Le riflessioni di Luca Pardi sulla tragica situazione della Palestina, tra passato, presente e probabile futuro, vista soprattutto sotto il profilo demografico.
Il testo è tratto dalla sua pagina Facebook.
LUMEN
<< Il mio amico Edoardo Barsotti, storico di professione, mi dice che la guerra è sempre, o quasi, finalizzata all’annientamento delle forze militari del nemico, ma non porta obbligatoriamente allo sterminio della popolazione nemica (...).
Continuo ad essere d’accordo con lui aggiungendo la postilla seguente: nel conflitto israelo-palestinese, la mia convinzione è che, a causa di ragioni di ecologia umana (energia, cibo, acqua e altre risorse naturali in relazione alla dimensione della popolazione, dei sui consumi attuali, del suo livello tecnologico e delle sue "aspirazioni"), l'espulsione di una della due componenti (la più debole) dall'area interessata sia l'esito a cui si tende.
Spiego perché. Le molte verità fattuali sono note. Gli ebrei perseguitati ovunque in Europa concepiscono l’idea di fondare uno stato nazione in Palestina alla fine del XIX secolo.
Allora la regione è scarsamente popolata in accordo con la natura di un territorio arido, semi-arido e desertico che, in assenza di apporti energetici esterni (o dall’estero o da sottosuolo) supporta una densità abitativa limitata.
Le stime della popolazione delle aree interessate, oggi Israele, Striscia di Gaza e Cisgiordania (allora sotto amministrazione ottomana) nel 1880-90 è di 500- 550 mila abitanti. Di cui la componente ebraica sefardita era una minoranza, del 5-7%, che iniziò a crescere a partire dal 1882 con le prime ondate migratorie ashkenazite a partire dal 1882.
Oggi quella popolazione, dal mezzo milione di fine ottocento si è moltiplicata per trenta (30), fino al numero di 15 milioni di persone; con una dinamica di crescita che, almeno in parte, è promossa dalle componenti più fondamentaliste delle due etnie contrapposte che pensano di combattersi anche a colpi di utero.
A questi oggi si aggiungerebbero i circa 3,4 milioni di palestinesi registrati dall’UNRWA che vivono al di fuori di Israele e dai territori occupati e per le quali le organizzazioni palestinesi invocano il diritto al rimpatrio.
Mettendo da parte le considerazioni morali, ideologiche, razziali (che sotto mentite spoglie rimpollano continuamente sotto forma di anti-semitismo e islamofobia), etniche e religiose, questi numeri smascherano la fondamentale ipocrisia del dibattito feroce che si svolge intorno al totem dei “due popoli, due stati”.
I due popoli sarebbero presto venti milioni di persone, su un territorio di 26.800 chilometri quadrati. L’estensione dell’Albania o dell’Emilia Romagna. Per una densità di popolazione di 750 ab. per kmq.
A confronto con i 200 circa dell’Emilia Romagna, un territorio che non ha vicini ostili (...) che è inserito in uno stato nazionale di più ampie dimensioni e che ha una fertilità molto più alta dei territori semiaridi di cui parliamo (e non dico che la popolazione dell’Emilia Romagna, come di tutte le regioni italiane, sia sostenibile in assoluto).
Lo stato più densamente popolato al mondo è il Principato di Monaco, oltre 20.000 ab/kmq e infatti qualche buontempone in vena di “econo-retorica vetero neo-liberale”, proponeva per la Striscia di Gaza un modello economico analogo. Cioè? Riempirlo di ricconi? Boiate in libertà.
Le classi dirigenti palestinesi e israeliane conoscono benissimo questi limiti e questi numeri e, arrivate alla resa dei conti, tendono all’eliminazione radicale del concorrente. Come richiesto, da tempo immemorabile, in ogni guerra che si rispetti (cit. E. Barsotti).
Tutto il resto è propaganda e/o tattica. Incluse le strette di mano fra Arafat e Begin e i vari accordi storici. Accordi, ritirate, avanzate, intifade, attentati, uccisioni chirurgiche, manovre, tutto un miscuglio di azioni in attesa della resa dei conti. E la resa dei conti è arrivata. Chiamatela come vi pare. Io mi limito a chiamarla per quello che è: resa dei conti.
