyahu. Che fermò il percorso di Oslo e poi lo annientò.
Ora la Striscia è rasa al suolo e il 42% della Cisgiordania è occupato da colonie ebraiche vecchie e nuove (+180% dal 2020). Avete mai visto uno Stato senza terra?
MARCO TRAVAGLIO (da Il Fatto Quotidiano)


UCRAINA DIVISA
L’Ucraina non è uno Stato etnicamente unitario, oggi non lo è più nemmeno geograficamente data la situazione cogente.
Il concetto sembra stia cominciando a passare anche in qualche scritto di analisti prestigiosi, che finalmente si sono decisi a scrivere quello che era già noto da decenni a chi si occupava della questione ucraina. (…)
Si parla di “Ucraine” quindi, al plurale, ammettendo che ne esiste più di una e non solo perché un pezzo dell’ex Ucraina è oggi occupata dai russi ma perché storicamente è così.
A chi privo di pregiudizi affrontava il problema etnico e linguistico dell’Ucraina in anni non sospetti, era evidente il profondo scollamento fra la parte est e la parte ovest del Paese.
Molti prevedevano che prima o poi i due tronconi si sarebbero separati. Certo si sperava che lo si facesse per via diplomatica e politica e non con una azione militare ma tant’è.
LUCIO CARACCIOLO  (da Limes/Apocalottimismo)


DENARO GLOBALE
Il denaro moderno viene creato come debito, immesso in circolazione quando le banche erogano prestiti. E il debito non è solo un contratto finanziario.
È una scommessa su un surplus futuro. Ogni dollaro preso in prestito oggi presuppone che domani si produrranno più beni, più energia, più capacità di rimborso, con interessi.
Ma se non fosse possibile? Abbiamo accumulato debiti finanziari su un mondo reale che non cresce altrettanto rapidamente. (…)
A livello globale [mondiale], il debito dichiarato ammonta a 345 trilioni di dollari, ma, se si considerano le passività fuori bilancio, il sistema bancario ombra e la leva finanziaria, la cifra probabilmente si avvicina ai 600 trilioni di dollari. Nel frattempo, il valore della valuta fisica statunitense è di soli 2.3 trilioni di dollari. (...)
Da una prospettiva biofisica, questi non sono solo numeri. Sono promesse di fornire beni e servizi reali in futuro: energia, manodopera, materiali.
Se questi input non si concretizzano, le promesse non saranno mantenute. Il sistema allora si adatterà attraverso l’inflazione, il default, la ristrutturazione o il collasso.
Lyn Alden ci ricorda che il debito si basa sulla fiducia, non solo tra individui, ma anche tra sistemi giuridici, istituzioni e contesti geopolitici. Tale struttura è ora visibilmente compromessa.
ART BERMAN (da Apocalottimismo)

8 commenti:

  1. GOTT MIT UNS UND SCHLAGEN IMMER AM FREITAG

    Dio con noi e sciopero sempre di venerdì......ovvero niente di nuovo su tutti i fronti, roba da strapparsi i capelli, avendoli. La ripetitività umana ricalca la monotonia dell'universo a noi conosciuto, poche migliaia ai quattro canti del nostro habitat, molti meno in verticale . Sindrome da cattività.

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    1. << La ripetitività umana ricalca la monotonia dell'universo. >>

      Ricalca, in particolare, l'uniformità degli impulsi genetici di base, che, essendo l'umanità un'unica specie, sono uguali per tutti.

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  3. A proposito dell'Ucraina divisa, Lucio Caracciolo aggiunge:
    << E’ giusto che i russi occupino quelle zone [russofone] ? Secondo molti europei no, ed effettivamente i russi non li hanno mai pretesi prima del 2022.
    Pretendevano invece una tutela delle popolazioni russe lì residenti. Quasi 10 milioni di persone.
    Lo hanno chiesto nel 2014 con gli accordi di Minsk 1. Lo hanno richiesto di nuovo con gli accordi di Minsk 2 nel 2015. Niente.
    Gli ucraini non hanno mai voluto ratificare quegli accordi ritenendoli “punitivi” nonostante non comportassero nessuna perdita territoriale, ma solo la concessione di uno statuto speciale sul modello del Trentino in Italia, tanto che l’allora governo italiano sotto Renzi, si offrì di aiutare a costruire un modello simile.
    Il presidente ucraino (all’epoca Poroshenko) rifiutò sdegnosamente. >>

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  4. OH KATIUSHA!
    Mi pare che per certi versi Putin abbia evitato una pulizia etnica tipo Gaza, e quoto il commento del Caracciolo.

