mercoledì 3 gennaio 2018

Non possiamo accontentare tutti

Le considerazioni di Luca Pardi sul sogno - forse irrealizzabile - di una economia mondiale che, pur essendo effettivamente “sostenibile”, possa consentire un ragionevole benessere per tutti (dal sito Risorse, Economia, Ambiente). Lumen 


<< Il flusso di energia dal sole non alimenta l’economia direttamente che per una parte ancora molto piccola. Oltre alla quota di energia solare che, attraverso la fotosintesi, si trasforma in cibo per noi ed i nostri animali domestici ed in altri beni di origine vegetale, come il legno, le fibre vegetali, ecc, il grosso dell’energia che alimenta il metabolismo sociale ed economico globale viene dai combustibili fossili. 

Che sono energia solare, ma energia solare che è stata immagazzinata dall’eco-sistema terrestre centinaia di milioni di anni fa. Esattamente il contributo dei combustibili fossili ai consumi totali di energia è circa del 75-85% a seconda di come si fa il conto. 

E questo è il problema numero uno. E’ proprio questo flusso, non rinnovabile, che permette alle economie di non andare in stallo ed è anche responsabile dell’over-shoot ecologico umano e dei principali problemi ambientali, che hanno portato al superamento dei confini di sicurezza che determinano il tetto ecologico che delimita il sistema economico. 

Quasi otto miliardi di persone sono fortemente dipendenti da questo flusso per la loro sopravvivenza; inoltre un miliardo circa di persone dipende da esso per la produzione di petrolio, carbone e gas e un altro miliardo, il nostro, per i trasporti e in genere per il sostentamento della società dei consumi, che tutti gli altri vorrebbero imitare. Il tema è dunque, quantitativo.

Non basta dire dobbiamo rientrare nello spazio di sicurezza, assicurando a tutti il minimo e senza danneggiare il pianeta. Bisogna dire come, in quanto tempo e con quali mezzi farlo. Allora la cosa prende un’altra prospettiva.

L’economia circolare, che è essenzialmente un uso efficiente delle risorse, potrebbe funzionare (anche se di fatto non funziona) per alcune risorse minerali, ma non funziona per il petrolio, il gas ed il carbone che forniscono la quota maggioritaria di energia per il sistema. 

La transizione energetica deve essere compiuta rapidamente, pena l’ulteriore sforamento di diversi confini di sicurezza sul tetto ambientale, e deve essere indirizzata verso lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Sempre che si riesca a dimostrare che sono veramente rinnovabili. 

In un recente scambio di opinioni fra colleghi, sul tema della sostenibilità e della rinnovabilità, uno sosteneva che solo uno scoiattolo è veramente rinnovabile, che una torre eolica non lo è, perché si basa su risorse non rinnovabili: cemento, acciaio, rame, terre rare, ecc. L’altro rispondeva che potenzialmente queste risorse possono essere riciclate interamente e all’infinito, dando prova che una torre eolica è rinnovabile quanto uno scoiattolo. (…) 

Questo dibattito accademico rivela un aspetto importante. Nemmeno le rinnovabili sono attualmente pienamente rinnovabili, ma sono anche la nostra unica speranza di affrontare la crisi economico-ecologica in cui siamo ormai immersi. 

E il problema non è solo mettere da parte l’ossessione per il PIL e la sua crescita, sostituire le fonti energetiche e instaurare un regime di ri-uso, riciclo e recupero dei materiali, ma farlo per otto miliardi di persone, per una macchina che globalmente dissipa 18 mila miliardi di watt. L’equivalente di 50mila litri di petrolio al secondo. 

Se non si affronta questo nodo in modo quantitativo non si fa che petizioni di principio. Gli elefanti nella stanza sono i soliti due, la popolazione ed i consumi. Non esiste, a mio parere un sistema economico che permetta di accogliere 8 miliardi di consumatori come gli europei, men che meno come gli americani. L’economia del consumo deve semplicemente lasciare il passo ad altro. 

E, se si vuole che alcuni miliardi di persone si elevino al di sopra del “pavimento sociale”, è necessario che il miliardo di persone che ci volano sopra da tempo tornino con i piedi per terra, ed i miliardi di quelli che ci vogliono salire si scordino di poter volare. 

