mercoledì 12 luglio 2017

Hiroshima mon amour - 2

Torno a parlare dell’energia nucleare, approfittando di un lungo articolo pubblicato da Effetto Risorse, dal quale ho estratto le considerazioni più prettamente economiche. 
La sensazione è che questo tipo di energia, nonostante i suoi passati splendori, abbia intrapreso un declino irreversibile, lasciando un vuoto che non sarà facile colmare. 
LUMEN


<< Le centrali nucleari statunitensi sono vecchie e in declino. Per il 2030, la generazione di energia nucleare potrebbe essere fonte di solo il 10% dell'energia elettrica, metà della produzione attuale, perché 38 reattori che producono un terzo dell'energia nucleare hanno superato i 40 anni di vita ed altri 33 reattori che producono un altro terzo di energia nucleare hanno più di 30 anni.

Anche se ad alcuni verranno rinnovati i permessi, 37 reattori che producono metà dell'energia nucleare sono a rischio di chiusura per cause economiche, guasti, inaffidabilità, lunghe interruzioni, sicurezza e costosi aggiornamenti post Fukushima (...).

Non vengono costruiti nuovi reattori perché ci vogliono anni per ottenere i permessi e devono essere raccolti dagli 8,5 ai 20 miliardi di dollari di capitale per una nuova centrale nucleare da 3.400 MW. Questo è praticamente impossibile visto che una più sicura centrale a gas da 3.400 MW può essere costruita con 2,5 miliardi di dollari in metà tempo. Quale società di servizi vuole spendere miliardi di dollari ed aspettare un decennio prima di ottenere un centesimo di introito e che venga generato un watt di elettricità ?

Negli Stati Uniti ci sono 104 centrali nucleari (in gran parte costruite negli anni 70 e 80) che contribuiscono al 19% della nostra elettricità. Anche se tutte le centrali over 40 ottenessero il rinnovo per operare per 60 anni, a partire dal 2020 è improbabile che possano ottenere il rinnovo per altri 20 anni, quindi per il 2050 quasi tutte le centrali nucleari saranno fuori mercato. (…)

I nuovi reattori nucleari sono [molto] costosi. Le recenti stime dei costi per le nuove singole centrali hanno superato i 5 miliardi. I nuovi reattori sono intrinsecamente costosi perché devono essere in grado di sopportare praticamente ogni rischio che si possa immaginare, compreso l'errore umano e i grandi disastri. (…) E dovremmo aggiungere una media di 17 centrali ogni anno, costruendo una media di 9 centrali all'anno per sostituire quelli che verranno messi in pensione, per un totale di una centrale nucleare ogni due settimane per quattro decenni; più 10 Yucca Mountain per stoccare le scorie. (…)

In generale, più si accumula energia con una data tecnologia, meno costa costruirla. Ciò è stato illustrato drammaticamente dal crollo dei costi di energia eolica e solare. Il nucleare, tuttavia, è andato in controtendenza, dimostrando invece una specie di “curva di apprendimento negativa” nel tempo.

Secondo la Union of Concerned Scientists (UCS), il costo reale di 75 dei primi reattori nucleari costruiti negli Stati Uniti hanno superato le stime iniziali di più del 200%. Più di recente, i costi hanno continuato a gonfiarsi. Sempre secondo la UCS, il prezzo di una centrale nucleare è balzato dai circa 2-4 miliardi di dollari del 2002 ai 9 miliardi di dollari nel 2008. Detto in un altro modo, il prezzo è schizzato da meno di 2.000 dollari statunitensi per kilowatt all'inizio del 2000 agli 8.000 dollari statunitensi a kilowatt nel 2008. (…)

In Europa la situazione è analoga, con un paio di esempi particolarmente clamorosi che gettano una cappa sull'industria. La costruzione di un nuovo reattore della centrale finlandese di Olkiluoto 3 è iniziata nel 2005, ma non finirà prima del 2018, nove anni in ritardo e più di 5 miliardi di dollari americani oltre il preventivo. Un reattore in Francia, dove il nucleare è la fonte principale di energia elettrica, è sei anni in ritardo rispetto al programma e più del doppio più costosa di quanto preventivato.

La storia di 60 anni o più di costruzione di reattori non offre prove che i costi scenderanno (…) Man mano che la tecnologia nucleare è maturata, i costi sono aumentati e tutte le indicazioni attuali sono che questa tendenza continuerà. Le centrali nucleari richiedono sistemi di rete enormi, visto che sono lontane dai consumatori di energia. Il Financial Times stima che questo richiederebbe l'investimento di 10.000 miliardi di dollari in tutto il mondo in sistemi elettrici nei prossimi 30 anni.