    E pure eroiche mi appaiono le opime donne ucraine, vigorose capofamiglia che non esitano a
    sciamare in tutto il mondo per mantenere, con le rimesse , le famiglie rimaste in patria. Meno stoici mi appaiono gli uomini, più inclini al solipsismo, alla meditazione, con la cicca in mano e la Moretti davanti. Sindrome del lenone.

    Onde ragion per cui, se il mondo non fosse il luogo di afflizione quale è, si potrebbe rispolverare, in terra Ucraina, il modello delle Società Gilaniche, ovvero societa' a trazione matriarcale fiorite un paio di mila anni before Christ, e forse più..... Visto il fallimento di tutte le forme di governo finora esperite!


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    1. Da Wiki:<< Il termine GILANIA è stato coniato dalla sociologa e attivista Riane Eisler e indica l'uguaglianza di status tra i sessi come presupposto per un'evoluzione culturale intrecciata che tenga conto della totalità della società umana.[
      Il termine deriva dalla combinazione dei prefissi greci "gi" (gyné) donna, e "an" (andros) uomo, generalmente utilizzati per significare il maschile e il femminile, e connessi dal fonema "l", iniziale del termine inglese linking (unione), e in greco dal verbo lyein (spiegare o risolvere) o lyo (sciogliere o liberare).[
      Questo tipo di struttura sociale ha contraddistinto alcune delle civiltà più fiorenti del passato, come ad esempio quella cretese-minoica. >>

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  5. Ucraina divisa

    Il celebre Direttore di Limes NON sembra tenere in alcun conto il fatto che ormai (secondo pressoché tutti i sondaggi in merito) ANCHE la maggior parte della popolazione ucraina russofona NON voglia affatto tornare sotto il pesante "tallone" russo e preferisca (ben comprensibilmente da un punto di vista liberaldemocratico...) guardare alla U.E.! Perché in qs caso la mitica Sovranità popolare NON dovrebbe essere rispettata e soddisfatta? A qs proposito mi piace ricordare non solo la logica diffidenza/paura
    da parte delle popolazioni baltiche, polacche e scandinave ma anche i saggi ammonimenti del buon vecchio Pardo riguardo al violento neo-imperialismo del Cremlino... Saluti

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    1. Caro Claude, quello che dici è vero, ma solo in parte.
      Le regioni russofone sentono comunque un forte richiamo 'culturale' verso la "madrepatria" russa ed infatti la soluzione migliore, quella inizialmente prospettata (e poi sciaguratamente respinta), era quella di una semplice autonomia rafforzata.
      Inoltre, a ben vedere, l'attuale confusione culturale non è neppure nell'interesse dell'Ucraina, intesa come Stato nazionale unitario.

      Ecco cosa scrive lo storico Emmanuel Todd:
      << Riconoscendo che russi e ucraini non erano più in grado di coesistere, l’Ucraina avrebbe potuto accettare la secessione delle regioni che erano genuinamente russe e concentrarsi invece sulla costruzione di un vero Stato-nazione ucraino, riconosciuto da tutti e sostenuto da alcuni.
      Invece, a partire dal 2014, ha perseguito la guerra per riconquistare il Donbas e i suoi abitanti russi, e non ha mai smesso di rivendicare la Crimea con la sua popolazione russa.
      Il suo obiettivo, quindi, era quello di mantenere la sovranità su popolazioni appartenenti a un’altra nazione, legata a un Paese molto più potente di lei.
      Visto attraverso la lente sobria e razionale delle relazioni internazionali, un progetto del genere appare del tutto suicida, e la realtà odierna dimostra che l’Ucraina, come Stato, sta andando incontro alla propria distruzione. >>

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