A questo proposito considero istruttivo il contributo di Chandran Nair, che si occupa proprio della politica necessaria per gli stati disagiati e del loro diritto al benessere, con piena coscienza dell’impossibilità di perseguire il modello occidentale. I paesi di vecchia industrializzazione devono uscire dalla trappola della crescita e quelli in via di sviluppo devono prendere una strada diversa dall’industrialismo distruttivo degli ecosistemi, sviluppato in occidente dalla rivoluzione industriale ad oggi. 

Allora, la domanda che ci dobbiamo fare è diversa: esistono classi dirigenti nel mondo in grado di affrontare questa sfida ? La mia risposta è che attualmente non ci sono. E la mia impressione è che solo la pedagogia delle catastrofi le creerà.

Purtroppo oggi, con queste idee sul significato ed i limiti dello sviluppo non si entra ancora nell’agenda politica che in modo marginale e attraverso un linguaggio in cui si finge di credere (o, peggio, si crede veramente) che sia possibile armonizzare l’economia del consumo indifferenziato con la salvaguardia dell’ambiente, cioè aver la botte piena e la moglie ubriaca. 

Noi coltiviamo la cultura che servirà a far crescere le classi dirigenti del XXI secolo sperando che le catastrofi non siano definitive. Nulla di meno, nulla di più. I molti economisti che si pongono il problema dei limiti bio-fisici del pianeta sono nostri alleati (…) e quello di cui abbiamo bisogno, per cominciare, è una continua e profonda contaminazione fra le scienze naturali e le scienze sociali. >> 

LUCA PARDI 

24 commenti:

  1. L'esaurimento dei fossili, per chi ci crede, e' la soluzione, non il problema.

    Efficientare e risparmiare non serve a nulla, se non ad incrementare ulteriormente consumi e popolazione, che credo sia il vero obiettivo, inconfessato, di tutti, anche dei cosiddetti ecologisti.

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    1. << L'esaurimento dei fossili, per chi ci crede, e' la soluzione, non il problema. >>

      Sì, sotto un certo aspetto è vero.
      Però bisogna esserne consapevoli.
      E quindi muoversi di conseguenza.

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    2. "Però bisogna esserne consapevoli.
      E quindi muoversi di conseguenza."

      Veramente, la seconda parte del mio intervento vorrebbe dire che quello che intendi sopra peggiora la situazione.

      Finora l'ha peggiorata: ha spostato l'inquinamento solo un po' piu' in la' peggiorandolo (vedi il traferimento di rifiuti e acciaierie sempre un po' piu' in la'), ha aumentato la psicosi isterica dell'inquinamento anche dove se c'e', c'e' solo in tracce, ha aumentato i consumi inutili e voluttuari su cui si e' dirottato il potere d'acquisto derivato dal risparmio ottenuto da altre parti, ha aumentato i consumi derivati dall'aumento di efficienza in se' per la legge di jevons, ha aumentato esponenzialmente leggi e regolamenti inutili e vessatori e il conseguente malessere di vivere in una societa' isterica, vendicativa, ansiosa e orwelliana, he reso possibile quando non obbligato per legge l'assiepamento di sempre piu' esseri umani in quei sempre piu' enormi allevamenti intensivi che sono le citta', liberando d'altra parte spazio per nuovi esseri umani.

      Abbiamo sbagliato tutto, e non ci voleva poi tanto a prevederlo.

      E' da quando esiste il mondo che quelli che vogliono (e dicono di) salvarlo creano piu' danni di tutti.

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  2. "E, se si vuole che alcuni miliardi di persone si elevino al di sopra del “pavimento sociale”, è necessario che il miliardo di persone che ci volano sopra da tempo tornino con i piedi per terra, ed i miliardi di quelli che ci vogliono salire si scordino di poter volare."

    Insomma, il socialismo o comunismo in prospettiva. È una questione di giustizia, di uguaglianza. Una vita media o mediocre (dal nostro punto odierno di vista occidentale) per tutti. Dobbiamo tornare coi piedi per terra. Sarà anche giusto, ma questa prospettiva non mi esalta, non mi piace. Tutti uguali, tot metri abitativi per tutti, tot calorie, tot litri o decilitri di acqua giornalieri ecc. Ma davvero poi scoppierà la pace? Magari con qualche intervento sul patrimonio genetico che ci renderà tutti agnelli.

