domenica 21 gennaio 2024

Vegano ? No, grazie !

L'uomo, per sua natura, è un animale onnivoro, che mangia ogni tipo di alimento, ma può, con un modesto adeguamento (e senza risentirne), diventare vegetariano, cioè escludere dalla propria dieta la carne animale.
Esiste però una scelta alimentare ancora più impegnativa ed è quella del vegano, che rinuncia non solo alla carne, ma anche ad ogni tipo di alimento animale (latte, formaggio, uova, ecc.).
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Gaia Baracetti per il suo blog, con la quale mi trovo in totale sintonia.
LUMEN
 
 
<< Potrebbe sembrare gratuito e controproducente prendersela con i 'vegani', quando il problema del pianeta è l’opposto: troppa gente mangia troppa carne o prodotti animali, e il numero di queste persone sembra destinato ad aumentare. Quindi chiarisco subito.

Generalmente, penso che le pratiche dei vegani contribuiscano a un mondo migliore, riducendo il consumo di risorse necessario per produrre carne, formaggi, uova e altri prodotti animali, e la sofferenza delle bestie, purché tengano conto anche di altri fattori nei loro consumi alimentari: chilometro zero, stagionalità, riduzione della dipendenza da cibi lavorati industrialmente, e così via.

Io sono grata ai vegani per le loro pratiche, ma contesto le loro filosofie. La mia tesi è che i vegani pecchino dell’antropocentrismo di cui fanno rimprovero ai non-vegani, e manchino di comprensione e rispetto nei confronti dello stesso mondo naturale ed extra-umano che dicono di voler proteggere.

Inoltre, con le loro campagne moraliste, spesso si comportano da crociati e da fanatici, e non comprendono le ragioni di chi non la pensa come loro, trattato da assassino e peccatore. Nel peggiore dei casi, mettono una vita umana sullo stesso piano di una vita animale, svilendo la prima e non capendo il senso della seconda.

La mia obiezione principale ai vegani è quindi questa: non si può pensare che l’uccisione di un animale sia una cosa sbagliata. Non lo si può pensare perché è la legge fondamentale della vita su questo pianeta: 'mors tua vita mea'. (...)

Il mondo degli animali è complesso e segue leggi diverse da specie a specie, ma io ritengo compatibile con questo mondo accettare che una specie tuteli se stessa. Tralasciando questioni per ora irrisolvibili su cosa rende gli esseri umani diversi da altre specie, e superiori, ammesso e per nulla concesso che lo siano, io dico semplicemente: io faccio gli interessi dell’homo sapiens.

Questo è quello che fa ogni specie, anche se alcune, per motivi di sopravvivenza, si sbranano al proprio interno. Naturalmente questo solleva spinose questioni su fino a che punto ci si possa spingere nella difesa della propria specie, dato che io penso anche che il mondo non umano abbia un valore intrinseco; ma anche senza preoccuparci di questo valore, mettendolo da parte per il momento. so che distruggendo l’ambiente che ci circonda non possiamo vivere.

Quindi: sono umana, considero la vita umana superiore alle altre, e cerco di preservarla. Al tempo stesso, senza mancare a questo principio, mi adopero affinché la vita umana esista entro dei limiti, difficili da definire, certo, ma indispensabili.

Cerco di mantenere uno stile di vita non troppo impattante, di sensibilizzare le persone sui rischi di una crescita senza fine della popolazione umana, e sul valore del mondo non-umano. Penso agli interessi della mia specie, nel nome di questi interessi tutelo l’ambiente in cui la mia specie vive, e intanto gli riconosco anche un indefinito valore proprio indipendente dall’esistenza umana.

Se questa mia premessa non vi torna, guardatela in questo modo: quanti di voi si sentirebbero di mettere sullo stesso piano la vita di una persona e di un cane? E poi di una persona e di una falena? E poi di una persona e di un tonno? Questo non è incompatibile con l’idea, con cui sono d’accordo, che vadano limitate le sofferenze animali. (…)

Diverso è il discorso della libertà. Io non tengo animali in casa, non sopporto pesci negli acquari, uccelli in gabbia, e nemmeno cani e gatti prigionieri di una casa. Per me gli animali, a meno che non servano per qualcosa di utile, dovrebbero vivere liberi nel proprio ambiente. Quindi non ho animali domestici. Sono pronta a credere che questa sia una mia semplice proiezione: non so se a un animale dispiaccia stare in gabbia o no. (…)

Avete mai visto una mucca su una malga? Mangia, si sdraia, mangia un altro po’. Una mucca in una stalla fa lo stesso. Io posso supporre che la vacca stia meglio all’aperto e muovendosi piuttosto che al chiuso e ferma, ma non posso saperlo per certo. Dubito tra l’altro che apprezzi gli spettacolari paesaggi alpini tanto quanto le idilliche foto sui prodotti caseari sembrano suggerire.

