giovedì 25 settembre 2025

La finta Ecologia

I problemi ambientali, a detta dei nostri governanti, sarebbero sempre prioritari nelle preoccupazioni e nelle scelte dei decisori pubblici.
Poi però, andando a guardare bene dietro la facciata, si ha l'impressione che quella ecologica sia solo una vernice esteriore e che il cuore dei provvedimenti resti di tipo BAU (business as usual).
Di questa pericolosa dicotomia tra il 'dire' ed il 'fare' ci parla Leonardo Mazzei, in questo interessante articolo tratto dal sito di Sollevazione (LINK).
LUMEN


<< [A febbraio], proprio mentre era in corso il summit parigino sull’intelligenza artificiale, 'la Repubblica' annunciava come niente fosse che lo sviluppo dell’IA nell’Ue porterà nei prossimi 5 anni ad un aumento dei consumi energetici del settore pari al 160%. Avete letto bene: centosessanta percento.

La previsione è che nel 2030 il solo consumo dei data center europei sarà pari a 287 Twh (miliardi di kilowattora). Un’enormità assoluta, un consumo pari a quello medio di 115 milioni di famiglie, superiore a quello complessivo della Spagna e piuttosto vicino (92%) a quello dell’Italia.

Ma come, da anni vige l’ossessione del risparmio energetico senza il quale il pianeta andrebbe a ramengo, da anni si smerciano solo lampadine ed elettrodomestici pensati per risparmiare qualche kilowattora, e adesso ci venite a dire che i consumi elettrici dovranno crescere all’impazzata per l’IA? E il “climate change” dov’è andato a finire?

Ora, sappiamo bene come certe ossessioni siano del tutto interessate. Sappiamo, ad esempio, come esse servano ai produttori di elettrodomestici per imporre sul mercato modelli più costosi e ad obsolescenza programmata più ravvicinata. Ma, pur sapendo tutto ciò, è tollerabile che chi ci parla di cambiamento climatico anche durante una partita di calcio, nulla abbia da eccepire sull’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale?

Naturalmente, quel che vale per l’Ue vale anche per le altre potenze (Usa e Cina anzitutto) che partecipano alla folle corsa dell’IA. Una gara dove gli Stati Uniti faranno certo “meglio” di tutti. A Parigi il vicepresidente americano, JD Vance, ribadendo peraltro il rifiuto di ogni regolamentazione dell’intelligenza artificiale, si è fatto forte del piano di investimenti Stargate sostenuto da Trump: 500 miliardi di dollari da spendere nei prossimi quattro anni.

Ma l’Ue non si tira certo indietro. Da qui l’annuncio della signora Ursula Pfizer von der Leyen di un piano europeo per 200 miliardi di euro, al quale si affiancheranno altre iniziative nazionali. Una su tutte quella annunciata da Macron per la Francia, con 35 nuovi data center da finanziare con 109 miliardi e da realizzare superando ogni vincolo classificandoli come “progetti di interesse nazionale”.

La disonestà intellettuale delle attuali oligarchie, specie quelle europee, è davvero disarmante. Auto elettriche, case “green”, la colpevolizzazione dei cittadini, la parola “sostenibilità” in ogni riga di ogni documento ufficiale, ed ora il via ad una corsa al consumo di energia elettrica senza precedenti. Il tutto senza nessuna autocritica, nessuna riflessione, nessun dibattito pubblico degno di questo nome. Si farà così perché ce lo chiede la “competitività”, questa folle religione che tutto spiana e distrugge.

Ovviamente, lorsignori ben comprendono la contraddizione in cui si van cacciando. E cercano di porvi rimedio con un’apposita narrazione. Il problema è che si tratta di una narrazione semplicemente demenziale, una roba che neanche un piddino medio potrebbe bersi del tutto.