In sintesi, gli investitori non investiranno in nuovi reattori perché:

1 - Ci sono miliardi in gioco in responsabilità in caso di fusione o incidente;
2 -Potrebbe esserci uranio sufficiente soltanto per alimentari le centrali esistenti;
3 -Il costo per centrale lega il capitale troppo a lungo (possono servire 10 miliardi di dollari in 10 anni per costruire una centrale nucleare);
4 -I costi di smantellamento sono molto alti;
5 -Trattare in modo appropriato le scorie è costoso;
6 -Non c'è luogo in cui mettere le scorie (nel 2009 il Segretario all'Energia ha chiuso il sito di Yucca Mountain e non c'è sostituto in vista).

Né il governo statunitense pagherà per i reattori nucleari, dato che l'opinione pubblica è contraria: il 72% (…) non era favorevole al fatto che il governo pagasse i reattori nucleari tramite garanzie per miliardi di dollari di nuovi prestiti federali per i nuovi reattori. (…)

Ci vogliono spesso più di 10 anni per costruire una centrale nucleare perché ci vogliono anni per avere i permessi, fabbricare i componenti ed altri 4-7 anni per costruire materialmente. Questo è un tempo d'attesa troppo lungo per gli investitori, che vogliono dei ritorni molto più rapidi di questi. I tecno ottimisti possono obiettare che qualche tipo di reattore moderno potrebbe essere costruito più rapidamente.

Ma l'opinione pubblica ha paura dei reattori (giustamente), quindi è destinato a procedere lentamente, in quanto le proteste delle persone chiederanno ispezioni più severe ad ogni passo del percorso. L'opinione pubblica è preoccupata anche dai problemi di stoccaggio a lungo termine delle scorie. Quindi anche un reattore piccolo e semplice avrebbe diversi ostacoli da superare.

I mercati finanziari sono cauti ad investire in nuove centrali nucleari finché non sarà dimostrato che possano essere costruite secondo i preventivi e nei tempi stabiliti. Non sono state costruite centrali nucleari per decenni negli Stati Uniti, ma ci sono ricordi spiacevoli, perché la costruzione di alcune delle attuali centrali in opera è stata associata al superamento dei costi e a ritardi consistenti. C'è anche un divario significativo fra quando inizia la costruzione e quando si realizzano ritorni sugli investimenti.

L'energia per costruire, smantellare, trattare le scorie, ecc. potrebbe essere di più di quella che l'impianto genererà mai, un EROEI negativo. (…) Una delle principali ragioni per cui l'EROEI è basso, è a causa delle enormi quantità di energia usata per costruire le centrali nucleari, cosa che crea una grande quantità di emissioni di gas serra.

Per produrre energia nucleare sufficiente ad uguagliare l'energia che otteniamo attualmente dai combustibili fossili, si dovrebbero costruire 10.000 delle più grandi centrali nucleari possibili. Si tratta di un'iniziativi enorme e probabilmente non fattibile e a quel tasso di combustione le nostre riserve conosciute di uranio durerebbero soltanto 10 o venti anni”.

Ci sono abbastanza siti per 10.000 centrali vicino all'acqua per il raffreddamento ma non troppo in basso per evitare che l'aumento del livello dei mari le distrugga o che le siccità rimuovano le disponibilità di acqua per il raffreddamento ? >>

ALICE FRIEDMANN

8 commenti:

  1. E allora? Sembrerebbe che il nucleare non convenga (per i costi di produzione e smaltimento delle centrali, il problema irrisolto delle scorie, i rischi ecc.), ma non è affatto vero che di centrali nucleari non se ne costruiscano più. I Cinesi ne vogliono una trentina (per il momento), gli Arabi puntano anche sull'energia nucleare. Insomma, stiamo nuclearizzando o denuclearizzando? Io ancora non l'ho capita. So però che il bisogno di energia è enorme, pazzesco (per mantenere in piedi la baracca o la macchina mondiale) e mi sembra impossibile rinunciarci e dubito che vi si rinuncerà. Poi c'è Agobit che è "decisamente" per lo sviluppo dell'energia nucleare per permettere una vita anche appena decente ai prossimi 10-15 miliardi di esseri umani previsti o prevedibili nei prossimi cento anni (o anche solo cinquanta).
    Se poi si arrivasse alla fusione (cosa per il momento molto aleatoria) il problema energetico sarebbe risolto, compreso quello delle scorie, magari anche quello dei rifiuti (con energia à gogo si risolvono tutti i problemi).
    Ma il problema dei problemi è: che mondo vogliamo o auspichiamo, anche per i nostri figli? Cosa vogliamo?
    La crescita, urlano tutti, papa compreso. Solo con la crescita possiamo creare posti di lavoro per tutti. E allora sotto con le centrali (dice pure Agobit nonostante si preoccupi della sovrappopolazione).