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    1. Sergio, adesso fanno tanto gli altruisti, ma vedrai come cambieranno opinione nel verso opposto appena saranno toccati anche solo di striscio dalle loro teorie messe in pratica... (tu stesso non eri comunista in gioventu'?)

      Siamo tutti fatti cosi', salvo che:

      Gli unici che forse sarebbero tolleranti anche in pratica sono quei pochi di buon carattere a cui va bene tutto e che non si lamentano mai, non certo quelli a cui non va bene nulla che sia meno che perfetto.

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    2. @ Sergio

      << Insomma, il socialismo o comunismo in prospettiva. >>

      Più o meno.
      Ma senza neppure la speranza del "sol dell'avvenire" che aveva consolato tanti proletari nel secolo scorso.
      Il sole resterà importante, ma solo come fonte energetica (rinnovabile, ma limitata).

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    3. Non so se un allevamento intensivo possa essere organizzato in altro modo, ne' se i "polli" in esso contenuti possano ragionare in altro modo. Se non sara' necessaria alcuna costrizione, si sentiranno (e saranno) liberi.

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  3. "Gli elefanti nella stanza sono i soliti due, la popolazione e i consumi"

    Esatto! Sfortunatamente chi (correttamente) contesta e condanna gli eccessi consumistici occidentali, generalmente dimentica (o finge di dimenticare per motivi ideologico-politico-religiosi) il secondo "corno del dilemma": il fattore-crescita demografica (incontrollata), ovvero la 'trappola malthusiana', che agisce non solo a livello globale ma anche, forse innanzitutto, a quello locale (oggi in particolare nell'Africa subsahariana e nel Medio-Vicino Oriente)...

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    1. "forse innanzitutto, a quello locale"

      La trappola malthusiana ci sarebbe eccome anche qui, se non pompassimo continuamente risorse dall'esterno. L'europa, che e' un continente abitato da carogne incallite non meno delle altre parti, non e' mai stata in pace come negli ultimi 80 anni solo perche' c'e' stata sovrabbondanza bulimica di tutto (di energia, di cibo, di medicina e di salute, di materiali, di aggeggi tecnologici, di svaghi, con cui siamo stati tenuti relativamente buoni). Senno' vorrei vedere... la gente si incazza anche solo a non veder aumentare il suo gia' enorme benessere.

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    2. @ Claudio

      Che poi, dei 2 elefanti, resta sempre più importante il primo.
      Perchè se si riuscisse a rimpicciolire drasticamente quello della popolazione, anche quello dei consumi farebbe molta meno paura.

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    3. "Perchè se si riuscisse a rimpicciolire drasticamente quello della popolazione"

      Ma di grazia ti rendi conto che "drasticamente" e' impossibile, in alcun modo civile? Impossibilia nemo tenetur.
      Cosa ribolle sotto questo desiderio?

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    4. OK, allora provo a dirlo con parole diverse:
      "Il giorno che le ripetute catastrofi planetarie (inserire i nomi a piacere) avranno ridotto drasticamente l'elefante demografico, anche quello dei consumi diventerà meno rilevante per l'equilibrio dell'ambiente".
      Va meglio così ?

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    5. Cosa vuol dire equilibrio?
      Con l'equilibrio non sarebbe nemmeno mai nata la vita sula terra. Il vero punto e' che ognuno vorrebbe che le cose si congelassero cosi' come al lui fanno comodo. La posizione dell'occidente sulle questioni ambientali e demografiche, storicamente, e' totalmente ascrivibile a questo atteggiamento ipocrita ed egoista.

      Per carita', nulla che non sia perfettamente nella norma.

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    6. Mr. Diaz, a te/lei sembra corretto (giusto) che le colpe/responsabilità di tutto ciò che non va (a livello locale e globale) siano sempre & comunque addossate all'Occidente e in particolare al famoso/famigerato 'maschio bianco occidentale'? Naturalmente non sto sostenendo che l'Occidente (categoria peraltro piuttosto variegata) sia privo di colpe/responsabilità anche molto serie (basti pensare agli attuali consumi energetici, con conseguenti ricadute ambientali), bensì semplicemente l'esigenza di evitare l'eccesso opposto e (in gen.le) posizioni "manichee"...

