AUTO ELETTRICA
Le auto elettriche hanno emissioni di carbonio significativamente inferiori rispetto alle auto di dimensioni paragonabili a combustione interna, anche quando si tiene conto della produzione di tutti i componenti, comprese le terribili batterie, e dell’attuale provenienza dell'elettricità utilizzata per la ricarica. (...)
Questo grazie al fatto che i veicoli elettrici sono molto più efficienti nel convertire il carburante in chilometri percorsi, in quanto utilizzano circa il 70% dell’energia della batteria per spingere il veicolo (arrivando a superare il 90% se si conta il recupero della frenata rigenerativa che consente di convertire l'energia altrimenti dispersa sotto forma di calore durante la fase di decelerazione, in energia elettrica per ricaricare la batteria).
Mentre i motori a combustione interna convertono al massimo un 25% dell'energia della benzina in spinta, sprecando quasi tutto il resto in calore, che non può essere riconvertito in energia cinetica
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A differenza delle batterie di avviamento utilizzate nei veicoli a combustione interna, quelle dei veicoli elettrici sono progettate per durare tutta la vita del veicolo e dati recenti mostrano che nel lungo termine mantengono più dell'80% della capacità originale, rimanendo affidabili ben oltre i periodi di garanzia standard e comunque, una volta rimosse dal veicolo, le batterie sono ancora utilizzabili in altri modi e le materie prime possono essere riciclate.
Un altro nuovo studio basato sui dati del Ministero dei trasporti britannico, mostra che i veicoli elettrici possono durare quanto, se non di più, le auto a combustione interna: mediamente 18,4 anni e circa 200.000 km dell’elettrico, contro 18,7 anni e 188.000 km del benzina; il diesel fa più strada ma dura meno: 16,4 anni e 410.000 km.
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RISCALDAMENTO GLOBALE
L’aumento delle temperature comporterà dei massicci cambiamenti nella distribuzione delle precipitazioni (come vediamo già adesso): in particolare riferendosi alle nostre zone diminuiscono i giorni di pioggia ed aumenta l’intensità dei singoli eventi.
Lo vediamo nel cambio nel regime delle alluvioni: da grandi eventi a scala di bacini principali (Arno, Po, Tevere) dovuti a diversi giorni consecutivi di precipitazioni continue, oggi le alluvioni avvengono soprattutto in piccoli bacini a causa di piogge fortissime che durano poche ore.
Inoltre i cambiamenti stanno pregiudicando la disponibilità di cibo e di acqua potabile in aree molto popolate, per cui si innescheranno massicce e incontrollabili ondate migratorie, sul modello del Mediterraneo alla fine delle civiltà dell’età del bronzo, che si interruppe bruscamente quando a causa di un riscaldamento iniziò una fase di minori precipitazioni in un’area in cui buona parte della popolazione viveva già ai limiti della disponibilità di acqua.
La deglaciazione avrà gravi conseguenze sul livello marino, con la perdita di parecchie aree costiere (porti compresi). Simpatico notare che la Florida, una delle patrie politiche dei climascettici, sarà quasi del tutto sommersa.
Inoltre c’è il serio rischio che in Europa, la deglaciazione provochi (...) un intenso flusso di acqua fredda, proveniente dalla deglaciazione dell’Artico, [che] blocca la corrente del Golfo, perché impedisce alle sue acque provenienti dai Caraibi di affondare e proseguire il cammino in profondità ridiscendendo lungo il continente americano.
Il che porterebbe in Europa un periodo freddo e secco, paradossalmente dovuto proprio al riscaldamento.
ALDO PIOMBINO (Scienze e dintorni)
TRAMONTO VERDE
Mi chiedo spesso il motivo del fallimento del movimento dei verdi, fallimento a livello mondiale e non solo in italia, pur in presenza di un inquinamento inarrestabile del pianeta con i suoi effetti sulla salute e sul clima. Potrebbe essere il loro momento, invece stanno quasi scomparendo dall'agone politico.
Uno dei motivi di fondo è l'incomprensione, da parte degli ecologisti dell'ultima ora, del problema demografico. La trasformazione dei popoli e delle nazioni in una informe ed uniforme massa umana basata sul numero.
Al posto dei vari popoli della terra, radicati ciascuno in un suo luogo e in una storia, vi e' un uomo globale, sradicato, senza luogo e senza storia, senza patria e senza confini, il cui unico valore è il consumo fine a se stesso e la continua crescita numerica senza ideali e senza scopo.
Come tutto questo sia coerente e finalizzato al mantenimento di un potere finanziario e tecnocratico e' motivo di discussione e approfondimento da parte della filosofia contemporanea.
Il discorso è invece completamente assente e l'argomento completamente ignorato in campo politico. In primo luogo proprio dai movimenti ecologisti, concentrati sulle conseguenze del fenomeno (il riscaldamento globale, l'inquinamento) senza averne mai compreso le origini. (...)
Anni fa esisteva un movimento definito 'no logo', per coloro che si opponevano alla globalizzazione del mercato. Poi si sono convertiti al politicamente corretto della fine di ogni differenza, del falso multiculturalismo egualizzante.
Sono passati dal no logo al non luogo. Scambiavano l'effetto con la causa: combattevano le multinazionali del marchio, mentre la popolazione cresceva, nel giro di pochi anni, di due miliardi.
Il mostro della sovrappopolazione con le sue due braccia, il denaro e la tecnica, sta fagocitando la varietà del mondo sostituendo tutto con un codice numerico.
AGOBIT (Un Pianeta non basta)