Quel che vorrebbero farci credere è che i padroni dell’IA, a partire dai Paperoni della Silicon Valley, faranno fronte all’enorme quantità di energia elettrica di cui abbisognano con impianti assolutamente ecologici. E difatti alcuni giganti del settore, come Google e Microsoft, stanno già propagandando i loro progetti “sostenibili”. Come no? Basta crederci.

Ma prima di vedere i loro piani, è bene tornare un attimo sui numeri di questa folle partita. Partiamo dall’Unione europea. Qui già oggi i data center assorbono il 3% dei consumi complessivi, con alcuni paesi che stanno decisamente al di sopra (Olanda 5,4%, Irlanda 21%). Se la previsione al 2030 risulterà giusta, la quota di elettricità destinata all’IA sarà vicina all’8%. Ma questo, lo affermano tutti gli addetti ai lavori, non sarà che l’inizio.

Negli Stati Uniti, dove si è ovviamente più “avanti”, la quota di energia elettrica consumata dall’IA è al 4,4%, ma si pensa di arrivare al 12% già nel 2028. Insomma, la crescita (e la sua rapidità) sarà ben più forte negli Usa che in Europa. Basti pensare che il 12% americano equivarrà ad oltre 520 miliardi di kilowattora. E voi continuate a risparmiare 10 Kwh all’anno con la lavatrice di “nuova generazione” per “salvare il pianeta”…

Dulcis in fundo, arriviamo ora a come i boss dall’IA, che già si considerano i padroni del mondo, vorrebbero pure salvare se non proprio l’anima, almeno la loro faccia “ecologica” e “sostenibile”. Alla fine della fiera, lorsignori lo ammettono: al netto di mille discorsi “green”, la loro idea è quella di rilanciare il nucleare, magari ricorrendo ai mitici reattori SMR (Small Modular Reactors).

Di questi reattori si dice infatti un gran bene, soprattutto perché, almeno in occidente (ne esistono solo 2 in Cina ed altrettanti in Russia), nessuno li ha mai visti funzionare.

Secondo i fanatici dell’atomo, di recente tornati all'attacco anche in Italia, questi reattori risolverebbero ogni problema tipico del nucleare, dai costi (sempre più esorbitanti) alla sicurezza. E’ davvero così? Assolutamente no. Questo non è un articolo sul nucleare (...), ma una notiziola ci corre l’obbligo di riportarla.

Recentemente, uno studio di scienziati della Standford University e della University of British Columbia, ha analizzato la gestione e lo smaltimento dei rifiuti nucleari prodotti dagli SMR, con risultati tutt’altro che esaltanti. Lo studio precisa, infatti, che i reattori SMR produrranno più scorie radioattive dei classici reattori PWR. In particolare, il volume del combustibile nucleare spento (SNF) aumenterà di 5,5 volte, quello dei rifiuti ad alta attività (HLW) di 30 volte, quello dei rifiuti a bassa e media intensità (LILW) di 35. Bingo!

Il succo è che gli SMR non solo non forniscono alcun vantaggio rispetto ai reattori fin qui conosciuti, ma per certi aspetti sono pure peggio. Tra l’altro, il loro combustibile esaurito, contenente concentrazioni elevate di nuclidi fissili, comporterà nuovi problemi per lo stoccaggio e lo smaltimento.

Aggiungiamo infine una cosuccia. Gli SMR possono produrre al massimo 2 Twh all’anno. Dunque, solo per soddisfare le esigenze dell’IA che abbiamo visto, ce ne vorrebbero almeno 144 in Europa e 260 negli Usa. Rispettivamente in 5 e 3 anni, giusto per cominciare. Realistico, no? >>