Non mi faccio trascinare nelle risse da curva dei cretinetti in vena di sventolare bandiere e andare al fronte con il corpo altrui. (…) Non entro nella diatriba di chi sia la colpa. Non perché non conosca i punti di vista sulla storia della Palestina. Ho letto una decina di libri sul tema, ho seguito non so quanti seminari in rete e in presenza, ho letto articoli ecc (…)
Andando a ritroso [nel tempo] non si sa dove fermarsi. A volte si finisce in qualche vicolo cieco di polemica sulla Torah, le Sacre Scritture, il monoteismo ecc. Non me ne frega nulla, nell’immediato. Non è chiaro ancora chi ne uscirà vittorioso. Probabilmente nessuno.
Nel frattempo gli ebrei che a partire dal 1882, fuggivano da persecuzioni secolari per costituire una comunità nazionale (il sogno nazionale ha fatto molti danni), si ritrovano perseguitati in un altro ghetto. Sono armati, abbastanza coesi, e non si lasceranno massacrare più. Chiaro.
Saremmo tutti così, probabilmente, se fossimo nati in un kibbuz assediato. Molti di loro pensano alla grande Israele liberata il più possibile dagli arabi mussulmani.
I palestinesi? Loro, alla fine, saranno l’unico popolo del mondo che ha pagato la colpa delle persecuzioni degli ebrei perpetrate nel corso dei secoli dai cristiani europei sia cattolici che protestanti che ortodossi, culminata nell’olocausto nazista (e fascista). La Storia non è giusta, né nel breve né nel lungo periodo. È quel che è.
P.S. Questo scontro è una prova generale del rientro catastrofico della popolazione umana all’interno della capacità di carico (cioè della popolazione massima che l’ecosistema globale può sostenere. Unico e reale concetto di sostenibilità).
Il rientro non sarà dolce (come sognavamo) e non sarà condotto a livello globale, ma, più probabilmente, in un lungo stillicidio di regolamenti di conti e aggiustamenti dolorosi che tutte le popolazioni subiranno nel giro del prossimo secolo. >>
LUCA PARDI
Sul sito Antiper, ho trovato questa interessante riflessione:
RispondiElimina<< Dopo la Seconda guerra mondiale (e per diversi aspetti anche in precedenza, visto che la dichiarazione di Balfour avviene durante la Prima guerra mondiale) gli ebrei stipulano un patto con le potenze imperialiste e colonialiste vincenti (gli USA e soprattutto la Gran Bretagna, a cui era stato assegnato il protettorato della Palestina dopo il crollo dell’Impero Ottomano alla fine della Grande guerra): in cambio della terra dei palestinesi Israele deve diventare il cane da guardia degli interessi inglesi (e poi americani, dopo che gli USA si saranno comprati l’impero britannico in cambio dell’appoggio contro la Germania nazista) e non c’è bisogno di spiegare quanto importante sia, dal punto di vista strategico, quell’area. >>
Ne consegue - secondo il sito - che l'occidente sta tollerando le attività militari di Israele non perchè sia da esso ricattato o manovrato, ma per semplice decisione strategica.
Mi sembra una tesi interessante.
La disgrazia maxima per il nostro quadrante, risale alla diffusione capillare della religione cristiana, come un virus che ha infettato i nostri tessuti centimetro per centimetro, gangli purulenti, fistole empie di pus, ragione distorta, cervelli in ipoteca.... Molto più logica, novellina per novellina, la saga politeista, con un dio, una dea, per ogni virtù o debolezza dell'essere umano. Abbiamo assimilato, o ci hanno imposto, un credo crudele, di provenienza medio orientale, babilonese.... Pagheremo le colpe dei padri, credo, temo.