Inoltre, come posso io sapere che è migliore la stressante vita di un capriolo, sotto la minaccia costante di essere cacciato e ucciso [dai suoi predatori] (...), piuttosto che quella di una vacca, prigioniera sì ma con cibo sempre garantito e la morte che arriva solo alla fine? (...).

Facciamo un altro esempio. I metodi biologici di controllo degli insetti, per la produzione di verdure di cui si nutrono anche i vegani. Ucciderli con i pesticidi è inquinante, ma forse non è più crudele di metodi di controllo biologico come farli divorare dall’interno dai nematodi o attirarli con dei feromoni, per poi fargli trovare una trappola anziché l’agognato partner per l’accoppiamento.

Questa è l’agricoltura biologica: crudele! Eppure, l’alternativa è lasciare che gli insetti divorino il cibo che stiamo coltivando per noi stessi, e nutrirci con quel che rimane, se ne rimane. Quindi, a meno che non mi sfugga qualcosa, i vegani non sono vegani se mangiano verdure coltivate, perché per coltivarle bisogna uccidere gli insetti.

Insomma, io cerco di garantire alle bestie un tenore di vita decente, (…) [ma] le leggi di natura dicono che gli animali si ammazzeranno, inevitabilmente, gli uni gli altri per sopravvivere. Al di fuori della mia specie, io accetto di vivere secondo queste regole, le regole naturali, anziché secondo quelle stabilite dai vegani, innaturali e assurde, secondo le quali gli animali non devono essere uccisi. (…)

Possiamo immaginare un mondo in cui nessun essere umano uccide un altro: questo mondo potrebbe esistere e anche funzionare. Un mondo in cui gli animali non si ammazzano gli uni gli altri è impossibile, insensato e ridicolo. Noi siamo animali.

Gli animali che sono prede producono più prole di quanta ne servirebbe per il semplice ricambio intergenerazionale, proprio perché parte di essa sarà uccisa e mangiata per sostenere altre specie. Quando non viene uccisa, perché non ci sono più predatori naturali o perché c’è uno squilibrio, di solito creato dall’uomo, la specie preda diventa infestante e distrugge l’habitat divorando le risorse disponibili. Non serve neanche che vi faccia esempi, tanto è evidente e noto quello che dico.

Quindi, se i principi dei vegani venissero applicati all’intero mondo naturale, i predatori dovrebbero competere con le prede per mangiare solo vegetali, anche se il loro metabolismo e la loro fisiologia lo rendono impossibile, e le prede dovrebbero praticare qualche tipo di controllo per le nascite. Vedete che questa prospettiva è ridicola.

E allora perché io dovrei aderire a una regola tanto assurda? I vegani vogliono che io creda che un pilastro della vita su questo pianeta è sbagliato: quanta arroganza in questo! (…) Mangio poca carne per non pesare sul pianeta, cerco di controllarne l’origine, ma la mangio. Accetto tutto questo perché penso che se avessi dovuto vivere secondo regole diverse, non sarei nata su questo pianeta. >>

GAIA BARACETTI

5 commenti:

  1. In uno dei commenti al suo post, Gaia Baracetti fa questa ulteriore, interessante riflessione:
    << Penso che non bisogni confondere l’ambientalismo con l’animalismo: anzi mi stupisco quando persone consumiste e straricche professano il loro amore per i cuccioli…
    Occupare il nostro posto nel mondo nel rispetto di questo mondo non significa non uccidere altre vite (non umane) quando diventa necessario.
    Il veganesimo dà l’illusione di purezza, ma porta a tante contraddizioni, secondo me, quanto la ricerca di un equilibrio tra gli eccessi della vita moderna (e non solo), e l’autodistruzione, altra strada che non mi va bene. >>