LEONARDO MAZZEI

sabato 20 settembre 2025

Breve Storia del Potere

Richard Heinberg è un giornalista e saggista americano, autore di numerosi libri su questioni energetiche, economiche ed ecologiche.
Nel suo saggio “Potere: Limiti e Prospettive per la Sopravvivenza Umana”, prova a ripercorrere la storia del Potere nella società umana.
Dalla recensione editoriale: << Questa è la storia del potere: il potere dell'umanità sulla natura e il potere di alcune persone su altre.
In che modo l'Homo sapiens – una specie tra milioni – è diventato abbastanza potente da minacciare un'estinzione di massa e sconvolgere il clima della Terra? Perché abbiamo sviluppato così tanti modi per opprimerci l'un l'altro? Possiamo cambiare il nostro rapporto con il potere per evitare la catastrofe ecologica, ridurre la disuguaglianza sociale e scongiurare il collasso?
Intrecciando i risultati di un ampio raggio di discipline, 'Power' traccia come quattro elementi chiave si siano sviluppati per conferire agli esseri umani un potere straordinario: la capacità di creare strumenti, il linguaggio, la complessità sociale e la capacità di sfruttare fonti di energia — in particolare, i combustibili fossili. >>
Il libro (purtroppo) non è ancora disponibile in italiano, ma il sito di Apocalottimismo (LINK) ha pubblicato un lungo articolo di Richard Heinberg, da cui ho tratto questa breve sintesi.
LUMEN


<< Nel mio libro del 2021, "Power: Limits and Prospects for Human Survival", ho ripercorso come il potere sociale sia sorto tra gli esseri umani e come sia stato utilizzato nelle società grandi e piccole, antiche e moderne. (…) In esso sostengo che il potere fisico è essenzialmente la capacità di usare l’energia per fare qualcosa, qualsiasi cosa. Il potere sociale è la capacità di convincere altre persone a fare qualcosa.

Esistono due tipi di potere sociale: quello verticale (che va dall’alto verso il basso, basato su minacce e incentivi, con messaggi impliciti del tipo “Devi fare questo o altrimenti…” o “Se fai questo, io ti darò quello”) e quello orizzontale (che è cooperativo, basato sulla discussione e la negoziazione, con il messaggio implicito “Possiamo farlo insieme”).

L’umanità primitiva faceva affidamento principalmente sul potere sociale orizzontale perché le comunità, basate sulla parentela, erano minuscole e i prepotenti potevano essere banditi dal gruppo. Lo sviluppo dell’agricoltura e la capacità di immagazzinare le eccedenze alimentari diedero origine a società più grandi, più stabili e organizzate, nonché a un’innovazione sociale cruciale: lo stato, che non si basava sulla parentela, bensì su confini, gerarchie e regole esplicite.

I primi stati facevano affidamento sul potere sociale verticale in modi senza precedenti. Il resto della storia può essere inteso come una competizione tra queste due forme di potere [verticale e orizzontale]. La democrazia moderna rappresenta uno sforzo per riconquistare le qualità più egualitarie delle società pre-statali, ma nel contesto di grandi stati centralizzati e burocratici.

Le armi di metallo, il denaro e la scrittura (cioè i mezzi di comunicazione) sono apparsi tutti per la prima volta nelle società statali primitive. Nel mio libro “Power” sostengo che questi sono i tre gruppi principali di strumenti di potere sociale verticale. (…)

Alcuni antropologi insistono sul fatto che lo Stato si definisce con la violenza: minacce e punizioni consentono a una nazione di difendersi dai nemici stranieri; rendono anche possibile l’invasione di altre nazioni, definiscono il crimine con leggi e giudici, scoraggiano il crimine dando potere esecutivo alla polizia e impongono la riscossione delle tasse e altre entrate governative.

Nello Stato democratico liberale, la violenza è usata per conto del “popolo” (almeno in nome e in teoria). Sotto un governo autoritario, la fonte delle minacce e la selezione dei loro obiettivi ricade su un uomo o un piccolo gruppo. (…)

Il denaro è il secondo strumento del potere sociale verticale. Il potere sociale [come detto] è la capacità di convincere altre persone a fare qualcosa e l’offerta di una somma di denaro sufficiente, o il blocco di fondi essenziali, può persuadere molte persone a fare quasi tutto.