RispondiEliminaLa tribù spuria, la tredicesima tribù di Israele, è formata dagli askenhaziti, di provenienza kazhara, dal regno, dal khanato di Kazharia, coacervo di nomadi, persiani e slavi che, 6 secoli dopo cristo, si convertirono all'ebraismo per convenienza, una religione bella che pronta, che inoltre era loro congeniale, congeniale al loro animo perverso eccetera eccetera. Diasporati per l'Europa, verso il secolo undicesimo, questi felloni si specialuzzarono nei commerci, usura eccetera. Da ormai 3 o 4 secoli questi falsi ebrei guidano i terreni affari, forse al vertice della piramide di comando. Odiano tutti coloro che non appartengono alla loro consorteria, ebrei sefarditi ( appartenenti alle 12 tribù storiche) inclusi. Noi siamo bestie, per loro, mandria, da guidare con la verga più che con la carota. Diversi progetti di omologazione comune sembrerebbero andare verso questa direzione. Il resto sono chiacchiere, accademia ritengo. Ritengo anche che Gaza non sarà un caso isolato...
Molti studiosi sostengono che il passaggio dal politeismo al monoteismo avvenne in parallelo con la necessità politica di una ideologia intollerante, che rafforzasse i legami interni della nazione.
EliminaD'altro canto, qualcuno ha detto che senza il monoteismo non sarebbe potuta nascere la scienza moderna, perchè il politeismo assecondava e rafforzava il pensiero animistico.
Forse è proprio vero che la cultura umana ha sempre due facce.
Contesto bonariamente. Il cristianesimo e l'ebraismo, tanto per fare un esempio, sono antiscientifici per costituzione, altrimenti non avrebbero sponsorizzato, tanto per fare un altro esempio, due idioti assoluti, rispettivamente Newton ed Einstein.
EliminaL'italiano Olinto De Pretto, formulo' ben 2 anni prima di Einstein la famosa equazione eccetera eccetera.....
EliminaLo so che le grandi religioni sono antiscientufiche, ma il concetto che volevo esporre è più sottile.
EliminaIl monoteismo predispone la mente umana a cercare una risposta UNICA ai misteri dell'universo, e questo è il presupposto fondamentale del pensiero scientifico.
La risposta unica mi riporta alla scommessa di Pascal, non saprei dire perché, e comunque è già difficile trovare una risposta al perché si sia ristretti in questo limitato caravanserraglio, figuriamoci se un parruccone qualsiasi potrà mai svelarci gli arcani extraterrestri, al di fuori di questa boccia per pesci. Avverto una certa curiosità socratica di conoscere ciò che sarà , subito smorzata dall'attesa del sugo di pomodoro e verdure che la mia vecchia mi ha preparato per la cena. Concupiscenza senile.
EliminaNon so dirti perché la scommessa di Pascal sia diventata così famosa, ma mi sembra un ragionamento indegno di un pensatore come lui (che era anche un matematico e un fisico).
EliminaPienamente d'accordo Lumen, roba irricevibile, forse la cronica tubercolosi, i suoi ultimi anni eccetera eccetera. Cadde nel trito.
EliminaForse le tristi vicende personali contano più di quanto pensiamo.
EliminaEssere fedeli a San Gennaro, Padre Pio, la Vergine, eccetera, non è forse politeismo? Tutto rientra alla logica, al male comune, se ben si guarda....
RispondiElimina....al male minore, errata corrige.
RispondiEliminaCerto, il cattolicesimo ha riesumato surrettiziamente il politeismo, perchè alla gente piaceva così.
EliminaMa il monoteismo, nel mondo di oggi, continua a godere di buona salute per tante altre religioni.
Si tratta forse della più lucida, realistica e non-ideologica disamina delle "cause profonde" del terribile e pluri-decennale conflitto tra Israeliani e Palestinesi mai pubblicamente espressa... Del resto le competenze/doti di L.Pardi NON si scoprono adesso... Saluti
RispondiEliminaHai detto molto bene.
EliminaTroppi commentatori sono condizionati dalle loro posizioni politiche o ideologiche.
Invece - come dice giustamente Pardi - si tratta di una delle tante tragedie demografico / ambientale che hanno funestato la storia umana.
Aggiungo, e non per togliere responsabilità ad Israele, che se gli stati arabi fossero disposti ad accogliere, ciascuno pro quota, i loro fratelli palestinesi, la tragedia sarebbe minore.
