venerdì 1 settembre 2023

Per un pugno di Dollari

Poche valute hanno il fascino mondiale del Dollaro USA, conosciuto in tutto il mondo, anche perchè in grado di circolare (e di essere accettato) quasi da tutti.
Questa circostanza, che conferisce un notevole vantaggio economico agli Stati Uniti, dipende da vari fattori, che non sono soltanto politici ed economici, ma anche culturali, legati alla diffusione mondiale della letteratura e del cinema americani.
Negli ultimi decenni, però, abbiamo assistito ad una progressiva riduzione del Dollaro USA come valuta di scambio del commercio globale, con una tendenza che appare irreversibile.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Pietro Pinter e tratto dal suo blog 'Inimicizie'.
LUMEN


<< Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la percentuale di dollari detenuta nelle riserve valutarie mondiali – nei 20 anni dal 2001 al 2021 – è scesa dal 70% al 60%. Nel quarto periodo del 2022, la quota del dollaro nelle riserve internazionali è utriormente scesa fino al 58 %.

I dati dei pagamenti sono correlati ma leggermente diversi. E’ più difficile trovare dati “olistici” che tengano conto di tutti i pagamenti internazionali. I dati del sistema di messaggistica finanziaria SWIFT – il sistema più usato, anche se favorisce intrinsecamente il dollaro – mostrano il 59% di pagamenti in dollari, con la fetta restante suddivisa in modo ancora più granulare tra le altre valute.

La tendenza generale punta decisamente verso una diminuzione del ruolo del dollaro nell’economia globale, ma il declino del greenback non è stato, almeno finora, un processo rapido.

Non sembra peraltro che il tramonto del dominio di una valuta sul mercato mondiale porti necessariamente all’alba del dominio di un’altra: Il dollaro non viene sostituito prevalentemente da un potente rivale, come potrebbero essere l’euro, il remnimbi, la sterlina o lo yen, ma da un paniere di valute alternative, che guadagnano popolarità grazie a reti di accordi commerciali regionali e bilaterali, guidate tanto da fattori (geo)politici quanto da forze di mercato “neutrali” (così afferma il FMI).

Le “iniziative politiche” – guidate da diverse necessità e obiettivi geopolitici – atte a promuovere un nuovo ordine monetario mondiale, [hanno avuto] un focus sui due periodi che hanno visto un’accelerazione degli sforzi per conseguire la de-dollarizzazione: il periodo successivo alla crisi finanziaria del 2008 e quello successivo all'inizio della “operazione militare speciale” russa in Ucraina, nel febbraio 2022.

L’immagine che esce da queste [inziative] è quella di un sistema valutario sempre più multipolare – che rispecchia gli sviluppi dell’arena geopolitica – nonostante il dollaro sia ancora dominante, e in cui le “spoglie di guerra” del lento declino dell’USD sono condivise tra molte capitali.

Il dollaro USA è stato la vauta dominante incontrastata del mercato mondiale fin dagli accordi di Bretton Woods, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con un'ascesa iniziata all'inizio del XX secolo e accelerata con la fine della Grande Guerra.

Al suo apice, prima che il presidente Nixon ponesse bruscamente fine alla convertibilità del dollaro in oro con il cosiddetto “Nixon shock” nel 1971, il dollaro costituiva circa l’85% di tutte le riserve valutarie del mondo. Il secondo picco – anche se più basso – del dominio del dollaro sarà raggiunto nel 2001, 10 anni dopo la vittoria degli Stati Uniti nella guerra fredda, con il dollaro che costituirà circa il 70% delle riserve valutarie.

Da allora, la “dominanza del dollaro” è lentamente scesa fino a sotto il 60%. [Ma], come già detto, il dollaro non è stato finora sostituito da un concorrente forte.

Nonostante il Remnimbi cinese abbia guadagnato trazione grazie al crescente ruolo dela Cina nel'economia globale e nell'equilibrio di potere regionale e geopolitico – guadagnando 1/3 delle posizioni perse dal dollaro nelle riserve forex – i dati del FMI mostrano chiaramente un quadro in cui nessuna singola valuta esce come vincitrice indiscussa dal declino del dollaro.

Nello stesso arco di tempo in cui il dollaro ha perso più del 10% del suo dominio, l’euro ha guadagnato meno del 5%, la sterlina e lo yen hanno mantenuto più o meno la stessa percentuale e il resto dei “guadagni” sono stati condiviso da un paniere di valute di riserva “altre” o “non tradizionali” (in cui è incluso il Remnimbi) come la rupia indiana, il won coreano, il dollaro australiano e canadese, il real brasiliano. (...)

Come afferma il Direttore degli Investimenti di Credit Suisse, Zoltan Pozsar, Il dollaro USA non perderà la sua posizione di valuta più diffusa al mondo nel breve futuro, e le ragioni sono molteplici. L’estrema liquidità dell’asset, il conservatorismo delle istituzioni, le dimensioni dell’economia statunitense e il ruolo globale delle imprese americane, nonché la potenza militare degli Stati Uniti, sono solo alcuni dei motiivi.