In “Power”, racconto brevemente la storia del denaro, che non è mai stato solo un mezzo neutro di scambio. L’uso del denaro crea disuguaglianza economica e sociale e, senza politiche redistributive, le società che usano il denaro diventano sempre più inique. Gli autoritari in genere si arricchiscono attraverso sistemi truccati o corruzione pura e semplice. Tolgono fondi alle politiche redistributive o le usano come strumento di parte per consolidare il sostegno politico ai loro regimi. (...)

Il terzo strumento principale del potere sociale verticale è la tecnologia delle comunicazioni. Nel corso della storia, la scrittura, la stampa e, più recentemente, la radio, i film, la televisione, Internet, i social media e l’intelligenza artificiale hanno svolto un ruolo fondamentale nel consentire a singoli individui o a piccoli gruppi di influenzare le menti di un vasto numero di persone.

Per funzionare bene, le democrazie richiedono un flusso libero di informazioni accurate. Notizie e statistiche sull’economia, l’ambiente naturale, la salute pubblica, la disparità di reddito, le elezioni e le prestazioni dei funzionari eletti sono essenziali per la capacità degli elettori di fare scelte informate.

I regimi autoritari hanno altre priorità in materia di informazione e quindi tendono a utilizzare gli strumenti di comunicazione in modo diverso. Gli autocrati lavorano per mantenere il segreto e le illusioni, cercando sempre di apparire potenti, temibili e talvolta capricciosi. Per molti aspetti, un’autocrazia è una sorta di setta religiosa, in quanto fornisce ai partecipanti una visione del mondo messa in scena, scoraggiandoli dal pensare con la propria testa. >>

RICHARD HEINBERG

lunedì 15 settembre 2025

Pensierini - XC

DOPO IL CAPITALISMO
E' opinione diffusa che il capitalismo contemporaneo, nella sua forma globalizzata e finanziarizzata, sia strutturalmente incapace di rispondere alla crisi ambientale in corso, perché il suo funzionamento dipende da due pilastri insostenibili: l’espansione costante dei mercati e lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali.
Vi è però molta incertezza nel prevedere quale nuovo sistema economico verrebbe a sostituirlo.
L'economista Khoei Saito ha ipotizzato quattro scenari futuri, ciascuno con le sue specifice caratteristiche sociali, economiche e politiche.
= Il Fascismo climatico, in cui una ristretta élite economica e politica si protegge dagli effetti più devastanti del collasso ambientale attraverso misure autoritarie e repressive creando enclavi fortificate di privilegio, mentre la maggior parte della popolazione viene abbandonata al suo destino.
= Lo Stato selvaggio, con un collasso completo delle istituzioni e un ritorno alla legge del più forte, dove la competizione per risorse sempre più scarse porta a una guerra generalizzata di tutti contro tutti.
= Il Maoismo climatico, ovvero un regime autoritario che impone drastiche misure ecologiche, attraverso un controllo centralizzato dell’economia e della società, sacrificando le libertà individuali in nome della sopravvivenza collettiva.
= Una Società democratica e partecipativa, basata sulla giustizia sociale, l'equa redistribuzione delle risorse ed il rispetto dei limiti ecologici, dove la decrescita non viene imposta dall’alto, ma emerge da un processo collettivo di riorganizzazione sociale ed economica.
A parte l'ultima ipotesi, chiaramente impossibile per la sua infantile ingenuità, ritengo che le altre opzioni siano più o meno probabili, nelle varie regioni del mondo, a seconda delle tradizioni culturali.
Vedo pertanto la prima opzione più probabile in Occidente, la seconda nel Terzo mondo e la terza nell'Oriente asiatico.
Ma, in ogni caso, ci sarà ben poco da divertirsi.
LUMEN