    RispondiElimina
  2. COMMENTO di SERGIO

    Io non sono vegano e nemmeno vegetariano, tuttavia …
    Ho ridotto drasticamente il consumo di carne e potrei forse rinunciarci del tutto, tuttavia …
    La domanda che (mi) pongo è se sia possibile rinunciare completamente ai prodotti animali,
    a tutti i prodotti animali (non solo la carne, anche le pelli, e senza dimenticare le cavie che non mangiamo ma seviziamo - passi per i topolini, ma sperimentare sui primati è un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio e non ho dimenticato la cagnetta Laica sparata dai russi nel cosmo, che attimi di terrore avrà vissuto).
    Forse è possibile rinunciare del tutto ai prodotti animali, ma è difficile. Con questi prodotti è più facile preparare un pasto o uno spuntino. Ma forse è solo questione di pigrizia e di mancanza di tempo non saperci rinunciare. Un vegano mi direbbe che sono semplicemente un pusillanime e un vigliacco. I soliti fanatici e fondamentalisti, e tuttavia ...
    Il testo di Gaia Baracetti è in gran parte condivisibile, a parte il tono e la perentorietà.
    E tuttavia. I nostri antenati, cacciatori e raccoglitori, erano costretti a uccidere animali e non provavano sicuramente il minimo senso di colpa (come oggigiorno ancora tantissimi umani carnivori, specie nel terzo mondo). Ma noi abitatori del primo mondo abbiamo sviluppato una particolare sensibilità verso gli animali in genere, non solo per quelli di affezione, cani e gatti, canarini e cavalli ecc.). Oggi sappiamo e vediamo che un animale gioisce e soffre, mentre Decartes sosteneva che gli animali sono pure macchine che si possono prendere a calci.
    E il fatto è che quasi nessuno di noi è capace di uccidere un animale, neanche tirare il collo a una gallina o spiccarle la testa con l’accetta. La nostra sensibilità ce lo impedisce, anche se non esitiamo un istante a liberarci di insetti molesti, zanzare pidocchi cimici, e dobbiamo anche lottare contro animali infestanti e pericolosi (per es. i ratti).
    Una volta i mattatoi erano in città, oggi sono stati spostati lontano per non urtare i delicati sentimenti degli umani carnivori. Deleghiamo la triste bisogna di uccidere e squartare animali per ricavarne gustose bistecche agli specialisti, i macellai. Tolstoi, vegetariano o forse anche vegano, sosteneva che finché esisteranno i mattatoi continueremo anche a farci guerra tra di noi. Forse tra i doveri scolastici dovrebbero anche esserci regolari visite ai mattatoi, a qualcuno passerebbe sicuramente la voglia di consumare carne (ovviamente i genitori protesterebbero contro queste visite perché traumatizzerebbero i loro pargoli).

    P.S. Gaia Baracetti aveva un allevamento (pecore, pollame e o altro) e intendeva vendere la carne. Ma il gallo lo faceva uccidere dal compagno … C’è una naturale inibizione a spegnere una vita, neanche l’amico Lumen ne è capace. E dunque? E allora?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Sergio, anche io mi sento un quasi-vegetariano e il mio consumo di carne è da 'minimo sindacale'.
      Però penso anch'io che il problema stia nell'eliminazione (o comunque nella massima riduzione) della sofferenza animale, non certo nel veganismo più stretto.

      Quanto all'affermazione di Tolstoj, sono d'accordo sul fatto che la violenza e la crudeltà che l'uomo pratica verso gli animali sia strettamente connessa con quella che esercita contro i propri simili, anche se è difficile dire, dal punto di vista evoluzionistico, quale delle due sia venuta prima dell'altra (e quindi ne possa essere la cusa).
      Purtroppo, nonostante i miglioramenti culturali portati dalla moderna empatia, mi sembrano ancora entrambe ineliminabili.

      Elimina
  3. Il Veganesimo costituisce l'ala "estrema" del Vegetarianesimo e come tutte le ali estreme esso tende effettivamente ad assumere caratteri di rigidità ideologica, fanatismo e intolleranza finendo per assumere parecchi tratti teorico-pratici di tutto ciò che afferma di voler combattere (basti pensare al femminismo misandrico, segregazionista e suprematista).
    Detto ciò e in considerazione del fatto che su argomenti come questo mai sarà possibile addivenire ad un accordo pieno e globale appare auspicabile che le decisioni legate al regime alimentare da seguire siano lasciate nella misura più ampia possibile alle libere scelte individuali (correttamente informate e dunque consapevoli).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti le posizioni ideologiche 'estreme' sono sempre discutibili, per non dire controproducenti.
      E il 'veganismo' - nonostante le buone intenzioni - non sembra fare eccezione.

      Elimina