giovedì 16 ottobre 2025

Il Femminismo Moderno

I limiti concettuali del femminismo moderno, così come si è evoluto nel tempo, analizzati dalla penna corrosiva di Uriel Fanelli (dal suo Blog - LINK).
LUMEN


<< Quando si parla del problema del “femminismo” di solito si commette l’errore di confondere almeno tre periodi del femminismo stesso. E come capita per ogni cosa, se andiamo a fondo scopriamo che anche all’interno di queste tre ondate troviamo differenze molto forti: sono differenze nel tipo di militanza, nel modo in cui la militanza si manifesta, e nelle istanze politiche che raccolgono il consenso verso questo argomento.

Quindi, voglio chiarire che il discorso si applica all’ultima ondata di femminismo, per come sta avvenendo in “occidente”, con le massime punte negli USA, i cui avvenimenti politici si riflettono inevitabilmente sul resto del mondo “occidentale”. (…)

Il mondo del femminismo moderno commette il catastrofico errore logico di confondere le condizioni sufficienti con quelle necessarie, quando parla del “Patriarcato” , ovvero del “privilegio maschile”.

Le femministe non fanno altro che notare un fatto: la stragrande maggioranza dei ricchi e potenti e’ di sesso maschile. Fin qui tutto bene. Da qui deducono che siccome i privilegiati sono maschi, allora tutti i maschi sono privilegiati.

Questa cosa non ha senso: se esaminiamo il numero di morti sul lavoro, scopriamo che il 97% dei morti sul lavoro sono maschi. Se esaminiamo i morti nelle scorse due guerre mondiali, scopriamo che se contiamo solo i soldati il 98% dei morti erano maschi, e solo includendo i civili scendiamo ad un misero 86%. Ora, questa affermazione dovrebbe contenere qualche sospetto in se’.

L’errore evidente e’ questo: il fatto che tutti i privilegiati siano maschi non implica che tutti i maschi siano privilegiati. (…) Si tratta di un errore catastrofico, perche’ le femministe di ultima ondata continuano a dire che “un genere opprime l’altro” partendo dall’assunto che tutti i maschi sono privilegiati.

Ma se sapessero usare la logica e distinguessero condizioni necessarie da condizioni sufficienti, la conclusione sarebbe diversa: “Esiste una elite di maschi la quale opprime, senza distinzioni, sia quasi tutte le donne che la stragrande maggioranza degli uomini”.

Questo e’ piu’ coerente con la nostra esperienza, per esempio quando contiamo i morti sul lavoro, o i morti in guerra. E’ difficile pensare che una classe di privilegiati vada volontariamente a morire: se tutti i maschi fossero privilegiati, a fare i lavori pericolosi ci andrebbero le donne.

Questa prima catastrofe logica e’ la ragione per la quale il femminismo non riesce ad ottenere quello che vuole. Alla classe dominante non basta fare altro che aizzare i rimanenti maschi contro le donne, e il potere delle femministe e’ facilmente bilanciato.

Questo errore, il confondere le condizioni sufficienti con quelle necessarie, e’ estremamente comune nella loro dialettica: quando dicono che tutti gli stupratori sono maschi in genere le femministe chiudono il discorso dicendo che “dunque ogni maschio e’ uno strupratore”, e cosi’ via. (…)

Un altro catastrofico errore che fanno le femministe odierne e’ quello di affidarsi all’intersezionismo come teoria che spiega le discriminazioni. L’intersezionismo dice che se siete, che so, lesbiche sarete vittima di pregiudizi perche’ siete lesbiche, mentre se siete neri sarete vittime di pregiudizi per il colore della pelle, quindi se siete lesbiche e nere allora possiamo calcolare il pregiudizio come combinazione lineare dei due.