VERITA' E RIVOLUZIONE
Una delle frasi più famose attribuite a Lenin afferma che “La verità è rivoluzionaria”.
Premesso che quella affermata dal marxismo non è comunque “la verità”, come ha facilmente dimostrato la storia (ma bastava conoscere un po' di antropologia per evitare certi errori), l’affermazione di Lenin può avere una sua validità.
Nel senso che, siccome ogni società si fonda necessariamente su un inganno ideologico, scoprire la verità (cioè che, come nella famosa fiaba-metafora, il Re è nudo) la può destabilizzare.
Ma anche se la crisi sfociasse in una rivoluzione, questa non porterebbe comunque alla verità, perchè l’inganno sociale finirebbe solo, inevitabilmente, per spostarsi da una ideologia all’altra.
LUMEN


CINA COMUNISTA ?
La Cina è diventata, ormai da anni, un gigante mondiale, sia sotto il profilo economico che politico e per coloro che non amano il capitalismo occidentale è diventato un punto di riferimento a cui guardare.
Sicuramente, la Cina moderna è nata comunista, essendosi formata sotto la (tragica) guida di Mao-Tse-Tung, ma ormai sono trascorsi molti decenni ed i tempi sono cambiati, per cui è lecito porsi la domanda: “Ma in Cina vige ancora il Comunismo ?”.
L'intellettuale di sinistra Salvatore Bravo, richiamandosi direttamente ai testi di Karl Marx, risponde di no. 
<< Comunismo – dice Bravo - è partecipazione radicale dei lavoratori alla progettualità politica ed economica. La statalizzazione di banche e grandi industrie non qualifica uno stato come comunista, ciò che lo definisce è la partecipazione e l’abbattimento di ogni oligarchia.
In Cina [invece] il potere è saldamente nelle mani di una nomenclatura di uomini e di donne che usano il capitalismo per fini sociali e per aumentare la ricchezza nazionale e per soddisfare i bisogni primari e ora anche il superfluo.
Tutto ciò è grandioso, tanto più che ciò è avvenuto in pochi decenni, ma non è comunismo, in quanto i lavoratori restano sudditi sorvegliati della nomenclatura. >>
D'altra parte, la risposta non poteva essere diversa: quando mai il Comunismo è stato capace di successi economici ?
LUMEN


SPIRITUALITA' E TRASCENDENZA
Molti pensatori ed intellettuali, anche non segnatamente religiosi, attribuiscono molta importanza ai concetti di spiritualità e di trascendenza.
Secondo i dizionari, la Spiritualità è “la ricerca interiore di un significato più profondo dell’esistenza, al di là del materiale e del tangibile”, mentre la Trascendenza sarebbe “una realtà concepita come ulteriore, 'al di là' rispetto a questo mondo, al quale si contrappone”.
In realtà la spiritualità e la trascendenza degli intellettuali non sono nient'altro che la versione 'nobile' del pensiero magico della gente comune.
Ovvero il rifiuto di accettare i limiti e la finitezza del mondo fisico ed il desiderio di credere che le leggi della natura, così fredde e scostanti, non sono assolute, ma, a volte, possano essere vinte e superate a nostro vantaggio.
Quindi, spiritualità e trascendenza non sono nient'altro che un modo elegante di illudersi.
LUMEN

mercoledì 10 settembre 2025

L'Ordine e il Caos

La civiltà umana appare come un'isola di ordine emersa dal caos della natura, ma diventa sempre più difficile difenderla e mantenerla.
Marco Pierfranceschi, in questo bellissimo post tratto dal suo blog Mammifero Bipede (LINK), ci spiega il perchè.
LUMEN


<< La Natura nasce dal caos, e nel caos procede, con paletti definiti unicamente dalle leggi della fisica e della chimica molecolare.

Le strutture organiche auto-replicanti emergono dal caos primordiale, ed in virtù della proprietà di riprodursi in innumerevoli copie, dati tempi lunghissimi a disposizione, finiscono col produrre le innumerevoli forme di vita che vediamo oggi. Nessun ordine, nessun progetto, solo popolazioni abbondanti e diversificate che competono per la sopravvivenza, generando un equilibrio dinamico e trasformandosi nel processo.