Tuttavia, è impossibile negare che il dominio del greenback sull’economia mondiale stia lentamente – ma inesorabilmente – diminuendo, e che suddetto declino non sia guidato solo da forze di mercato “neutrali”, ma anche da considerazioni geopolitiche e strategiche. Le iniziative “politiche” verso la de-dollarizzazione sono accelerate dopo la weaponization “nucleare” del dollaro USA nel contesto della guerra russo-ucraina [l'uso della vauta come arma - NdL], e non solo nei Paesi politicamente, militarmente ed economicamente legati alla Russia.

Neanche questa tendenza è destinata a mutare nel breve futuro, e oggi siamo in grado soltanto di intravedere il nuovo ordine valutario multipolare che verrà, le cui caratteristiche sono ancora in fase di definizione.

Il sistema valutario globale non è qualcosa che si può cambiare dall’oggi al domani, come dimostrano le moltissime difficoltà incontrate anche dai paesi più determinati e sotto pressione come Russia e Iran. Tra l’accordo per la convertibilità diretta tra remnimbi e rial brasiliano e un accordo Cina-Brasile per il commercio bilaterale in valute nazionali sono passati 9 lunghi anni.

La macchina però è in moto, e sta decisamente accelerando. Il florilegio di accordi [tra gli altri Stati] presi negli ultimi 2 anni, darà i suoi frutti nei prossimi 10. >>

PIERO PINTER

7 commenti:

  1. Riporto una curiosità storica sulla valuta degli Stati Uniti (nata nel 1785, poco dopo l'indipendenza) che ho letto su web: il Dollaro è stata la prima valuta al mondo in cui i sottomultipli erano calcolati con il sistema decimale (centesimi).
    Una cosa davvero sorprendente per una nazione che, avendo seguito la tradizione inglese, non usava (e non usa tuttora) il sistema decimale per le altre misure (lunghezza, peso, capacità, ecc.).

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  2. Vero, resta un serio interrogativo sulle conseguenze geopolitiche di tale declino: conseguenze "a lume di naso" tutt'altro che necessariamente positive (in particolare, aumento del gia' elevato rischio di conflittualità in numerose aree del mondo)...

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    1. Il tuo timore mi sembra fondato.
      Raramente i grandi imperi della storia hanno perso il primato senza cercare di reagire.
      E quindi il mondo multi-polare che ci attende potrebbe provocare parecchi conflitti regionali.
      Secondo alcuni, l'attuale guerra tra la Russia e l'Ucraina (con il coinvolgimento della NATO), sarebbe solo il primo.

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  3. Il dollaro è la versione moderna del tallero, donde deriva il mome, moneta diffusa in tutta Europa nel quindicesimo secolo. Valuta , il tallero, usata specificamente negli scambi commerciali fra paesi. Il dollaro è di proprietà della FED, che lo vende al governo USA con una percentuale di ricarico, provocando il famoso debito che non si estingue mai, la schiavitù degli stati soggetti alla Vatican Corporation, proprietaria della FED. Gli Sati Uniti non stampano più la loro moneta dagli anni 20 del secolo scorso, ma la comperano a strozzo, come sopra detto.

    Al di là di ogni teoria o interpretazione, il futuro del dollaro è deciso a Roma, in Piazza del Gesù. Peraltro gli Stati Uniti sono un paese fallito ormai da decenni, tenuto in piedi, per fare il guardiano del mondo, dalla Vatican Corporation a trazione gesuita. Anche la Gran Bretagna è ormai spacciata , ed il blocco anglo-americano è più di forma che di sostanza.

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    1. Mah, la mia sensazione è che la Chiesa Cattolica, a livello finanziario, non se la passi troppo bene (le spese sono sempre tante, ma gli incassi e le donazioni di una volta sono in crollo verticale).
      E mi sembra quindi più verosimile che siano le elites USA a controllare il Vaticano, piuttosto che il contrario.
      Ma posso sbagliare.

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  4. Forse non si valuta abbastanza l'enorme fiume di denaro che la tratta dei migranti frutta, a livello mondiale, alla Vatican Corporation, alle sue ramificazioni. Grande collettrice di denari fu "madre" Teresa, sterminatrice di anziani e poverelli moribondi nei suoi ospizi lager, considerata, ritenuta una santa ma invece una fontana di marenghi. Senza cuore, né anima. Poi il pio di Pietrelcina, prima reietto poi cooptato in torta, famoso per le stimmate all'acido fenico, per il suo harem di milf che si ripassava ben bene, fra una crisi mistica e l'altra. E poi le fabbriche di armi dove lorsignori non compaiono, ma lucrano. E poi e poi. Poi ci sono anche le elites USA che tu giustamente citi, ma questo è un altro discorso che ci porterebbe lontano. Sul verso ed il resto della banconota da un dollaro troviamo tutto il programma degli illuminati. Parola italiana, come agenda ed altre, curioso, mica c'entra la nobiltà nera romana, meglio l'aristocrazia nera, chissà. Se non conosci l'italiano non diventerai mai monsignore o cardinale, italiano lingua ufficiale vaticana, latino in sub ordine ...

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    1. Hai ragione, non avevo pensato ai flussi migratori dove hanno il controllo quasi totale.
      Quei nuovi guadagni possono coprire una parte di quelli storici che sono effettivamente diminuiti (in primis donazioni ed eredità).

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