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    7. No, io penso molto piu' banalmente che prima di guardare agli altri bisogna guardare in casa propria, e senza amnesie selettive.
      Alla faccia di quelli che credono che basti dichiararsi contro il politically correct per non comportarsi a loro volta da ipocriti.
      Semplicemente, poiche' a me piace agire responsabilmente in prima persona, senza essere in alcun modo forzato, presumo che valga anche per gli altri.

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    8. Un esempio concreto: per (cercare di) risolvere, attutire, mitigare gli attuali problemi eco-climatici, NON basta che i Paesi occidentali riducano/razionalizzino le loro emissioni climalteranti, ma occorre che i Paesi afro-asiatici facciano la loro parte, ovvero riducano il più possibile i loro tassi (mediamente tuttora galoppanti) di fecondità: altrimenti quand'anche tutti gli 'occidentali' adottino "ways of life" francescani, cambierà nulla, anche perchè ogni afro-asiatico ormai tendenzialmente (e da un certo punto di vista legittimamente) punta a raggiungere lo stile di vita medio occidentale, con quel che ne può conseguire in fatto di consumi... Oppure pensiamo/pretendiamo che ad es. i Cinesi tornino ad accontentarsi di due ciotole di riso/giorno e di una bicicletta, magari sgangherata? E quel che vale per la Cina, a maggior ragione potrà valere (in prospettiva) per la Nigeria o per il Bangladesh...

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    9. Giusto: servirebbero entrambi gli sforzi.
      Purtroppo, oltre alle difficoltà intrinseche di ottenere simili risultati (si tratta di vere e proprie "inversioni di tendenza"), c'è anche la trappola psicologica del "comincia prima tu, che poi io ti seguo".
      Me la vedo molto grigia.

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    10. Io a dire la verita' alla bicicletta, semplice, a pedali, non elettrica, sono tornato gia' da piu' di vent'anni in maniera esclusiva, e almeno da questo punto di vista mi trovo benissimo (ma non fatelo assolutamente sapere a nessuno: se dovesse tornare di moda fra "le masse" di dementi rincoglioniti perfezionisti e pollitically correct, sarebbe subito il disastro: gli verrebbero subito appioppati, dopo adeguate campagne di stampa preparatorie e a furor di popolo:
      - il bollo
      - la tassa di proprieta'
      - la targa
      - l'assicurazione
      - la revisione
      - il casco
      - l'obbligo di "patente" di guida
      - corsi ed esami periodici di rinnovo obbligatori
      - e chissa' cos'altro: la mia pur perversa fantasia non riesce ad andare oltre, ma lasciate fare a burocrati e a giornalisti (di cui i politici sono solo schiavi).
      Tutte le cose elencate sopra sono c o m p l e t a m e n t e i n u t i l i anche per gli altri veicoli, eppure ci sono e guai se non ci fossero! Inconcepibile!
      E addio a quel minimo di liberta' che c'e' ancora almeno su questo.

      Anche al pugno di riso mi ci avvicino abbastanza: con legumi poveri, cereali semplici possibilmente biotech, qualche vitamina integrativa e un po' di verdure ci si puo' nutrire alla grande con la minima spesa.

      Il punto e' che gli Stati, quelli di cui sognano di acquisire il controllo i catastrofisti-ecologisti per imporre le loro complicatissime e coercitive ricette palingenetiche di rigenerazione, hanno bisogno compulsivo e tossicodipendente di deleghe di potere e introiti fiscali sempre crescenti: qualunque sia il menage socio-economico del momento, resta il fatto che servono input monetari in dose sempre crescente per mantenere l'effetto, e potere sempre crescente per la loro amministrazione, da cui la definizione di dipendenza tossicologica.
      Il resto (del mondo), i suoi animali, i suoi alberi, e' solo contorno: spettatori attoniti che cercano come possono di salvare la pelle in attesa di tempi migliori.

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  4. Sul blog di bardi ho inserito un commento circa la faccenda dei sacchetti biodegradabili, forse non abbastanza esaltato e "fedele alla linea" da essere pubblicato seduta stante, questo, vi pare offensivo?