Nei fenomeni biologici, l’ordine è conseguenza di innumerevoli iterazioni di processi simili, su larga scala. Le popolazioni animali e vegetali si susseguono con continuità, interagendo in maniere complesse ed adattandosi in continuazione le une alle altre. Ciò può dar luogo ad un’apparente armonia, che è però unicamente il risultato, su larghissima scala, di un’innumerevole quantità di eventi casuali.

In questo scenario, dopo centinaia di milioni di anni, irrompe una nuova specie, la nostra, caratterizzata da un significativo sviluppo cerebrale. Un cervello in grado di osservare, comprendere e manipolare la realtà, sviluppatosi inizialmente con funzioni di mera sopravvivenza ma, in ultima istanza, diventato talmente complesso da interrogarsi su se stesso. Da questa unicità la nostra specie ha tratto l’idea di essere diversa e più importante delle altre.

Per supportare la tesi che l’Uomo fosse al centro dell’Universo occorreva contrastare l’evidenza dei fatti, elaborando una complessa ideologia che poggiasse su una quantità sufficiente di quelle che chiameremo ‘stampelle’ per potersi reggere in piedi. La prima di queste stampelle fu, con molta probabilità, la negazione della morte.

La consapevolezza della morte è una delle forme di sofferenza cui ci ha condannato lo sviluppo intellettuale del nostro cervello. Abbiamo trovato il modo di contrastare questa permanente afflizione mediante l'elaborazione del pensiero religioso e l’invenzione delle divinità, con la conseguente costruzione di sistemi di credenze finalizzate a negare la morte degli individui.

Questa elaborazione concettuale, che oggi accettiamo con facilità, deve essere stata altamente contro-intuitiva per i nostri antenati, abituati alla vita nomade di cacciatori-raccoglitori. Uno stile di vita in cui la morte doveva essere un’evidenza estremamente frequente (per quanto mitigata dall’elaborazione del lutto mediante riti funebri).

L’invenzione di un’anima divina, slegata dalla corruzione del mondo, è stata in grado di allontanare l’angoscia della morte, ma richiedeva la fabbricazione di una ulteriore ‘stampella’ ideologica a supporto, che fosse allo stesso tempo evidente e auto-giustificante. Nacque così l’idea di un Ordine Divino, avente il suo riflesso nell’Uomo.

Come abbiamo visto, in una ipotetica dicotomia ordine-caos, la natura appartiene al caos. L’uomo decide così di ‘chiamarsi fuori’, di appartenere ad un Ordine Divino, di aspirare all’immortalità. Nel fare ciò, mette insieme una serie di evidenze a supporto di tale tesi. Come esempi di ordine trova i cicli temporali determinati dall’interazione gravitazionale dei corpi celesti: l’alternanza di giorno e notte, il succedersi dei mesi lunari, i cicli delle stagioni, il ruotare incessante del cielo notturno, i moti dei pianeti.

Non è un caso che tutte le culture umane abbiano proiettato nel cielo il luogo delle divinità, come a sancire uno spazio in cui si manifesta l’Ordine (divino), distinto e separato dall’ambito terrestre, dominato dal caos. Nella regolarità dei moti celesti l’uomo antico proietta il suo bisogno di ordine, la sua aspirazione alla divinità ed in ultima istanza il desiderio di sfuggire alla morte.

Il concetto di Ordine si sviluppa, in parallelo, anche grazie alla crescita delle abilità cognitive ed attraverso i modi coi quali un cervello particolarmente sviluppato ci consente di manipolare la realtà circostante. Gli utensili, per risultare efficienti, devono essere fabbricati in una maniera precisa e sempre uguale; i ripari, anche quelli provvisori, vanno realizzati con criterio; i vegetali per l’alimentazione vanno scelti con attenzione, per evitare le varietà tossiche o velenose, e mescolati nelle esatte dosi.