Il problema di questa teoria e’ che, come tutta la sociologia anglosassone, non somiglia per nulla alla realta’. Se abbiamo una teoria , essa non deve spiegare solo quello che succede negli USA (a meno che non sia un modello della societa’ americana), ma deve spiegare quello che succede ovunque e in qualsiasi epoca. (…)

Se esistono piu’ condizioni per venire discriminati, si viene discriminati per la piu’ evidente. Esiste sicuramente una scelta da parte di chi perseguita su quale condizione usare, ma la somma descritta dagli intersezionisti e’ del tutto priva di riscontri nella realta’. Non abbiamo visto , sinora, xenofobi infuriati con gli immigrati perche’ omosessuali: la ragione e’ il colore della pelle. (…)

La conseguenza di questo errore e’ quella di costringere le persone a cospargersi di etichette. Ma tutto questo in realta’ non funziona per una ragione: il problema non sta nei motivi per i quali si viene discriminati. Il problema e’ che si viene discriminati. (...)

Se si intende partire dall’idea che tutti siano uguali sul piano dei diritti, allora tutte queste etichette sono inutili perche’ ci dicono soltanto quante possibili discriminazioni possono avvenire, ma non ci aiutano ad eliminarle: al massimo ci aiutano solo a contarle.

Se invece partiamo dall’idea che l’uguaglianza dei diritti sia l‘obiettivo ai fini pratici, allora tutte queste etichette non fanno altro che complicare la prassi, in quanto combattere la “discriminazione” come concetto non ha piu’ senso: occorrera’ combattere milioni e milioni di possibili discriminazioni. Un lavoro infinito. (…)

L’ultimo errore e’ quello di non affrontare bene il problema del potere. Il problema dell’ultimo movimento femminista e’ che si limita ad osservare la percentuale di donne che siedono in posizioni di potere per giudicare quanto “giusta” sia una societa’.

Questo approccio e’ catastrofico per diversi motivi. Il primo e’ che le posizioni di potere e di privilegio sono poche. Questo significa che e’ possibile pensare ad un sistema nel quale il 5% delle donne occupa TUTTI i posti di potere, e il 95% sono oppresse dal primo 5%. Esattamente come ora un 5% di maschi privilegiati opprime, oltre alle donne, anche il 95% di maschi rimanenti.

Il secondo motivo per cui e’ catastrofico e’ che dimentica un fattore: la felicita’, o se preferite il benessere. Se io vado a giudicare in quale paese le donne stiano meglio contando in quali paesi esse vivano in posizioni di potere, ovviamente otterro’ come risultato i soliti paesi scandinavi. Ma se andiamo a misurare in quale paese le donne si dicono felici, per esempio, il risultato cambia di molto, e troviami ai primi posti dei paesi che sono “sorprendenti”.

Il nodo del “potere” e’ il motivo per il quale nel paese piu’ “femminista” del mondo solo l’ 8% delle donne si dice femminista: poiche’ si tratta di donne che non ambiscono a posizioni di potere, non appoggiano delle istanze politiche che chiedono piu’ potere , come posti di responsabilita’ o altro.

C’e’ infine il punto segregazionista che e’ ancora peggiore. Il segregazionismo e’ quel fenomeno per il quale se io dico che un club non accetta donne perche’ facciamo “cose da uomini” vengo accusato di maschilismo, ma e’ possibile creare un club di donne che non ammette uomini perche’ “sono cose da donne”. (...)

La cosa che queste persone non capiscono e’ che, nel momento in cui hai creato un club ove non possono entrare gli uomini, hai anche creato un club di soli uomini: [ovvero] quello di coloro che non possono entrare nel tuo club per definizione.

Tutte queste catastrofi logiche non fanno altro che convincere le persone che questo “patriarcato” di cui parlano avra’ molto difetti, ma almeno e’ razionale. (…) E se oggi, nel paese di maggiore successo [gli USA - NdL], solo l’8% delle donne si dice femminista, esiste un problema di consenso, cioe’ un problema politico. >>

URIEL FANELLI

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