    Di tutta questa storia l'unica cosa da me condivisibile e' che sia stato fatto obbligo per i produttori della biodegradabilita', nonche' sperabilmente combustibilita' senza produzione di tossine maggiori/peggiori di quelle di un normale fuoco a biocombustibile (=legna), del prodotto. Cosa credo banale da ottenersi, anche senza usare chissa' che bio-materiali complessi e futuribili, o tradizionali ma, come la carta, con massa maggiore a parita' di risultato, e magari ancora peggio compositi, mezza carta e mezzo cellophan per la trasparenza (fra l'altro suppongo che la carta attuale sia piena di colle, magari da gia' da sole con massa maggiore di un semplice sacchettino plastico biodegradabile sottilissimo, quando la brucio in stufa intasa piu' della legna di fico, che e' tutto dire).

    Ottenuto il risultato della semplice biodegradabilita/combustione relativamente pulita, tutto il resto in piu', IMHO, e' inutilmente e stupidamente vessatorio, e serve solo a dare l'impressione che chi governa queste cose sia in primo luogo sadico, e in secondo luogo stupido, perche' alla fine fa odiare se' e le proprie idee, ottenendo il contrario di cio' che si era, sperabilmente, prefisso.

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    1. A me la novità dei sacchetti biodegradabili a pagamento è piaciuta e la giudico positivamente.
      Per contro, il puteferio suscitato dalla gente per quei pochi centesimi in più (oltretutto apparenti) mi è sembrata molto più preoccupante che ridicola.
      Può essere considerata una specie di avvisaglia di quello che potrebbe succedere quando la crisi ecologica incomincerà davvero a mordere la vita quotidiana.
      Spero proprio di esagerare, ma mi aspetto la guerriglia nelle strade.

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    2. Il punto non e' nei centesimi, e' nell'obbligo INUTILE e offensivamente didascalico. Gia' c'e' l'obbligo di incartare la frutta per regolamento igienico, e non puoi riciclare i sacchetti vecchi portandeteli da casa! In questo senso trovo questa norma, in quanto obbligo di legge, una esemplificazione da manuale della degradazione autoritaria del pensiero ecologico e di sinistra, che cosi' si rende odioso:

      -1 perche' contiene l'idea moderna ma demenziale che TUTTO debba avere un prezzo, arrivando addirittura al punto di IMPORRE un prezzo nelle transazioni fra privati una delle poche volte in cui non c'e';
      -2 ma lo sai quanto pesa un sacchetto per la frutta? 2 grammi e mezzo (l'ho pesato adesso con la bilancia di precisione), mentre un foglio di carta A4 ne pesa 6!!!!!! E ci scommetto che il foglio di carta, dentro, come legante o come residuo di riciclo precedente, contiene piu' materia artificiale e potenzialmente tossica del sacchetto, che in fin dei conti invece e' fatto di un materiale puro e controllato; Quando brucio un po' di carta in stufa si intasa il camino, con le materie plastiche impalpabili non succede e si sente solo un po' di buon odore da cera!
      -3 quelli che conosco che hanno la fissa dei sacchetti, da 20 anni, dopo essersi puliti la coscienza con queste cazzate perbeniste e autoassolutorie, poi partono e fanno 100.000 km in macchina e/o in aereo per puro sfizio - tanto loro sono i buoni, sono contro i sacchetti!
      4- preso atto di questo, una volta doverosamente proibito di produrre sacchetti tossici o dannosi per l'uomo e l'ambiente (e per questo basta che siano rapidamente biodegradabili senza danno, e del tutto non solo al 40 per cento come recita la legge) ogni altro provvedimento e' da fasciocomunisti, che per me e' sinonimo di autoritarismo sadico per pura volonta' sopraffazione, contro cui considero non legittimo ma DOVEROSO ribellarsi. Anch'io ho i miei principi, sorry, e in base a tali principi considero i miei simili magari stupidi ma liberi di agire nei limiti di un ragionevole danno agli altri e all'ambiente (il danno zero non esiste, come non esiste il rischio zero: chi lo persegue per legge secondo me e' un pericolo per la societa' e il mondo, cosi' come lo sono i dittatori che da sempre infinocchiano tutti dicendo che loro salvano il mondo rendendolo perfetto e paradisiaco).