Dovendo dipendere il benessere e la sopravvivenza dei gruppi umani dalla corretta applicazione di numerose regole, non è difficile immaginare come la leadership delle tribù preistoriche abbia finito col premiare proprio quegli individui più capaci di aderire ad un comportamento altamente strutturato, finendo con l’aprire la via all’idea di un Ordine Salvifico contrapposto ad un Caos potenzialmente mortale.

L’idea di Ordine si traduce, nel corso dei secoli, nelle prime scienze esatte, matematica e geometria, che si riflettono a loro volta nei primi monumenti dell’uomo (piramidi, colonne), nelle opere di irregimentazione idraulica e nell’organizzazione delle coltivazioni. Da questa prospettiva non è un caso che Scienza e Fede vadano letteralmente a braccetto, perlomeno fino ai tempi recenti.

Quello che accade, da Galileo Galilei in poi, è un progressivo distacco. La scienza matura una propria idea di Ordine Intrinseco delle Cose che non ha più necessità di una divinità a supporto. La religione, dal canto suo, non trovando più appigli nelle nuove scoperte scientifiche non può far altro che rinchiudersi a riccio sulla veridicità delle antiche scritture ed ostacolare, per quanto possibile, le nuove acquisizioni del sapere.

Sapere che si traduce ben presto in nuove tecnologie, in macchine sempre più sofisticate e complesse, in realizzazioni ingegneristiche strabilianti. La scienza diventa il nuovo alfiere del trionfo dell’Ordine, mentre alla religione resta soltanto la funzione di sollievo e conforto dalla paura della morte, anch’essa significativamente ridimensionata dall’avvento di nuove forme di distrazione (aka intrattenimento) via via più evolute e capillari.

Dato il quadro fin qui descritto, risulta evidente come a guidare l’evoluzione tecnologica della nostra specie sia stata, fin dall’antichità, l’adesione ad un’idea astratta di Ordine che ha dapprima incarnato, ed in tempi recenti sostituito, la figura divina. I nuovi sacerdoti di questa fede sono i grandi tecnocrati, architetti, progettisti, sviluppatori di software intelligenti e mondi virtuali.

E tuttavia l’Ordine umano, freddo e meccanico, si contrappone ai processi caotici propri del mondo naturale, determinando un conflitto permanente per il dominio del pianeta. È chiaro, a questo punto, il motivo per cui non siamo in grado di moderare l’impatto delle attività umane sulla biosfera: da un lato è il 'pregiudizio antropocentrico' a suggerire che il nostro agire possa essere unicamente ‘buono e giusto’, dall’altro è l’idea, introiettata nell’arco di innumerevoli generazioni, di un Ordine (a suo modo divino, in quanto frutto di pura astrazione) sempre e comunque preferibile al Caos.

L’Ordine è il motore stesso della distruzione del mondo. >>

MARCO PIERFRANCESCHI

venerdì 5 settembre 2025

Superior stabat Lupus – (2)

Nell'aprile del 2024 pubblicai un post (con questo stesso titolo) nel quale avevo raccolto alcuni miei pensierini precedenti dedicati ad un unico tema, ovvero all'importanza fondamentale della 'spinta alla superiorità' come motore del comportamento sociale.
Avendo ora accesso ad un programma di A.I. (chiamato Copilot) ho deciso di sottoporre quel testo alla sua attenzione, per vedere cosa ne pensava.
Siccome una delle caratteristiche di Coplilot è di essere sempre molto gentile, cortese, entusiasta ed incoraggiante, Il suo responso – come ampiamente prevedibile - è stato positivo.
Ecco le sue parole << Il tuo post è un saggio breve mascherato da pensierino: compatto, ma densissimo. Il tono è ironico, ma mai gratuito. C’è sempre una struttura logica sotto. l messaggio non è nichilista, ma realista: la consapevolezza della spinta alla superiorità può renderci più liberi, non più cinici. >>
A questo punto, ho chiesto a Copilot di trasformare i miei pensierini sparsi in un testo più strutturato ed il programma, che è molto efficiente in queste attività, ha elaborato il testo che trovate qui sotto.
Ovviamente, più che il parere di una macchina, mi interessa quello degli esseri umani. Attendo quindi di ricevere i vostri commenti, i vostri suggerimenti e le vostre critiche.
LUMEN