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  2. << Ma il problema dei problemi è: che mondo vogliamo o auspichiamo, anche per i nostri figli? >>

    Caro Sergio, posso sbagliare, ma credo che nessuno si ponga VERAMENTE questa domanda.
    Certo, ciascuno di noi, per i propri figli, è disposto a fare "la qualunque" (come direbbe Camilleri).
    Ma l'orizzonte degli eventi, in genere, è modesto: si ferma a trovargli un lavoro (che di questi tempi non è poco) o, al massimo, a lasciargli la casa di proprietà (così non dovrà fare il mutuo).

    A "quale mondo" vorremmo davvero per lui (e per noi) non ci pensiamo e, forse, non lo sappiamo nemmeno.

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  3. Sono tutte chiacchere: se dovesse esserci veramente una carenza energetica, cosa che noi non abbiamo MAI sperimentato (distributori di benzina vuoti, interruttori che non accendono nulla), le narcisistiche esercitazioni letterarie espresse sopra dalla autrice verrebbero prese per quello che valgono: meno di una cicca.

    Provate ad immaginare solo un attimo di come cambierebbe l'umore della gente, e la valutazione costi/benefici, in caso di vera crisi e carestia, e provate anche ad immaginare con chi se la prenderebbe (a ragione) il popolo. Non credo serva molta fantasia.

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  4. Certo, in caso di effettiva crisi energetica nella vita di tutti i giorni, si scatenerebbe la rivoluzione.
    Ma io continuo a pensare che, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, l'energia nucleare NON possa essere la soluzione, anche solo per una questione di tempi.
    Gli stati si limiteranno ad usare ancora di più i combustibili fossili tradizionali, fregandosene altamente degli effetti sull'ambiente.
    Poi quando arriveranno nel quotidiano anche quelli, beh, ci penserà qualcun altro...

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    1. Cerco di essere piu' chiaro ed esplicito: l'energia nucleare non puo' essere la soluzione a causa dell'attuale ipersensibilita' alla sicurezza e all'ambiente, che possiamo permetterci solo perche' al di la' delle immancabili lagnanze viviamo nella stra-abbondanza bulimica e nell'extra-lusso.
      Nel momento in cui dovesse affacciarsi un po' di vera miseria e vera carestia, che noi nella nostra vita non abbiamo MAI sperimentato neanche per un giorno (non abbiamo MAI neppure saltato un pasto), cambierebbero completamente le priorita', dell'ambiente non se ne fotterebbe piu' nessuno, e chi si opponesse in nome di esso alla soluzione dei problemi della gente verrebbe semplicemente linciato. Forse cosi' sono piu' chiaro.

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    2. Pochissimi decenni fa, quando le priorita' erano altre, succedeva questo:

      https://www.youtube.com/watch?v=k7lHyf3xJ4s

      Le centinaia di ordigni nucleari sempre piu' potenti che vennero fatti esplodere a scopo dimostrativo dal 1945 al 62 lo furono in atmosfera, anche a poche centinaia di chilometri da citta' come los angeles:

      https://www.youtube.com/watch?v=SgghiTfrS4g

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    3. Su questo siamo d'accordo.
      Ma, come dicevo sopra, prima di ripartire col nucleare, che richiede tempi lunghi investimenti costosissimi, una volta stabilito che dei problemi ambientali non importa nulla a nessuno, si continuerebbe coi fossili tradizionali, più comodi e più facili da gestire.
      Oltretutto, in uno scenario come quello che ipotizzi tu, con la gente che fa la fame per carenze energetiche, da dove arriverebbero i capitali per le nuove centrali nucleari ? Forse non sarebbero neppure disponibili.

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    4. Ritengo opportuno ricordare che quando "l'acqua toccava il culo", cioe' a cavallo della seconda guerra mondiale, e' stata sviluppata l'energia atomica in 5 anni partendo praticamente da zero (1938 scoperta della reazione a catena (Meitner - Hahn), 1945 primo ordigno con uranio-plutonio prodotto da reattori appositamente inventati e costruiti, da zero). E lo sviluppo di un nuovo aereo da guerra con tecnologia rivoluzionaria richiedeva pochi mesi dal tecnigrafo alla prima missione, non i trent'anni di adesso che quando e' pronto e' gia' vecchio e nemmeno funziona bene. Primo missile in grado di portare in orbita qualcosa alla fine degli anni '50, primo uomo sulla luna esattamente 10 anni dopo, tanto che oggi un sacco di coglioni capaci di nulla credono che sia tutta una balla proprio perche' se dipendesse da loro, pur coi mezzi di oggi, sarebbe del tutto impossibile rifare un salto tecnologico del genere in cosi' breve tempo.
      Non e' che ci siamo un po' rincoglioniti?

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