EliminaSi creerebbe, Lumen, un pericoloso precedente per i paesi arabi, un avallo troppo evidente, scoperto, della spregiudicata condotta sionista.
EliminaVero anche questo.
EliminaSi vabbe' però non dimentichiamoci del mammellone di idrocarburi recentemente scoperto, dagli italiani, al largo delle coste di Gaza....ergo ritengo questa (anche) la causa eccetera eccetera...Vale più il petrolio, il gas,dei calcoli sull,'ottimale presenza di kippah per km2? La popolazione di Israele, in stragrande maggioranza di etnia, diciamo così Askenhazita, sta diminuendo costantemente e quindi non si porrebbe con urgenza il problema di nuovi spazi vitali reperibili a casa altrui. Ribadisco a casa altrui, tanto per riflettere sulla moralità di tali sedicenti "ebrei". La teoria enunciata dal Pardi intriga pure me, peraltro.
RispondiEliminaE anche su questo non hai torto: follow the money.
EliminaCiao Massimo, naturalmente se si parla di Palestina intervengo. Niente di nuovo rispetto a quanto già scritto in post precedenti, ma forse vale la pena ritornarci.
RispondiElimina*****
In generale concordo con Pardi sulla importanza degli aspetti ecologici nelle vicende politiche internazionali; mi pare peraltro che l'analisi della situazione mediorientale non sia condivisibile.
Dall'articolo sembra che il conflitto sia diventato insolubile (se non con la eliminazione di una delle parti) a causa della esplosione demografica e della conseguente lotta per accaparrarsi risorse limitate ed insufficienti; ciò avrebbe pertanto reso impossibile una "soluzione a due Stati", inizialmente - parrebbe - praticabile.
Temo che Pardi non abbia colto la vera natura ed il programma del sionismo. È un'ideologia colonialista, razzista e genocida, il progetto di creare uno Stato ebraico (ed esclusivamente ebraico) in Palestina, senza tener conto alcuno dei sacrosanti diritti degli abitanti del Paese. "Una terra senza popolo per un popolo senza terra" secondo lo slogan sionista: i palestinesi non contavano (né contano) nulla, sono un fastidioso inciampo da eliminare, se possibile "convincendoli" ad emigrare altrove, altrimenti sterminandoli (come i nativi americani o gli aborigeni australiani). E tutto questo fin dall'origine, fin da quando gli abitanti della Palestina erano poche centinaia di migliaia e dell'ecologia non esisteva nemmeno il nome. Quando i sionisti cacciarono 700.000 palestinesi nel 1947-49, la popolazione complessiva era di soli 1.850.000 abitanti: non mancava certo lo spazio.
La soluzione a due Stati non è MAI stata una opzione accettabile per i sionisti.
Del resto, se gli ebrei fossero davvero preoccupati per il sovraffollamento della regione:
- non avrebbero approvato la fondamentale "legge del ritorno", per la quale qualsiasi persona di discendenza ebraica può immigrare in Israele e diventarne immediatamente cittadino optimo iure;
- non avrebbero favorito in ogni modo l'immigrazione ebraica (o sedicente tale) dalla Russia negli anni'90, né organizzato il trasferimento in Israele di decine di migliaia di falasha etiopici;
- non assicurerebbero assurdi privilegi agli ultraortodossi haredim, sovvenzionandoli per vivere senza lavorare, dedicandosi solo allo studio dei sacri testi e a metterà al mondo un numero spropositato di figli (mediamente sette per coppia).
Strani modi per ottenere "il rientro della popolazione umana"...
Caro Beppe, ti ringrazio per il tuo commento, storicamente ineccepibile.
EliminaE' probabile che le intenzioni dei sionisti siano sempre state quelle, anche se, probabilmente, la società israeliana comprende diversi punti di vista, non tutti così estremistici.
Resta però da chiedersi: mentre spingevano sull'acceleratore del proprio incremento demografico (sicuramente utile dal loro punto di vista), perchè non hanno cercato, in qualche modo, di ostacolare quello palestinese ?