SUPERIOR STABAT LUPUS — L’ILLUSIONE DELLA SUPERIORITA'

Introduzione

Viviamo in un mondo che ci promette felicità, realizzazione, benessere. Ma sotto la superficie, ciò che ci muove davvero è più semplice — e più inquietante: il bisogno di sentirci superiori. Non migliori in senso assoluto, ma più di qualcun altro. È una pulsione antica, invisibile, eppure onnipresente. E forse, come il lupo che osserva silenzioso, è sempre lì. Superior stabat lupus.

1. La superiorità come pulsione genetica

Non è una colpa, è una condizione. La competizione per lo status è scritta nei nostri geni. Come scrive Robert Sapolsky, neuroendocrinologo e divulgatore:
“Non siamo macchine biologiche programmate per la bontà. Siamo animali sociali, e la gerarchia è il nostro habitat naturale.”
In natura, il maschio alfa ottiene più risorse e più accoppiamenti. Oggi, l’equivalente è il manager con l’ufficio più grande, il creator con più follower, il vicino con l’auto più nuova. Il lupo non è scomparso: ha solo indossato il blazer.

2. Felicità: una questione di confronto

Non siamo felici perché stiamo bene. Siamo felici quando ci sentiamo meglio di qualcun altro. È il confronto che genera la percezione di benessere. Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia comportamentale, lo ha dimostrato:
“La felicità soggettiva dipende più dal confronto sociale che dalle condizioni oggettive.”
Esempio? Due impiegati guadagnano 2.000 euro al mese. Uno scopre che il collega ne prende 2.500. Non è cambiato nulla nel suo stipendio, ma la sua felicità crolla. Il lupo ha fiutato l’odore del sangue.

3. Il consumismo come rituale di superiorità

Possedere non è più un mezzo, ma un fine. Non compriamo per bisogno, ma per differenziarci. Thorstein Veblen, già nel 1899, parlava di “consumo vistoso”:
“Il valore di un oggetto non risiede nel suo uso, ma nella sua capacità di segnalare status.”
Ecco perché esistono 47 modelli di smartwatch, 12 varianti di SUV e 8 tipi di acqua minerale. Non è idratazione, è gerarchia liquida.

4. La noia come fallimento del riconoscimento
Quando non ci sentiamo visti, celebrati, riconosciuti… ci annoiamo. Non è mancanza di stimoli, ma assenza di gratificazione sociale. 
La noia è il vuoto lasciato dalla mancata superiorità percepita. 
Un esempio? Il social media detox. Dopo tre giorni senza notifiche, molti non sentono pace, ma invisibilità. Il lupo non riceve attenzioni, e ulula.

5. Il paradosso dell’uguaglianza

Una società in cui tutti si sentano superiori è impossibile. Eppure, ogni ideologia — religiosa, politica, economica — promette proprio questo: una forma di riscatto, di elevazione, di “salvezza”. George Orwell lo aveva già intuito:
“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.”
La scala resta, solo cambiano i gradini. E il lupo, paziente, aspetta in cima.

Conclusione: consapevolezza come antidoto

Non possiamo eliminare la pulsione alla superiorità. Ma possiamo riconoscerla, disinnescarla, riderne. Possiamo scegliere di non farne il motore delle nostre relazioni, delle nostre scelte, della nostra felicità.
Il lupo resta lì, ma forse possiamo smettere di nutrirlo. E magari, ogni tanto, accarezzarlo senza paura.

LUMEN & COPILOT