      L'inferno e' nella perfezione, reale o anche solo perseguita, non nel colpo al cerchio e colpo alla botte, detto piu' sussiegosamente procedimento trial and error.

      Oppure, siamo conseguenti e mettiamo subito una tassa da 1000 euro su ogni inutile spostamento aereo per scopi turistici, e 100 euro di pedaggio a testa su ogni strada verso le localita' turistiche, in modo non da incassare soldi, ma da interrompere queste usanze: l'effetto sarebbe un milione di volte piu' benefico per l'ambiente di qualsiasi provvedimento sui sacchetti. Ma si sa che cosi' si ostacolerebbe il "contatto con la natura" dei suoi amanti...

      Questo provvedimento idiota, ripeto, fa la pari con le normative urbanistiche per la tutela dell'ambiente con le quali il business del grattacielo viene su lo stesso, anzi e' incoraggiato come tutela contro lo spreco di territorio (e' un bosco verticale, lui), mentre fare qualsiasi modifica interna o minimale a casa propria e' ostacolato, vietato e burocratizzato in un modo impossibile. Gli unici che ringraziano sono quella pletora di esseri inutili, i professionisti che fanno da kapo' a scopo di lucro, educati ad essere in ogni generazione piu' distanti da qualsivoglia senso di realta', e sempre piu' ripiegati in un cieco burocratismo autoreferenziale.

      Unica consolazione: sara' proprio questa discesa verso l'allontanamento dal buon senso e dalla ragione che fara' crollare prima questa follia.

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    3. Prima son passato al lidl e ho preso apposta un cavolfiore usando il nuovo sacchetto.
      Il sacchetto, apparentemente quasi identico a prima (eran morbidi uguali, probabilmente gia' biodegradabili), ma con la scritta in evidenza "biodegradabile almeno al 40 per cento e prodotto su licenza "materbi - amici e protetti di renzi", costa "ben" 2 centesimi, quindi con un euro ne vengono cento, una scemenza.
      Quasi quasi e' meglio cosi', che se ne possono prendere quanti si vuole senza che la cassiera si incazzi, basta pagare l'irrilevante cifra alla cassa (1 euro per 50 sacchetti e' un prezzo inferiore di qualsiasi altro sacchetto, quelli per la cacca dei cani costano infinitamente di piu').
      Quindi ecologisti incazzati coi sacchetti attenzione (il sacchetto di plastica sta all'ecologista biogreen come il drappo rosso al toro), dovete immediatamente manifestare affinche' venga apposta una congrua, salata tassa su quei sacchetti. Sarete IMMEDIATAMENTE accontentati.

      Inoltre, se adesso i supermercati li vendessero sottocosto, come la mettiamo? E' stato esplicitamente scritto nella legge che non possono essere venduti sottocosto, ma con un margine minimo fissato dalla legge? E perche' non fissare direttamente il prezzo di vendita? E perche' non fissare anche il ricarico del produttore? E perche' non anche il costo della materia prima e la tariffa del commercialista del produttore? E perche' non anche...

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    4. Mia moglie si è fatta due conti, ed ha concluso che se usa i nuovi sacchetti da 2 centesimi per i rifiuti biologici di casa (in luogo di quelli ad hoc, che prima acquistava in rotoli), finisce ancora per risparmiare.

      Poi, certo, l'iper-normazione è sempre fastidiosa, ma mi sembra che ci siano casi molto peggiori di questo.

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    5. Non capisco, e non condivido, tale indifferenza di fronte all'incasinamento retorico (basta che "suoni giusto") demenzial-irrazionale di tutto: cosa credi che ne derivera' alla fine?

      Inoltre, di certo non era questa l'intenzione originaria del legislatore, appena se ne accorgeranno da 2 centesimi passeranno almeno a 20, vedrai. Ma dopo le elezioni!
      Un'altra cosa da tenere ben presente: e' stata stralciata dalla finanziaria le fine delle tariffe agevolate per i bassi consumi elettrici che avrebbero dovuto partire dal gennaio corrente. Elezioni! Poi, al fine di agevolare i grossi consumi (riscaldamento, autotrazione, il business del futuro) le tariffe che premiavano il risparmio verranno eliminate. Facccimo sempre finta di niente e abbozziamo.

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