martedì 27 settembre 2022

Indipendence day

A tutti piace essere indipendenti, ma la vita sociale ci costringe ad interagire con gli altri ed a volte, addirittura, ad essere dipendenti da loro.
A questi concetti, e alle loro complesse interazioni, è dedicato il post di oggi, che riporta il testo di 3 diversi autori..
LUMEN



UNIVERSI MORALI
L’individuo passa, durante il suo sviluppo, per tre universi morali.
Dipendenza. In questa fase infantile il bambino dipende dagli adulti per il sostentamento, la protezione e lo sviluppo. Poiche’ dipende, sviluppa tutte le tecniche necessarie ad ottenere quel che gli serve.
Un bambino e’ “competente” quando sviluppa tecniche (piangere, sbattere i piedi per terra, non mangiare, rompere oggetti, picchiare altri bambin) per ottenere dagli adulti quel che vuole lui.
Indipendenza. L’adolescente e’ ossessionato dall’indipendenza. Vuole smettere di dipendere, non vuole piu’ dipendere da nessuno , il messaggio che manda e’ che potrebbe farcela da solo. Non chiede nulla agli adulti se non di uscire dalla sua vita.
E’ competente quando sviluppa le tecniche che consentono di farlo: studiare e trovare un lavoro, o trovare un lavoro e basta, rubare, imbrogliare sui voti, eccetera, qualsiasi cosa riduca la sua dipendenza dagli altri: per lui chiedere qualcosa e’ umiliante, e negoziare e’ gia’ una sconfitta.
Interdipendenza. L’adulto si e’ reso conto che non puo’ essere completamente indipendente con gli altri, e si attrezza per lo scambio. TU mi dai la casa se io pago l’affitto, tu mi paghi se io lavoro, e cosi’ via.
Un adulto competente e’ un adulto capace di negoziare uno scambio che sia win-win per entrambe le parti. Negoziare in questo universo morale non e’ una sconfitta, e’ la norma.
URIEL FANELLI


INTER-DIPENDENZA
Tutti noi iniziamo la vita come neonati, totalmente dipendenti dagli altri. Noi siamo portati, nutriti e sostenuti da altri. Se non fossimo accuditi in questo modo, vivremmo soltanto poche ore o al massimo pochi giorni.
Poi, gradualmente, con il passare dei mesi e degli anni, diventiamo sempre più indipendenti, fisicamente, mentalmente, emotivamente e finanziariamente, finché alla fine possiamo sostanzialmente badare a noi stessi, diventando padroni di noi stessi.
Man mano che continuiamo a crescere e a maturare, ci rendiamo sempre più conto che tutto nella natura è interdipendente, che c’è un sistema ecologico che governa la natura, compresa la società. Scopriamo inoltre che la parte migliore dell’essere umano è legata alle relazioni con gli altri: la vita stessa è dominata dall’interdipendenza.
La nostra crescita, dall’infanzia all’età adulta, funziona coerentemente con le leggi naturali. Questa crescita si manifesta in molti modi. Il raggiungimento della piena maturità fisica, per esempio, non ci garantisce automaticamente maturità emotiva o mentale. Al contrario, la dipendenza fisica di una persona non significa che sia mentalmente o emotivamente immatura.
Nel continuum della maturità, la dipendenza è il paradigma del tu (o del voi): tu ti prendi cura di me; tu agisci per me; tu non hai agito. L’indipendenza è il paradigma dell’io: io posso farlo; io sono responsabile; io sono padrone di me stesso; io posso scegliere.
L’interdipendenza è il paradigma del noi: noi possiamo farlo; noi possiamo collaborare; noi possiamo mettere insieme i nostri talenti e le nostre capacità e creare insieme qualcosa di più grande. Le persone dipendenti hanno bisogno degli altri per ottenere quello che vogliono. Le persone indipendenti possono ottenere quello che vogliono attraverso i loro sforzi individuali.
STEPHEN COVEY


INDIPENDENZA ED EQUILIBRIO
Essere completamente indipendenti non è sempre positivo: ci si costruisce un armatura, uno scudo dove niente può entrare e niente può uscire e si coltiva l’illusione di poter vivere senza aver bisogno di niente e di nessuno.
D’altro canto la dipendenza porta a credere di non poter vivere senza una persona, a cercare di continuo la sua approvazione, a venerarla, senza aver il coraggio di dire di no, e affermare la propria opinione.
Entrambi questi due quadri relazionali non corrispondono a una relazione sana, perché sono due squilibri e come tutti gli squilibri creano infelicità; la chiave in una relazione sana sta nel concetto di interdipendenza.
Le basi di una relazione sana d’amore o di amicizia oltre al rispetto, alla fiducia, sono la comprensione e la libertà reciproca, pur stando insieme, ma insieme indipendentemente.
Ci sono tre livelli di relazioni: quelle nate in base alle condizioni del momento, quelle nate in base a interessi comuni e quelle in cui si condivide un ideale, si lotta insieme per qualcosa. Quest’ultimo tipo è il più raro da trovare, ma anche il più profondo e soddisfacente.
GIUSEPPE LATTE

7 commenti:

  1. Il punto di equilibrio

    Vester, studioso dei sistemi complessi, sosteneva che la natura ci aveva creati individui, noi esseri umani. Avrebbe potuto forse generare anche un solo essere, una massa gelatinosa che coprisse la Terra, simile a quel fungo che in America si estende per chilometri e chilometri. No, ci creò individui. E grazie a individui eccezionali, geniali, l'umanità si è evoluta tanto da modificare in parte radicalmente l'ambiente naturale originario. Ma adesso siamo qualcosa come 8 miliardi di esseri umani, e il prossimo miliardo bussa già alla porta. A parte i deserti e le vette più alte l'umanità ha occupato quasi ogni nicchia e forma oggi forse quell'essere unico che ipotizzava Vester. L'interdipendenza dell'umanità è totale (lo dice anche il papa). A dire il vero ci sono ancora centinaia di milioni, forse miliardi, che non godono ancora di tutti i privilegi di noi occidentali (il presidente indiano Modi sta cercando di convincere gli Indiani, apparentemente inultilmente, di usare i servizi igienici). Ma a parte notevoli differenze di reddito e di benessere tuttora esistenti, l'umanità è o sembra essere in cammino verso una SOLA TERRA, UNA SOLA UMANITÀ, un essere unico. Siamo già oggi più o meno telecomandati dalle famose elite, dai poteri sovrannazionali che ci dicono cosa dovremo mangiare, come dovremo comportarci, cosa potremo ancora dire: il coronamento sarà il chip impiantato nel cervello che aumenterà in modo esponenziale (così dicono) le nostre capacità. Il controllo sarà ovviamente totale, com'è già in Cina oggi. Una prospettiva allettante o allucinante? I pareri sono discordi, ancora discordi - per la rabbia del papa e delle elite. A noi reazionari del XXI secolo questa prospettiva fa paura o non ci piace, ma forse il cammino è ineluttabile. Non avremo più bisogno di Aristoteli, Leonardi, Newton, Einstein: la soluzione dei problemi, la creazione del nuovo, la colonizzazione di Marte e dell'intera galassia saranno il risultato di un gigantesco sforzo collettivo sostenuto dall'IA.
    Qualcuno dice che l'essere umano, così difettoso, potrà essere sostituito dai prodotti dell'IA.
    Per fortuna non ci sarò più e posso ancora godermi alcuni piccoli privilegi che vorrei condividere soltanto con alcuni individui che mi sono simpatici (vade retro Bergoglio).

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    1. << Qualcuno dice che l'essere umano, così difettoso, potrà essere sostituito dai prodotti dell'IA. >>

      Caro Sergio, su questo punto sono piuttosto dubbioso.
      Che la IA possa aiutare gli esseri umani a potenziare le proprie capacità fisiologiche - anche mentali - è un conto (ed è già una realtà), ma sostituire anche i singoli fenotipi è una cosa che, a mio avviso, non ha alcun senso.
      I 'fenotipi' si agitano, si impegnano e si arrabattano perchè, spinti dal DNA, vogliono replicarsi in concorrenza con i propri simili.
      Ma la IA quali obbiettivi potrà mai avere IN PROPRIO che non siano semplicimente le istruzioni ricevute dal suo programmatore ?
      Ergo, non avendo obbiettivi darwiniani, resterà fermo ed inutile, come una macchina senza guidatore.
      E se l'umanità dovesse mai estinguersi (tra moltissimi anni), verrebbe sostituita da altri esseri viventi in senso biologico.

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    2. P.S. - A meno che la frase da te citata non avesse un altro e diverso significato.

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    3. "Ma la IA quali obbiettivi potrà mai avere IN PROPRIO che non siano semplicimente le istruzioni ricevute dal suo programmatore ?"

      Lo penso anch'io. E tuttavia l'IA sta facendo dei progressi spettacolari - che (mi) fanno un po' paura. Ho letto recentemente un articolo da incubo. Sembra che i roboter acquisiranno capacità sbalorditive, proveranno sentimenti come noi, potranno inventare cose straordinarie - e eliminare anche i rompiscatole, immagino. Se gli dài del cretino ti arriverà un pugno in faccia, questo è sicuro. Ti ricordi il computer o robot di "Odissea dello spazio", un film di mezzo secolo fa? Alla fine qualcuno riesce a neutralizzarlo, ossia ad ammazzarlo. Ma nel frattempo l'IA ha fatto grandi progressi. I robot potrebbero avere anche dei figli ovvero dei robottini (forse già oggi possibile).

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    4. << Sembra che i roboter acquisiranno capacità sbalorditive, proveranno sentimenti come noi, potranno inventare cose straordinarie >>

      Sulle cose straordinarie ci posso credere, sulla questione dei sentimenti, invece, mi permetto di avere dei seri dubbi.
      Anche perchè bisogna vedere cosa si intende, biologicamente, per 'sentimenti'.
      Comunque, le mie preoccupazioni sul futuro del nostro pianeta, vengono da ben altre cause.

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  2. "L’interdipendenza è il paradigma del noi". L'affermazione mi trova d'accordissimo, peccato che questa vicenda del Covid abbia dimostrato come in Italia esistano molti IO e forse, talvolta, qualche sparuto NOI.

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    1. Caro Agostino, passare dall'IO al NOI non è per nulla facile, perchè ci sono milenni di selezione evoluzionistica, che consentono la prevalenza al NOi solo nei piccoli gruppi imparentati geneticamente.
      Arrivare al NOI per via culturale (come ci viene richiesto nella società umana) resta pertanto un'impresa di grandissima difficoltà.

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